Riforma radioTv: l’Italia rischia sanzioni Ue. Gentiloni, ‘Pronti al confronto col centrodestra su pluralismo e frequenze’

di Raffaella Natale |

Italia


Paolo Gentiloni

“…Quando è caduto il Governo, la Commissione Ue ha auspicato una sollecita approvazione del disegno di legge di riordino del sistema televisivo”. Lo ha ricordato il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, in una recente intervista.

In Italia, ha spiegato, “…su due questioni, la grande concentrazione di risorse pubblicitarie e il sistema di distribuzione delle frequenze, abbiamo delle anomalie senza correggere le quali prima o poi le procedure di infrazioni europee o la giurisprudenza della Corte di Giustizia riprenderanno il loro corso”.

 

Gentiloni ha evidenziato che l’Italia rischia pesanti sanzioni quotidiane se non mette mano a questi temi: “…il problema va risolto – ha spiegato – abbiamo bisogno di ridurre la concentrazione, aumentando il pluralismo, e poi distribuire le frequenze in modo non discriminatorio”.

 

“…Non abbiamo paura della discussione” con il centrodestra, ha spiegato ancora il Ministro, secondo cui l’importante è “…non mettere questi temi sotto il tappeto”, perché “…l’Ue ci spinge a risolvere il problema del sistema televisivo nel senso di maggior apertura e di maggiore liberalizzazione”.

 

Proprio in occasione della recente sentenza sul caso Europa 7, la Tv alla quale la Corte di Giustizia ha riconosciuto stando al Trattato Ue e alle successive direttive il diritto alle frequenze richieste, il Commissario Ue per i Media e la Società dell’informazione, Viviane Reding, è intervenuta per chiedere alle Autorità italiane di portare flessibilità e giusta concorrenza nel sistema italiano di assegnazione delle frequenze radio.

“…I primi passi in questa direzione sono stati già proposti, ma il completamento di questo processo legislativo in Italia è ancora pendente”.

 

“…La sentenza – ha aggiunto il Commissario – è un chiaro segnale a favore dell’effettiva concorrenza, dell’accesso equo e non discriminatorio alle radiofrequenze e di una maggiore scelta da parte dei consumatori riguardo ai servizi di comunicazione basati sulla trasmissione via spettro delle frequenze”.

Il verdetto della Corte, inoltre, “…rafforza il principio di non discriminazione e di trasparenza per l’assegnazione delle frequenze da parte degli Stati membri”, che deve avvenire, “sulla base di criteri chiari“, e conferma, ha sottolineato la Reding, “…che il regime italiano per la gestione della transizione dalla Tv analogica a quella digitale favorisce gli operatori esistenti riservando loro un diritto prioritario, in esclusiva, senza limiti di tempo e senza obbligo di restituzione delle frequenze usate in analogico eccedenti dopo il completamento della transizione” alla trasmissione televisiva in tecnica digitale.  

 

Ma c’è ancora qualcos’altro, il Commissario ha spiegato che “…il regime italiano impedisce anche l’ingresso di nuovi operatori nei servizi Tv di trasmissione digitale, in quanto solo gli operatori esistenti sono stati autorizzati a entrare in questo mercato durante il periodo transitorio previsto per lo ‘spegnimento’ delle trasmissioni analogiche”.

 

A riguardo, ha ricordato che la Commissione Ue “…ha già aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per la cosiddetta legge Gasparri, che durante il periodo transitorio opera una discriminazione a favore delle emittenti già esistenti sul mercato”.

 

La procedura d’infrazione di Bruxelles, aperta nel luglio 2006 e proseguita con un parere motivato il 18 luglio scorso, è sarebbe ormai imminente, questione di settimane secondo alcune indiscrezioni, il ricorso alla Corte di Giustizia.

L’Antitrust Ue, dopo aver atteso a lungo l’approvazione della legge Gentiloni, aspettava proprio la sentenza di ieri, richiesta dal Consiglio di Stato italiano, per far cadere gli ultimi indugi e adire la Corte.

 

Dal punto di vista delle operazioni in atto per il riordino delle frequenze, ricordiamo che la settimana scorsa l’Agcom ha nominato la commissione incaricata di scegliere i fornitori di contenuti indipendenti e le emittenti nazionali e locali in deficit di copertura che avranno accesso al 40% della capacità trasmissiva dei multiplex di Rai, Elettronica Industriale (Mediaset) e Telecom Italia Media Broadcasting (Telecom Italia).

La scelta dei soggetti interessati avverrà nel rispetto dei parametri decisi dall’Agcom e dal Ministero delle Comunicazioni.

 

I membri sono Giovanna De Minico, docente di diritto comparato all’Università di Napoli Federico II; Mauro Miccio, docente di Comunicazione pubblica e di impresa all’Università di Roma Tre; Augusto Preta, docente di Teorie e Tecniche dei Nuovi Media all’Università di Sassari; Mario Egidio Schinaglia, ex presidente del Consiglio di Stato; Francesco Siliato, docente di Sociologia dei processi culturali e della Comunicazione al Politecnico di Milano.

 

Possono presentare domanda di accesso al 40%: soggetti, anche in forma consorziata o cooperativa, in possesso dei requisiti per ottenere l’autorizzazione di fornitore di contenuti nazionale o che si impegnino ad acquisire tali requisiti in caso di aggiudicazione della capacità trasmissiva, entro 60 giorni dall’aggiudicazione stessa; emittenti nazionali analogiche che non abbiano raggiunto la copertura minima prevista dalla legge Maccanico (80% del territorio e tutti i capoluoghi di provincia); emittenti locali analogiche prive di impianti DTT che illumino almeno l’80% del proprio bacino; fornitori di contenuti operanti via cavo o via satellite.

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