Ars Artificialis: una rubrica a cura di Nicola Grandis. Parlare e dialogare sulla migliore approssimazione di Arte Artificiale realizzata sin qui dall’uomo, quella che comunemente viene definita Intelligenza Artificiale. Per leggere tutti gli articoli clicca qui.
Non abbiamo scoperto l’elettromagnetismo, ma abbiamo inventato la Radio con Marconi.
Non abbiamo scoperto scoperto la polimerizzazione, ma abbiamo inventato la Plastica con Natta.
Non abbiamo scoperto l’elettricità, ma abbiamo inventato il Telefono con Meucci.
Non abbiamo scoperto la Teoria dell’Informazione, ma abbiamo inventato il PersonalComputer con Perotto.
Non abbiamo scoperto il Processore, ma abbiamo inventato lo Z80 con Faggin. E questo solo per restare nell’ultimo periodo, ma potremmo andare indietro di 3.000 anni sullo stesso swing.
Siamo italiani. Scarse risorse di base, un ecosistema di micro attività unico al mondo, una cultura fatta di tutti i paesi dove siamo andati e di tutti quelli che da noi son venuti. Una portaerei naturale tra Europa ed Africa, con relazioni forti con America (Colombo) ed Asia (Marco Polo), l’Australia è piena di italiani. Abbiamo un dono forse, che è la capacità di vedere prima degli altri, l’abilità creativa, il pensiero laterale, la capacità di astrazione.
2.000 anni fa pensammo di aggiungere pozzolana al cemento e ne nacque l’Ingegneria, che fu il successo dell’Impero Romano. Adesso abbiamo per le mani “l’Intelligenza Artificiale”, una Scienza che scotta, che in pochi davvero comprendono. I giganti stanno investendo, o sperperando, immani quantità di denaro per degli LLM che, da soli, sono quasi inutili. Producono modelli di dimensioni gigantesche che dopo 2 wow, nessuno sa come mettere a reddito. Tutti sanno che serviranno a qualcosa, che in certe cose sono fantastici, ma pochi sanno immaginare il finale.
Siamo Italiani, scarsezza di risorse, un paese non ricco di materie prime, se non una, il Talento.
L’AI ha solo bisogno di un piccolo Walled-Garden. Un recinto in cui fiorire. L’AI non nasce dai decreti e non si sviluppa per direttiva. Ha bisogno di un sottostante economico da favorire e moltiplicare, di imprenditori coraggiosi che dal motore di un trattore vedono la possibilità di costruire l’auto da corsa (Lamborghini), di poche norme ma ben concepite, di non troppi finanziamenti ma ben spesi.
L’ecosistema economico italiano potrebbe, per sua natura, distribuita e scalabile, beneficiare più degli altri dell’AI. Una soluzione AI non fa margini solo per l’azienda che la offre, ma anche tutto l’ecosistema che l’adotta.
È vero, costruivamo tombe anche senza pozzolana, ma non avremmo potuto costruire il Pantheon o il Colosseo senza quell’ingrediente. C’è un nuovo ingrediente, l’Intelligenza Artificiale, e tutto il mondo, tranne forse un paio di aziende, non hanno chiaro cosa farne.
Basterebbe forse un piccolo giardino murato dove far sbocciare le capacità che abbiamo. Un minimo di spazio tra le Giant Tech per mettere a terra i semi di una nuova rivoluzione. La Stella Alpina fiorisce nell’ impensabile.
Siamo italiani, guardiamoci intorno, perché il processo di polimerizzazione (di Karl Ziegler, Tedesco, Nobel) non sarebbe servito a nulla, se un italiano non ne avesse tratto la plastica.