Estratto dell’articolo pubblicato originariamente sulla testata giornalistica Energia Italia News
Progetto Solaris, il contributo del Gruppo Enel
Generare energia pulita direttamente nello spazio ed utilizzarla qui sulla Terra. Non è un tema di fantascienza, ma pura realtà. Il progetto “Solaris” dell’Agenzia spaziale europea mira proprio a questo: realizzare nello spazio delle centrali solari a 36.000 km dalla superficie terrestre, su un’orbita geostazionaria, cioè un’orbita circolare, attorno all’Equatore, che coincide con il periodo di rotazione della Terra, in grado di trasmettere a noi energia fotovoltaica pronta all’uso o per i sistemi di accumulo.
Al progetto partecipa anche il Gruppo Enel, grazie alla sua competenza sulla tecnologia fotovoltaica, sulle reti di distribuzione e sullo storage e, quindi, nel complesso, nella realizzazione di grandi impianti di produzione da fonti rinnovabili e la conseguente gestione dell’energia prodotta. Enel ha contribuito alla definizione preliminare dei potenziali modelli di business e nella definizione dei dimensionamenti degli impianti in orbita, oltre a dare le linee guida di base per l’installazione delle stazioni di ricezione dell’energia proveniente dallo spazio.
Intervista a Nicola Rossi, Responsabile Innovazione del Gruppo Enel
Gli obiettivi del progetto Solaris
Per entrare nel cuore dell’argomento abbiamo chiesto a Nicola Rossi, Responsabile Innovazione del Gruppo Enel, in cosa consiste nello specifico il Progetto Solaris e cosa si intende per energia solare spaziale.
“Solaris è il programma lanciato dall’Esa che ha l’obiettivo di valutare se sia fattibile, sotto il profilo tecnico ed economico, produrre energia solare nello spazio, a 36 mila chilometri dalla terra, per trasferirla sul nostro pianeta attraverso una tecnologia wireless basata su microonde indirizzate verso grandi antenne riceventi per poi essere riconvertita in elettricità e convogliata sulla rete elettrica. La grande centrale di raccolta dell’energia generata dai pannelli solari in orbita nello spazio potrebbe essere nel mediterraneo […]”
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