Il quadro

Alessandro Usai alla guida dell’Anica, subentra a Francesco Rutelli

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Riforma Tax Credit, Maura Delpero, regista di “Vermiglio”, ora candidato agli “Oscar” per l’Italia e vincitore di un “Leone d’Argento” a Venezia, ha spiegato: “Con questi nuovi criteri la sua opera non avrebbe mai potuto vedere la luce”.

Ieri – come avevamo annunciato su queste pagine del quotidiano online “Key4biz” – è stata una giornata campale per il sistema audiovisivo italiano, per la coincidenza di due dinamiche, una pubblica ed una privata: l’elezione dei 4 membri del Consiglio di Amministrazione della Rai da parte del Parlamento (e la designazione di 2 membri da parte del Ministro dell’Economia e Finanze) e la designazione del nuovo Presidente della maggiore associazione degli imprenditori del settore, l’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali). Si rimanda all’intervento IsICult di lunedì scorso 23 settembre, “Audiovisivo, il 26 settembre giorno cruciale tra elezione del cda Rai e del nuovo Presidente Anica”.

Rispetto all’elezione del nuovo Cda Rai, abbiamo già speso molto inchiostro ieri, e si rimanda all’articolo “CdA Rai, Giorgetti designa Agnes Presidente e Rossi Ad. Bonelli (Avs): “Il campo largo non esiste””. La rassegna stampa e web di quest’oggi non ci sembra apporti nulla di nuovo rispetto ai nostri commenti su queste colonne. Ribadiamo quel che sostenevamo ieri: l’elezione del Consiglio di Amministrazione della Rai ha rimesso in scena la partitocrazia italica, vecchia e nuova, confermando sia il deficit di trasparenza sia le contraddizioni interne dell’opposizione. La mattinata di ieri ha determinato lo scioglimento come neve al sole del “campo largo”, e su questa dinamica hanno infierito oggi tutti i quotidiani del centro-destra, con titolazioni piuttosto sarcastiche…: ci limitiamo a riportare la titolazione di “Libero”: “Chi l’ha visto? Pd disperso nella Rai”… occhiello “il pacco delle nomine”… sottotitolo “Schlein fregata dagli “amici” di Avs e M5s. I Dem non vanno al summit per il nuovo Cda. Gli altri partiti di sinistra eleggono un loro uomo: ciao Elly”.

Ci piace oggi sottolineare che quel che avevamo previsto – in anteprima anzi in esclusiva (nessun altro ne ha scritto…) – si è avverato: nel primo pomeriggio di ieri, il Consiglio Generale dell’Anica, al termine del percorso previsto dallo Statuto di Confindustria, ha designato Alessandro Usai a ricoprire la carica di prossimo Presidente. Il Consiglio Generale dell’Anica è formato complessivamente da 34 imprenditori. Più esattamente 11 imprenditori espressi dall’Unione Produttori (guidata da Benedetto Habib, che è stato il candidato “alternativo” rispetto a Usai), 11 dall’Unione Editori Cinematografici (Luigi Lonigro), 7 dall’Unione Imprese Tecniche (Ranieri De’ Cinque Quintili), 2 dall’Unione Editori e Creators Digitali (Carlo Rodomonti), 1 per l’Unione Editori Media Audiovisivi (Tinny Andreatta), 1 per l’Unione Esportatori Internazionali (Micaela Fusco), 1 per le associazioni aderenti ovvero Cartoon Italia (Maria Carolina Terzi).

Questo recita il comunicato ufficiale di Viale Regina Margherita: “i Consiglieri hanno rivolto un ringraziamento unanime all’attuale Presidente Francesco Rutelli per l’enorme lavoro svolto nel corso degli anni del suo mandato, che ha portato al raddoppio degli Associati, delle Unioni, all’adesione di Cartoon Italia e al conseguimento di risultati importanti per l’Associazione e per tutta l’industria cineaudiovisiva. Rutelli, all’esito dello scrutinio favorevole, ha introdotto e congratulato Usai”.

Il neo-Presidente designato ha dichiarato: “ringrazio per la fiducia che viene riposta in me, auspicando che sia confermata dall’Assemblea. Intendo mettere a disposizione degli associati e dell’intero settore le esperienze maturate in tanti ambiti della filiera. Individuerei come primo obiettivo la promozione della centralità dell’industria cinematografica e audiovisiva per il grande valore che genera, sia sul fronte economico e occupazionale sia per il ruolo che ha nella costruzione dell’immaginario e delle identità contemporanee”.

L’Assemblea elettiva per il nuovo Presidente si terrà l’11 novembre 2024, e si ha ragione di ritenere che il nome di Usai verrà confermato, anche perché nelle prossime settimane l’intero settore sarà sottoposto a pesante stress ed è evidentemente necessario avere alla guida della maggiore “lobby” del settore un professionista che sia qualificato e ben sostenuto dalla base dei suoi associati.

Chi è Alessandro Usai (Ceo di Colorado Film), neo Presidente (designato) dell’Anica

Come scrivevamo su queste colonne lunedì scorso, Alessandro Usai (classe 1971) è un professionista di lunga esperienza nell’industria cinematografica e televisiva italiana. È attualmente il Ceo di Colorado Film, una delle principali case di produzione italiane, famosa per film come quelli di Gabriele Salvatores e per lo show televisivo “Colorado” (che ha superato nel 2019 l’edizione n° 20 su Italia1). Tra i fondatori della Colorado nel 1986, ci sono Maurizio Totti, che è anche il Presidente della società, insieme all’attore Diego Abatantuono e al regista Gabriele Salvatores. Prima di approdare a Colorado Film, Usai ha ricoperto vari ruoli di rilievo, tra cui quello di Direttore Generale di Cinecittà Holding e Amministratore Delegato di Mikado Film (Gruppo De Agostini). Oltre alla carriera manageriale, Usai è anche docente di Economia dei Media presso l’Università Bocconi di Milano e la Luiss di Roma. Da segnalare che la sua esperienza include il contributo alla stesura del “Decreto Urbani” del 2004, che ha (parzialmente) riformato il settore cinematografico italiano (è stato l’ex Ministro di Forza Italia Giuliano Urbani ad averlo chiamato alla guida degli “studios” di Via Tuscolana). Nel 2017, Colorado Film è stata acquisita in maggioranza dal marchigiano Gruppo Rainbow, guidato da Iginio Straffi (noto soprattutto per il successo delle “Winx”), che nel 2023 ha fatturato ben 108 milioni di euro (con un “ebitda” di 43 milioni). Colorado è una delle case di produzione più eclettiche del panorama italiano, tra le pochissime a fare “horror”, “thriller”, “action” e “commedie family” (basti pensare al successo in sala della saga “Me contro Te”, 6 lungometraggi per il cinema dal 2020 con un “box office” complessivo di più di 30 milioni di euro). Tra i successi di livello internazionale, merita essere citato “Il Fabbricante di Lacrime”, che è ancora oggi il film “made in Italy” più visto sul Netflix. Per capire meglio chi è Usai, si rimanda nuovamente ad una lunga ed interessante intervista firmata da Francesca Alò per la testata giornalistica di cinefili appassionati qual è “Bad Taste” (vedi “Bad Taste” del 17 giugno 2024, “Alessandro Usai sui successi Netflix di Colorado come Il mio nome è Vendetta e Fabbricante di lacrime: “Aiutano tutta la filiera””).

Una pioggia di ricorsi al Tar sul decreto interministeriale (co-firmato da Gennaro Sangiuliano e da Giancarlo Giorgetti) del 10 luglio 2024 sul nuovo “Tax Credit”

Tra le questioni che il neo-titolare del Ministero della Cultura Alessandro Giuli dovrà affrontare nei prossimi giorni e settimane è la ondata di “resistenza formale” che emerge da parte di molti operatori del settore: si ha notizia che almeno una decina – tra produttori, distributori, esercenti… – di “player” del sistema si stanno attrezzando la elaborazione di ricorsi al Tribunale Regionale del Lazio, rispetto all’ormai famoso e già assai controverso “decreto interministeriale” che ha introdotto le nuove regole sul “Tax Credit Produzione”, a seguito di una lunga e nebbiosa gestazione durata oltre un anno.

Si tratta del decreto interministeriale datato 10 luglio 2024, co-firmato dall’ex Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e dal suo allora collega Giancarlo Giorgetti), pubblicato sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca Mic) soltanto il 14 agosto 2024.

Sul tema, rimandiamo all’intervento IsICult su “Key4biz” del 19 agosto 2024, “Pubblicato il Decreto “Nuovo Tax Credit Produzione”: scatta il conto alla rovescia di 60 giorni per i decreti applicativi”.

L’intervento del Ministro Alessandro Giuli al “Question Tim”: sulla riforma del “Tax Credit” ha sostenuto “non continuiamo così, non facciamoci del male”, lasciando intendere che non modificherà granché rispetto a quanto deciso dal suo predecessore

Da segnalare che ieri l’altro, mercoledì 25, il neo Ministro è intervenuto alla Camera, in occasione della sua seconda sortita in modalità “Question Time”.

Si ricordi che la nuova legge, sostanzialmente l’ultimo atto importante del ministro Gennaro Sangiuliano, a fronte dei tanti (troppi) titoli finanziati ma mai arrivati in sala, prevede ora una più intensa attività di controllo da parte della Dgca del Ministero, ma soprattutto, un 40 % di investimento privato anticipato, con un numero di proiezioni obbligatorie in sala… Molti registi, produttori e attori hanno lamentato che così le opere più sperimentali o i piccoli imprenditori saranno penalizzati. Maura Delpero, ad esempio, regista di “Vermiglio”, ora candidato agli “Oscar” per l’Italia e vincitore di un “Leone d’Argento” a Venezia, ha spiegato – come abbiamo già segnalato su queste colonne – che con questi nuovi criteri la sua opera non avrebbe mai potuto vedere la luce…

Giuli in Parlamento ha però fatto capire (non esplicitamente) che quei criteri previsti dal nuovo decreto non cambieranno. O non cambieranno granché.

La riforma – ha sostenuto – interviene a correggere le distorsioni degli ultimi anni: “dobbiamo però schivare due rappresentazioni false. La legge sul cinema non è un superbonus, un reddito di cittadinanza per gli artisti. Ma non esiste nel ministero della Cultura alcun intento punitivo”. Quindi una citazione morettiana, leggermente modificata: “non continuiamo così, non facciamoci del male” (nel film “Bianca” del 1984, Moretti diceva: “continuiamo così, facciamoci del male”).

Il Ministro ha sostenuto – più esattamente – che “lo stato di attuazione della riforma normativa degli aiuti al settore cinematografico che interviene sulla leva strategica del tax credit, che è una misura che ha l’obiettivo di agevolare in modo incisivo la crescita industriale… la riforma si pone un duplice obiettivo: da un lato, rafforzare la qualità e la diversità culturale delle opere, delle iniziative sostenute; dall’altro, accrescerne la diffusione presso un pubblico nazionale e internazionale… le basi della razionalizzazione sono state poste quasi un anno fa, con le modifiche apportate dalla Legge di Bilancio 2024… intervenendo sulle disposizioni in materia di incentivi fiscali già presenti all’interno del testo legislativo di disciplina del cinema e dell’ audiovisivo…  nel processo di riforma del tax credit, è stata svolta una costante interlocuzione con gli attori coinvolti e di conseguenza un’intensa attività di approfondimento giuridico… si è giunti, quindi, a una condivisione degli strumenti adottati con le associazioni maggiormente rappresentative, che, per prime, avevano segnalato la necessità di una revisione del meccanismo di finanziamenti, e che in più occasioni hanno esternato la propria soddisfazione per il lavoro portato avanti da questo governo… d’altra parte, e – lo ripeto – come segnalato da diversi operatori del settore, l’utilizzo di risorse dei contribuenti non può tollerare distorsioni… distorsioni che in passato si sono verificate, come il finanziamento di opere qualitativamente non meritevole, di film usciti con poche decine di spettatori in sala, mai trasmessi su piattaforma oppure in tv, film proiettati in orari disagevoli eludendo così gli obblighi di programmazione… lo scorso 14 agosto, è stato pubblicato il nuovo decreto interministeriale adottato dal Ministro della Cultura d’intesa con il Ministro dell’Economia e delle Finanze… ed ecco il punto fondamentale: sono in dirittura d’arrivo i decreti direttoriali, che contengono le specifiche tecniche riguardanti gli aspetti attuativi del richiamato decreto interministeriale… ne cito alcune, velocissimamente: la definizione delle spese di istruttorie da versare per la presentazione delle domande… le modalità di certificazione dei costi… i requisiti di circuitazione, le caratteristiche che qualificano le società di distribuzione, eccetera… dunque è prossima, ma davvero prossima, l’apertura della piattaforma che consentirà di accogliere la presentazione delle domande di “tax credit produzione”, secondo le modalità previste dal nuovo decreto, in modo da concretizzare il sostegno a un settore così strategico per il nostro Paese, in modo da concretizzare il sostegno a un settore così strategico per il nostro Paese… a ulteriore dimostrazione del mio impegno a due settimane dalle risposte che ho reso nella precedente seduta di “Question Time”, ho nominato come preannunciato – intervenendo sull’equilibrio di genere – i 15 esperti della Commissione Cinema per la valutazione dei progetti per l’attribuzione dei contributi selettivi…”.

Il Ministro ha così concluso: “abbiamo il dovere di schivare due rappresentazioni estreme e false al contempo che il tax credit possa diventare il “Superbonus” per un mondo assistito da un “reddito di cittadinanza cinematografico” e, altro estremo, che il Mic abbia delle pregiudiziali ideologiche verso la catena del valore culturale che dà lavoro, prestigio e reputazione globale all’Italia… non continuiamo così non facciamoci del male”.

L’interrogante Matteo Orfini (Partito Democratico) ha così commentato: “c’è la totale inconsapevolezza da parte del ministro Giuli del dramma che sta vivendo l’intero comparto della cinematografia italiana, con migliaia di lavoratori alla fame perché il settore è fermo da mesi. Certo è stato Sangiuliano che ha paralizzato l’intera filiera del cinema, bloccando uno strumento di politica industriale che serve al Paese: il tax credit. Insomma uno stallo per una guerra ideologica”. E specificamente sul “Tax Credit”: “con il nuovo decreto, il governo si è scagliato contro le piccole produzioni, favorendo solo le grandi, a discapito del cinema indipendente, ovvero contro il cinema italiano. State producendo la desertificazione culturale e mettete in discussione il pluralismo produttivo. Dalla cultura, dipende la qualità della democrazia e, soprattutto, non si può misurare il cinema solo con gli incassi e i successi. Il ministro Giuli si è dimenticato il suo passato da giornalista e ha sposato gli argomenti beceri del suo predecessore”.

Ieri è arrivata anche una replica di Nanni Moretti, il quale ha sostenuto ironicamente “il Ministro Giuli mi ha citato?! Va bene così, mi sembra doveroso citarmi…”.

Va segnalato che il Ministro Alessandro Giuli, nel suo intervento alla Camera, curiosamente non ha mai citato la principale “regista” della revisione della “Legge Franceschini”, ovvero la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni: a quanto risulta, ad oggi la conferma della delega che l’ex Ministro Sangiuliano aveva assegnato alla senatrice leghista non è ancora stata formalizzata.

Secondo alcuni, il Ministro sarebbe intenzionato ad “avocare” a sé il delicato dossier della riforma del settore cinema e audiovisivo, lasciando invece alla senatrice la delega per le altre “industrie culturali e creative” (dalla moda al design).

In effetti, si ha notizia che i ricorsi al Tar in fase di gestazione – che verranno presentati nelle prossime settimane (entro il termine previsto di 60 giorni dalla data di pubblicazione del decreto interministeriale “Tax Credit Produzione” ovvero il 14 agosto) – potrebbero determinare un effetto esplosivo sulle dinamiche in atto, semmai la richiesta di sospensiva venisse accolta dai giudici amministrativi.

Va osservato che nulla ha sostenuto il Ministro in relazione alle proteste (ri)emerse nelle ultime settimane: certamente non dalle “maggiori” associazioni – come Anica ed Apa, che rappresentano i “big player” – ma parte delle altre associazioni, da Cna Cinema e Audiovisivo a Confartigianato Cinema e Audiovisivo, da Agici ad Itaca

In verità, sarebbe stato opportuno, nel corso dell’ultimo anno, dare udienza anche ai soggetti “minori” (e non soltanto imprenditoriali: l’anima autoriale del settore non è forse degna di essere coinvolta nella riforma della Legge Franceschini?!): è evidente che le “lobby” che rappresentano i grandi produttori e le piattaforme non hanno mai avuto un approccio critico nei confronti delle norme che hanno sempre agevolato le loro attività…

Se il Ministero vuole “correggere la rotta”, dovrebbe presto e bene ascoltare le voci degli imprenditori più piccoli e dei produttori indipendenti, nonché quelle degli autori e dei professionisti del settore, le cui esigenze sono state sostanzialmente ignorate dall’ex Ministro Gennaro Sangiuliano e dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).

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