Il voto delle politiche inglesi e delle legislative francesi sono state un voto contro l’estremismo di destra e contro tutti i populismi – nazionalisti e sovranisti e di sostegno ad una democrazia inclusiva ora sotto attacco sulle due sponde dell’Atlantico. A Place de la Republic come a Trafalgare Square abbiamo visto folle gioiose per una vittoria della democrazia su destre estreme emergenti in tutta Europa, e anche contro tutti gli autoritarismi e le autocrazie vista anche la forte partecipazione su entrambe le sponde della Manica.
In UK la maggioranza è chiara e forte e con un Governo già in campo, mentre in Francia l’avanzata delle destre estreme è stata fermata ma dove servirà tempo per uno sforzo aggiunto di costruzione di una coalizione sostenibile e credibile di centro-sinistra. Respingere il tentativo di spallata dell’estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardellà non ha anche significato la formazione di una maggioranza stabile, credibile e sostenibile che dovrà realizzarsi. Ma i francesi hanno comunque dato una indicazione certa di un equilibrio coalizionale di centro-sinistra. Per una semplice ragione: i 2/3 terzi dei francesi non vogliono il RN di Le Pen-Bardellà che escono sconfitti e vogliono una maggioranza di centro-centro (improbabile) o di centro-sinistra (più probabile) da costruire attorno ad un progetto non di breve andare e guardando alle prossime presidenziale del 2027. Proprio perché il fallimento di questo progetto significherebbe regalare la Francia al RN con tutte le sue disastrose ricadute europee e globali. Tutti i sondaggi pre-elettorali sono stati clamorosamente smentiti e con sollievo dei francesi (e di tanti europei) che a Place de La Republic stanno festeggiando con gioia e serenità contro tutte le previsioni di conflitti incendiari minacciati dalle destre. Certo il puzzle nella Republique è tutto qui per offrire soluzioni ai francesi innanzitutto e contemporaneamente all’Europa-mondo.
La tensione infatti cresce tra le scelte di Melenchon (nel Front Populaire), Glucksmann e dei macronisti di Ensemble (senza un ruolo troppo forte di Macron possibilmente). Gli “estremismi” anche qui – nel centro/sinistra – andranno forse isolati per trovare l’equilibrio possibile e necessario dopo avere “anestetizzato” la spinta del RN. La grande mobilitazione antifascista francese accesa dell’azzardo di Macron ha funzionato almeno in parte e non lo ha troppo penalizzato essendo non solo “sopravvissuto” ma non avendo perso troppo peso per strada rispetto alle previsioni perché probabilmente ha fatto i conti con il lungo periodo volendo stoppare la destra guardando anche al 2027. Infatti, Ensemble e Front Populaire (diviso in quattro gruppi tra Insoumise, socialisti, verdi e comunisti) si equivalgono con 163 e 187 seggi ed entrambi in crescita avendo funzionato bene i meccanismi di desistenza (“triangulaire”).
Mentre gli sconfitti sono proprio RN e suoi alleati, compreso ovviamente Putin con le sue azioni di disturbo elettorale sui social. Il voto francese va dunque interpretato come un voto di moderazione e di stabilità e ora si dovrà trattare per costruire il perimetro coalizionale utile e necessario e i socialisti ambientalisti movimentisti di Raphael Glucksmann faranno probabilmente da ago della bilancia tra FP e Ensemble purché avvenga tra “politici adulti, consapevoli e responsabili”. I francesi si sono uniti contro l’estrema destra residualizzandone il pericolo ma si è “disunito” indicando la via da imboccare, certo segnalando la necessità di una coalizione anche guardando alle elezioni presidenziali del 2027 che vedrebbero un grande candidato in Edouard Philippe, già sindaco di Le Havre e Ministro nei Governi Rocard del partito di Horizon e vicino ai socialisti.
Certo sconfitta inattesa della destra con queste dimensioni si è realizzata anche dal rifiuto espresso di qualsiasi coalizione nella sicurezza di stravincere che i francesi hanno invece bocciato soprattutto con una eccezionale partecipazione al voto (attorno al 70%) avendo giocato anche un voto di opinione con il coinvolgimento di calciatori di primo piano (come Mbappè capitano dei Blues che si è esposto direttamente con molti altri), cantanti e attori vari. Una lezione per l’Europa e per l’Italia ma non meno per gli USA: le destre si possono sconfiggere su una linea europeista, anti-sovranista e post nazionalista. Tenendo conto che già nel 1936 governò un Fronte Popolare di Leon Blum.
Ora tuttavia servirà una coalizione attorno ad un certo grado di omogeneità delle forze di centro-sinistra e/o di centro ovviamente partendo dalla vocazione europea e dalla partnership con la Nato. Siamo alla novità francese di un Assemblè National che dovrà trovare un confine democratico chiaro, attorno ad una forte proiezione europea che è irreversibile compreso l’asse con la Germania come architrave continentale compreso il supporto a Kiev e a soluzioni umanitarie urgenti per Gaza. Nel complesso la sorpresa francese si somma alla non sorpresa inglese verso un mondo più inclusivo e più giusto, distribuendo con equità la ricchezza prodotta con modelli capitalistici sostenibili e con una nuova centralità dello Stato. Lo stesso bilanciamento tra forza del Presidente e forza del Parlamento sarà il grande tema istituzionale da una Republique verticale ad una più orizzontale e popolare di uno Stato Relazionale (non erogativo e non autoritativo).
Questa la chiave per costruire una coalizione sostenibile e credibile perimetrando la “omogeneità” più adatta a questo “grande salto” che non sia un salto nel buio che riconsegnerebbe la Francia alla destra più estrema e che i francesi hanno bocciato “senza se e senza ma “ oltre che contro tutti i “veti incrociati più estremi”. Ora tocca alla politica e ai politici francesi del Centro e Centro-Sinistra estrarre dai tre blocchi usciti dal voto che sembrano equivalenti, una coalizione credibile e sostenibile. Instabilità francese ma non ingovernabilità – verrebbe da dire – che dipenderà dalle scelte politiche delle coalizioni che emergeranno e che influenzano sia il centro / centro-sinistra che la destra-destra. Dovendo trovare soluzioni sostenibili sui grandissimi temi come l’emigrazione e il climate change da “bilanciare” con il debito pubblico, i fattori di crescita e il ruolo delle nuove tecnologie con logiche coalizionali “inedite” per la Francia tra alleanze forzate, fratture istituzionali e bricolage di corto respiro.
Qui l’Italia forse può insegnare qualcosa (con i Governi tecnici?) nonostante le delusioni di Salvini e in parte della Meloni per un estremismo nazionalista e sovranista francese che non avanza, anzi regredisce e complica le alleanze nel Parlamento europeo con una maggioranza “Ursula” rinforzata e probabilmente rilanciata. Il gioco di domani rimane tuttavia ancora nelle mani di Macron visto che in Francia non c’è “voto di fiducia”, ma c’è un voto di “sfiducia” su misure specifiche dove servono maggioranze chiare. I tempi della crisi saranno prevedibilmente lunghi anche se non lunghissimi per non fare regali gratuiti all’estrema destra e alla demagogia populista “del caos”, ma per ora la piazza storica della democrazia mondiale e dei diritti è salva e con questa l’Europa.
Certo la Francia andrà unita e pacificata per fare avanzare le grandi riforme di cui ha bisogno e per ridurre le diseguaglianze dall’Ile de France alle banlieu, dalle città alle campagne, dal Mare del Nord al Mediterraneo, spegnendo gli incendi post-coloniali e sapendo che le bi-nazionalità sono una grande opportunità e non una minaccia per una sicurezza che va spesa in altre forme, educando, includendo e convincendo, possibilmente in un quadro europeo multietnico e multiculturale. La sfida francese è solo all’inizio e ci accompagnerà fino al 2027 e chi verrà vivrà!