Tv pubblica e pubblicità: Parigi si mobilita contro la proposta Sarkozy

di Raffaella Natale |

I sindacati sostengono che si tratta di un progetto che ‘sconvolge il paesaggio audiovisivo, senza un piano di finanziamento’.

Francia


Nicolas Sarkozy

Parte oggi in Francia lo sciopero delle Tv e radio del servizio pubblico. In piazza scenderanno i dipendenti di France Télévision, Tv5, Radio France e Radio France International, in totale 11.000 persone fra giornalisti, tecnici e impiegati.

I sindacati hanno già parlato di mobilitazione “senza precedenti“. Una manifestazione è prevista già per oggi pomeriggio a Parigi. Parola d’ordine: “esigere la continuità del servizio pubblico audiovisivo, del  suo finanziamento e il rispetto del pluralismo”. 

Si protesta contro la proposta del presidente Nicolas Sarkozy di eliminare la pubblicità dalle reti pubbliche.

 

L’idea di Sarkozy, annunciata tra la sorpresa generale l’8 gennaio scorso, è di fare una Tv pubblica senza pubblicità, compensando “integralmente” gli introiti venuti meno (800 milioni di euro).

Ma questo progetto non ha trovato molti consensi. E se dall’Italia il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha subito condiviso la scelta, in Francia l’annuncio ha suscitato viva preoccupazione.

 

Per i sindacati si tratta di un progetto che “…sconvolge il paesaggio audiovisivo, senza un piano di finanziamento”.

Più di 300 dipendenti del servizio pubblicitario di France Télévision sono, fra l’altro, direttamente minacciati dalla misura che dovrebbe concretizzarsi nel 2009.

 

Ieri l’Eliseo ha ricevuto i rappresentanti dei sindacati e ha tentato di rassicurarli riaffermando che “…non ci saranno privatizzazioni” di alcune reti televisive del servizio pubblico – France 2, France 3, France 4, France 5, Rfo – e che “…il buco di introiti sarà compensato euro per euro”.

Si è anche detto che il governo “sta lavorando” su alcune possibilità per riempire il deficit pubblicitario e che dovrebbero essere annunciate nei prossimi giorni.

Dovrebbe essere scartata la possibilità di un aumento del canone. Ma nonostante le rassicurazioni, i sindacati hanno deciso di andare avanti e oggi protesteranno contro la proposta Sarkozy.

 

Una proposta che non ha trovato d’accordo neanche il Commissario Ue per la Società dell’Informazione e i Media, Viviane Reding, che ha tenuto a prendere le distanze, specie per quanto riguarda l’idea di sopperire al “buco” con una tassa che andrebbe a colpire internet e le tlc.

 

Il Commissario ha dichiarato apertamente che questa disposizione è contraria alla propria visione di un’Europa senza frontiere, dove l’accesso a buon mercato al web e alla telefonia mobile dovrebbe essere la norma.

“…Credo – ha detto – che la tassazione delle nuove tecnologie non risponda alla strategia che porterà a un uso diffuso e uniforme dei nuove mezzi di comunicazione per tutti gli europei”.

La Reding ritiene tuttavia che le dichiarazioni del presidente francese non siano che l’inizio di una negoziazione.

 

Recentemente il Ministro francese Christine Albanel ha assicurato che la tassazione dei dispositivi in grado di ricevere la Tv, pensata per recuperare denaro per France Télévision, “non supererà mai l’1%“.

Sarkozy “ha parlato di tassa infinitesimale, vale a dire che non si supererà il tetto dell’1%”, ha assicurato il Ministro.

 

Al momento la pubblicità porta alla Tv pubblica un miliardo di euro di fatturato, per compensare le perdite il governo ha già programmato l’introduzione di una tassa sulla telefonia mobile, la fornitura d’accesso internet e la vendita dei prodotti elettronici di largo consumo in grado di ricevere la Tv in mobilità. Questa misura dovrebbe apportare tra i 170 e i 340 milioni di euro.

“Ci sono già delle risorse: le tlc mobili e gli abbonati internet porteranno intorno ai 20 miliardi di euro. Le infrastrutture televisive, computer, intorno ai 17 miliardi di euro”, ha spiegato il Ministro francese, aggiungendo che l’altra pista valutata potrebbe essere quella di “tassare le entrate pubblicitarie supplementari delle emittenti private”.

 

Riguardo alle sorti dei 320 dipendenti che lavorano nel comparto pubblicitario di France Télévision, l’Albanel ha garantito che “non ci saranno licenziamenti“, anche se spetta alla Tv pubblica la gestione di questo aspetto.

 

Per quanto concerne più specificatamente i contenuti, ha spiegato che l’obiettivo deve essere quello di fornire un servizio pubblico e spesso questa mission è stata messa da parte per inseguire l’audience.

Ha inoltre ricordato che “…bisognerà programmare il tempo che prima era occupato dagli spot”.

 

Il Ministro ha quindi concluso facendo presente che ci si trova davanti a “una nuova sfida“, un diverso “progetto di società”, ma non ha mancato di assicurare che si intende mantenere “una televisione per tutti”.

 

 

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