Allarme

Il lato oscuro di Telegram tra indagini per fake news e porno deepfake

di |

Secondo NewsGuard, società specializzata nell’individuare notizie false, il 42% della disinformazione sul conflitto russo-ucraino proviene dalla piattaforma fondata da Pavel Durov. Intanto la Corea del Sud indaga sulla diffusione di porno deepfake nei gruppi e canali

Il 42% delle fake news sulla guerra in Ucraina giunge da Telegram. Questa l’analisi pubblicata da NewsGuard, la piattaforma che monitora la disinformazione online – assai utilizzata anche dai vertici militari e politici russi –, che è riuscita a individuare l’origine delle false informazioni circolate nelle chat sul servizio di messaggistica istantanea e broadcasting fondato da Pavel Durov (rilasciato su cauzione di 5 milioni, era stato bloccato dalle autorità transalpine ritenendo che su Telegram la mancanza di moderazione, di cooperazione con le forze dell’ordine e gli strumenti offerti – come il numero usa e getta oppure lo scambio di criptovalute – rendano la piattaforma complice delle attività illegali che vi si svolgono).

La disinformazione corre su Telegram

Parliamo di chat che, è bene ribadirlo, sono delle vere e proprie comunità aperte con moderazione autogestita o assente (come ha ammesso Daniel Milo, ex direttore del Centro per il contrasto delle minacce ibride al ministero dell’Interno slovacco, a Bloomberg), congiuntamente a un sistema di messaggistica crittografato end-to-end dove il testo risulta visibile esclusivamente ai diretti partecipanti.

Dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, nel febbraio di due anni fa, NewsGuard ha sconfessato 243 narrazioni false (oppure fuorvianti) che riguardano la guerra. Di queste, la piattaforma – lanciata nel 2018, fornisce agli utenti valutazioni di credibilità e scrupolose “etichette” per migliaia di siti web di notizie e informazioni – è riuscito a individuare le origini di 117. “Delle 117, abbiamo rilevato che 50 provenivano da Telegram. Ciò equivale a dire che il 42% delle narrazioni smentite, con origine identificabile è stato ricondotto a Telegram”, ha spiegato il portale anche sul suo canale X.

Tra tali “narrazioni smentite” e diffuse su Telegram – ribadiamo, si tratta di fake news –, il cui arresto del fondatore ha portato dei criminal hacker ad attaccare la Francia, ci sono una clip del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una conference call che mostra cocaina sulla propria scrivania. E ancora, un documento top secret della Nato che sta pianificando una guerra contro la Russia; numerosi mercenari francesi annientati da un missile russo a Charkiv. Secondo NewsGuard “queste false affermazioni provengono da varie fonti, tra cui il canale ufficiale del Ministero della Difesa russo, influencer pro-Cremlino e politici pro-Cremlino ucraini”.

Ciò nonostante, incalza NewsGuard, “il gruppo più corposo di fonti è rappresentato da canali anonimi a favore del Cremlino”. Parliamo di network disinformativi che, secondo accuse sempre più frequenti, risponderebbero direttamente ad agenzie governative di Mosca, e continuerebbero a reclutare (appunto) dei blogger cospirazionisti per rilanciare anche fuori da Telegram i messaggi della propaganda nazionale.

Chat porno e allarme deepfake in Corea del Sud

Spesso i contenuti di disinformazione non violano i termini di servizio di Telegram. Tra i contenuti che al momento li violano emergono gli incitamenti alla violenza, spam, truffe varie e contenuti pornografici illegali, di cui la piattaforma – purtroppo – è tutt’altro che sfornita. Tra i casi più recenti c’è quello di persone che creavano e condividevano online immagini porno false ai danni di ignari malcapitati, non di rado minorenni. Una chat che, spiega The Guardian, contava ben 220mila partecipanti è stata scoperta su Telegram dalla polizia della Corea del Sud.

La pornografia deepfake nel Paese asiatico sta infatti dilagando, e il governo intende reagire con forza. La stessa chat appena scoperta non è stato un caso a sé. Il Centro di assistenza per le vittime di abusi sessuali online della Corea del Sud, finanziato dallo Stato, ha ammesso che dal 2019 a oggi ci sono state almeno 2mila vittime di reati di deepfake (un numero di certo sottostimato in quanto sono tante le donne che non denunciano all’autorità).

E ancora, oltre il 30% delle vittime che ha cercato aiuto erano minorenni. Un ulteriore aspetto che desta preoccupazione: gli autori dei deepfake sono soprattutto giovanissimi, che si sono “divertiti” – per così dire – a sottrarre foto di persone a loro sconosciute (compagne di scuola, ma anche docenti) per poi trasformarle in dei falsi porno che, però, appaiono reali in tutto e per tutto.

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz