Telecom Italia: continua il braccio di ferro tra Pistorio e le Autorità. Gentiloni, ‘Chiusura entro qualche mese’

di Alessandra Talarico |

Italia


Pasquale Pistorio

Continua a essere ottimista, il ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, sulla vicenda Telecom Italia.

A margine del convegno “La convergenza nel settore dei media e delle telecomunicazioni: le implicazioni nella regolamentazione” organizzato dall’Agcom a Capri, il ministro si è detto convinto del fatto che si riuscirà a trovare un’intesa con la società in vista dello scorporo della rete, a prescindere da eventuali norme aggiuntive come quella che dovrebbe essere introdotta dal Ddl Bersani.

  

“Norma o non norma – ha spiegato Gentiloni – è chiaro che la separazione funzionale deve essere costruita con un’intesa alla quale si sta lavorando da tempo, peraltro con il pieno accordo di Telecom che ha sempre condiviso la prospettiva di una separazione funzionale”.

  

Il ministro ha ribadito di sperare in una rapida chiusura della vicenda che, dopo 15 mesi di trattative, “è giusto arrivi a conclusione. Entro qualche mese o comunque rapidamente”.

  

L’ottimismo sembra però unilaterale, perché il presidente Telecom Pasquale Pistorio continua a dimostrarsi ostile, sostenendo – in una lettera inviata a Viviane Reding – che la norma inserita nel Ddl Bersani e che dovrebbe portare al rafforzamento dell’Agcom e quindi all’accelerazione della separazione, è “in aperto contrasto” con le direttive comunitarie sulle telecomunicazioni.

  

Secondo Pistorio, il contestato articolo 52 del Ddl Bersani, che prevede di assegnare all’Autorità garante delle comunicazioni, di intesa con l’Unione europea, il potere di scorporo gestionale della rete non è che una “estensione impropria” della Direttiva Ue sull’accesso che permette alle Autorità nazionali di esercitare  le rispettive competenze in modo tale da promuovere l’efficienza economica e una concorrenza sostenibile, e recare il massimo vantaggio agli utenti finali.

  

A Pistorio ha risposto direttamente anche il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, secondo cui la norma inserita nel Ddl sulle liberalizzazioni rappresenta non certo un’estensione, quanto “una chiarificazione e un’interpretazione congrua” di poteri già in mano all’Autorità.

Per Calabrò è essenziale approvare la norma – che fu pensata all’epoca del paventato ingresso dei nuovi soci americani AT&T e di Carlos Slim – per potersi “confrontare muovendoci da una posizione di forza perché se si parte da una posizione di debolezza è comprensibile che Telecom cerchi di sfuggire alla stretta finale”.

  

Divergenza di vedute insomma, tra Gentiloni, fiducioso in una soluzione concertata con la società, e l’Agcom che ritiene fondamentale l’approvazione del Ddl Bersani per accelerare la separazione.

Calabrò ha più volte ribadito che la società non può permettersi di restare impantanata in questo “periodo di transizione” che è durato anche troppo per un’azienda che opera in un settore altamente concorrenziale e in continua evoluzione.

Per uscirne, ha sottolineato Calabrò, serve l’Ok del management della società, che è anche l’unico modo per evitare un’imposizione dall’alto.

“Tenterò fino all’estremo – ha concluso – la via dell’accordo prima di esercitare i poteri dell’autorità, perché si tratta di entrare in casa altrui”.

Senza un interlocutore con pieni poteri, reale forza decisionale e chiare strategie industriali, è però difficile intravedere la fine del tunnel, ora che – dopo 15 mesi di dialogo, la società fa dietrofront.

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