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Pubblicato il Decreto “Nuovo Tax Credit Produzione”: scatta il conto alla rovescia di 60 giorni per i decreti applicativi

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Ancora almeno due mesi per far riavviare il sistema. La kermesse al Lido, dal 28 agosto al 7 settembre, potrebbe offrire anche qualche “sorpresa” (di politica culturale).

Qualcuno l’ha interpretata quasi come una… provocazione, ma l’importante è che il tanto atteso decreto interministeriale del Mic e del Mef, cosiddetto “Nuovo Tax Credit Produzione”, firmato da Gennaro Sangiuliano e da Giancarlo Giorgetti il 10 luglio 2024 (anticipato da IsICult in versione comunque definitiva: vedi “Key4biz” del 29 luglio 2024, “Dossier esclusivo IsICult & Key4biz: in anteprima, il tanto atteso Decreto “Tax Credit” di riforma del settore cine-audiovisivo”) sia stato pubblicato, perché da mercoledì della scorsa settimana, il 14 agosto, esso è finalmente apparso sul sito del Ministero della Cultura (ma curiosamente non è stato ancora pubblicato, fino domenica 18 agosto sul sito della Direzione Cinema e Audiovisivo – Dgca): una “provocazione”… perché pubblicarlo il giorno prima di Ferragosto ha determinato una totale assenza di “notiziabilità”… Soltanto l’agenzia stampa specializzata AgCult, lo ha segnalato, con un dispaccio nel pomeriggio di venerdì 16 agosto. Nessuna traccia altrove.

La pubblicazione del controverso decreto è un atto formale importante, perché dal 14 agosto scatta quindi il “conto alla rovescia” per la pubblicazione dei decreti direttoriali che rendono (renderanno) concretamente operativo il nuovo sistema di regole per la ri-attivazione del credito di imposta, dopo un anno di sostanziale paralisi del settore cine-audiovisivo italiano: il decreto interministeriale prevede infatti un termine di 60 giorni per la pubblicazione dei decreti direttoriali. Sia ben chiaro: senza questi decreti, il “sistema” permane ancora congelato. Il resto son “chiacchiere”, ovvero narrazioni, affabulazioni… annunci e promesse, insomma.

Gli ottimisti confidano che il Direttore Generale Nicola Borrelli firmi questi decreti prima dell’inizio del Festival di Venezia, kermesse in occasione della quale la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni li presenterà ufficialmente (è già in calendario una uscita pubblica per il 29 agosto). 

I pessimisti temono che quella veneziana sarà soltanto un (ulteriore) annuncio, una “vetrina” politica (è peraltro previsto il passaggio – come già l’anno scorso – del Vice Premier Matteo Salvini, invitato dalla Sottosegretaria espressa dal suo partito) e che quindi i tanti (se ne prevedono addirittura una decina) decreti direttoriali resteranno in stand-by ancora per settimane…

Nelle more, si ha notizia che verosimilmente “qualcosa” avverrà al Lido, ovvero si concretizzerà una qualche iniziativa di protesta da parte delle associazioni del settore, in prima fila le neonate Siamoaititolidicoda e Ultima Opera, che stanno lavorando assieme in queste torride giornate agostane per costruire un “fronte unitario” di coloro che sono preoccupati per le prevedibili conseguenze di questa avviata riforma della “Legge Franceschini”: in primis, le associazioni dei produttori indipendenti, ma anche aggregazioni di autori e professionisti e lavoratori del settore, che lamentano la debole reattività delle associazioni storiche (dall’Anac ai 100autori) così come dei sindacati… Si ha anche notizia di “divisioni” all’interno delle neonate associazioni, in particolare Siamoaititolidicoda… Il tanto auspicato “fronte unitario” sembra destinato a soccombere a causa del solito policentrismo italico e dall’esasperato soggettivismo dei tanti “attori” in campo…

In effetti, complice l’agosto, non si sono registrate (pubbliche) reazioni critiche – ovvero particolarmente critiche – nei confronti del decreto del 10 luglio e dei due decreti relativi ai “contributi selettivi” pubblicati l’8 agosto scorso… Almeno da parte dei “big player” e delle “lobby” più potenti: in particolare, si osserva il silenzio della cinematografica Anica e della televisiva Apa

Si ricordi che in un incontro “last minute” convocato qualche settimana fa dalla senatrice leghista, comprensibilmente preoccupata – anche a livello di immagine – del rischio di azioni protestatarie al Lido, il Ministero ha sostenuto che cercherà di apportare una qualche… “correzione” al decreto del 10 luglio, ma va sempre ricordato che i decreti direttoriali sono atti di rango inferiore rispetto al decreto interministeriale, e quindi il margine di manovra per le “corrigende” è veramente modesto.

Siamo convinti che il problema emergerà presto in tutta la sua evidenza, ma naturalmente si deve attendere la pubblicazione dei decreti direttoriali.

Anac, 100autori, Aidac, Wgi e finanche Siae non si pronunciano sul decreto del 10 luglio, ma chiedono un “cambio di regole”: convegno a Venezia il 3 settembre

Va osservato che le principali associazioni degli autori non hanno preso posizione, rispetto al decreto interministeriale del 10 luglio. 

Alcune di esse hanno annunciato però un incontro, per martedì 3 settembre al Lido, che appare veramente curioso: un nobile tentativo di “alzare il tiro”, in termini di “politica culturale”, ma quasi cercando di sfuggire rispetto ad un confronto concreto e diretto sulle attuali azioni (e sulle altre in gestazione) del Governo per riformare la “Legge Franceschini”.

Il comunicato merita essere ripreso, per quanto brilli di… “politichese”:

Si terrà martedì 3 settembre 2024 (dalle ore 9:45) al Lido di Venezia, presso l’Hotel Excelsior, Spazio Incontri – “Venice Production Bridge” l’incontro promosso da 100autoriAidacAnac, e Wgi, nell’ambito della XXI edizione delle “Giornate degli autori” con il sostegno di Siae, dal titolo “La Regola del Gioco”.  

Spiegano i promotori (con un comunicato diramato martedì 13 agosto): “lo chiamiamo gioco perché amiamo farlo e perché ci piacciono le citazioni cinefile (i promotori del convegno si riferiscono al film dal titolo omonimo “Le regole del gioco”, per la regia di Curtis Hanson, interpretato da Robert Duvall ed Eric Bana, ma noi crediamo che non sarebbe male riferirsi anche a “La casa dei giochi” di David Mamet con Joe Mantegna… n.d.r.), ma sappiamo bene che l’audiovisivo è qualcosa di molto serio e centrale per il nostro Paese. Un comparto basilare per la cultura e l’economia italiana nel quale il sostegno dello Stato, basato sul principio dell’eccezione culturale, ha grande rilevanza. Come tale ha bisogno di regole che tutelino tutti i soggetti, regole che favoriscano la produttività del settore, ma regole che non perdano mai di vista la traiettoria culturale degli investimenti pubblici. Le autrici e gli autori italiani attraverso le associazioni che li rappresentano 100autori, Aidac, Anac e Wgi, sono uniti saldamente nell’obiettivo comune di contribuire a migliorare queste regole: Regole che non appaiano come calate dall’alto; Regole che si rivelino il frutto di un confronto aperto e reale con le Istituzioni; Regole nelle quali si riconoscano il più possibile tutte le diverse anime del settore; Regole che offrano le stesse opportunità di lavoro alle grandi, come alle piccole realtà. Le legislazioni si evolvono, le norme sono in divenire e ogni Governo è legittimato a cambiarle, ma ogni cambiamento, soprattutto in un settore strategico come questo, non può prescindere dal coinvolgimento diretto delle categorie e degli operatori sui quali ricadranno gli effetti delle riforme. Dal tax credit, ai contributi selettivi e automatici, alle regole per i produttori indipendenti e per tutte le questioni che verranno, vorremmo poter contare su una più stretta e continuativa collaborazione istituzionale. Ma non solo. Come autrici e autori, abbiamo pieno titolo per essere coinvolti nel dibattito dell’intero settore, anche su questioni non direttamente riconducibili alla categoria come quelle relative alla produzione, all’esercizio, all’emittenza televisiva… dibattito dal quale invece si tende ad escluderci, il che non può avvenire, perché il nostro lavoro è al centro dell’intera filiera, una filiera che è sostenuta con risorse pubbliche e sulla loro gestione vogliamo poterci esprimere. Questo è il cambiamento che chiediamo”.

In sostanza, in modo molto diplomato anzi felpato, queste quattro associazioni chiedono di essere coinvolte di più e meglio nei processi decisionali del Ministero: istanza quanto mai legittima, ma oggettivamente tardiva, dato che la riforma della Legge Franceschini è in cantiere ormai da oltre anno, e considerando che ormai uno degli schemi più importanti delle nuove “regole” (appunto) è già stato firmato, protocollato, bollinato, e finalmente pubblicato il 14 agosto 2024 (vedi supra, si tratta giustappunto del “Nuovo Tax Credit Produzione”).

Cambio di metodo – spiegano 100autori, Aidac, Anac e Wgi – che auspichiamo avvenga anche con tutte le altre anime del settore, nel rispetto delle relative prerogative. Con i produttori, per esempio, vorremmo migliorare le regole che governano i rapporti di lavoro. Con loro vorremmo avviare un confronto per la stesura del primo Contratto collettivo nazionale per le sceneggiatrici e gli sceneggiatori, le registe e i registi che incredibilmente ancora manca per la nostra professione. Li invitiamo quindi ad incontrarci subito dopo la Mostra per porre le basi di un’intesa che garantisca regole certe per il nostro mestiere, a tutela innanzitutto delle nuove generazioni. Il cambiamento di passo nel metodo di lavoro lo abbiamo adottato anche con l’istituzione che ci è più vicina e di cui sono parte integrante 100 autori, Aidac, Anac e Wgi: la Siae. Con la Società degli Autori e delle Autrici il rapporto si è evoluto nell’ultimo anno tramite un’intensa e proficua collaborazione, all’insegna di una più incisiva affermazione del diritto d’autore e della remunerazione adeguata e proporzionata, che include il percorso di applicazione in Italia della direttiva del diritto d’autore con particolare riferimento ai Residuals. Noi chiediamo che tra Istituzioni e autrici e autori, ma anche tra le autrici e gli autori e le altre categorie del settore s’instauri un sistema di regole condivise che rispettino il valore e il ruolo di ogni tassello del vasto mosaico, a partire dalla creatività e dalla libertà di espressione senza le quali non esisterebbe tutto il resto, dall’occupazione, alla crescita produttiva, dalla dignità del lavoro, al diritto degli spettatori ad una fruizione di opere che non siano imposte da schemi culturali e sistemi produttivi che non ci appartengono”.

Molte belle commendevoli intenzioni. Apprezzabili, certo, ma… concretamente, cosa pensano queste quattro associazioni di quel che il Ministero della Cultura sta combinando?! 

E peraltro non ci risulta che, nell’ultimo anno, la voce della Società Italiana Autori Editori (presieduta da Salvatore Nastasi) si sia mai udita – almeno pubblicamente – rispetto alla riforma della Legge Franceschini…

Fabio Ferzetti (L’Espresso): “Cinema. In Italia, malgrado sconti e campagne, è un disastro. Dove sbagliamo? Urge saperlo”

Nelle more, si registra in queste settimane la conferma del crollo del “box office” dei film italiani nei cinematografici, nonostante il solito ormai anche un po’ noioso ostinato ottimismo della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni rispetto ai risultati della piccola campagna promozionale “Cinema Revolution”: ha così commentato il critico cinematografico del settimanale “l’Espresso” Fabio Ferzetti nell’edizione di giovedì della scorsa settimana, 15 agosto 2024: “Vive la France!E non solo alle urne. In luglio, il box office d’Oltralpe registra cifre da boom: 18,71 milioni di spettatori nelle sale in un mese. Altro che post-pandemia, numeri così non si vedevano dal 2011. In Italia, invece, malgrado sconti e campagne, è un disastro. Dove sbagliamo? Urge saperlo”.

Alcuni lo… sanno, ovvero i pochi osservatori critici ed analisti attenti della deriva della “Legge Franceschini” del 2016, tra i quali emerge senza dubbio in prima fila l’avvocato Michele Lo Foco, membro del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (il Csca presieduto dall’avvocatessa Francesca Assumma), che da anni conduce – assieme a chi cura questa rubrica IsICult per “Key4biz” – una battaglia controcorrente nei confronti di chi ha per troppo tempo sostenuto che tutto andava bene, anzi benissimo, addirittura a meraviglia, senza rendersi conto che il sistema stava invece andando incontro al “crash”, e che il baratro si avvicinava… La “Legge Franceschini” ha determinato un “boom” produttivo artificiale, con centinaia di film mai realmente usciti in sala, con una “piena occupazione” drogata dall’assistenzialismo di Stato; finanche con imprenditori (una minoranza, per fortuna) che hanno fatto carte false per approfittare della manna pubblica… E soprattutto con multinazionali dell’audiovisivo straniere che sono venute a vampirizzare il sistema sanguigno del cinema italiano, arricchendosi oltre ogni misura…

La nuova denuncia di Michele Lo Foco (Consiglio Superiore Cinema e Audiovisivo): “Il tax credit ci ha reso una colonia, azzerando le nostre potenzialità artistiche ad esclusivo vantaggio di potentati stranieri spesso alleati con Rai”

Qualche giorno fa, in una chat su WhatsApp di una delle associazioni dei produttori indipendenti, Pmi cinema e Audiovisivo (che aderisce a Cna Cinema e Audiovisivo), la ex Presidente di Agici (un’altra associazione di produttori audiovisivi indipendentti) Marina Marzotto ha sostenuto di ritenere “inopportuni molti commenti e dichiarazioni fatte dall’Avvocato Lo Foco che, in quanto membro del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, ha un ruolo istituzionale che dovrebbe dettare maggiore cautela”. 

La reazione di Lo Foco non si è fatta attendere, sulle colonne del blog “Salvis iuribus”, e merita essere segnalata:

Confermo…” si intitola l’intervento di Michele Lo Foco, che premette di non aver mai scritto in una “chat” su web e di non aver mai partecipato a conversazioni sui “social”. Sostiene il membro del Csca: “mi sorprende che una operatrice come Marina Marzotto, certamente non baciata dalla fortuna nel cinema e nella televisione, inverta i termini di una definizione, invitandomi ad essere più cauto in quanto membro di una struttura istituzionale. È esattamente il contrario: mi permetto di essere chiaro e diretto proprio perché il ruolo che il Ministro mi ha conferito è quello di valutare le politiche pubbliche, unitamente ad altri membri, da una posizione tecnica che la mia esperienza consente”. Rivendica con orgoglio Lo Foco: “non sono mai stato, nemmeno da giovanissimo, un servo del sistema, ma ciò non mi ha impedito di essere apprezzato per la capacità critica di prevedere i disastri, anche se la maggioranza degli operatori si limita, come la Marzotto, ad accogliere favorevolmente tutti quei provvedimenti che portino soldi al sistema”.

Questa tesi è importante, perché centra il problema: per anni ed anni, la gran parte degli operatori del sistema cine-audiovisivo italiano hanno manifestato il proprio plauso al Principe (di fatto sempre il “dem” Dario Franceschini), che andava sempre più allargando i cordoni della borsa. 

Si ricordi che il Fondo Cinema e Audiovisivo (istituito dalla Legge n. 220 del 2016, che ha “sganciato” il cinema dallo storico “Fus” – Fondo Unico per lo Spettacolo istituito nel 1985) dalla previsione iniziale di 400 milioni di euro l’anno (2017) è andato via via più che raddoppiando, arrivando a 846 milioni di euro nel 2023, ridotti a 786 milioni nel 2024 (ma soltanto a causa di quei tagli lineari che hanno colpito tutti i ministeri, con una riduzione budgetaria nell’ordine del 5 per cento rispetto all’anno precedente).

Michele Lo Foco: “Gran parte dei film con i budget più alti che hanno beneficiato del tax credit sono costruiti artificialmente”

Ribadisco”, aggiunge Michele Lo Foco, “che ritengo che il tax credit, così come formulato da Franceschini e ricamato dalla Borgonzoni, sia veleno a rilascio lento, destinato a far scomparire i medio-piccoli produttori e a far gozzovigliare le aziende più importanti soprattutto se straniere”. E ri-denuncia Lo Foco: “se ce ne fosse bisogno, confermo che gran parte dei budget più alti meritevoli di tax credit sono costruiti artificialmente con fatturazioni quanto meno sospette ed in alcuni casi sfacciate”. 

Si ricordi che Lo Foco ha già parlato di “fatture false” in diverse pubbliche occasioni e si ha notizia che la Procura di Roma stia analizzando alcuni esposti che le sono pervenuti…

La notizia verosimilmente non emergerà al Lido di Venezia, ma c’è il rischio che la “grande bolla” del cinema italiano scoppi presto, anche per intervento della magistratura.

Stefano Iannaccone (“Domani”): “Conti thriller a Cinecittà, spuntano 3 milioni fuori dall’ultimo di bilancio”

Da segnalare, in argomento, che un articolo esclusivo di Stefano Iannaccone sul quotidiano “Domani” dell’8 agosto 2024, dal titolo preoccupante – “Conti thriller a Cinecittà. Spuntano tre milioni fuori dall’ultimo bilancio” – ha costretto la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni a rilasciare una intervista nella quale ha sostenuto che il Ministero della Cultura avrebbe messo in atto le procedure di indispensabile verifica (si ricordi che il Mic esercita i diritti dell’azionista su delega del Mef, che controlla il 100 % delle quote di Cinecittà, e che è il dicastero guidato da Gennaro Sangiuliano – e quindi la Direzione Generale guidata da Nicola Borrelli – ad esercitare la vigilanza sugli “studio” di Via Tuscolana). Il 9 agosto, “Domani” titolava così l’intervista a Borgonzoni: “tuteleremo il brand Cinecittà con soldi pubblici”. Sottotitolo: “L’esponente leghista garantisce che non ci saranno solo film sovranisti. E nega ogni rapporto di “amichettismo” nel cda dell’azienda partecipata”.

Riteniamo che molte delle osservazioni di Lo Foco consentano anche di rispondere – almeno in parte – alla domanda retorica di Ferzetti su “L’Espresso”. 

E temiamo che non sarà l’incontro del 3 settembre al Lido – dai toni delicati su temi strategici alti – promosso da quattro qualificate associazioni di autori ad essere l’occasione giusta per un dibattito finalmente aperto, plurale, trasparente, dialettico sulle variegate patologie del settore cinematografico e audiovisivo italiano…

Serve senza dubbio maggiore coraggio

Serve migliore capacità (e volontà) critica, ma anche onesta trasparenza autocritica: le responsabilità della degenerazione del sistema sono variegate e diffuse…

Sarà interessante osservare quel che – rituale “red carpet” a parte (le solite star del cinema americano cui il Festival offre una enorme amplificazione pubblicitaria) – accadrà al Lido…

Ed è opportuno rimarcare che – curiosamente – il Ministro Gennaro Sangiuliano ha sì apposto la propria firma sul decreto interministeriale del 10 luglio, ma da allora non ha speso una parola una per annunciare o commentare l’avvenuto perfezionamento del tanto atteso e presto controverso atto…

Clicca qui, per downloadare il Decreto interministeriale cosiddetto Decreto “Nuovo Tax Credit Produzione”, firmato dai Ministri Gennaro Sangiuliano e Giancarlo Giorgetti il 10 luglio 2024, pubblicato sul sito web del Ministero della Cultura il 14 agosto 2024 (“Disposizioni applicative in materia di credito di imposta per le imprese di produzione cinematografica e audiovisiva di cui all’articolo 15 della legge 14 novembre 2016, n. 220”).

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”. 

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