Unione Europea
Dopo mesi di attesa e contrasti all’interno della Commissione, sono state infine adottate le proposte di riforma delle norme comunitarie in materia di telecomunicazioni.
Il pacchetto – che passerà ora al vaglio del Parlamento e del Consiglio dei Ministri Ue – modificherà sostanzialmente le norme del settore adottate nel 2002 e dovrebbe diventare legge dalla fine del 2009.
I punti salienti riguardano innanzitutto i diritti e la facoltà di scelta dei consumatori: appena le nuove norme andranno in vigore si potrà cambiare operatore telefonico in 1 giorno e si avrà diritto a informazioni tariffarie trasparenti e confrontabili, oltre alla possibilità di chiamare numeri gratuiti dall’estero e alla maggiore efficienza del numero unico europeo di emergenza (112).
I consumatori dovrebbero inoltre beneficiare di una maggiore concorrenza grazie alla possibilità, per i regolatori nazionali, di attuare la separazione funzionale delle reti controllate dagli operatori dominanti.
Il pacchetto di riforma introduce altresì nuovi strumenti di lotta contro spam, virus e altri attacchi informatici e darà vita a quello che la Commissione definisce un “New Deal” dello spettro radio, volto a incoraggiare gli investimenti in nuove infrastrutture e assicurare “l’accesso alla banda larga per tutti”.
Per ridurre il digital divide, la Ue intende infatti garantire una migliore gestione dello spettro radio e, approfittando del cosiddetto ‘dividendo digitale’, rendere disponibile lo spettro per i servizi senza filo a banda larga nelle regioni in cui la costruzione di una nuova infrastruttura in fibra ottica sarebbe troppo costosa.
Uno tra i punti più dibattuti riguarda la riduzione dei mercati sottoposti a regole ex ante che passano da 18 a 10, in ragione, ha spiegato la Commissione, “dei progressi ottenuti in questi ultimi anni dalla maggior parte degli stati membri in fatto di concorrenza e di scelta per i consumatori”.
Ciò permetterà alla Commissione e alle autorità nazionali di regolamentazione di concentrarsi sui principali ostacoli allo sviluppo di alcuni settori chiave quale ad esempio il mercato della banda larga.
I mercati che non saranno più sottoposti a regole ex ante sono: Mercato 3 (Servizi telefonici Locali e/o Nazionali in postazione fissa per clienti residenziali); Mercato 4 (Servizi telefonici locali e/o internazionali forniti in postazione fissa per clienti residenziali); Mercato 5 (Servizi telefonici locali e/o nazionali forniti in postazione fissa per clienti non residenziali); Mercato 6 (Servizi telefonici internazionali forniti in postazione fissa per clienti non residenziali); Mercato 7 (Insieme minimo di linee affittate); Mercato 10 (servizio di transito nella rete telefonica pubblica fissa); Mercato 14 (fornitura all’ingrosso di segmenti di linee affittate su circuiti interurbani); Mercato 15 (accesso e raccolta delle chiamate nelle reti telefoniche pubbliche mobili); Mercato 17 (mercato nazionale all’ingrosso per servizi internazionali di roaming per le RT pubbliche mobili); Mercato 18 (servizi di diffusione radiotelevisiva per la trasmissione di contenuti agli utenti finali).
Su questi mercati, la Commissione non ritiene più necessaria l’imposizione di una regolazione ex ante, anche se viene riservata facoltà ai regolatori nazionali di dimostrare, attraverso un’accurata analisi di mercato, l’esistenza di gravi problemi di concorrenza su questi mercati. In tali circostanze, potrà essere mantenuta la regolazione ex ante.
“La nostra decisione – ha spiegato il Commissario ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding – mostra che la commissione prende molto sul serio il principio del ‘meglio legiferare’. Dal momento che i mercati delle telecomunicazioni evolvono verso una situazione di concorrenza effettiva, la regolazione settoriale diventa superflua”.
“Dobbiamo piuttosto accordare priorità – ha aggiunto il Commissario Reding – alla regolazione dei mercati nei quali persistono problemi strutturali, come quello dei servizi a banda larga”.
È proprio su questo mercato che quasi tutti i regolatori nazionali hanno segnalato importanti problemi di concorrenza e che la Reding ha bacchettato l’Italia, dove “la mancanza di concorrenza effettiva penalizza i consumatori che in questa situazione sono i perdenti, pagando tariffe più elevate”.
Il nostro Paese – in compagnia di Grecia, Malta e Polonia – presenta una situazione concorrenziale disastrosa “soprattutto nella telefonia fissa”, dove appena il 10% degli abbonati è legato a un operatore alternativo.
Di conseguenza, la banda larga registra una penetrazione a macchia di leopardo, con una copertura del 100% nelle aree urbane, e appena del 50% fuori delle città.
“Vorrei che queste lacune non ci fossero – ha concluso la Reding – che questi buchi neri nella mappa europea della banda larga venissero meno”.
Per attuare in modo rapido ed efficace la riforma – che dovrà essere approvata dal Parlamento e dal Consiglio dei Ministri della Ue – la Commissione ha anche proposto la creazione di un’Autorità europea del mercato delle telecomunicazioni “con il compito di assicurare che i servizi di comunicazione importanti (quali l’accesso Internet a banda larga, il roaming dei dati, la telefonia mobile a bordo degli aerei e delle navi e i servizi transfrontalieri per le imprese) siano disciplinati in maniera più uniforme nei 27 Stati membri”. La nuova Authority per le tlc combinerà in modo più efficace le funzioni di due organismi esistenti: il Gruppo dei regolatori europei (ERG) e l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA).
Secondo il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, le riforme andranno a creare “un mercato unico di 500 milioni di consumatori” che offrirà “nuove possibilità agli operatori di telecomunicazioni, a condizione che l’Europa contribuisca ad assicurare una concorrenza effettiva e l’uniformità delle regole del gioco”.