Nomine Cinecittà in settimana e forse anche la nuova Commissione Esperti Cinema e Audiovisivo del Mic

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Il sistema culturale italiano continua ad essere “governato” con numeri spesso dati a casaccio e politiche senza valutazioni di impatto. Oggi gli Stati Generali dell’Animazione a Firenze.

La settimana che inizia lunedì 8 luglio 2024 potrebbe essere foriera di alcune significative novità nell’economia del sistema cine-audiovisivo…

Ad horas” dovrebbe essere formalizzata la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione di Cinecittà (come abbiamo ben segnalato venerdì scorso su queste colonne), nelle persone di Chiara Sbarigia (attuale Presidente, nominata dall’allora Ministro “dem” Dario Franceschini) e di Manuela Cacciamani (titolare della società di produzione One More Pictures srl).

La prima è anche Presidente dell’Associazione dei Produttori Audiovisivi Apa e la seconda Presidente dell’Unione Editori e Creators Digitali dell’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali) presieduta da Francesco Rutelli (vedi “Key4biz” del 5 luglio 2024, “Anica e Apa ai vertici di Cinecittà ed il Consiglio di Stato boccia il ricorso sull’elezione del Cda Rai”). 

Chiara Sbarigia è stata Segretaria Generale dell’Apa per molti anni, per esserne nominata Presidente un anno fa. Manuela Cacciamani guida una società di produzione che va a gonfie vele, passata dai 3,8 milioni di euro di ricavi del 2022 a 6,8 milioni del 2023 (con un incremento dell’80 % circa in un anno soltanto), beneficiando di contributi pubblici per 2 milioni di euro nel 2023. La sua vicinanza politica alla destra ha radici lontane, avendo contribuito agli spot di campagne elettorali di Giorgia Meloni fin da dieci anni fa (in occasione delle elezioni politiche regionali del febbraio 2013) ed avendo collaborato con la attuale Premier quando era Ministro della Gioventù – dal 2008 al 2021, con Silvio Berlusconi premier – producendo tra l’altro nel 2021 uno spot pubblicitario per una campagna a favore delle aziende che intendevano assumere giovani genitori disoccupati (spot prodotto attraverso la Direct 2 Brain srl, partecipata al 50 % dalla One More Pictures srl). 

Sicuramente – come abbiamo scritto venerdì scorso – Cacciamani, se verrà cooptata come Presidente di Cinecittà, andrà a cedere le quote della sua società (così come riteniamo Sbarigia andrà a cedere le sue quote in Apa Servizi srl),

Tra l’altro, la One More Pictures di Manuela Cacciamani (e di Gennaro Coppola) controlla anche il 50 % delle quote di Videocity srl, assieme ad Esperienza Italiana – Italian Experience srl di Francesco Rutelli (Presidente dell’Anica). Esperienza Italiana – Italian Experience srl è la società che, a sua volta, controlla l’80 % di Videocittà srl (il restante 20 % è di Anica Servizi srl), che organizza dal 2017 la kermesse di Videocittà (ideata da Francesco Rutelli), giunta alla settima edizione e conclusasi ieri sera domenica 6 luglio (la società è presieduta da Rutelli ed ha Francesca Medolago Albani – Segretaria Generale di Anica – ed il commercialista Walter Ventura come consiglieri). Videocittà srl ha registrato nel 2023 ricavi per 1,1 milioni di euro, a fronte dei 751mila euro del 2022, e dichiara di aver percepito 331mila euro di contributi pubblici. 

Vedremo.

Un altro test per il Ministro Gennaro Sangiuliano è rappresentato dalle “Commissioni degli Esperti” della Legge Cinema e Audiovisivo che sta per nominare (le avrebbe potute nominare già da mesi, essendo scaduta da metà marzo la precedente commissione prevista dalla Legge Franceschini): la vicenda è avvolta da nebbie ancora più profonde di quelle di Cinecittà. 

Soltanto Roberto D’Agostino, in un curioso dossier, inverecondo e pesantissimo nei confronti del Ministro (una raccolta degli errori e delle gaffes, “borderline” col rischio di querela: “Ma ‘sto nostro disgraziato Paese cosa ha fatto di male per meritarsi Ministro della Cultura, tale Sangiuliano Gennaro”), ha affrontato il tema, scrivendo, nel suo “Dagoreport”: “ma il peggio dell’amichettismo senza limitismo deve ancora arrivare. “Genny O Miracolato” dovrebbe nominare nelle prossime settimane i componenti delle nuove commissioni cinema. E i nomi che si vociferano sono: il giornalista multi-tasking di “Repubblica” Antonio Monda, dotato di un fratello direttore dell’“Osservatore Romano” che è tanto caro al sotto-“sacrestano” di Palazzo Chigi, il pio Alfredo Mantovano. La Via Trucis continua con eminenti conoscitori dell’arte cinematografica: l’amico di vecchia data e di cene, l’irpino con una sola camicia, Gigi Marzullo, il giornalista di “Libero”, Francesco Specchia; l’avvocato Manuela Maccaroni, già da lui nominata all’Osservatorio per la parità di genere al Ministero, ben nota ai tele-morenti come giudice del programma televisivo “Torto o Ragione – Il Verdetto Finale” su Rai Uno. (Da notare che i membri di queste commissioni avranno un lauto gettone, si parla di 40 mila euro a testa all’anno, mentre in passato sono state sempre a titolo gratuito)”.

Cosa accadrà?! 

Abbiamo proposto al Ministro Gennaro Sangiuliano di mettere in atto una procedura come quella a suo tempo promossa dal suo predecessore: almeno un avviso pubblico a presentare candidature (così fece Dario Franceschini), magari rivelando poi anche i criteri metodologici della selezione che sempre in capo al Ministro resta. Nessuna reazione. 

E peraltro nulla si sa nemmeno della struttura di questa nuova commissioni: in verità, dovrebbero essere due, una focalizzata sulla “produzione” ed una sulla “promozione”. Si sa soltanto (come previsto dalla Legge di Bilancio 2024) che andranno a beneficiare di un budget di rispettivamente 500.000 euro la prima (produzione) e di 200.000 euro (promozione) la seconda: così finalmente si corregge un errore grave che si andava riproducendo da anni, con professionisti coinvolti nella gestione di danaro pubblico, ma “senza oneri per l’amministrazione” (peraltro un budget dovrebbe essere previsto anche per il massimo organo di consulenza del Ministero in materia, quel Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo, nominato in assoluta autocrazia dal Ministro, affidato alla presidenza dell’avvocato Francesca Assumma). Abbiamo affrontato questo tema da molto tempo: si veda, da ultimo, “Key4biz” del 13 maggio 2024, “Associazioni degli autori cinematografici e audiovisivi sollecitano al Mic la formazione delle nuove ‘commissioni esperti’”).

Molto ci sarebbe da scrivere su strane dinamiche come quella del “Dagoreport” di giovedì scorso (senza dubbio un siluro lanciato contro il Ministro da un qualche suo avversario), così come sulla vicenda del “Premio Strega” durante la cui serata di premiazione la conduttrice Geppy Cucciari ha preso in giro il Ministro (durante una trasmissione su Rai3abbastanza effervescente ma con dei siparietti ignobili strumentalizzando frammenti audiovisivi di repertorio di mostri sacri come Italo Calvino per penose parodie), così come della vicenda dei fischi “censurati” in occasione dell’intervento del Ministro al Taobook (Taormina International Book Festival, guidato da Antonella Ferrara), e ci torneremo presto.

Riteniamo importante segnalare un’iniziativa interessante che si tiene oggi pomeriggio a Firenze: il titolo non ci piace, in quanto retorico e abusato (quanti inutili “stati generali”…), ma l’obiettivo è senza dubbio valido, quanto ambizioso, ovvero cercare di comprendere “lo stato dell’arte” del settore dell’animazione in Italia. Gli “Stati Generali dell’Animazione Italiana 2024” sono organizzati da Cartoon Italia in collaborazione con Anica e Asifa Italia, e promossi da Toscana Film Commission di Fondazione Sistema Toscana. L’evento inizia oggi alle 14.00, sarà ospitato da DogHead Animation, lo studio che con i suoi circa 500 artisti ha dato vita alle serie animate di Zerocalcare e a molte altre produzioni. La Presidente di Cartoon Italia, Maria Carolina Terzi (titolare di Mad Entertainment) ha spiegato: “la situazione dell’industria dell’animazione in Italia è molto cambiata rispetto agli ultimi Stati Generali del 2016 a Roma, il numero di addetti è quasi triplicato, le imprese sono molto cresciute, e qualcuna è oggi parte di grandi gruppi europei (il che non può essere esattamente motivo di orgoglio per il sovranismo culturale nazionale, n.d.r.) Alcuni degli obiettivi emersi all’epoca sono stati raggiunti, altri no. Tra i più importanti risultati, c’è sicuramente il credito d’imposta che, insieme ai contributi selettivi e automatici, è stato determinante nel rafforzare il peso della nostra industria su scala europea e internazionale”. Nel corso dell’evento sarà analizzata dai protagonisti del mondo dell’animazione italiana la nuova normativa “provando a valutarne l’impatto sulle produzioni”, annunciano i promotori (e correttamente scrivono “provando”, in assenza di un dataset minimamente adeguato): “tra gli obiettivi mancati – sostiene Terzi – c’è senza dubbio la mancata introduzione della sottoquota animazione negli obblighi di investimento degli operatori media privati. Questo resta il grande limite strutturale del nostro comparto, sia sul piano editoriale che su quello industriale”.

Oltre alla partecipazione dei produttori associati a Cartoon Italia, autori, professionisti e dei direttori delle Film Commission, è annunciato l’intervento, di persona o da remoto, tra gli altri, di Nicola Borrelli (Dg della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Mic), Benedetto Habib (Presidente dell’Unione Produttori Anica), Francesca Medolago Albani (Segretaria Generale dell’Anica), Luca Milano (Presidente del Gruppo Kids Media Uer/Ebu, ma soprattutto Direttore di Rai Kids), Federico Mollicone (Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati), Francesco Rutelli (Presidente Anica), Andrea Occhipinti (Amministratore Delegato Lucky Red), Bruno Zambardino (Responsabile Affari Europei, Dgca Mic)…

Ci limitiamo ad osservare che non è attualmente disponibile una ricerca che consenta di conoscere in modo approfondito la situazione strutturale e di mercato dell’industria dell’animazione in Italia: come si possono organizzare degli… “stati generali”, in assenza di analisi approfondite e dati aggiornati?! 

Si corre il rischio di invocare genericamente le solite magnifiche e progressive sorti del settore, senza comprenderne al meglio le dinamiche di funzionamento.

Ricordiamo che la prevista “valutazione di impatto” sulla Legge Cinema e Audiovisivo (l’ultima, relativa all’anno 2022), è stata pubblicata sul sito web del Senato soltanto il 6 giugno 2024, e non ha registrato nessuna attenzione da parte della comunità professionale (se non su queste colonne): in effetti, questo report (affidato dalla Dgca Mic per la sesta volta consecutiva ad Università Cattolica e Ptsclas spa) non consente in alcun modo di comprendere il reale stato di salute del settore – nella sua interezza, inclusa l’animazione – e nemmeno di comprendere le reali ricadute del “Tax Credit” (si rimanda a “Key4biz” del 7 giugno 2024, “Legge Cinema e Audiovisivo: pubblicata la “valutazione di impatto” ma è quella per l’anno 2022. L’analisi”).

Eppure è stata messa in moto una “riforma” della “Legge Franceschini” e del tax credit, procedura che è stata avviata ormai un anno fa, ed il cui risultato tarda ancora a divenire pubblico…

Si continua a governare il sistema culturale nasometricamente, senza adeguata strumentazione di conoscenza. Investimenti in animazione: 116 milioni di euro nel 2022, a fronte di 672 milioni per film e serie?!

Vale anche per l’animazione…

In verità, una qualche rara esplorazione c’è stata, anni fa, ma né il Ministero della Cultura né la Rai (che resta il principale “co-produttore” dell’animazione italica) hanno deciso di dare continuità ad iniziative promosse dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale: nel 1997, IsICult ha prodotto la prima ricerca mai realizzata in Italia sull’industria dell’animazione, intitolata “Il settore dei cartoni animati: rafforzamento strutturale e di internazionalizzazione”, finanziata da Rai, che ha gettato le basi per un “Osservatorio sull’Animazione e i Contenuti Digitali”, che ha visto nel 2009 la prima (ed unica) edizione. La prima ricerca è stata oggetto di una edizione a stampa e di pubblica presentazione, mentre l’Osservatorio è rimasto chiuso nei cassetti di Viale Mazzini per misteriose ragioni…

Qualche dato, ma frammentario, sulle dimensioni dell’industria italiana dell’animazione è acquisibile dal “Rapporto Apa sulla Produzione Audiovisiva Nazionale” (la quinta edizione è stata presenta il 13 ottobre 2023 nell’economia del Mia – Mercato Internazionale Audiovisivo), ma non è certamente sufficiente per comprendere quali siano le condizioni reali, le criticità e le prospettive di questo settore. Secondo il rapporto curato da eMedia per Apa (Associazione Produttori Audiovisivi), il volume degli investimenti in animazione sarebbe passato dai 40 milioni di euro del 2017 ai 116 milioni di euro del 2022 (a fronte, nello stesso anno, di 672 milioni di euro per film e serie, 370 milioni per l’intrattenimento, 67 milioni per i documentari, ma si tratta di dati da prendere tutti con prudenza): cifre significative ma che, da sole, non consentono certo di comprendere le necessità del settore, al di là della invocazione della “sotto-quota” obbligatoria negli investimenti da parte di emittenti televisive e piattaforme…

Una conferma del deficit di dati (e quindi della conseguente in/capacità di comprendere i fenomeni della offerta e della domanda), in generale sul sistema culturale italiano, è data da un comunicato stampa diramato qualche settimana fa (il 10 giugno 2024) dallo stesso Ministero della Cultura, intitolato “Il cinema e lo spettacolo dal vivo: qualche dato”. 

Il Ministero della Cultura: in Italia “attivi 5.239 cinema”? Errore marchiano: siamo a poco più di 600 (fonte Cinetel)…

Si leggeva nel comunicato diramato dall’Ufficio Stampa del Mic: “Dopo ‘Minicifre della cultura. Edizione 2023’ – dedicata all’analisi del quinquennio 2018-2022 – è in lavorazione ‘Minicifre della cultura. Edizione 2024’, che sarà disponibile in autunno, presentando le rilevazioni del triennio 2021-2023.  In attesa degli esiti della nuova ricerca, pubblichiamo anticipazioni mensili di dati inediti che offrono uno sguardo sul settore culturale in Italia” (sulla sostanziale debolezza, e finanche inutilità, di queste “Minicifre” ministeriali, abbiamo già scritto: vedi “Key4biz” del 4 dicembre 2023, “Dall’“Atlante delle Imprese Culturali e Creative” della Treccani alle “Minicifre della Cultura” del Ministero: quando la ricerca porta acqua alla conservazione”).

Cosa “rivelava” il Ministero della Cultura un mese fa, rispetto al cinema? Quanto segue: “Nel 2022, in base all’indagine multiscopo sulle famiglie condotta da Istat, una persona su tre è stata almeno una volta al cinema; se si considera il giovane pubblico, di età compresa fra i 6 e i 24 anni, la quota sale ad una persona su due. Guardando le rilevazioni Siae, nello stesso anno risultano attivi in Italia 5.239 cinema, di cui il 20 % solo in Lombardia e oltre la metà situata nelle regioni del Nord. Le sale cinematografiche hanno accolto circa 48 milioni di spettatori, un dato che, da un lato, conferma una ripresa a seguito del periodo dell’emergenza pandemica, mentre, dall’altro, evidenzia anche un dimezzamento del pubblico rispetto al 2018, indice del permanere di alcune difficoltà”. Diverte la formula… “alcune difficoltà”: alcune?!? Abbiamo già segnalato che, una decina di giorni fa (giovedì 27 giugno) la quota dei film italiani nelle sale cinematografiche risultava crollata al 3 (tre) per cento.

Ci limitiamo a segnalare un errore marchiano nelle elaborazioni ministeriali: quel dato di “5.239 cinema” (sic) riportato dal Ministero è una errata interpretazione della rilevazione della Siae, tratta dall’“Annuario Statistico” della Società Italiana Autori Editori (edizione 2022), che non si riferisce ai cinematografi attivi in modo continuativo, ma semplicemente ai “luoghi” (ovvero i “locali”) nei quali, nel corso dell’anno, c’è stata anche soltanto 1 (una) proiezione cinematografica (anche occasionale o comunque temporanea, per esempio con le arene estive). 

I cinematografi veri, in Italia, attualmente, secondo dati Cinetel (società di rilevazione di Anec ed Anica) aggiornati a fine giugno, sono 624 soltanto (per un totale di 2.368 schermi). Questi cinematografi raccolgono ben oltre il 90 % del “box office” italiano.

Ciò basti, per far comprendere come si (mal) “governa” il sistema culturale italiano, con numerologie rozze e spesso numeri veramente a casaccio, e politiche assai approssimative… Mancano dati, e – quel che è peggio (temiamo) – sembra manca anche la volontà di conoscere questi dati.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”. 

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