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Riconoscimento facciale: il pessimo esempio della scuola inglese che ha attivato la biometria senza il permesso degli studenti

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La Chelmer Valley High School nell'Essex ha attivato il riconoscimento facciale per ottenere dati biometrici sulla presenza dei ragazzi a mensa. Peccato che per farlo non ha mai chiesto il consenso degli studenti.

Una recente indagine dell’ufficio del Commissario per l’Informazione (ICO) nel Regno Unito ha portato alla luce un caso di violazione della privacy in una scuola secondaria. La Chelmer Valley High School è stata sanzionata per aver introdotto un sistema di riconoscimento facciale nella propria mensa senza aver ottenuto il consenso esplicito degli studenti e senza aver effettuato una valutazione adeguata dei rischi per la protezione dei dati.

La pratica, in uso per circa 16 mesi, ha sollevato numerose preoccupazioni in merito alla gestione dei dati biometrici degli studenti, in particolare dei più grandi che, secondo la legge, avrebbero dovuto essere in grado di fornire il proprio consenso. Il fatto che la scuola abbia seguito un meccanismo di opt-out parentale, senza coinvolgere direttamente gli studenti nella decisione, ha ulteriormente aggravato la situazione.

L’ICO ha sottolineato come l’utilizzo di tecnologie di riconoscimento facciale, sebbene sempre più diffuso in ambito pubblico, richieda una particolare attenzione alla tutela della privacy, soprattutto quando si tratta di minori. La scuola, infatti, avrebbe dovuto effettuare una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati (DPIA), un passaggio obbligatorio per valutare i rischi connessi al trattamento di dati sensibili come quelli biometrici.

Le implicazioni dell’uso del riconoscimento facciale nelle scuole

Il caso della Chelmer Valley High School pone l’accento sull’importanza di una regolamentazione chiara e rigorosa in materia di protezione dei dati, soprattutto nell’ambito dell’utilizzo di nuove tecnologie. Le scuole, come qualsiasi altra organizzazione, devono essere consapevoli delle responsabilità che comportano la raccolta e il trattamento di dati personali, in particolare quando si tratta di dati sensibili come quelli biometrici. L’ICO, pur non volendo scoraggiare l’innovazione nelle scuole, ha voluto lanciare un messaggio chiaro: l’adozione di nuove tecnologie deve sempre avvenire nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone, in particolare della privacy. Una DPIA è uno strumento indispensabile per garantire la sicurezza dei dati e la fiducia degli utenti.

Nonostante tutto c’è un futuro per la biometria

Nonostante il caso della Chelmer Valley High School possa sembrare un passo indietro, è importante sottolineare che le tecnologie possono rappresentare un’opportunità per migliorare l’apprendimento e la gestione delle scuole. Tuttavia, è fondamentale che l’innovazione sia accompagnata da una riflessione etica sulla protezione dei dati e sui diritti delle persone. Le scuole devono essere in grado di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie, ma al tempo stesso devono garantire che queste siano utilizzate in modo responsabile e trasparente, nel rispetto dei principi fondamentali della privacy e della protezione dei dati.

L’accaduto ci ricorda che l’introduzione di innovazioni del genere, anche in ambito educativo, deve essere accompagnata da una valutazione attenta dei rischi e da una chiara definizione delle modalità di gestione dei dati. La protezione della privacy è un diritto fondamentale che deve essere garantito a tutti, a maggior ragione quando si tratta di minori. E dovrebbero essere proprio le scuole a educare i giovani alla consapevolezza digitale e alla protezione dei propri dati.

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