“È incredibile ma vero”, scrivevamo ieri – ancora una volta – su queste colonne della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz”, segnalando la totale assenza di ricaduta mediale della avvenuta pubblicazione, dopo mesi e mesi di attesa, del nuovo “contratto di servizio” tra la Rai ed il Ministero delle Imprese e del Made in Italy: la notizia della pubblicazione, avvenuta nell’edizione di sabato scorso 25 maggio della Gazzetta Ufficiale, è stata segnalata per prima dal vigile “BloggoRai” e ieri stesso IsICult e Key4biz hanno deciso di rilanciare il testo del contratto, pubblicandolo integralmente (vedi “Key4biz” del 27 maggio 2024, “Anteprima IsICult / Key4biz. Il testo del contratto di servizio tra Rai e Mimit per il quinquennio 2023-2028. Scarica il pdf”).
L’indomani (cioè oggi), ricaduta mediale nulla, fatte salve 2 eccezioni due: Andrea Biondi sul confindustriale “Il Sole 24 Ore” e Marco Mele sul “Quotidiano del Sud”, il secondo in particolare focalizzando l’attenzione sul passaggio allo standard Dvb-T2 che Rai dovrebbe affrontare dal 1° settembre 2024, col rischio di perdere parte della sua platea (si stima tra i 6 e gli 8 milioni di famiglie).
Nessuno – a parte, ancora una volta, il Redattore Anonimo di “BloggoRai” – si è preso la briga di analizzare criticamente questo documento, che ha vissuto una gestazione anomala, ritardata, patologica: si ricordi che il precedente contratto regolava (avrebbe dovuto regolare) il quinquennio 2018-2022, ed era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 marzo 2018 (quindi con un ritardo di due mesi soltanto rispetto al quinquennio che andava a regolare, ovvero dal gennaio 2018).
L’articolo 30 del precedente contratto (2018-2022) recitava: “gli effetti del presente Contratto, che ha durata quinquennale, decorrono dal giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Fino alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del successivo Contratto, i rapporti tra la Rai e il Ministero restano regolati dalle disposizioni del presente Contratto”. Quindi “formalmente”, il contratto 2018-2022 avrebbe perso efficacia dal 6 marzo 2023, ma è stato prorogato al 30 settembre 2023 dal Governo, con decisione assunta il 21 dicembre 2022, ed è restato efficace fino alla pubblicazione nella G. U. del nuovo contratto (quindi fino al 25 maggio 2024). Di fatto, è stato in vigore per oltre 6 anni…
L’articolo 25 del nuovo contratto (2024-2028) recita anch’esso: “gli effetti del presente Contratto, che ha durata quinquennale, decorrono dal giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana”. Quindi l’attuale contratto è valido dal 25 maggio 2024 fino al 24 maggio 2029”. La titolazione corretta dovrebbe essere quindi 2024-2029…
Ricostruzione cronologica della lenta (lentissima) gestazione del nuovo “contratto di servizio” Rai
Nessuno, a parte IsICult ieri su Key4biz, ha denunciato l’incredibile errore commesso nella titolazione del contratto, nel quale si legge di “triennio” (sic) 2023-2028, allorquando il periodo di validità del contratto è quinquennale, e quindi il contratto è relativo al periodo 2024-2028 (e non ’23-’28!). Un banale refuso, si dirà, ma sintomatico della superficialità con cui questo documento è stato trattato.
Tra l’altro, in calce al contratto si osserva che il documento in questione è stato registrato dalla Corte dei Conti l’8 maggio 2024: perché sono state necessarie oltre 2 settimane per vederlo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, soltanto il 25 maggio?!
Il contratto reca la firma, per il Mimit, di Eva Spina, Capo Dipartimento per il Digitale, la Connettività e le Nuove Tecnologie, e, per la Rai, della Presidente Marinella Soldi e dell’Amministratore delegato Roberto Sergio.
È opportuno segnalare le fasi della ritardata gestazione di questo “contratto”:
- un “atto di indirizzo” è stato approvato il 18 maggio 2022 dal Consiglio dei Ministri (vedi “Key4biz” del 19 maggio 2022, “Contratto di servizio Rai-Mise, l’atto di indirizzo del Governo (Esclusiva IsICult/Key4biz)”;
- l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione ha approvato le sue “linee guida” il 19 luglio 2022;
- trascorre un grande lasso di tempo, ma – come dire? – “in mezzo” ci sono le elezioni del 25 settembre 2022 e l’insediamento del nuovo Governo il 22 ottobre 2022: lo “schema di contratto” viene trasmesso dal Mimit, nella persona del Ministro Adolfo Urso, alla presidenza del Senato l’11 luglio 2023 (dopo che Rai aveva approvato una bozza il 3 luglio 2023);
- il testo viene approvato il 3 ottobre dalla Commissione parlamentare bicamerale di Vigilanza (si ricordi che il parere è obbligatorio ma – ahinoi – non vincolante);
- trascorrono altri tre mesi (3), e viene finalmente approvato dal Consiglio di Amministrazione della Rai il 18 gennaio 2024;
- trascorrono altri due mesi (2), ed il 20 marzo 2024 viene finalmente (bis) approvato dal Consiglio dei Ministri;
- trascorrono altri due mesi (2) per vederlo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il 25 maggio 2024 (dopo il visto della Corte dei Conti l’8 maggio)…
Alla gestazione del “contratto di servizio” Rai, abbiamo dedicato decine di articoli, e quindi rimandiamo il lettore più appassionato a consultare l’archivio storico della rubrica che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale cura per questo quotidiano online “Key4biz”… In particolare, sulla discussione avvenuta in Commissione Vigilanza, si rimanda a questa analisi critica proposta il 5 ottobre 2023 da “Pagella Politica”: “Il Movimento 5 Stelle non la racconta tutta sul nuovo contratto Rai”. Molto interessante.
La lentezza nella gestazione del nuovo contratto di servizio è giustificata? No. Ha semplicemente aumentato il livello di incertezza nella quale è costretta ad operare la Rai
In tutto questo lasso di tempo (dall’atto di indirizzo di metà maggio 2022 alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale a fine maggio 2024: due anni!), il contratto ha visto, rispetto allo “schema” del luglio 2023, delle modificazioni così significative da giustificare cotanta lentezza e cotanto ritardo nella gestazione? La risposta è netta e univoca: no.
E peraltro, il contratto, nelle sue bozze, nell’arco di 2 anni (due!), non è mai stato oggetto di una consultazione pubblica, di un confronto con la società civile. Mai.
Peraltro non ci risulta che, nella gestazione del “contratto di servizio” Rai, sia stato coinvolto il Ministero della Cultura, nelle persone del Ministro Gennaro Sangiuliano e del Direttore Generale Nicola Borrelli (Direzione Cinema e Audiovisivo): perché, dato che si tratta di un’altra “mano dello Stato” (oltre al Mimit) che interviene in modo determinante nell’economia dell’industria cinematografica e audiovisiva e quindi televisiva?!
Nessuno ha rimarcato quel che andavamo denunciando qualche settimana fa su queste colonne, ovvero che è stata cassata brutalmente una previsione del “contratto di servizio” tra Stato e Rai, che richiedeva una riduzione degli appalti a società esterne, così come previsto nel testo approvato dalla Commissione di Vigilanza Rai il 3 ottobre 2023. Si rimanda all’intervento IsICult pubblicato su “Key4biz” del 25 gennaio 2024, “Mimit e Rai ignorano il parere della Commissione di Vigilanza sul contratto di servizio”…
Rispetto al Dvb-T2, ricordavamo che il termine originariamente previsto era il 10 gennaio 2024: scrivevamo, commentando la bozza del testo in gestazione come emergesse
(► inizio citazione articolo IsICult / Key4biz del 25 gennaio 2024)
« anzitutto il rimando al 1° settembre 2024 del passaggio allo standard Dvb-T2, che era previsto per il 10 gennaio 2024: questione delicata – eppur ignorata dai più (fatto salvo il sempre attento BloggoRai) – affrontata con grande accuratezza da Gianfranco Giardina sulle colonne dell’eccellente testata specializzata “Digital Day” (alias “Dday”: vedi l’articolo pubblicato ieri 24 gennaio 2024, “Nel Contratto di Servizio Rai spunta una nuova data per il Dvb-T2: 1 settembre 2024. C’è da crederci?”).
Eliminata la richiesta di equilibrio tra la “produzione interna” dei programmi Rai e l’“affidamento alle società esterne”, richiesto nel testo approvato dalla Commissione Vigilanza il 3 ottobre 2023
E segnalavamo il passaggio cassato: un passaggio tutt’altro che indifferente (il neretto è nostro):
“b-ter) garantire l’equilibrio tra la produzione interna dei programmi e l’affidamento alle società esterne e valorizzare il genere documentario, le docuserie e le docufiction valutando anche l’opportunità di favorirne una maggiore produzione interna”…
In altre parole, la Rai non ha accolto (ovvero non ha rispettato) quanto richiesto dalla Commissione di Vigilanza, ovvero:
- l’esigenza di “garantire l’equilibrio tra la produzione interna dei programmi e l’affidamento alle società esterne”: si noti bene: una parte di queste “società esterne” sono giustappunto quelle multinazionali straniere cui supra… Nell’headquarter di Fremantle (non a Roma) avranno già brindato…
- l’esigenza di “valorizzare il genere documentario, le docuserie e le docufiction valutando anche l’opportunità di favorirne una maggiore produzione interna”: si noti bene: anche in questo caso (a proposito del macro-genere “documentario” rispetto al macrogenere “fiction”), si tratta di terreno nel quale scorrazzano le multinazionali straniere… Nell’headquarter di Fremantle avranno ri-brindato…
Due ipotesi del “dietro le quinte”: questo passaggio è stato cassato per precisa volontà del Ministero guidato da Adolfo Urso, che ha ricevuto (ed accolto) le pressioni dalle lobby delle Fremantle & Co, oppure questo passaggio è stato paradossalmente cassato per volontà di Rai stessa, allorquando a Viale Mazzini verosimilmente c’è una parte del management connivente con il continuo stillicidio di risorse determinato dall’avvalersi di società esterne, con un flusso di appalti crescente, anno dopo anno…
Queste dinamiche, se fossimo in un Paese normale, verrebbero considerate insane e si griderebbe allo scandalo della deriva del servizio pubblico radiotelevisivo.
Ed invece nessuno ne parla, nessuno (o quasi) ne scrive. Totale silenzio della “politica”, poi.
La stessa Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia (Movimento 5 Stelle) tace: assente a sé stessa, oppure l’accordo partitocratico che ha portato alla sua elezione ha implicato un suo tacito impegno ad una presidenza in stile “quieta non movere et mota quietare”?!
E nessuno sembra ricordare quel che ha segnalato al Governo la stessa Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), nel documento reso noto il 7 luglio 2023, allorquando evidenziava l’esigenza di aggiornare adeguatamente la definizione di “produttore indipendente”, per superare una evidente incongruenza nella valutazione del ruolo di controllo o collegamento con i fornitori di servizi media, con l’effetto di penalizzare i produttori nazionali. Aggiungeremmo oggi: i veri produttori “nazionali”.
E c’è chi ancora teorizza il… “sovranismo culturale” ?!
Su questi temi, rimandiamo anche al nostro intervento di qualche mese fa su queste colonne: vedi “Key4biz” del 7 luglio 2023: “La Rai alla deriva e il ‘sovranismo culturale’ tra cinema e musica e digitale”.
Cosa ne pensa il Ministro Gennaro Sangiuliano???
Cosa ne pensa la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni??? »
(► fine citazione articolo del 25 gennaio 2024).
Fin qui, quel che IsICult scriveva il 25 gennaio 2024 su “Key4biz”.
La nostra segnalazione, lamentazione, denuncia, è stata completamente ignorata, totalmente rimossa.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il “contratto di servizio” Rai nella sua riunione del 20 marzo 2024, ma, fino a sabato scorso, il testo è rimasto paradossalmente “secretato”.
Non s’è udita voce, nei mesi scorsi, dalle due principali associazioni del settore ovvero Anica ed Apa, ma d’altronde sono associate a queste due lobby anche “big player” come Netflix e Fremantle Bertelsmann… Silenzio, comunque, anche da parte delle altre associazioni imprenditoriali (Cna Cinema e Audiovisivo, Agici, Pmi Cinema e Audiovisivo, Itaca…) ed anche da parte delle associazioni degli autori (Anac, 100 Autori, Wgi…), come se la questione non fosse importante nella economia del sistema audiovisivo nazionale.
E non abbiamo mai registrato, in argomento, la voce della Sottosegretaria delegata a Cinema e Audiovisivo, la senatrice leghista Lucia Borgonzoni…
Nei prossimi giorni, proporremo su queste colonne un dossier IsICult di analisi critica del “nuovo” contratto di servizio, comparato con il precedente: possiamo preannunciare una delle conclusioni, ovvero che si tratta di un testo più generico e fumoso del precedente… Con buona pace dell’esigenza di garantire a Rai certezza di risorse nel medio periodo, e con buona pace di una idea sana di “do ut des” nella definizione delle prestazioni e delle controprestazioni: si tratta ancora una volta di un “contratto di servizio” evanescente, scritto sulla sabbia, anzi sull’acqua…
Con la incredibile connivenza dei due contraenti e con la colpevole distrazione della “politica”…
Infine, come scrivevamo già ieri su queste colonne, cresce l’attesa per la riunione della Camera di Consiglio del Tribunale Amministrativo del Lazio di domani mercoledì 29 maggio 2024: è in calendario l’udienza del Tar che deve valutare il ricorso di 4 dei 72 candidati al Consiglio di Amministrazione della Rai (quelli che dovranno essere eletti da Camera e Senato, con regole finora tutt’altro che trasparenti): se il Tribunale amministrativo accoglierà il ricorso, i “giochi” occulti della partitocrazia nella “governance” del servizio pubblico mediale italiano salteranno… In qualche modo “rimettendo in gioco” anche il “contratto di servizio”…
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.