Unione Europea
La strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione, rilanciata tre anni fa, nel 2005, sta funzionando. Questa è la conclusione principale della relazione strategica sulle riforme economiche in tutta Europa pubblicata dalla Commissione.
La relazione dimostra che la strategia di Lisbona sta contribuendo al recente, notevole miglioramento dell’economia della Ue. Le riforme strutturali stanno inoltre cominciando ad aumentare il potenziale di crescita, migliorando le prospettive di prosperità a lungo termine. La risposta di alcuni Stati membri, tuttavia, è stata più energica di altri, e negli ultimi dodici mesi si è ravvisato qualche segno di “stanchezza da riforme”. Nel prossimo ciclo della strategia di Lisbona, l’Europa dovrà accelerare e approfondire le riforme economiche a livello comunitario e nazionale per attenuare l’impatto delle perturbazioni economiche globali e del rincaro dei prodotti di base. La relazione, che individua una serie di nuove iniziative politiche volte a rispondere a questa sfida e ad accentuare gli sforzi europei per adeguarsi e reagire alla globalizzazione, sarà presentata al Consiglio europeo di primavera del marzo 2008.
Secondo il Presidente della Commissione, José Manuel Barroso, “…La strategia di Lisbona funziona, sta creando crescita e occupazione. Aiuta l’Europa e i cittadini europei a trovare una giusta collocazione per affermarsi nell’era della globalizzazione”.
La strategia, ha ggiunto Barroso, “…Ha definito per l’Europa un programma economico comune concreto, che rispetta pienamente le differenze nazionali. Se però l’Europa vuole controllare la globalizzazione, non può accontentarsi dei risultati ottenuti finora. Si deve fare molto di più, visto che i progressi variano a seconda dei settori strategici e che in alcuni Stati membri il ritmo è nettamente più rapido che in altri. Il pacchetto odierno risponde all’esigenza di un’azione europea per far fronte alle incertezze sempre più accentuate che caratterizzano l’economia globale, nonché alla necessità di considerare ancora più prioritarie questioni come la dimensione sociale, l’istruzione e le competenze, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la flessicurezza, l’energia e i cambiamenti climatici”.
Il Vicepresidente Günter Verheugen, responsabile per le Imprese e la politica industriale, ha quindi spiegato che “…Per rimanere efficace, la strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione deve costituire un vero e proprio partenariato fra gli Stati membri e la stessa UE. Una delle novità più salienti del pacchetto odierno è il nuovo programma comunitario di Lisbona, che elenca le dieci priorità principali delle riforme a livello di UE. Tra di esse figurano misure volte a liberare il potenziale di crescita delle nostre piccole e medie imprese e a migliorare la regolamentazione per snellire le procedure burocratiche”.
“Intendiamo inoltre – ha aggiunto Verheugen – porre ancora di più l’accento sull’istruzione, la ricerca e lo sviluppo. Il nuovo programma comunitario di Lisbona sottolinea ulteriormente la dimensione esterna della strategia per la crescita e l’occupazione. Sarà sempre più fondamentale poter operare in condizioni di parità a livello internazionale. Queste riforme sono indispensabili per rilanciare l’economia europea e rispondere alle preoccupazioni quotidiane dei cittadini”.
Tra i risultati più importanti ottenuti grazie alla strategia di Lisbona, la Ue cita la crescita economica nell’UE-27, che nel 2006 era del 3,0%, e dovrebbe attestarsi al 2,9% nel 2007. Le riforme strutturali hanno contribuito ad innalzare dello 0,2%, dal 2005, il tasso di crescita potenziale stimato del PIL nella zona euro, portandolo al 2,25% circa nel 2007.
Negli ultimi due anni sono stati creati quasi 6,5 milioni di posti di lavoro e nel 2009 dovrebbero aggiungersene altri 5 milioni. La disoccupazione dovrebbe scendere al di sotto del 7%, raggiungendo il livello più basso dalla metà degli anni ’80. Per la prima volta in dieci anni, alla forte crescita dell’occupazione ha fatto riscontro un deciso aumento della produttività.
I disavanzi di bilancio dell’UE-27 sono stati notevolmente ridotti, passando dal 2,5% del PIL 2005 al previsto 1,1% nel 2007. Il debito pubblico dell’UE-27 è sceso dal 62,7% nel 2005 a poco meno del 60% nel 2007.
In quasi tutti gli Stati membri si può avviare un’attività commerciale nel giro di una settimana mediante uno “sportello unico” e sono state prese misure importanti per attuare il programma dell’UE per una migliore regolamentazione.
Circa metà degli Stati membri ha elaborato, o sta elaborando, politiche imperniate sul concetto di flessicurezza. Si è concordata una serie comune di principi di flessicurezza che gli Stati membri devono applicare adattandoli alle rispettive situazioni.
Tutti gli Stati membri si sono posti l’obiettivo nazionale di investire nella R&S. Se tutti questi obiettivi vengono raggiunti, nel 2010 la spesa per la R&S nell’UE si attesterà al 2,6% del PIL (contro l’1,9% nel 2005). Il miglioramento sarebbe considerevole anche qualora l’obiettivo chiave dell’UE del 3% (con un contributo del 2% da parte del settore privato) fosse raggiunto più tardi.
C’è però ancora molto da fare.
Negli ultimi tempi, infatti, la quota del PIL corrispondente alla spesa per la R&S nell’UE non è stata al passo con l’aumento dei tassi di crescita economica ed è scesa all’1,85% nel 2006, con notevoli differenze fra gli Stati membri. Questa tendenza costituisce un ulteriore ostacolo al conseguimento dell’obiettivo del 3% nell’UE.
Nonostante i miglioramenti registrati in termini di disavanzo e di debito, non ci si è avvalsi appieno di una crescita relativamente forte per ridurre i disavanzi strutturali, soprattutto nella zona euro.
Si può fare ancora molto per ridurre l’onere amministrativo e migliorare il contesto in cui operano le imprese, specialmente le PMI. L’apertura delle industrie e dei servizi di rete alla concorrenza è stata lenta.
Molti mercati del lavoro rimangono segmentati, con insider molto protetti e outsider a contratto più precari, con prospettive incerte. I sistemi didattici non permettono ai giovani di acquisire le competenze di cui hanno bisogno e che sono richieste dai datori di lavoro.
La mobilità dei lavoratori rimane relativamente limitata. Solo il 2% dei cittadini in età lavorativa vive e lavora in un altro Stato membro. In alcuni Stati membri, per cambiare lavoro bisogna ancora affrontare ostacoli considerevoli. La Commissione ha pertanto proposto un piano d’azione per la mobilità del lavoro comprendente 15 azioni concrete (vedi IP/07/1879).
L’Europa non sta al passo con le altre potenze economiche per quanto riguarda gli investimenti nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e il loro uso per incrementare la produttività.
Molti Stati membri sono indietro rispetto agli obiettivi di Kyoto e dovranno dar prova di notevole impegno per raggiungere i traguardi ambiziosi fissati dai leader dell’UE al Consiglio europeo di primavera del 2007, da realizzare mediante il pacchetto sull’energia e sui cambiamenti climatici che la Commissione presenterà nel gennaio 2008.
La relazione definisce una serie di nuove azioni in ciascuno dei quattro settori prioritari individuati dal Consiglio europeo di primavera del 2006 come i pilastri della strategia rinnovata. La Commissione chiede ai leader dell’UE di approvarle al Consiglio di primavera del marzo 2008.
Per quanto riguarda gli investimenti nelle persone e la modernizzazione dei mercati del lavoro, la relazione invita gli Stati membri a elaborare piani d’azione e a fissare traguardi per ridurre fortemente il fenomeno dell’abbandono scolastico precoce e migliorare le capacità di lettura di base.
Per quanto riguarda il contesto imprenditoriale, la relazione caldeggia l’adozione di un’impostazione strategica integrata, sotto forma di legge europea sulle piccole imprese, onde stimolare lo sviluppo e la crescita dei milioni di PMI all’origine di nove nuovi posti di lavoro su dieci.
In materia di conoscenza (istruzione, R&S e innovazione), la relazione propone di procedere verso la “quinta libertà”, cioè la libera circolazione della conoscenza, attraverso la creazione di un vero e proprio spazio europeo della ricerca e una giurisdizione integrata dei brevetti, con un brevetto unico accessibile. Si invitano gli Stati membri a definire strategie nazionali per la banda larga e a fissare traguardi nazionali per l’uso di Internet ad alta velocità, per arrivare a un tasso di connessione del 30% fra la popolazione dell’UE e garantire il collegamento di tutte le scuole entro il 2010.
Nel settore dell’energia e dei cambiamenti climatici, la relazione sottolinea quanto sia importante completare il mercato interno dell’energia e esorta gli Stati membri a fissare obiettivi obbligatori per la riduzione del consumo energetico negli edifici pubblici, nonché a inserire sistematicamente l’efficienza energetica fra i criteri di aggiudicazione degli appalti pubblici.
Il pacchetto accentua la dimensione esterna, associando l’apertura alla tutela legittima degli interessi europei. Il dialogo con i paesi terzi sarà intensificato e razionalizzato, con maggiore attenzione alle questioni di comune interesse attinenti alla globalizzazione come l’accesso al mercato, la convergenza normativa, la migrazione e i cambiamenti climatici. In futuro, la Commissione adotterà una relazione annuale unica sull’accesso al mercato, individuando i paesi e i settori dove sussistono ostacoli considerevoli.
Questi adeguamenti della strategia sono necessari per intervenire nei settori dove i progressi sono stati limitati, nonché per rispondere alle nuove sfide e alle mutate circostanze mondiali. Poiché questo non richiede una modifica degli orientamenti integrati concordati dagli Stati membri nel 2005, la Commissione propone di lasciare inalterati tali orientamenti per il prossimo ciclo. Il testo che li accompagna viene invece aggiornato in funzione delle mutate circostanze.
Il pacchetto odierno per la crescita e l’occupazione comprende un nuovo, innovativo programma comunitario di Lisbona per un’azione prioritaria a livello dell’UE nel prossimo ciclo triennale. Il nuovo programma stabilisce le dieci priorità principali per le riforme a livello di UE volte a rilanciare l’economia europea nei prossimi tre anni. Fra questi obiettivi prioritari vanno citati la legge sulle piccole imprese, il programma per una migliore regolamentazione, il settore della ricerca e dell’istruzione superiore e le iniziative in materia di brevetti, a cui si aggiungono l’aumento degli investimenti nelle persone, il miglioramento dell’occupabilità, altre misure per integrare i mercati europei dei servizi finanziari e rafforzarne la stabilità a fronte delle perturbazioni attuali e la promozione di una nuova politica industriale sostenibile.