Semaforo verde dal Senato americano per l’Advanced Nuclear for Clean Energy Act, o più semplicemente ADVANCE Act. Ottantotto voti favorevoli, appena due quelli contrari. A questo punto manca solo la firma del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il provvedimento diventerà esecutivo.
Dopo il via libera preliminare della Camera, non ci dovrebbero essere ulteriori ostacoli per il testo. Il Presidente Biden da tempo si è pronunciato favorevolmente su un rilancio dell’industria nucleare americana.
Un punto di vista, questo, che gode ormai del sostegno bipartisan, perché negli Stati Uniti da mesi si porta avanti una propaganda condivisa da Democratici e Repubblicani sul nucleare visto come fonte pulita e rinnovabile per decarbonizzare industria ed economia nazionale, ma anche per contrastare l’estremizzazione climatica e garantire crescente autonomia energetica.
Il disegno di legge non solo garantisce maggiori risorse finanziarie (il nucleare è costoso), ma allo stesso tempo offre la possibilità di semplificare i passaggi burocratici per le aziende che vogliono inserirsi in questo mercato, facilitando la concessione di licenze da parte della Nuclear Regulatory Commission (NRC), soprattutto nel segmento dei reattori nucleari avanzati (o di ultima generazione).
Proprio ieri, la Commissione ha proposto di istituire per i reattori di nuova concezione “voluntary alternative physical security requirements for advanced reactors”. Quasi una risposta al voto del Senato, ovviamente positiva.
Un favore alle aziende del nucleare come TerraPower di Bill Gates?
Ad esempio, l’ADVANCE Act potrebbe favorire il lavoro di aziende come Westinghouse, Bechtel e NuScale, nonché TerraPower, fondata nel 2008 da Bill Gates, che sta lavorando ad reattore Natrium da 4 miliardi di dollari nel Wyoming, sul sito di un vecchio impianto a carbone, in attesa proprio dei permessi definitivi.
La TerraPower ha fatto richiesta di permessi per il via libera ai lavori a marzo 2024, con l’obiettivo di sviluppare questa tecnologia (dovrebbe essere il primo reattore di questo tipo al mondo) entro il 2030.
Ovviamente in molti si sono immediatamente preoccupati per le conseguenze di questo provvedimento, soprattutto in termini di sicurezza, che dovrebbe essere l’aspetto principale su cui riflettere. Certo, il costo del benessere e di un mondo sempre più energivoro è sfruttare di più questa fonte energetica, ma è anche vero che basta un errore (dalla fase di progettazione alla classica disattenzione umana) per creare un disastro.
Le critiche dal mondo scientifico
Come spiegato il giorno prima del voto al Senato da Edwin Lyman, direttore della sicurezza per l’energia nucleare presso l’Union of Concerned Scientists (UCS): “È estremamente deludente che senza alcun dibattito significativo il Congresso sia sul punto di cancellare 50 anni di supervisione indipendente sulla sicurezza nucleare, modificando la missione dell’NRC, non per proteggere salute e sicurezza pubblica, ma soprattutto le esigenze finanziarie dell’industria e dei suoi investitori”.
“Rendere più efficiente il processo di concessione delle licenze per i reattori significa indebolire la sicurezza e il controllo a tutti i livelli – ha proseguito Lyman – ne consegue che la modifica della missione della NRC comporti il monitoraggio del rispetto dei soli livelli minimi di regolamentazione in ogni struttura supervisionata nel Pase”.
Questo significa, secondo l’UCS, che non solo i pericoli saranno maggiori e i livelli di controllo minori, ma che ogni azienda del settore potrà più facilmente sperimentare un reattore nucleare di nuova concezione, con elevati rischi di sicurezza per le popolazioni che vivono attorno al sito scelto.
Secondo i sostenitori del nucleare, questa legge finalmente abbatte i costi generali e i lunghi tempi di attesa per le licenze, aprendo così il mercato a nuove imprese e finanziatori. Non solo, potrebbe consentire agli americani di ridurre il gap con i cinesi nel mercato dei reattori di quarta generazione.
Due punti di vista molto distanti, che vedono aprirsi al centro un vuoto normativo crescente, che va ad erodere l’azione di controllo delle istituzioni, mettendo seriamente a rischio la sicurezza pubblica. Sovranità vuol dire anche difendere principi chiave, come la tutela non solo degli interessi privati ma anche del bene comune.