Lo switch off della rete in rame di Tim riguarda soltanto la rete primaria, ovvero la parte della rete in accesso che dalla centrale arriva fino al cabinet. I servizi interessati allo spegnimento sono quelli che viaggiano interamente in rame quindi Adsl, Isdn e Rtg. L’ultimo miglio, vale a dire la rete secondaria che dal cabinet arriva nelle case dei clienti, non è coinvolto nel processo di switch off del rame. In altre parole, il rame resta il re dell’ultimo miglio.
E’ quanto emerge dal comunicato di Tim sullo switch off diffuso lo scorso 20 maggio, nel quale la compagnia annuncia l’avvio dello spegnimento del rame, con il piano di decomissioning che “prevede lo spegnimento di circa 6.700 centrali in tecnologia completamente in rame entro il 2028 e la migrazione dei clienti verso connessioni in banda ultralarga con un significativo miglioramento delle prestazioni”, si legge nella nota.
Migrazione non è automatica
Anche qui è bene sottolineare che la migrazione dei clienti al rame ad altre tecnologie più avanzate in banda ultralarga (Tim nel comunicato per banda ultralarga intende FTCC e FTTH) non è automatico. Dipende dalla volontà del cliente stesso che può quindi scegliere se accendere un nuovo contratto in FTTC o in FTTH a seconda della disponibilità sul territorio.
I clienti, ad ogni modo, vengono tutti contattati da Tim prima dello switch off.
Nella sua nota, TIM rende noto che avvierà il processo di dismissione delle prime 62 centrali interamente in rame.
Prende così il via il piano di switch off della rete di accesso in rame che prevede il progressivo spegnimento di oltre 6.700 centrali, sulle circa 10.500 esistenti, entro il 2028.
“Le 62 centrali oggetto di questo primo intervento sono collocate in 54 comuni distribuiti su 11 regioni: Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. Lo spegnimento comporta il passaggio dei collegamenti attestati su queste centrali (Adsl, Isdn e linee telefoniche Rtg) sulla rete TIM di nuova generazione, già disponibile totalmente o in parte in fibra (FTTC o FTTH ndr)”, si legge nella nota.
Lo switch off interesserà oltre il 60% delle centrali presenti sul territorio, localizzate prevalentemente in aree periferiche o comuni di piccole dimensioni. L’obiettivo è spegnere il maggior numero delle centrali già nei prossimi due anni.
Switch off operazione non forzata
L’operazione di switch off della rete in rame di Tim non è forzata né è frutto di accordi. Rientra però nel processo di ammodernamento della rete ed è in linea di fatto con gli obiettivi di copertura del Piano Italia 1 Giga del Governo italiano, che punto al 2026 per il raggiungimento di una copertura al 100% della popolazione in banda ultralarga (FTTH e 5G). Il Governo italiano non ha fissato alcuna data di switch off del rame.
Dal comunicato di Tim emerge chiaramente che l’azienda considera banda ultralarga anche l’FTTC, vale a dire la fibra fino al cabinet di strada, lasciando fuori l’ultimo miglio della rete secondaria.
Lo switch off della rete in rame è quindi di fatto lo switch off della rete primaria in rame. Non vi è alcun accenno allo switch off della rete secondaria, dell’ultimo miglio. Il rame resta in questo modo il re dell’ultimo miglio.
Per quanto ancora?
Difficile fare previsioni. Anche perché la migrazione dei clienti Adsl di Tim viene indirizzata appunto sull’FFTC da diversi anni. Un’operazione che non pare quindi promuovere l’FTTH e che di fatto sembra rivelarsi concorrenziale nei confronti di Open Fiber.
Resta da capire se Tim intende migrare anche i suoi clienti nelle aree bianche di Open Fiber.
In Italia, circa 10,3 milioni di utenti utilizzano una connessione a banda larga misto rame (FTTC) e 3,3 milioni di utenti ancora una ADSL interamente in rame. Soltanto 3,2 milioni di utenti sono del tutto “liberi dal rame”, avendo scelto una connessione in fibra pura (FTTH).
Lo spegnimento del rame nella rete prima ria decreterà quindi la fine dell’Adsl e una spinta per FTTC e FTTH laddove disponibile. Resta da capire quale sarà il tasso di conversione dei vecchi clienti Adsl, che potrebbero accontentarsi di connessioni wireless FWA, 4G o 5G laddove disponibile.
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