Francia
Continua la polemica in Francia sulla proposta del presidente Nicolas Sarkozy di eliminare la pubblicità dal servizio pubblico radiotelevisivo.
Tanti i pareri discordanti su una decisione che evidenzia già tante difficoltà. Questa volta a intervenire, dopo le rassicurazioni del Capo dello Stato che sarebbe stato recuperato ogni singolo euro, è il Ministro delle Comunicazioni Christine Albanel che si è detta contraria a un aumento del canone, ma favorevole a un allargamento della base di riscossione per compensare la perdita dovuta alla soppressione degli spot.
Albanel non è d’accordo su quanti chiedono un aumento del canone che andrebbe a pesare sulle tasche dei francesi, ma quanto a una revisione delle modalità di calcolo che dovrebbero, per esempio, considerare la seconda abitazione. questo è uno dei punti al vaglio della Commissione per la nuova televisione pubblica, che si è insediata martedì scorso.
Proprio in quell’occasione, Sarkozy ha indicato che questo nuovo organismo sarà chiamato a trovare soluzioni alternative per compensare gli introiti venuti meno con la decisione di sopprimere la pubblicità.
Intanto si dovrà decidere, se questa misura, fissata al 1° gennaio 2009, avverrà in modo immediato o graduale.
Al centro del dibattito anche un’altra possibilità che è quella di tassare le entrate delle emittenti private e degli operatori telecom.
Una proposta questa, non condivisa dal Commissario Ue Viviane Reding, che teme possa ostacolare lo sviluppo dei new media.
Il Ministro ha precisato che la ventilata tassa sull’elettronica di largo consumo non sarà sicuramente presa in considerazione. “Non siamo orientati verso ipotesi di questo tipo. Le proposte devono comunque trovare d’accordo l’industria di settore”.
Altro punto al centro della discussione francese è se la Commissione sarà incaricata anche di riformare
Nel gennaio scorso, Christine Albanel aveva indicato che Radio France (che raggruppa France Inter, France Info, le emittenti locali France Bleu, France Culture, France Musique, FIP e Le Mouv’) poteva essere coinvolta nella decisione di sopprimere la pubblicità dall’audiovisivo pubblico.
Dalla sua, il CEO dell’emittente radiofonica, Jean-Paul Cluzel, si era detto consapevole che questa proposta del governo di eliminare gli spot “poteva estendersi anche a Radio France”.
Jean-Paul Cluzel aveva ricordato che la pubblicità non rappresenta che l’8% circa delle risorse del gruppo, con 45 milioni di entrate previste per il 2008.
Il sindacato nazionale dei giornalisti di Radio France, in un comunicato, ha intanto fatto espressa richiesta di “tenere la radio pubblica fuori dalla riflessioni del presidente” sulla compensazione budgetaria dopo l’eliminazione della pubblicità dall’audiovisivo pubblico.
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