Cinema e editoria

Borrelli (Mic): “Bozza in stato avanzato sui decreti Tax Credit per cinema e audiovisivo”. Ad horas? Mentre, i quotidiani perdono 8% lettori: chiudono dopo 38 anni “TrovaRoma” e “TuttoMilano”

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L’estenuante attesa delle nuove regole per il sostegno dello Stato a favore dell’industria cine-audiovisiva sembra destinata a concludersi. Crescono i segnali di crisi dell’editoria giornalistica. Chiudono il “TrovaRoma” e il “TuttoMilano” de “la Repubblica”. Le cifre in valore assoluto sono sconfortanti veramente (indicatore “copie pagate”): “Corriere della Sera” 212mila copie, “la Repubblica” 109mila copie, “Quotidiano Nazionale” 108mila (testate del gruppo Monrif: “il Resto del Carlino”, “La Nazione”, “Il Giorno”…), “Il Sole 24 Ore” 105mila, “La Gazzetta dello Sport” (del lunedì) 93mila…

Non è stato un annuncio in pompa magna… non è stata utilizzata la formula “ad horas”… ne ha scritto soltanto, ieri l’altro, un giornalista della versione web de “La Rivista del Cinematografo” (storica testata della Fondazione Ente dello Spettacolo – Feds, emanazione della Conferenza Episcopale Italiana – Cei)… la notizia non è stata ripresa da nessuno, ma merita d’essere rilanciata: l’articolo firmato da Gianluca Arnone su “Cinematografo.it” (la versione digitale della testata diretta da Davide Milani) reca un titolo chiaro e tondo, “Borrelli, settimana decisiva per la riforma del tax credit”. Sottotitolo: “Pochi giorni per l’ok dal Ministero dell’Economia”, annuncia il Direttore Generale Dg Cinema al summit internazionale dei produttori. E chiarisce: “Nuovo meccanismo avrà durata almeno triennale””. Pubblicato mercoledì 12 giugno.

La notizia è positiva quanto (quasi) esplosiva, perché, finora, il settore pendeva dalle labbra della Sottosegretaria delegata al Cinema e all’Audiovisivo, Lucia Borgonzoni, che in una intervista a “Il Sole 24 Ore” del 15 marzo 2024, ed in altre successive dichiarazioni, aveva manifestato, e ribadito, una previsione: un “si spera entro l’estate”, in relazione al decreto che dovrà regolare il controverso strumento del nuovo “credito d’imposta”, alla luce della riforma voluta dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano

Non dice… “ad horas”, il Dg Nicola Borrelli, ma – ha dichiarato ieri l’altro – che “la speranza è che questa settimanacon qualche aggiustamento di dettaglio, si possa avere la nuova legislazione sul credito di imposta”, a margine del panel dedicato all’analisi comparativa degli incentivi alla produzione ospitato dalla terza edizione dell’“Audio Visual Producers Summit” (Avps), conclusosi ieri a Scilla. A margine della kermesse, promossa dall’Apa – Associazione Produttori Audiovisivi assieme a Cinecittà – Borrelli ha detto: “esiste una bozza già molto avanzata che è stata mandata al Ministero dell’economia e agli altri ministeri coinvolti. L’intenzione è di approvare modifiche pensate per durare, dando un po’ di respiro al nuovo quadro normativo. Avere un sistema di regole costante almeno per il prossimo triennio”. 

Altre dichiarazioni del Dg meritano essere rilanciate. Il capo della Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero ha precisato che l’obiettivo della riforma in atto “non è per risparmiare sulle risorse disponibili ma per razionalizzare ed evitare sprechi e abusi che in alcuni ambiti circoscritti ci sono stati. La riforma non è fatta per motivi di cassa dunque, ma per evitare sprechi”. 

Razionalizzare i meccanismi di sostegno al settore cine-audiovisivo per evitare sprechi e abusi

È evidente che, rispetto all’uso ed abuso del “Tax Credit” nel corso degli anni, ormai il livello di coscientizzazionedell’autorità politica e della pubblica amministrazione è netto: si è espresso con durezza il Ministro, si è espressa con diplomazia la Sottosegretaria, si esprime ora tecnicamente il Direttore Generale… 

Certo, nessuno di loro ha usato l’espressione “fatture false”, pratica denunciata dall’avvocato Michele Lo Foco, membro del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca, presieduto da Francesca Assumma), ma ormai la presa di coscienza sembra inequivocabile. 

D’altronde, abbiamo segnalato martedì scorso su queste colonne come la stessa senatrice leghista Lucia Borgonzoniabbia usato l’espressione “sovrafatturazioni”, per segnalare una delle criticità del sistema, ovvero una delle pratiche messe in atto da imprenditori non propriamente eccellenti…

Nicola Borrelli ha confermato l’introduzione di “un limite minimo di spesa su territorio italiano” ed altri interventi più operativi sulla parte di post-produzione, assicurando che “la dotazione di risorse resterà assolutamente adeguata alle necessità di investimento”. 

A proposito del tax credit “internazionale”, il Dg ha segnalato che “i costi ‘sopra la linea’ avranno linee differenziate di intervento, a seconda che si tratti di soggetti italiani/europei e di soggetti extraeuropei: i primi potranno beneficiare del 40 per cento del credito d’imposta contro il 30 dei secondi”.

A proposito della riduzione del “tax credit” per i produttori non italiani e non europei: il tetto scende dal 40% al 30%, se non si utilizzano risorse locali. “Variety” manifesta perplessità sulle conseguenze

Sull’argomento (tax credit internazionale), merita essere segnalato un estratto dell’intervista che la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha concesso alla cosiddetta “bibbia dell’entertainment” americano, “Variety”, nell’edizione di ieri 13 giugno: così ha risposto ad alcune domande di Nick Vivarelli, preoccupato della riduzione del tetto del “tax credit” per i soggetti extra-europei, dal 40% al 30%, ovvero per i soggetti che non utilizzano “talenti locali”…

Alla domanda se ci sarà una riduzione delle risorse italiane a favore delle produzioni cinematografico-audiovisive internazionali, la Sottosegretaria ha risposto “absolutely not”. Alla domanda “ci sarà un tetto più stringente per le produzioni internazionali?”, la risposta è altrettanto netta: “no”. 

Quindi il corrispondente da Roma della testata – inviato al summit “Avsp” calabro – prevede che la novella fase di “Hollywood sul Tevere” possa rinnovarsi: in effetti, Vivarelli compara la situazione attuale a quella “magica” degli Anni Cinquanta e Sessanta… 

Curioso però il titolo dell’articolo, che lascia trapelare una qualche perplessità del giornalista: “Italy’s Deputy Culture Minister Unrealistically Assures Production Tax Rebates Favoring Local Talent Will Be Effective This Month” (la cui traduzione sarebbe “Il Viceministro della Cultura italiano assicura in modo irrealistico che gli sgravi fiscali per la produzione che favoriranno talenti locali saranno effettivi questo mese”). In verità, Vivarelli ritiene “irrealistica” la previsione di “giugno” e riporta l’opinione di alcuni che prevedono che il sistema italico non si rimetta effettivamente in modo prima del settembre 2024. Nel mentre, molti produttori Usa sono rimasti alla finestra…

Durante l’incontro all’“Avsp” edizione 2024, il Dg Nicola Borrelli ha dichiarato anche, dal palco: “siamo in fase di riscrittura dei nostri schemi di aiuto a partire dal tax credit, stiamo rivedendo i sistemi di aiuto perché era necessario aggiustare alcuni meccanismi che si sono rivelati non esattamente confacenti all’intenzione del legislatore. Esiste una bozza avanzata che è stata inviata ai ministeri competenti, che devono esprimere il proprio parere, entro questa settimana ci daranno una risposta. Con pochi aggiustamenti di dettagli, avremo una versione definitiva del credito di imposta. Anche per attrarre investimenti internazionali, ci saranno dei piccoli aggiustamenti, con un limite minimo di spesa sul territorio italiano. Così per la post produzione. L’ottica non è quella di risparmiare sulle risorse disponibili, ma di razionalizzare ed evitare sprechi e abusi, che in alcuni ambiti, anche se circoscritti, ci sono stati. Vogliamo in futuro evitarli”.

Gianluca Arnone di “Cinematografo.it”, a margine dell’incontro, sarebbe invece stato confermato da Borrelli che è ormai veramente questione di giorni: acquisito il parere dei ministeri coinvolti (Mef Mimit, Ministero Economia e Finanze e Ministero Imprese e Made in Italy), il decreto verrà pubblicato.

Quindi, se non di ore, è questione di giorni: se non sarà oggi venerdì 14 giugno, a questo punto è evidente che entro fine della settimana prossima (ovvero entro venerdì 21 giugno?), ci sarà il nuovo decreto “Tax Credit”.

Alleluia.

E, a cascata, vogliamo sperare, tutti gli altri decreti che il settore attende da mesi, e che noi elencavamo in dettaglio su queste colonne (vedi “Key4biz” del 24 maggio 2024, “Al di là del ‘tax credit’, gli incomprensibili ritardi della Direzione Cinema Audiovisivo del Mic nell’emanazione di decreti tanto attesi”):

  • il decreto di nomina da parte del Ministro dei nuovi “saggi” ovvero gli esperti delle Commissioni che dovranno gestire gli aiuti cosiddetti “selettivi”, così come il decreto che determina l’organizzazione e il funzionamento delle commissioni stesse…
  • il decreto riguardante i “contributi selettivi”, ed i correlati bandi…
  • il decreto riguardante la “promozione”, ed i correlati bandi…
  • il decreto relativo ai “contributi automatici”…
  • il decreto sul “Tax Credit” per la distribuzione cinematografica…
  • il decreto che stabilisce i parametri utili a definire la “destinazione cinematografica” delle opere…
  • il decreto relativo ai “piano per il potenziamento dei cinematografi”, ormai divenuto “ordinario” (con la Legge di Bilancio 2024)…
  • il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativo alla “nazionalità” delle opere…
  • il Dpcm relativo al Pubblico Registro delle Opere Audiovisive

(elenco non esaustivo)

Si ha notizia che buona parte di questi decreti siano ormai pronti, e che manchi soltanto la firma ovvero il placet del Ministro Gennaro Sangiuliano.

Ricordiamo ai lettori che IsICult / Key4biz hanno pubblicato in anteprima la bozza del decreto di riforma del credito d’imposta: vedi “Key4biz” del 20 maggio 2024, “Decreto ‘Tax Credit’ cinema e audiovisivo, ecco la bozza. Anteprima IsICult / Key4biz”. 

Sul “Tax Credit” a distanza di mesi, s’ode ancora l’eco dell’annuncio del Ministro Giancarlo Giorgetti: “Adesso basta!”. Vanno superate distorsioni, abusi, storture, furberie…

Sarà interessante conoscere quali modificazioni ha apportato soprattutto il Mef alla bozza inviatagli dal Mic, ricordando che lo stesso Ministro Giancarlo Giorgetti è sempre stato molto critico rispetto al “Tax Credit” per il cinema e l’audiovisivo: una copertina del mensile “Prima Comunicazione” del gennaio 2024 (presentando un corposo dossier firmato da Anna Rotili) recitava a chiare lettere un “Adesso basta!”, riportando l’impressionante dato di 1,5 miliardi di euro del valore del credito d’imposta generosamente concesso dallo Stato dal 2018 al 2022…

Il 14 maggio, la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni aveva dichiarato, sulle colonne del quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore”, ad Andrea Biondi: “credo che abbiamo fatto un grandissimo lavoro. Necessario per correggere le varie storture del meccanismo. Ridisegnerà in positivo un sistema cinema che è sano”. 

A distanza di tre settimane, l’8 giugno scorso, Borgonzoni, in un’intervista al “Quotidiano Nazionale” (ovvero “il Resto del Carlino”, “il Giorno”, “La Nazione”) ha dichiarato “il cambio delle regole è necessario per arginare una serie di ‘furberie’, che drenavano fondi per prodotti che nessuno guardava”.

Chi cura questa rubrica IsICult per “Key4biz” si domanda quali siano stati gli strumenti tecnici che la Direzione Cinema e Audiovisivo ha utilizzato per apportare le adeguate correzioni di rotta, dato che dalle varie edizioni della “valutazione di impatto” (lo studio annuale previsto dalle norme vigenti) della Legge Cinema e Audiovisivo non è mai emerso alcun segnale di “allarme”, rispetto alla rotta intrapresa dal 2017 al 2023…

Abbiamo ragione di sperare che il Ministero disponga di dati ed analisi che, seppur non pubblici, abbiano consentito di apportare le corrigende necessarie. 

Insomma, è ormai politicamente “accertato” che c’è dell’“acqua sporca”. 

È evidente che si deve evitare di buttare anche “il bambino” (l’intervento dello Stato nel settore) insieme alla “acqua sporca”. 

Il problema che persiste – denunciato da anni da IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale) anche su queste colonne di “Key4biz” –  è che purtroppo il Ministero della Cultura non dispone ancora (almeno per quanto è dato sapere pubblicamente) né di un dataset completo né di analisi critiche adeguate per identificare come intervenire chirurgicamente per sanare le patologie che si sono andate accumulando nel corso dei primi 7 anni di applicazione della “Legge Franceschini”: ne abbiamo scritto tante volte, e da ultimo venerdì scorso, vedi “Key4biz” del 7 giugno 2024, “Legge Cinema e Audiovisivo: pubblicata la “valutazione di impatto” ma è quella per l’anno 2022. L’analisi”. Ancora oggi, a distanza di una settimana dalla pubblicazione, resta stupefacente, peraltro, che nessuno (con la sola eccezione di “Key4biz”) abbia rilanciato giustappunto la “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo relativa all’anno 2022, pubblicata sul sito web del Senato giovedì 6 giugno 2024. Questo silenzio permane incomprensibile, perché – almeno in teoria – da quella “valutazione” (con tutti i suoi limiti metodologici intrinseci) dovrebbe scaturire una qualche coscienza dell’esigenza della “correzione di rotta” rispetto alla “Legge Franceschini”… 

Se il cinema in sala piange, la stampa quotidiana nelle edicole non sorride… Un calo dell’8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023

Se i dati di “box office” cinematografico del primo giorno della campagna promozionale del Mic “Cinema Revolution” (quest’anno va dal 9 giugno al 19 settembre) ovvero della prima fase “Cinema in Festa” (dal 9 giugno ad oggi 13 giugno, con tutti i film offerti a 3,5 euro, e poi di nuovo dal 15 al 19 settembre), ovvero di domenica scorsa 9 giugno, non sono stati esaltanti, si dovrà attendere domenica prossima (16 giugno) per comprendere se l’iniziativa ha avuto la sperata efficacia. 

In verità, è ormai però evidente che non basta fare leva sulla “variabile prezzo” (dal 9 giugno al 14 settembre, tutti i film italiani ed europei vengono offerti al prezzo di 3,5 euro, mentre nelle due fasi di avvio e conclusione, ovvero per due settimane soltanto, il prezzo è ridotto per tutti i film): serve agire sull’offerta del prodotto e serve una campagna pubblicitaria potente.

In questa prima fase, complice il bel tempo (che non stimola certo a chiudersi in un cinematografo), complice l’assenza di titoli particolarmente attraenti (stranieri o italiani), lo scenario non appare proprio dei migliori. 

Un osservatore molto attento del settore (storico critico cinematografico ma anche analista mediologico) qual è Michele Anselmi, nella propria pagina su Facebook, si è domandato perché i produttori dell’ultimo film di Paolo SorrentinoParthenope” (coproduzione The Apartment, Fremantle, Saint Laurent Productions, Numero10, Pathé; distribuzione nelle sale curata dalla “start-up” PiperFilm, d’intesa con Warner Bros., e poi Netflix per il “post-theatrical”) non hanno avuto il coraggio di lanciarlo in queste settimane (subito dopo il festival di Cannes, ove è stato presentato – sebbene senza successo alcuno – il 21 maggio 2024), dato che sarebbe stata una delle poche opere che avrebbero potuto ravvivare la frequenza del cinema in sala, che si avvia – temiamo – verso una nuova “stagione morta”…

Se le sale piangono, le edicole non sorridono.

I dati delle vendite dei quotidiani relativi al mese di aprile sono deprimenti. 

Secondo i numeri emersi dal monitoraggio effettuato da Ads (Accertamento Diffusione Stampa), i quotidiani italiani registrano una diminuzione dell’8 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso (aprile 2023), con un livello complessivo di copie vendute di soltanto 1,7 milioni. 

La contrazione era stata del 7 % a marzo, nel confronto con lo stesso mese dell’anno scorso; a febbraio il segno negativo era stato sempre di circa il 7 %…

Evidente il trend di breve periodo, che purtroppo conferma quello di medio-lungo.

Due testate soltanto crescono: “il Fatto Quotidiano”, che segna un + 6 % ed il quotidiano della Cei “Avvenire” che segna un + 3 %. 

Un disastro per tutti gli altri quotidiani: “il Giornale” – 4 %, “Il Messaggero” – 6 %, “Il Sole 24 Ore” – 7%, “la Repubblica” – 7 %, “Corriere della Sera” – 8 %, “Quotidiano Nazionale” – 10%, “La Stampa” – 12 %, “Libero” – 13 %, “La Verità” – 17 %… 

Le cifre in valore assoluto sono sconfortanti veramente (indicatore “copie pagate”): “Corriere della Sera” 212mila copie, “la Repubblica” 109mila copie, “Quotidiano Nazionale” 108mila (testate del gruppo Monrif: “il Resto del Carlino”, “La Nazione”, “Il Giorno”…), “Il Sole 24 Ore” 105mila, “La Gazzetta dello Sport” (del lunedì) 93mila…

Sarà interessante verificare, con le prossime rilevazioni di maggio e di giugno, se e quanto avranno pesato nelle diffusioni dei quotidiani le elezioni europee ovvero il dibattito pre e post-voto. 

Si teme però che, al crescente “astensionismo elettorale”, si associ anche un parallelo crescente “astensionismo dei lettori”…

Dopo 38 anni chiudono il “TrovaRoma” ed il “TuttoMilano” del quotidiano “la Repubblica”: altro segnale della crisi dell’editoria quotidiana italica

Ed è di ieri (giovedì 13 giugno) la notizia della morte di una testata storica, che avviene nel silenzio dei più (lo ha segnalato soltanto “Italia Oggi”): “la Repubblica” chiude “TrovaRoma” e “TuttoMilano”, i due supplementi del giovedì dedicati agli appuntamenti, spettacoli, eventi e indirizzi per il tempo libero, che spesso regalavano anche ai lettori ingressi gratuiti alle manifestazioni. 

Lo stop arriva dopo 38 anni. Quello di ieri è stato l’ultimo numero.  

Scrive oggi la responsabile Paola Ermini, elegantemente, senza entrare in polemica con la scelta dell’editore (la Gedi spa – facente parte del gruppo Exor – attualmente presieduta da John Elkann): “è stata una lunga e meravigliosa avventura iniziata nel lontano 1979 con il “Cartellone”, fondato da Orazio Gavioli, caporedattore degli Spettacoli di Repubblica. Era una guida settimanale che, attraverso il fil rouge “dove vado stasera?”, vi consentiva di fare una scelta degli spettacoli teatrali, cinematografici, dei concerti, delle mostre, delle attività culturali e del tempo libero. Nel 1986 è nato il TrovaRoma, una piccola enciclopedia della città che nel tempo si è aggiornata con tante nuove rubriche, sempre rispettando la missione di risultare utile ai lettori. In tutti questi anni abbiamo cambiato formato (dall’inserto all’interno del giornale all’edizione pocket fino al rilancio dell’originario magazine), mantenendo sempre la nostra anima e quello spirito di servizio che ci ha contraddistinti. Più di una generazione ci ha seguito e ha fatto sentire la sua voce e noi per rafforzare questo legame vi abbiamo offerto, in accordo con le istituzioni e con gli operatori culturali che ringrazio, gli inviti per assistere a manifestazioni di tutti i generi. Alla festa dei 30 anni del Trovaroma, cui hanno partecipato i più bei nomi del mondo dello spettacolo dal premio Oscar Nicola Piovani al Maestro Antonio Pappano, da Gigi Proietti Carlo ed Enrico Vanzina e molti altri, voi eravate sempre lì a sostenerci. Ringrazio i collaboratori che, anche nei momenti difficili, hanno creduto in questo lavoro e sono rimasti uniti alla famiglia. Saluto anche il mondo dei social che, apparentemente in antitesi con la carta, ha risposto in modo attivo e vivace. Il TrovaRoma è stato un progetto editoriale di Repubblica che ha avuto, grazie a voi lettori, un grande successo, e rimarrà certamente nel cuore della città”.

Viene a mancare, per Roma e per Milano, un prezioso strumento di osservazione critica ed orientamento culturale nel settore dello spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza…), delle arti e finanche del cinema stesso.

Un altro brutto segnale della deriva in corso, nel sistema culturale-mediale italico nel suo complesso.

Questi dati relativi all’editoria quotidiana stimolano domande simili a quelle riguardanti l’industria cinematografica e audiovisiva: nel corso degli anni, l’intervento di sostegno dello Stato in questi settori si è dimostrato adeguatoefficienteefficace?! 

In effetti, anche in questo settore della stampa quotidiana, non risulta che la Presidenza del Consiglio dei Ministri (ovvero il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria – Die, la cui competenza politica è affidata al Sottosegretario Alberto Barachini) abbia mai promosso delle adeguate “valutazioni di impatto” che potessero consentire l’identificazione delle “correzioni di rotta” nell’intervento della “mano pubblica”. 

Come si può ben governare un settore e semmai correggere la rotta, se si dispone di bussole antiquate, se non addirittura mal funzionanti?!

Si è continuato ad iniettare nel settore risorse pubbliche… inerzialmente, senza studiare adeguatamente come la struttura del settore stesse radicalmente cambiando a causa della rivoluzione digitale…

Ennesima riprova di un governo “nasometrico” del sistema.

 [ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”. 

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