Pochi lo hanno notato – anzi quasi nessuno – ma è stato Stefano Iannaccone, questa mattina sul quotidiano “Domani”, a mettere il dito nella piaga, ben focalizzando la questione: nel programma della gran kermesse sul cinema organizzata in Sicilia, a Siracusa (nel Castello Maniace), promossa dalla Regione Sicilia (guidata da Renato Schifani), da domani venerdì 12 a domenica 14 aprile 2024, non soltanto curiosamente non è previsto l’intervento del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia), ma nemmeno della Sottosegretaria delegata Lucia Borgonzoni (Lega). Il Collegio Romano è completamente assente.
L’iniziativa è tutta politicamente “monopolizzata” dalla Ministra del Turismo Daniela Santanchè (Fratelli d’Italia) e potrebbe essere percepita come uno schiaffo, e forse una sfida, certamente come una “invasione di campo” – come scrive Iannaccone – di Fratelli d’Italia e Forza Italia “contro” la Lega Salvini.
Questo l’obiettivo della gran parata, nelle intenzioni dei promotori: “raccontare l’audiovisivo in un mondo che cambia. E farlo in un’Isola, la Sicilia, che è per natura e vocazione un set a cielo aperto. Chiamare al confronto un intero comparto per coglierne gli scenari presenti e futuri, tra istanze autoriali, sfide industriali e ricadute sociali, riflettendo su scenari e tendenze, criticità e punti di forza. Questo lo spirito, questo l’obiettivo degli Stati Generali del Cinema, promossi e organizzati dalla Regione Siciliana in collaborazione con il Ministero del Turismo ed Enit, con una finestra sul “Verticale Turismo e Cinema”, primo verticale dopo il Forum internazionale del Turismo”.
Ancora una volta approccio sostanzialmente acritico e asettico
Abbiamo studiato con cura l’affollato programma, che prevede molti (moltissimi) interventi, ed abbiamo notato come l’approccio sia sostanzialmente acritico, asettico: si prevede quindi una ennesima passerella di esponenti politici ed operatori del settore che verosimilmente ricanteranno una volta ancora l’eccellente presente ed il fantastico futuro che caratterizzano il “made in Italy” audiovisivo. A condizione, però, che… il Principe non chiuda i cordoni della borsa.
Le tematiche affrontate sono variegate ed indubbiamente interessanti, a partire dal titolo dell’iniziativa: “Tax credit, cineturismo e internazionalizzazione: un osservatorio su dinamiche e prospettive”.
L’impostazione dell’iniziativa è curata da Antonella Ferrara, che si firma nella veste di “Direttore Scientifico Stati Generali del Cinema”, in collaborazione con Federico Pontiggia, definito come “Consulente Scientifico”.
Questa aggettivazione (“scientifico”?!) stimola ed al contempo lascia perplessi: non ci sembra proprio, dal documento di presentazione dell’iniziativa e dal programma, che vi sia stato un preliminare lavorio “scientifico” (non si pretende un report di ricerca, però almeno un dossier documentativo?!), ma semplicemente una semplice e banale identificazione di tematiche “classiche”, affidate ad una eletta schiera di persone (oltre 200…) che ci sembrano tutte “allineate” all’approccio tradizionale – positivo anzi ottimista – nei confronti del sistema cinematografico ed audiovisivo nazionale?
È di questo che ha necessità l’industria cinematografica e audiovisiva italiana, in una fase così delicata, a fronte del rallentamento dei finanziamenti erogati dalla macchina ministeriale?
È questo il senso di una iniziativa che si autodefinisce “stati generali” (formula ormai usata retoricamente con grande frequenza, per cercare di elevare lo status di un’iniziativa)?!
Antonella Ferrara ha anche annunciato che l’intento è gettare le basi di un “centro di ricerca sulle dinamiche e le prospettive del settore audiovisivo”. Oh, perbacco!
La prima domanda che è emerge naturale è: ma il sedicente “Direttore Scientifico” può vantare un curriculum come esperto del settore, al di là della patente di… “scientificità” auto-assegnatasi?
Non ci sembra, anche soltanto leggendo la sua scheda biografica su Linkedin. Senza dubbio si tratta di una organizzatrice culturale con discreta esperienza, che si autoqualifica anche come “Founder, President and Artistic Director” di Taobuk, famoso festival letterario ovvero di una commendevole iniziativa di promozione del libro di Taormina, lanciata nel 2011. Sul cv si legge che è anche Ceo e Co-Founder di Siculy Art Experience, oltre che amministratrice di una Libreria Mondadori, e dal web si scopre che sviluppa anche una qual certa attività pubblicistica. Non andiamo oltre, ma le perplessità sono evidenti, a fronte di una simile “regia” dell’iniziativa.
Del consulente Federico Pontiggia, indubbia la competenza nel settore cinema e audiovisivo: è noto l’impegno giornalistico (ed anche una buona capacità di approccio critico), a partire dalla sua collaborazione con “il Fatto Quotidiano” e con la “Rivista del Cinematografo” (Ente dello Spettacolo). In questo caso, il curriculum evidenzia anche una laurea in Storia e Critica del Cinema all’Università di Torino (con una tesi su Abel Ferrara), ed un’intensa attività giornalistica, anche a livello televisivo, essendo autore conduttore di “Cine Mag” per Rai Movie (il “magazine” cinematografico di Rai Cultura).
Sfogliando il ricco programma della kermesse siciliana, emergono sicuramente competenze ed esperienze: per esempio, nel panel di domani pomeriggio venerdì 12 aprile, intitolato “Gira che ti rigira: dal locale al globale, il fenomeno del cineturismo”, apprezzabile il coinvolgimento di Michelangelo Messina, Direttore Artistico dell’Ischia Film Festival e Presidente dell’Osservatorio permanente sul Cineturismo. Si tratta senza dubbio del primo studioso in Italia di questo fenomeno, un settore di ricerca nel quale negli ultimi anni sono intervenuti anche soggetti come Jfc Tourism & Management e Certa, il Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica di Milano, che pure non sono stati coinvolti nella kermesse siracusana.
La kermesse siciliana ricorda, per alcuni aspetti (la fase “produzione” della “filiera”), un’iniziativa promossa – questa sì – dal Ministero della Cultura (ovvero dalla Direzione Cinema e Audiovisivo, d’intesa con Cinecittà), coordinata da Roberto Stabile, Responsabile Internazionalizzazione e dei Progetti Speciali della Dgca del Mic, ovvero l’Audio-Visual Producers Summit (Avps), le cui prime due edizioni si sono tenute a Trieste (l’ultima, dal 19 al 21 luglio 2023, e, anzi, qualcuno ricorda che la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni aveva prospettato che una terza edizione si sarebbe tenuta giustappunto in Sicilia, ma evidentemente l’idea deve essere sfumata…). Anche se l’Avps si caratterizzava per una dimensione senza dubbio più internazionale, avendo coinvolto anche esponenti di Hollywood. Da osservare che invece il meeting di Siracusa non presenta alcuna proiezione internazionale, non avendo di fatto incredibilmente coinvolto nessun operatore straniero: anzi, a guardar bene, nessuno degli oltre 10 “panel” è focalizzato sulla “internazionalizzazione” ovvero la promozione del “made in Italy” all’estero…
Tax Credit, ancora una volta il megafono viene dato a Anica ed Apa, principali co-autori della Legge Franceschini, corresponsabili della deriva del sistema pubblico di sostegno a cinema e audiovisivo
La sessione dedicata al “Tax Credit” evidenzia un approccio… conformista, se è vero che sono stati coinvolti soprattutto il Presidente dell’Anica Francesco Rutelli e la Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, che è anche Presidente dell’Apa (produttori televisivi), allorquando Anica ed Apa sono le due più potenti “lobby” del settore, co-autrici della “Legge Franceschini” del 2016, che ha garantito finora un grande “boom” (o una grande “bolla”, lo scopriremo tra poco…) del cinema e dell’audiovisivo italiano, grazie ad una crescente iniezione di danaro pubblico nel sistema (si è arrivati nel 2023 a ben 750 milioni di euro, prima del taglio deciso dal Ministro Gennaro Sangiuliano a quota 700 milioni nel 2024).
Interviene poi, nella stessa sessione, la neo-Presidente dell’Enit, Alessandria Priante, qualificata esperta di politiche del turismo e consulente di fiducia della Ministra Daniela Santanchè, e la produttrice Raffaela Leone, Ceo dell’omonimo Leone Film Group.
Una voce che potrebbe rivelarsi “fuori dal coro” è quella di Iginio Straffi, Fondatore e Presidente di Rainbow e Colorado, forse l’unica – ormai – società di produzione indipendente italiana non (non ancora?!) acquistata da una multinazionale straniera (oltre all’ormai storico successo delle “Winx”, in questi giorni Straffi celebra l’eccellente audience registrata su Netflix dal suo “Il fabbricante di lacrime” –per la regia di Alessandro Genovesi, tratto dal best-seller omonimo della giovane scrittrice italiana Erin Doom –, che parrebbe essere il film italiano più visto a livello mondiale nella storia della piattaforma). Straffi è stato tra i pochi che hanno manifestato a chiare lettere la sua protesta per come l’industria dell’animazione sia stata maltrattata dal Governo italiano, anche recentemente, sia a livello di riforma del Tusma (Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi) sia a livello di riparto dei 700 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo per il 2024 (si ricordi che una bozza è stata approvata il 3 aprile scorso dal Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo presieduto da Francesca Assumma, ma non è ancora stata resa di pubblico dominio)…
E che dire del panel dedicato a “Ott e broadcaster”, dal quale emergono professionisti di livello come Gina Nieri per Mediaset (Direttore Affari Istituzionali e Legali e Analisi Strategiche del Gruppo) e Giampaolo Rossi per Rai (Direttore Generale e probabile neo Amministratore Delegato tra qualche mese)? Nessuna traccia di Netflix o di Amazon o di Disney e simili. Un po’ curioso, un simile approccio… asimmetrico.
E non è stata coinvolta nemmeno l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, allorquando si converrà che Agcom un qualche ruolo nell’economia del settore deve pur averlo… nevvero?!
E che dire della totale assenza di intervento da parte della Società Italiana degli Autori e Editori, considerando che la Siae rappresenta l’anima dorsale dell’intero sistema culturale italiano e quindi anche del cinema?!
E che dire della totale assenza di coinvolgimento degli 11 membri del neo-costituito Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo?!
Da notare infine (“last but not least”) che il sistema accademico e della ricerca è stato completamente escluso. Fatti salvi due docenti soltanto (su circa 200 relatori coinvolti): Gaetano Armao, Professore di Diritto Amministrativo all’Università di Pavia (nella sessione sul tax credit), ed Enrico Nicosia, Professore Ordinario di Geografia e Docente di Cineturismo e Territorio a Messina (nella sessione sul cineturismo)…
Di grazia, quale è il criterio… “scientifico” (giustappunto!) che ha mosso l’architettura dell’iniziativa?! Quasi un paradosso.
Affronto politico della Ministra Santanchè nei confronti della Sottosegretaria Borgonzoni? Ed i problemi veri del sistema cinematografico e audiovisivo italiano passano in secondo piano…
Come ha scritto Iannaccone su “Il Fatto” di oggi, “alla kermesse c’è praticamente tutto il gotha del cinema italiano (…), ma non c’è nessun relatore riconducibile al Ministero della Cultura”: questo deficit è evidente nella sua valenza politica, al di là dell’assurdità dell’aspetto istituzionale: non è stato coinvolto nemmeno il Direttore Generale del Cinema e dell’Audiovisivo del Mic, Nicola Borrelli… “Se non è uno sgarbo istituzionale verso il ministero, è quantomeno un affronto politico a Borgonzoni. Una brama di protagonismo di Santanchè (e di FdI) che ha alimentato i malumori del partito di Salvini, ovviamente anche nei confronti di Schifani”, peso massimo di Forza Italia in Sicilia e gran cerimoniere dell’evento”.
Al di là delle noiose beghe interpartitiche (nella maggioranza di Governo), emerge una volta ancora un trattamento del “cinema” – inteso come “politica cinematografica” – rispetto al quale prevale l’aspetto della “spettacolarizzazione” (allegra) sull’esigenza di analizzare a fondo (ed autocriticamente) le dinamiche del settore.
Quella siciliana si prospetta come una ennesima, grande e ricca (un’iniziativa di questo tipo costa svariate centinaia di migliaia di euro – stimiamo non oltre 500mila… – ma è evidente che la Regione Sicilia non ha badato a spese… ma dal programma emergono anche i logotipi del Ministero del Turismo, dell’Enit, della Città di Parlemo, ma nessuna traccia di sponsoring), passerella.
Si ascolteranno molte moltissime voci, sicuramente ci saranno stimoli interessanti, ma nessuno affronterà di petto le tematiche critiche del settore. Una tra le tante, per restare in argomento “cineturismo” e “promozione” del cinema: perché soltanto circa 7 milioni di euro l’anno vengono destinati dal Ministero della Cultura ai festival cinematografici, ovvero l’1 % (uno per cento) del totale di 700 milioni del Fondo Cinema e Audiovisivo? E curiosamente, non se ne sono lamentati nemmeno gli esponenti dell’Afic, l’associazione di 117 dei circa 500 festival italiani di cinema, in occasione della presentazione della loro ricerca, ieri l’altro a Roma (vedi “Key4biz” del 9 aprile 2024, “Il Ministro della Cultura Sangiuliano contesta ‘Il Foglio’: ‘Correggere le storture’. Presentata la ricerca Afic”).
In sostanza, la solita giostra…
D’altronde, anche una manifestazione di lamentazione e agitazione come quella che si è tenuta venerdì scorso 5 aprile a Roma al Cinema Adriano promossa da ben 23 associazioni del settore (“Vogliamo che ci sia Ancora un Domani”) si è rivelata una protesta veramente “soft”, con toni moderati, dati fantasiosi e discreta confusione: sulla vicenda, rimandiamo al nostro intervento su “Key4biz” del 5 aprile 2024, “Mattinata di agitazione ‘soft’ da parte di (quasi) tutta l’industria cinematografica e audiovisiva. Assente la Sottosegretaria Borgonzoni”.
Nel mentre, il Manovratore opera indisturbato, e tutti attendono, in silente trepidazione, sia il riparto dei 700 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo, sia i decreti attuativi del nuovo Tax Credit… Ed altro ancora, annessi e connessi.
Peccato che, a Siracusa, di tutto questo poco si parlerà, anche perché il Ministero della Cultura purtroppo non ha deciso di attivare procedure trasparenti e condivise ed il settore tutto pende ormai da mesi dalle labbra, anzi dalla penna, del Ministro Gennaro Sangiuliano.
Immaginate che gran bel exploit sarebbe stato invece rendere pubblico il “piano di riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo proprio in occasione della kermesse siracusana: una gran bella occasione di trasparenza, condivisione e dibattito pubblico…
Perché la bozza del riparto dei 700 milioni del Fondo Cinema e Audiovisivo non viene resa di pubblico dominio?
Come abbiamo già domandato su queste colonne, perché il Ministro e la Sottosegretaria non rendono di pubblico dominio il “riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo, che è stato approvato dal Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo mercoledì della scorsa settimana?!
Soltanto IsICult ha anticipato alcuni dati essenziali di questo documento… “secretato”, ma la Sottosegretaria mantiene assoluto riserbo, non meno del Ministro.
Lucia Borgonzoni, intervenendo ieri l’altro (martedì 9) alla conferenza di apertura del Bellaria Film Festival, ha confermato l’aumento dei finanziamenti considerati “fondamentali per il cinema indipendente”, annunciando che “aumenteremo i selettivi a 110 milioni di euro”.
A quanto ci è dato sapere, in effetti, se nel 2023 i contributi previsti dall’articolo 26 della “Legge Cinema e Audiovisivo” – i cosiddetti “contributi selettivi” – sono stati di 46,7 milioni di euro, nel 2024 (secondo la bozza di “riparto”) dovrebbero crescere a 84,3 milioni, grazie all’iniezione di ben 52 milioni di euro determinata da una nuova linea di intervento, dedicata ad “opere su personaggi e avvenimenti dell’identità culturale italiana”. Questo totale di 84 milioni viene anche dall’eliminazione nel 2024 dei 19,5 milioni di euro che sono stati assegnati nel 2023 ai cosiddetti “film difficili”, ovvero “con risorse finanziarie modeste ed elevata qualità artistica” (in sostanza un +52 milioni di euro a fronte di un -19,5 milioni…).
Questi 84 milioni di euro non corrispondono però ai 110 annunciati dalla Sottosegretaria, ma verosimilmente Borgonzoni ha messo nello stesso calderone anche i contributi ex articolo 27 della legge (comma 1), ovvero i circa 19 milioni di euro destinati alla “promozione” (festival, programmazione film d’essai, eccetera), il cui livello resta immutato tra il 2023 ed il 2024. Il totale (84 + 19) porterebbe a 103 milioni di euro, un budget vicino a quello evocato dalla Sottosegretaria (110 milioni).
Quel che ancora non è emerge pubblicamente è la significativa dimensione del taglio al “Tax Credit”…
Come già segnalavamo ieri l’altro su queste colonne (vedi “Key4biz” del 9 aprile 2024, “Il Ministro della Cultura Sangiuliano contesta ‘Il Foglio’: ‘Correggere le storture’. Presentata la ricerca Afic”), la riduzione e la rimodulazione dell’allocazione delle risorse è notevole.
“Tax Credit”: passa dai 541 milioni di euro del 2023 ai 413 milioni del 2024, ma il taglio riguarda soprattutto il “tax credit interno”, che scende dai 280 milioni del 2023 ai 169 del 2024 (- 40%). Il rapporto tra cinema e tv vede privilegiata la seconda: 55 su 100.
A quanto è dato sapere, quindi, quest’anno (2024), dei 696 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo, il “Tax Credit” assorbirà 413 milioni di euro, a fronte dei 541 milioni del 2023. Si tratta di ben il 59 % del totale del sostegno pubblico al settore. Nel 2023, il “riparto” aveva previsto, sul totale di 746 milioni di euro, ben 541 a favore del “tax credit” e la quota percentuale era del 73 %. Quest’anno il “tax credit” assorbe invece 413 milioni sul totale di 700 milioni circa, e la quota percentuale scende al 59 % (con un decremento di ben 14 punti percentuali).
Un decremento senza dubbio significativo (- 24 %), ma il “taglio” più impressionante riguarda le 2 voci principali, ovvero il “tax credit” cosiddetto “interno”, che passa complessivamente dai 280 milioni di euro del 2023 ai 169 milioni del 2024.
Una riduzione di ben il 40 % del “tax credit interno”, con una rimodulazione in quote percentuali rimasta identica (e questo – riteniamo – è un errore): “tax credit” interno per il cinema passa infatti dai 100 milioni di euro del 2023 ai 60 milioni di euro del 2024, mentre il “tax credit” interno per la televisione (e web) passa dai 180 milioni del 2023 ai 109 milioni del 2024. La riduzione è del 40 % per entrambi.
Se prima (2023) il rapporto era 100 milioni “cinema” a fronte di 180 milioni “televisione” (per un totale di 280 milioni), ora il rapporto passa (2024) a 60 milioni per il “cinema” e 109 milioni per la “televisione” (per un totale di 169 milioni).
Un taglio moderato, ovvero inferiore rispetto al 40 %, sarebbe stato apportato al “credito di imposta per attrazione investimenti stranieri in Italia”, che passerebbe dai 48 milioni di euro del 2023 ai 40 milioni del 2024, con una riduzione del 17 %.
Ci domandavamo ieri l’altro su queste colonne di “Key4biz”: con quale logica la Direzione Cinema e Audiovisivo ha proposto queste modifiche nel “riparto”? Immaginiamo che la decisione sia stata assunta (prima della benedizione di Sottosegretaria e Ministro) dal Direttore Generale Nicola Borrelli d’intesa con Francesco Gilioli Capo di Gabinetto, e con il Vice Capo di Gabinetto Giorgio Carlo Brugnoni, che non a caso hanno partecipato all’insediamento del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo il 3 aprile scorso al Collegio Romano.
Ieri (mercoledì 10) il Ministro Sangiuliano ha risposto al “question time”, ribadendo l’esigenza di razionalizzare l’intervento nel settore cinema e audiovisivo, ma non ci saranno riduzioni del budget
Il dibattito sul “question time” non ha registrato nessuna ricaduta mediatica, fatta salva soltanto la sempre vigile agenzia stampa specializzata AgCult, che lo ha rilanciato: ieri mercoledì 10 il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è intervenuto a Montecitorio ed ha ribadito tesi già note, ovvero l’esigenza di rimodulare l’intervento pubblico – non tagliarlo – a favore del cinema e dell’audiovisivo.
Il Ministro, rispondendo in Aula alla Camera a un’interrogazione sul “tax credit” cinema, presentata da Valentina Grippo (deputata di Azione e Vice Presidente della Commissione Cultura della Camera), ha sostenuto: “non risulta che il settore stia rallentando. Gli stessi operatori e molte associazioni riconoscono che il sistema abbia prodotto delle storture. Sorprende che delle 459 opere cinematografiche sostenute con il sistema del tax credit automatico tra il 2022 e il 2023, oltre 345 non siano mai uscite in sala”.
In particolare, Grippo ha chiesto come il Governo “intenda dare seguito alle istanze presentate dall’industria e dalle categorie del comparto cinematografico e audiovisivo, al fine di garantire al settore un’adeguata stabilità nella programmazione del lavoro – anche attraverso la definizione certa di meccanismi di incentivazione fiscale su base pluriennale e strutturale – e la fine del pesante clima di incertezza venutosi a creare nell’ultimo anno”.
Rispetto ai 746 milioni di risorse disponibili nel 2022 e nel 2023, ha sostenuto Sangiuliano, “al momento le risorse sono invariate, fatta eccezione per un lieve taglio che vale per tutti gli ambiti del ministero per esigenze di finanza pubblica. Non risulta che il settore stia rallentando. Anzi, proprio per non bloccarlo, lo scorso mese di gennaio abbiam aperto una finestra per poter presentare le nuove domande di finanziamento con le vecchie regole cosa che ha permesso di far arrivare oltre 1.100 domande che il MiC ha accolto proprio per spirito di collaborazione con il settore. Da Cinecittà arrivano poi notizie confortanti sull’utilizzo delle strutture”.
Gli stessi operatori e molte associazioni, ha poi concluso il Ministro, “riconoscono che il sistema abbia prodotto delle storture. Sorprende che delle 459 opere cinematografiche sostenute con il sistema del tax credit automatico tra il 2022 e il 2023, oltre 345 non siano mai uscite in sala”.
3,54 euro di ricadute nell’economia a fronte di 1 euro nel settore cinema e audiovisivo? A proposito di “moltiplicatori” fantasiosi e di stime assunte fideisticamente: tra le certezze di Andrea Montanino e le perplessità di Alberto Pasquale
Valentina Grippo ha sostenuto ieri a Montecitorio: “il tax credit è una forma di agevolazione alle produzioni cinematografiche che assegna un credito d’imposta in modo automatico e direttamente proporzionale alle spese effettuate, che devono essere eleggibili, effettivamente sostenute e pagate; si tratta di un investimento pubblico su un comparto industriale che incide in modo sostanziale sull’economia del Paese, visto che ogni euro investito sull’audiovisivo ne genera 3.5, facendo quadruplicare il Pil di un settore che coinvolge oltre 9 mila imprese e 65 mila persone occupate”.
Ma questo dato, assunto per certo, è un dato proprio vero o è una simpatica illusione numerologica?!
Ancora una volta, si deve assistere al rilancio di un dato assolutamente privo di validazione metodologica: questo numero quasi… magico (x 3,5) è un “moltiplicatore” che non è mai stato illustrato con un minimo di serietà scientifica, anche se viene richiamato da tutti coloro che vogliono il mantenimento dello “status quo”.
Questo dato può essere riscontrato in due fonti: una presentazione del luglio 2023, curata in occasione di un evento promosso dall’Anica (si noti bene il “committente”…), intitolato “Le sfide della filiera cineaudiovisiva italiana”, da Andrea Montanino, Chief Economist e Direttore Strategie Settoriali e Impatto Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Nella slide a pagina 11, si legge che l’“impatto diretto, indiretto e indotto” sull’economia italiana determinato dalla “filiera cinema e audiovisivo” sarebbe di 3,4: questo “effetto moltiplicatore” sarebbe di 1,15 se limitato al solo settore “audiovisivo, broadcasting”, ma andrebbe crescendo considerando i servizi, la manifattura, ed altri settori, giungendo ad un totale giustappunto di 3,54.
Come è stato calcolato? Non è dato sapere. Come fonte, la slide recita un laconico: “elaborazione Cdp Strategie Settoriali e Impatto su dati Istat”. Un po’ poco, dal punto di vista metodologico (scientifico…), al di là del marchio altisonante di Cdp.
Sull’argomento “moltiplicatori”, riportiamo il parere di un esperto come il professor Alberto Pasquale, uno dei più qualificati studiosi di politica ed economia dei media (attualmente è Direttore della Umbria Film Commission, ma è stato anche Direttore Generale della 20th Fox Italy): “se andiamo a guardare la Valutazione d’impatto che la Dgca commissiona per legge ogni anno a un ente indipendente, per il 2021 (ultimo anno disponibile in base al report 2023) troviamo solo un sotto-paragrafo denominato «Moltiplicatore» che in tre pagine, costituite principalmente da grafici, ci fa sapere che il numero magico è pari a 2,82 per la produzione e 3,40 per il valore aggiunto. Per il calcolo è stata utilizzata la tavola input/output dell’economia italiana. Fine della spiegazione. Numeri in libertà in cui credere fideisticamente. Fossero anche calcolati correttamente, chi ci dice che immettendo le stesse risorse in altri settori (ad esempio, edilizia o sanità) il moltiplicatore non possa essere il doppio o il triplo? E magari con risultati visibili da chiunque (edifici nuovi o rinnovati, servizi sanitari migliori, ecc.)?”.
E precisa Pasquale: “in altri luoghi troviamo calcoli analoghi: negli Usa, in Georgia, nel 2022 per ogni dollaro speso si calcolano 6,30 dollari di impatto economico ma ci sono studi che, al contrario, denunciano una perdita fiscale netta. Altrove i numeri non sono affatto soddisfacenti, come indicano ricerche effettuate in California (con una forbice che va da 1,07 a 0,20) o alle Hawaii (0,56), mentre nel Connecticut alcuni vogliono abolire, altri vogliono in-crementare il vantaggio fiscale. Tutto ciò denota che non c’è una metodologia uniformemente accettata e che, a seconda di chi effettua le analisi, i risultati possono essere diversi in dipendenza della “vicinanza” o meno degli analisti al settore analizzato” (si rimanda ad Alberto Pasquale, “Cinema di Stato. Ci diamo un taglio”, intervento del 15 dicembre 2023 su “Cinematografo.it”, il sito web della testata “La Rivista del Cinematografo” edita dall’Ente dello Spettacolo, organismo della Confederazione Episcopale Italiana – Cei).
Insomma, si tratta di numeri in libertà, non confortati da alcuno studio scientifico, tecnico, accademico.
Tornando alla deputata Valentina Grippo (Az), riportiamo alcune sue altre tesi: “dal sottosegretario Mazzi che dichiara che si fanno troppi film, alle sue parole sulla scarsità di contenuti del cinema italiano, ci sembra che il governo sia un po’ in confusione sull’argomento. Ricordiamo che detassare l’investimento in audiovisivo non è un atto filantropico ma un meccanismo di incentivo a un comparto che genera ricchezza. La responsabilità dello Stato non è quella di programmare e valutare i contenuti dei film che vengono prodotti, ma di facilitare le procedure, allocare risorse, consentire di pianificare nel tempo ed essere competitivi su un mercato internazionale sempre più aggressivo. Chiediamo che il governo fornisca al più presto certezze sul futuro del tax credit”.
Irene Manzi (Partito Democratico): difesa a spada tratta (quasi a priori?), del “Tax Credit”
Più pesante la Capogruppo del Partito Democratico in Commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, che ha accusato addirittura il Ministro di “mentire”, sostenendo che “Sangiuliano mente al Parlamento e nega il brusco rallentamento che sta vivendo l’industria audiovisiva italiana. Ancora una volta, il Ministro si presenta in aula con un discorsetto generico, privo di dati reali sugli effetti della sua inattività su un settore strategico per la nostra economia dove gli investimenti hanno forti effetti moltiplicativi… Da quando si è insediato Sangiuliano, l’industria audiovisiva è stata messa all’angolo perché ‘non gradita’ all’esecutivo. Nel corso del question-time di oggi, il Ministro ha dovuto inevitabilmente prendere atto del fatto che, grazie ai governi del Pd, sono cresciuti e si sono stabilizzati i finanziamenti a sostegno del tax credit, mentre con la sua gestione sono ricominciati i tagli. Adesso, più che mai, è il tax credit cinema ad essere sotto attacco”.
Irene Manzi sembra difendere a spada tratta e quasi “a priori” il tanto decantato, per anni (dall’avvio della Legge Franceschini, nel 2016), strumento del Tax Credit: “invece di apportare i giusti correttivi del caso, il Ministro vuole limitare gli automatismi dei finanziamenti e reintrodurre le modalità selettive con nuove commissioni nominate dalla politica, senza alcun criterio di competenza, che potranno mettere becco anche sulle scelte autoriali. Sono soluzioni che avevamo per fortuna abbandonato e che ci riportano indietro di decenni allontanano l’Italia dal mercato internazionale che infatti sta virando su altri Paesi con gravi ripercussioni economiche e occupazionali. L’incertezza e la politicizzazione della cultura è la cifra dell’azione di Sangiuliano al Collegio romano”.
Francamente ci sembra, questo di Manzi, un approccio privo di vocazione critica e di disponibilità autocritica: premesso che lo strumento del “credito d’imposta” è frutto di una stagione di deriva mercatista dell’intervento dello Stato nella cultura (e la questione andrebbe storicamente ed ideologicamente affrontata con Walter Veltroni prima ancora che con Dario Franceschini), deriva sulla quale la sinistra dovrebbe avviare una seria riflessione (anche se forse non così radicale come quelle che teorizza Tomaso Montanari), la questione di fondo è che il Tax Credit è cresciuto a dismisura, nel corso degli anni, producendo anche una serie complessa ed aggrovigliata di patologie.
Le patologie della Legge Franceschini si sono sviluppate in assenza di adeguati strumenti di misurazione, valutazione e controllo
Strumenti di misurazione e valutazione e controllo che certo non sono stati invocati da coloro che ora si lamentano: come mai i grandi produttori di Anica e di Apa non hanno mai chiesto al Ministero di promuovere un pubblico dibattito sulla “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo, che la Dgca ha peraltro silenziosamente appaltato per sei anni di seguito sempre agli stessi soggetti, ovvero l’Università Cattolica di Milano e Ptsclas spa?!
E chissà come mai questa valutazione – come abbiamo denunciato tante volte su queste colonne – ha avuto una circolazione semi-clandestina, non risultando peraltro ancora (ad oggi) pervenuta in Parlamento quella relativa all’anno 2022 (duemilaventidue)?!
Chi ha avuto interesse a mantenere nel corso degli anni un approccio così “low profile” e “soft”, privo di vera vocazione alla valutazione ed al controllo? Certamente i maggiori beneficiari del Tax Credit stesso… ed anche – va rimarcato (senza autocensure) – la Stessa Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, esponente di un partito che è passato, nel corso degli ultimi anni, da una “cromia” di maggioranza ad un’altra: si ricordi che la Sottosegretaria leghista ha beneficiato della delega su cinema ed audiovisivo sia con un Ministro del M5s qual è stato Alberto Bonisoli sia con un Ministro del Partito Democratico, qual è stato Dario Franceschini… Questa eterodossa trasversalità ha prodotto i suoi risultati, di conservazione e continuità: nel bene e nel male, Borgonzoni è stata la custode della Legge Franceschini…
A chi ora si lamenta, domandiamo: con quale coraggio politico ed onestà intellettuale ci si lamenta, dopo aver chiuso gli occhi per anni (tutti gaudenti per il gran banchetto allestito dal Principe), se il Ministro Gennaro Sangiuliano ha deciso finalmente di correggere la rotta?!
Clicca qui per il programma degli “Stati Generali del Cinema a Siracusa: un comparto a convegno per approfondire il dibattito sul sistema audiovisivo in Italia. Tax credit, cineturismo e internazionalizzazione: un osservatorio su dinamiche e prospettive” (promossi da Regione Sicilia, Ministero del Turismo, Enit, Città di Palermo), Siracusa, 12-14 aprile 2024
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.