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Meta rischia una multa salata per il modello “dai il consenso o paga” di Facebook e Instagram

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Le accuse contro il colosso tecnologico statunitense fanno seguito ad una prima indagine dell'UE nei confronti di Apple per accuse formali ai sensi del Digital Markets Act (DMA).

Alla fine di giugno, l’Unione Europea ha condiviso i risultati preliminari secondo cui Apple aveva violato il Digital Markets Act (DMA), la prima azione normativa del blocco da quando la legge è entrata in vigore a marzo. Ora è il turno di Meta, con l’UE che annuncia che anche Facebook e il proprietario di Instagram hanno violato parte delle misure.

La Commissione europea ha avviato per la prima volta un’indagine nei confronti di Apple, Meta e della società madre di Google, Alphabet, poco dopo che la DMA è diventata legge. I risultati preliminari si concentrano sulle preoccupazioni relative al modello “dai il consenso o paga” di Meta. Il colosso americano, almeno per ora, offre agli utenti la possibilità di scegliere se avere accesso gratuito alle sue app e acconsentire alla condivisione dei dati o pagare per vietarne la raccolta. La dichiarazione della Commissione sostiene che Meta “non permette alle persone di optare per un servizio che utilizza meno i loro dati personali ma che è altrimenti equivalente al servizio basato su annunci personalizzati”.

Le accuse dell’UE contro Meta

Inoltre, per l’UE, Meta non “semplifica l’esercitazione del diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei propri dati personali” Facendo eco alle dichiarazioni del passato, la Commissione ha chiesto a Meta di creare una “alternativa equivalente” che non richieda il pagamento di commissioni. L’organismo di regolamentazione dell’UE ha tempo fino alla fine di marzo 2025 – un anno dopo l’apertura dell’indagine – per prendere una decisione definitiva.

Se Meta venisse giudicata colpevole di aver violato la DMA, potrebbe dover pagare una multa pari al 10% delle sue entrate globali annuali. “L’abbonamento senza pubblicità segue le indicazioni della più alta corte d’Europa e rispetta la DMA. Attendiamo con impazienza un ulteriore dialogo costruttivo con la Commissione europea per portare a termine questa indagine”, ha affermato l’azienda.

A fine maggio, Riccardo Acciai, Direttore del Servizio relazioni internazionali e con l’Unione Europea del Garante per la protezione dei dati personali, durante un intervento al “Bootcamp sulla Data Protection”, il seminario organizzato da Labor Project e Opticon Data Solutions, aveva detto: “Fino al 25 maggio 2018, un colosso come Facebook basava sul consenso degli utentj come base giuridica dei trattamenti per fini di pubblicità sui suoi social. Poi tale modus operandi è stato cambiato con la piena entrata in vigore del GDPR, basando i trattamenti su un contratto con gli utenti. Ma questa opzione non era in linea con la normativa sulla protezione dei dati personali europea”.

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