Cina
Reporters sans Frontieres riporta la notizia che il congresso americano ha creato un fondo da 15 milioni di dollari dedicato allo sviluppo di strumenti e servizi per l’elusione della censura e la libertà di informazione su internet. La cifra stanziata è cresciuta del 30% rispetto al 2007 e servirà per aiutare gli internauti a oltrepassare le barriere tecniche volute dalla Cina, dall’Iran e da tutti quei Paesi che impongono misure restrittive all’uso della rete e dei nuovi strumenti di comunicazione.
Il fondo anti-censura permetterà anche ai creatori di software di realizzare programmi e protocolli in grado “…di rendere sicuro e democratico l’uso di internet” nei Paesi ad alto tasso di censura.
Un obiettivo ammirevole, soprattutto dopo l’ennesimo episodio di violenza della polizia cinese, costato la vita lo scorso 7 gennaio all’imprenditore cinese Wei Wenhua, ucciso a bastonate dagli agenti della polizia municipale (“chengguan”) che erano stato ripresi col telefonino mentre reprimevano una protesta popolare contro una discarica nella città di Tianmen (provincia di Hubei).
Secondo quanto riferito dalla famiglia e dall’agenzia di stampa nazionale Xinhua, l’imprenditore stava filmando col suo cellulare un alterco tra più di una cinquantina di poliziotti municipali e dei manifestanti. Accortisi di lui, gli agenti lo hanno percosso per oltre 10 minuti, prima di chiamare i soccorsi che si sono rivelati troppo tardivi, dal momento che Wei Wenhua è morto prima di giungere in ospedale.
Altre 5 persone, secondo alcuni testimoni, sono stati feriti negli scontri.
“Siamo indignati per questo accanimento mortale da parte delle autorità locali. Niente può giustificare una tale azione”, ha dichiarato l’associazione Reporters sans Frontieres che da sempre denuncia la violenta repressione delle autorità cinesi – e non solo – nei confronti di chi tenta di denunciare abusi perpetrati contro inermi cittadini contrari alle politiche del governo di Pechino.
“Wenhua – aggiunge RsF – è il primo ‘cittadino-giornalista’ cinese a morire semplicemente per aver ripreso delle immagini col telefonino. È stato bastonato a morte perché voleva denunciare l’atteggiamento degli agenti che travalicano il loro ruolo a ogni intervento”.
Una ennesima tragedia che secondo l’associazione testimonia la volontà delle autorità cinesi “di sbeffeggiare ogni giorno di più la libertà di espressione”.
Le autorità della città di Tianmen, da canto loro, hanno ammesso che dei poliziotti sono coinvolti nella morte del 41enne Wei Wenhua: 24 ufficiali sarebbero stati arrestati dopo l’incidente, ma solo 4 di loro sono rimasti in cella.
Il video ripreso col cellulare di Wenhua è stato ovviamente analizzato dalle autorità locali e cancellato.
Dal 1° gennaio 2008, ricorda RsF, sono entrate in vigore in Cina nuove leggi atte a definire il ruolo degli ufficiali municipali, che non sono veri poliziotti ma vengono utilizzati in operazioni di ordine pubblico e sempre più spesso infangano la reputazione delle autorità cinesi con simili episodi di ingiustificata violenza. Nel 2007, secondo il sito d’informazione Boxun tre persone sono state uccise dai colpi inferti dagli ufficiali municipali.
Un episodio, quello dell’uccisione di Wenhua, che non fa che rafforzare la convinzione che la Cina non terrà fede agli impegni presi nel 2001, quando venne designata come sede dei Giochi Olimpici 2008 e promise l’adozione e l’attuazione di riforme significative nel campo dei diritti umani.