L’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult – nella sua diuturna attività di monitoraggio delle politiche culturali e delle economie mediali e delle dinamiche sociali – ha dedicato molta attenzione (voce unica, nel panorama dei media) al nuovo Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, da cui l’impronunciabile acronimo di Csca, da qualcuno scherzosamente modificato in “Cosca”: in effetti, si tratta dell’organo di massima consulenza del Ministero della Cultura in materia di cinema e audiovisivo, così come previsto dalla “Legge Franceschini” del 2016 (vedi “Key4biz” di venerdì scorso 22 marzo 2024, “‘Totonomine’ sul Consiglio di Amministrazione Rai e sul Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo del Mic”).
IsICult è in grado di anticipare che una decina di giorni fa (per la precisione martedì della scorsa settimana, il 19 marzo 2024) il Ministro Gennaro Sangiuliano ha apposto la propria firma sul decreto che determina la cooptazione dell’eletta schiera dei nuovi componenti.
Lunga è stata l’attesa, veramente un parto lungo e travagliato (incomprensibilmente): in effetti, il mandato del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo era infatti scaduto ormai da molti mesi, essendo stato nominato da Dario Franceschini il 17 giugno 2020 (ed affidato alla presidenza dello sceneggiatore Stefano Rulli), ed essendo prevista una durata di 3 anni… In sostanza, sono trascorsi 9 mesi dalla decadenza.
Quel che IsICult aveva anticipato sulle colonne di “Key4biz” pochi giorni fa risulta confermato, ovvero che il Ministro Gennaro Sangiuliano ha nominato Presidente dell’organismo Francesca Paola Assumma, avvocata dello Studio Legale Assumma Scola, e figlia (classe 1961) del decano del diritto d’autore in Italia, Giorgio Assumma (classe 1934, che è attualmente tra l’altro Direttore della rivista “Il diritto d’autore”, nella sua rinnovata veste editoriale, pubblicata dalla Società Italiana degli Autori e Editori – Siae, di cui lo stesso Assumma è stato Presidente dal 2005 al 2010). Or bene, non siamo riusciti a reperire su web un curriculum dell’avvocatessa Assumma, né ci risulta una sua particolare notorietà nell’ambiente del cinema e dell’audiovisivo, ma forse si tratta di un nostro deficit di conoscenza, e saremo ben lieti di essere smentiti, se le nostre osservazioni sono imprecise.
Ecco la composizione del nuovo Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo per il triennio 2024-2026
Questa la composizione del nuovo Consiglio, formato da 11 membri, che resta in carica per 3 anni:
scelti dal Ministro (6 consiglieri)
- Francesca Paola Assumma, Presidente
- Mario La Torre
- Michele Lo Foco
- Francesca Vincenza Maria Nocerino
- Daria Perrotta
- Vera Slepoi (c’è un refuso nel decreto del Ministro, trattandosi di Vera Slepoj)
designati dalle associazioni di categoria (3 consiglieri)
- Francesco Ranieri Martinotti (per gli autori)
- Sabrina Russillo (per le imprese)
- Giuseppe Zonno (per le imprese)
designati dalla Conferenza Unificata, nota anche come “Conferenza Stato Regioni” (2 membri)
- Lorenza Lei
- Tommaso Sacchi
Va precisato che il Ministro ha avuto carta bianca, di fatto, se non per i 2 membri della Conferenza Unificata, dato che i 3 componenti delle “associazioni di categoria” (non è dato sapere quale siano state coinvolte) sono stati scelti all’interno di una rosa di potenziali componenti.
Un’analisi dei curricula dei nuovi membri del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo: nessuno di loro è espressione delle storica e potente ‘lobby’ Apa
Dato il nostro abituale approccio analitico e critico, non possiamo esimerci dal manifestare un parere prima tecnico, e poi anche inevitabilmente politico: la maggior parte dei componenti del nuovo Csca non ha particolare competenza professionale nell’ambito del cinema e dell’audiovisivo. Si tratta di una osservazione oggettiva ed incontestabile.
Partiamo dall’analisi dei 6 componenti scelti personalmente dal Ministro: dell’avvocatessa Francesca Assumma, abbiamo già detto…
Soltanto 2 dei 6 membri scelti “intuitu personae” dal Ministro possono vantare un curriculum all’altezza dell’incarico: si tratta del professor Mario La Torre, docente di economia bancaria e finanza ed esperto di micro-credito (con un ricco curriculum professionale anche in materia di cinema e audiovisivo; è stato tra l’altro tra coloro che iniziarono nel 2007 a ragionare di “tax credit” con l’allora Ministro Francesco Rutelli; è anche stato nel Cda di Cinecittà), e dell’avvocato Michele Lo Foco, noto esperto legale in materia di diritto dello spettacolo e dei media (tra l’altro già nel Cda di Cinecittà e Rai Net e Rai Trade e voce assai indipendente). Il primo può essere considerato “organico” al sistema storico del cinema e dell’audiovisivo italiano, il secondo è noto per l’indipendenza delle posizioni, ed anche per le critiche espresse, da anni, nei confronti della Legge Franceschini, e dei “big player” che l’hanno voluta (dall’allora Ministro “dem” Dario Franceschini all’allora Presidente dell’Anica Riccardo Tozzi all’allora Presidente dell’Apa televisiva Giancarlo Leone).
Degli altri 3 componenti, poco si sa, almeno dal “point of view” del sistema cinematografico e audiovisivo, fatta eccezione per Francesca Nocerino:
– di Francesca Nocerino (nome con cui è nota Francesca Vincenza Maria Nocerino), è evidente un qualificato curriculum professionale come giornalista. È Vice Direttore del Tg2 Rai (che è stato diretto dal Ministro Sangiuliano fino all’ottobre 2022, ovvero prima dell’incarico affidatogli dalla Premier Giorgia Meloni), curatrice della rubrica “Tg2 Weekend”. Sicuramente una giornalista esperta di cultura, e sicuramente non a digiuno di cinema, considerando che è anche stata Responsabile per il Cinema del Tg2. Nominata poche settimane fa Presidente Onoraria del Premio Letterario Adei Wizo “Adelina Della Pergola” dedicato alla letteratura ebraica (Adei Wizo ets è una delle federazioni della Women’s International Zionist Organization, un movimento a-politico nato a Londra nel 1920 con l’intento di dare voce alle donne nel grande progetto che avrebbe portato alla nascita di Israele);
– di Daria Perrotta, è indubbia l’alta qualificazione tecnica, essendo Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti, definita nel luglio 2023 dal quotidiano romano destrorso “Il Tempo” come “pupilla di Giorgetti” e dalla sinistrorsa “la Repubblica” come “la formidabile” per via del curriculum (ed anche candidata alla successione di Biagio Mazzotta alla guida della Ragioneria Generale dello Stato, definita “la comandina” da Carmelo Caruso su “il Foglio” del febbraio 2024), e sono ben note le posizioni ipercritiche del titolare del Ministero dell’Economia e Finanze contro il “tax credit” (il mensile “Prima Comunicazione” (simpatizzante di Anica ed Apa) gli ha dedicato la copertina dell’edizione del gennaio 2024, titolando “Adesso basta!” e ciò basti); non risultano specifiche competenze in materia di cinema e audiovisivo;
– di Vera Slepoj, è certamente nota l’esperienza sia come psicologa e psicoterapeuta (specializzata in sofrologia medica, psicosociologia politica; responsabile per 10 anni di una rubrica di psicologia nella rivista “Riza Psicosomatica”; è Presidente della International Health Observatory of Psychotherapy e della Federazione Italiana Psicologi), sia come esponente politica: dal cv, emerge che è stata Consigliere del Ministro delle Comunicazioni dal 2000 al 2005, guidato in quel periodo da Maurizio Gasparri; in precedenza, dal 1999 al 2004, era stata nominata, su indicazione di Gianfranco Fini,Assessore alla Cultura, Musei e Servizi Sociali alla Provincia di Padova. Anche in questo caso, competenze professionali certamente qualificate, ma piuttosto distanti dallo “specificum” del cinema e dell’audiovisivo… Oltre un quarto di secolo fa, scatenò una polemica la sua posizione di allarme nei confronti della serie anime “Sailor Moon” (trasmessa da Rete 4), sostenendo che avrebbe potuto arrecare ai bambini (maschi) problemi di femminilizzazione e che potessero atteggiarsi come la protagonista Serena…
Che dire dei 2 membri nominati dalla “Conferenza Unificata”?!
Ne abbiamo già scritto su queste colonne, e qui riproduciamo:
– Lorenza Lei: nominata nell’aprile del 2023 Responsabile Cinema del Gabinetto del Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca (Fratelli d’Italia); abbiamo già ricordato su queste colonne che Lei è stata Direttrice Generale della Rai tra il 2011 ed il 2012, ed è attualmente Pro Rettrice della Università telematica eCampus. Indiscutibilmente, in questo caso, competenza specifica c’è…
– Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano nella Giunta guidata da Beppe Sala; già Assessore alla Cultura (anzi, per la precisione, alla Cultura, Moda, Design e Relazioni Internazionali) a Firenze, con Dario Nardella; in questo, c’è indubbiamente competenza “culturologica”, il curriculum è veramente assai ricco nella dimensione artistica, ma nessuna traccia di know-how o esperienze specificamente di cinema e audiovisivo…
I 3 membri scelti dal Ministro tra le rose di nomi delle “associazioni” sono indubbiamente tutti competenti in materia:
– Francesco Ranieri Martinotti (per gli autori) è il Presidente della storica Anac – Associazione Nazionale Autori Cinematografici, ed è sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei creativi; è regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e scenografo italiano (tra l’altro vincitore del David di Donatello 1994 come Miglior Regista Esordiente per “Abissinia”; candidato nel 1997 come Miglior Produttore per “Cresceranno i carciofi a Mimongo”…);
– Sabrina Russillo (per le imprese), è Responsabile Cinema e Audiovisivo della Cna, associazione che si “contrappone” alle storiche “lobby” di Anica ed Apa, ed è alfiera degli interessi dei produttori indipendenti; è anche membro dal 2018 del Comitato Editoriale del Mia – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo; è anche Responsabile Cna Turismo della Cna di Roma nonché Responsabile dell’Ufficio Studi della stessa;
– Giuseppe Zonno (per le imprese) è un avvocato dirigente di Rai Cinema spa, Responsabile dell’area Business Affair, Legale e Contratti; siede anche nel Consiglio Direttivo della Fapav (Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali); la sua nomina è stata espressa dall’Anica.
Rispettate le “quote rose”, ma una parte dei nuovi 11 consiglieri non può vantare specifiche competenze tecniche
Ricordiamo che questa è la logica sulla base della quale ha operato il Ministro (fonte: la pagina web dedicata al Consiglio Superiore, nel sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo, guidata da Nicola Borrelli):
- 8 “personalità del settore cinematografico e audiovisivo di particolare e comprovata qualificazione professionale e capacità anche in campo giuridico, economico, amministrativo e gestionale nominate, nel rispetto del principio dell’equilibrio di genere, dal Ministro, 2 delle quali su designazione della Conferenza unificata”;
- 3 “membri scelti dal Ministro nell’ambito di una rosa di nomi proposta dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative del settore cinematografico e dell’audiovisivo”.
Va osservato che la logica delle “quote rosa” è stata ampiamente rispettata, in questo caso, considerando che, degli 11 componenti, la maggioranza è formata da donne: 6 su 11.
In verità, non ci sembra che il dettato normativo sia stato rispettato al meglio, perché la legge prevede 8 “personalità del settore cinematografico e audiovisivo”, ed aggiunge (ma appunto è una integrazione accessoria) “di particolare e comprovata qualificazione professionale e capacità”, poi precisando “anche in campo giuridico, economico, amministrativo e gestionale nominate”. Ci sembra che, di questi 8 cooptati, ve ne siano almeno 2 che non possano proprio essere definite “personalità” del settore cinema e audiovisivo: in effetti non sono tali, oggettivamente, Daria Perrotta e Vera Slepoj, che possono certo vantare percorsi professionali di alta qualificazione, ma estranei al settore. Francesca Nocerino è senza dubbio una qualificata giornalista, ma anche lei – a ben osservare – non può essere considerata una “personalità” del settore…
In sintesi: su 11 componenti:
– dei 6 designati dal Ministro, almeno 2 non possono essere considerati “personalità del settore cinematografico e audiovisivo” ovvero Daria Perrotta e Vera Slepoj; ed una qualche perplessità emerge anche rispetto alla nomina di Francesca Assumma – elevata addirittura al rango di Presidente – e di Francesca Nocerino;
– dei 3 espressi dalle associazioni – Francesco Ranieri Martinotti, Sabrina Russillo, Giuseppe Zonno – si può, senza timore di smentita, sostenere che sono senza dubbio qualificati esperti del settore cinematografico e audiovisivo, per quanto la definizione di “personalità” anche in questo caso ci appare eccessiva (fatta salvo Ranieri Martinotti);
– dei 2 espressi dalla Conferenza Unificata, 1 rientra senza dubbio nel dettato normativo (specifica competenza nel settore cinema e audiovisivo), ovvero Lorenza Lei, mentre qualche dubbio provoca l’altra designazione, ovvero Tommaso Sacchi.
Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo: almeno un terzo dei consiglieri non può vantare specifiche competenze in materia… Che parere potranno esprimere sul “riparto” dei 700 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo?
In sostanza, oltre un terzo dei componenti del nuovo massimo organo di consulenza del Ministero in materia di cinema e audiovisivo, se non addirittura la metà, non può vantare know-how specifico.
Eppure si tratta di persone che saranno presto (prestissimo) chiamate ad esprimere un parere sul piano di “riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo, che il Ministro Sangiuliano ha deciso di ridurre dai 746 milioni di euro dell’anno 2023 ai 700 milioni di euro del 2024: si tratta di una ripartizione fondamentale per l’economia del settore cinema e audiovisivo, ed una sua rimodulazione è essenziale, se si vuole realmente riformare la “Legge Franceschini”.
Come potranno queste 11 “personalità” esprimersi su un documento così tecnico, oltre che strategico, dato che una parte di loro non ha specifiche competenze e peraltro si andranno a conoscere in una prima riunione verosimilmente in settimana prossima, dato il ritardo accumulato dal Ministero in materia?! La domanda non è né retorica né peregrina.
Si ricordi infatti che l’anno scorso il Ministro (lo stesso Sangiuliano) ha firmato il “riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo il 14 marzo 2023, a distanza di un mese e mezzo dal parere del Consiglio Cinema e Audiovisivo allora in carica, che lo aveva espresso il 6 febbraio 2023.
Un’analisi predittiva dello scenario, tra “conservatori” e “riformatori” della Legge Franceschini
Alcune considerazioni di carattere “politico” (ovvero di politica culturale): è anzitutto evidente che vi è soltanto 1 consigliere uno in qualche modo espressione di una delle due più potenti “lobby” del settore, ovvero la cinematografica Anica (alias Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali, attualmente guidata da Francesco Rutelli), mentre nessuno sembra “afferibile” alla televisiva Apa (Associazione Produttori Audiovisivi, attualmente guidata da Chiara Sbarigia che è anche Presidente di Cinecittà, nel silenzio dei più); l’unica altra espressione della “industria” è di una associazione che spesso si pone in posizione contrapposta rispetto ad Anica (ed Apa), qual è Cna Cinema e Audiovisivo, guidata da Gianluca Curti (Presidente di Minerva Pictures). Apprezzabile estensione del pluralismo, quindi, anche rispetto all’anima “economica” del settore.
Questa osservazione (minor peso di Anica nel Consiglio) è centrale, per capire gli orientamenti prevedibili del nuovo Consiglio:
– esponenti di una possibile innovazione ovvero riforma (se non… rivoluzione?!), saranno verosimilmente Michele Lo Foco e Sabrina Russillo; critico sicuramente, rispetto all’assetto attuale del sistema (attualmente tutto squilibrato a favore dei “big player” di Anica ed Apa, e ricordando che Anica associa anche Netflix ed Amazon e altre piattaforme), sarà probabilmente Francesco Ranieri Martinotti, in rappresentanza degli autori; verosimilmente critica anche la consigliera “espressa” dal Ministro Giorgetti, ovvero Daria Perrotta (al di là delle non specifiche competenze tecniche, riteniamo che avrà una… “licenza di uccidere” da parte del titolare del Mef, rispetto alle prospettive di riduzione e/o rimodulazione del Fondo Cinema e Audiovisivo);
– prevediamo in posizione “neutra” sia Lorenza Lei sia Giuseppe Zonno (che è dirigente di RaiCinema, “player” non esattamente marginale nel sistema) sia Tommaso Sacchi;
– riteniamo che Mario La Torre non si porrà molto tra i “riformatori”, essendo stato tra gli artefici dello strumento del “tax credit”…
– di difficile “posizionamento” (nel campo di oscillazione tra “conservatori” e “riformisti”, che qui proponiamo) la giornalista Francesca Nocerino e la psicologa Vera Slepoj e finanche la stessa neo Presidente Francesca Assumma (della quale non risulta traccia pubblica di posizioni sulla politica e l’economia del cinema e dell’audiovisivo)…
In sostanza, ci sembra emerga un prevedibile equilibrio tra coloro che cercheranno di riformare la legge attuale e coloro che tenderanno a mantenerne l’assetto.
Sicuramente il “riparto” imminente dei 700 milioni di euro del Fondo 2024 sarà una buona cartina di tornasole per capire gli orientamenti di ognuno.
Riteniamo importante notare che, non essendoci nessun esponente della “lobby” televisiva (leggi Apa), è probabile che si tenderà a riequilibrare a favore del “cinema-cinema” il sostegno pubblico, ormai squilibrato a vantaggio del business televisivo (uno dei grandi errori della Legge Franceschini).
Da segnalare che soltanto Michele Lo Foco può vantare una precedente esperienza nel Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, avendone già fatto parte fin dal 2017, assumendo peraltro spesso posizioni critiche che – secondo alcuni – hanno determinato la decisione del Ministro Dario Franceschini di non riconfermarlo per un secondo “mandato” nel 2° Consiglio nominato nel 2020.
Il precedente Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo poteva vantare una qualificazione tecnica specifica di tutti gli 11 membri, ma si è rivelato portatore d’acqua del Ministro Franceschini
Quel che è evidente è che, rispetto al precedente Consiglio, emerge complessivamente (al di là di alcune scelte deboli dal punto di vista della qualificazione tecnica) una volontà di riforma e non la cooptazione di un “consiglio” conservativo rivelatosi… al servizio del Principe, come è purtroppo avvenuto allorquando il Ministero era guidato da Dario Franceschini (si rimanda al nostro intervento su “Key4biz” del 17 marzo 2017, “ilprincipenudo. Nominato il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo”).
Anche se va riconosciuto che, degli 11 membri del 1° Consiglio (nominati il 3 marzo 2017 da Dario Franceschini), era indubbia, per tutti (nessuno escluso) la specifica qualificazione tecnico-professionale nell’ambito del cinema e dell’audiovisivo, e non vi era nessun soggetto “estraneo” al settore. L’eletta schiera dei precedenti “tecnici” (più che – anche allora – … “personalità”) era così formata: Stefano Rulli (già Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia – Csc), Flavia Barca (già Direttrice dell’Istituto di Economia dei Media – Iem della fallita Fondazione Rosselli), Carlo Bernaschi (Presidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Multiplex – Anem), Gianni Canova (critico cinematografico, saggista ed accademico, Pro-Rettore alla Comunicazione dello Iulm di Milano), Maja Cappello (Direttrice del Dipartimento Informazioni Giuridiche dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo – Oae), Michele Lo Foco (avvocato specializzato in diritto del cinema e dell’audiovisivo, successivamente sostituito da Giancarlo Leone Presidente dell’Apa), Rosaria Marchese (già dirigente Rai e componente di precedenti commissioni ministeriali), Francesca Medolago Albani (Direttrice Pianificazione Strategica dell’Anica), Sergio Silva (già co-fondatore dell’Associazione Produttori Televisivi – Apt divenuta poi Apa e già Direttore di Rai CinemaFiction); a questi membri, si affiancavano i 2 consiglieri designati dalla Conferenza Stato Regione, ovvero Filippo Nalon (Presidente della Fice) e Gennaro Nunziante (“filmaker” barese ben noto al grande pubblico per la regia di film di successo come “Cado dalle nubi”, “Che bella giornata”, “Sole a catinelle” e “Quo vado?”, tutti con Checco Zalone protagonista). Da notare che, degli 11 membri di allora (“by” Franceschini), ben 4 erano di fatto espressione della “industria”, nelle varie fasi della “filiera”, tra esercizio e produzione, tra cinema e tv (Bernaschi, Silva, Medolago Albani, Nalon…), a fronte di 1 ovvero soltanto (Russillo e Zonno) nel nuovo Consiglio “by” Sangiuliano: questa sì rappresenta – nel bene e nel male – una “svolta” rispetto al passato. Lo spostamento di asse (ideologico) emerge evidente: minor “rappresentanza” dell’anima “economica” del settore cinema e audiovisivo, e minor peso della “componente” televisiva.
Va anche osservato che il Consiglio nominato nel 2017 – per quanto formato da componenti tutti tecnicamente qualificati – non ha certo brillato né per capacità critica né per capacità propositiva. La sua voce non s’è udita quasi mai. Ed altresì dicasi per il 2° Consiglio nominato (sempre da Franceschini) nel 2020. Va osservato che degli 11 membri del 2° Consiglio, ben 7 erano stati già componenti del 1° e soltanto 4 furono le nuove cooptazioni: non fu confermato Gianni Canova, non fu confermato Michele Lo Foco, non fu confermato Gennaro Nunziante, non fu confermato Sergio Silva (che peraltro era stato sostituito nella fase finale del 1° Consiglio da Giancarlo Leone, poi cooptato nel 2°). I 4 “novelli” furono, oltre a Giancarlo Leone, Giulio Dilonardo (designato dalla Conferenza Unificata al posto di Gennaro Nunziante), Giulia Louise Steigerwalt (attrice e regista), Anita Trivelli (docente universitaria di cinema).
Ci si augura che il nuovo Consiglio Superiore si dimostri più attivo e proattivo, dato che la legge gli consente un ruolo non marginale nella definizione delle politiche a favore del settore cinema e audiovisivo.
I consiglieri tecnicamente più qualificati del Consiglio novello (2024-2027) sono senza dubbio Michele Lo Foco e Mario La Torre e Francesco Ranieri Martinotti e Giuseppe Zonno: crediamo che molte delle decisioni del neo Consiglio dovranno essere assunte sulla base delle loro specifiche competenze ed esperienze.
Altrettanto evidente che alcuni membri del nuovo Consiglio possono essere considerati politicamente “schierati” o comunque “connotati”: si tratta della psicologa Vera Slepoj (tra Gasparri e Fini…) e Daria Perrotta (Giorgetti…); Michele Lo Foco è storicamente collocato nell’ambito del centro-destra (Tajani…), così come Lorenza Lei (Rocca…).
In qualche modo a “sinistra” possono essere invece indicativamente collocati Francesco Ranieri Martinotti (l’Anac è storicamente sinistrorsa) e Mario La Torre (in quanto “co-ideatore” del tax credit ai tempi di Rutelli Ministro) e Tommaso Sacchi (Assessore del Sindaco nella Giunta Sala a Milano) e la stessa Presidente Francesca Assumma…
Il rapporto tra “centro-destra” e “centro-sinistra” appare quindi complessivamente equilibrato (4 a 4…).
L’aver affidato all’avvocato Francesca Assumma la presidenza del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo potrebbe lasciare immaginare che una eventuale richiesta di approfondimento sul finanziamento pubblico al film di Saverio Costanzo “Finalmente l’alba” – che è stato oggetto di polemiche per la dimensione del sostegno (circa 10 milioni di euro del Mic a fronte del budget “monstre” di 29 milioni di euro) – potrebbe non essere stimolata da un’avvocatessa che lavora nello studio che ha sempre assistito – tra gli altri – Maurizio Costanzo, ma questa si pone come ipotesi maligna e pessimista. E peraltro sicuramente tutti i consiglieri hanno dichiarato l’inesistenza di condizioni di conflitto di interesse o incompatibilità o inopportunità rispetto all’incarico assegnato loro dal Ministro.
Gli storici della politica culturale italica ricordano anche che nel 2019 la Lega Salvini cercò di cancellare, con un emendamento-killer in Senato (nell’economia di un classico provvedimento “omnibus”), il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, ma il tentativo non ebbe seguito, a seguito delle resistenze manifestate dal Partito Democratico (allora era Ministro il grillino Alberto Bonisoli). Ed in effetti non risulta pubblica traccia, in tempi recenti, della Sottosegretaria Borgonzoni in materia di Consiglio Superiore…
Al di là delle nostre analisi “dietrologiche” e “predittive” ed al di là delle osservazioni critiche – sicuramente suscettibili di una qualche corrigenda – non resta che manifestare ai novelli 11 consiglieri un sincero augurio di buon lavoro, ché dovranno affrontare una materia veramente complessa quanto delicata, certamente strategica per il futuro del sistema culturale italiano.
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Latest news… Il settore in agitazione, incontro pubblico venerdì della prossima settimana 5 aprile 2024. E la Sottosegretaria Borgonzoni propone un “tavolo di confronto”. Si prevede tempesta
A fronte delle notizie che si susseguono da più fronti e da più fonti (rimodulazione del “tax credit”, riduzione del budget del Fondo Cinema e Audiovisivo come confermato anche dal Sottosegretario Gianmarco Mazzi, avvenuta revisione del Tusma…) e di una qual certa stagnazione delle procedure burocratiche del Ministero (ritardi, codeterminati anche dall’essere scaduto il mandato della “Commissione Esperti”, e non è ancora pubblicato il bando per le due nuove commissioni previste dalla Legge di Bilancio 2024…), ieri molte associazioni del settore hanno pubblicato un comunicato che convoca una conferenza stampa per venerdì prossimo 5 aprile 2024 a Roma, al Cinema Adriano.
Questo il testo del comunicato (non ripreso oggi da nessuna testata giornalistica – si ribadisce: nessuna – ed anche questa è una sconfortante osservazione di come viene vissuta dai media la “politica culturale” in Italia), diramato ieri da una pluralità di soggetti, che hanno convocato l’incontro: 100 Autori, Agici, Aic, Amc, Anac, Apa, Apai, Asc, Cartoon Italia, Cna Cinema e Audiovisivo, Doc/It, Unione Produttori Anica, Unita e Wgi. Le associazioni presenteranno proposte “per una rapida e condivisa ripresa di tutto il comparto”:
“Siamo un’industria che produce film, serie, documentari, animazione: opere che concorrono a costruire e definire un’identità e un immaginario culturale del Paese, nelle quali ci si possa riconoscere non solo come individui ma come collettività, e che contribuiscono a esportare l’immagine dell’Italia nel mondo. Oggi quest’industria si sta fermando. Il primo trimestre 2024 ha registrato un arresto brusco della produzione cinematografica e audiovisiva, dovuto all’incertezza e al protrarsi del ritardo nell’attuazione delle misure di sostegno pubblico al settore. Da una situazione di piena occupazione e forte crescita in tutti i segmenti della filiera, siamo oggi di fronte a una vera e propria emergenza con molte produzioni rinviate o cancellate. I sindacati indicano che i livelli occupazionali stanno precipitando, con molti lavoratori costretti a ricorrere alla indennità di disoccupazione (Naspi) e molti teatri di posa vuoti se non per qualche produzione straniera. La filiera cinematografica e audiovisiva italiana è composta da oltre 9.000 imprese, e negli ultimi anni ha generato un’occupazione diretta di oltre 65.000 persone, e 114.000 occupati nelle filiere connesse. In Europa siamo il quarto mercato di riferimento, il terzo per produttività dopo Germania e Francia. Si tratta di un settore dinamico con elevata occupazione giovanile e femminile e con competenze digitali e linguistiche avanzate, che produce effetti economici e occupazionali importanti e qualificati, con un moltiplicatore industriale stimato in 3,5 (fonte Cassa Depositi e Prestiti). Le fruizioni di film e audiovisivo sono diventate un potente volano del turismo giovanile e digitale (fonte Certa Università Cattolica); Federturismo Confindustria riporta in quasi 600 milioni di euro il valore lasciato sui territori dal cineturismo nazionale e internazionale (fonte Jfc). Le coproduzioni internazionali sono cresciute ed è in aumento il numero di Paesi coinvolti (+ 51 % nel triennio 2020-2022), mentre il valore dell’export si è moltiplicato per 3 (fonte eMedia per Anica e Apa). La quota Italia al box office 2023 è stata del 24 %, seconda in Europa solo a quella della Francia; tutti i Festival internazionali maggiori hanno visto l’aumento nelle selezioni ufficiali del numero di titoli italiani; l’Italia ha visto nominato in cinquina agli Academy Awards un proprio film, ultimo di una lunga serie di candidature che fanno dell’Italia il paese che ha vinto il maggior numero di statuette nella categoria miglior film straniero (14) oltre alle decine di riconoscimenti in altre categorie. Il settore della produzione indipendente italiana ha svolto da sempre il ruolo cruciale e strategico di incubatore di talenti e luogo di formazione. I grandi nomi del Cinema italiano, riconosciuti in tutto il mondo, sono nati grazie alla produzione indipendente, all’investimento nello sviluppo, nella ricerca, nelle opere prime e seconde, loro quasi esclusivo appannaggio, investimento di cui beneficia tutta l’industria. Siamo i rappresentanti di tutti i comparti che compongono questa industria, stiamo parlando con una voce sola, e chiediamo di rafforzare il dialogo con il governo, che ci ha saputo ascoltare ed è intervenuto a difesa degli investimenti nel Cinema indipendente italiano nella recente revisione del Tusma (Testo Unico sui Media)”.
Buona parte delle tesi dei protestatari sono condivisibili, e non entriamo qui nel merito della numerologia proposta, che è invece veramente debole e priva di validazioni, ma si comprende la (solita) esigenza di “rappresentare” il settore soprattutto nella sua valenza economico-strutturale (la solita deriva “economicistica”), e quindi si cavalcano stime fantasiose, per affermare a tutti i costi l’importanza dell’industria cinematografica e audiovisivo (insomma “siamo grandi siamo forti”). Torneremo presto su questi “numeri”, che pure abbiamo già affrontato molte volte su queste colonne.
A distanza di poco più di mezz’ora, è giunta ieri la reazione “ministeriale”, quasi una “excusatio non petita”: ecco il comunicato stampa diramato dalla senatrice leghista Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria al Mic (con delega su cinema e audiovisivo e industrie culturali e creative), anche questo completamente ignorato dai media:
“In riferimento alla nota divulgata dalle sigle del settore audiovisivo relativa all’incontro previsto per venerdì 5 aprile, ci tengo a ribadire l’impegno costante del Governo per un settore fondamentale per lo sviluppo economico e culturale del Paese. Proprio le opportunità e le problematiche presenti nel comparto sono da mesi al centro dei colloqui e confronti organizzati con molti rappresentanti di questa industria, non ultimi gli incontri con Anica, Anac, Apa, Nuovo Imaie, Anec, Siae, Wgi, 100 Autori, Cartoon Italia, Unita, Artisti 7607, Registro Attori Italiani, Aidac. La settimana prossima è già previsto inoltre un incontro con Doc/it ed altri interlocutori. Sono consapevole che il comparto abbia bisogno di una particolare attenzione e di risposte concrete per le migliaia di lavoratori e lavoratrici che ne fanno parte. Per queste ragioni, rinnovo la mia piena disponibilità a organizzare un tavolo di confronto al ministero della Cultura, già domani o martedì mattina in base alle loro preferenze. La mia porta, come sempre, per gli operatori che guidano questo settore è e rimarrà aperta”.
Con stile para-sindacale, la Sottosegretaria propone un “tavolo di confronto”…
Da segnalare che Borgonzoni cita – tra gli “auditi” – anche alcuni soggetti che non firmano il documento per la riunione di venerdì 5 aprile, ovvero cinque espressioni dell’anima creativa ed autoriale del settore: Siae (Società Italiana degli Autori e Editori) e Nuovo Imaie (Nuovo Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori) e Artisti 7607 e Registro Attori Italiani ed Aidac (Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi)… In particolare, si osserva la incomprensibile totale assenza di presa di posizione, su queste vicende (dal Tusma al tax credit) da parte della Siae, guidata dal Presidente Salvatore Nastasi. Eppure Siae rappresenta complessivamente oltre 100mila autori editori e creativi del sistema culturale italiano, una parte dei quali (oltre 3mila) ben attivi soltanto nel settore cinema. Da notare anche l’assenza dell’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici, guidata da Mario Lorini, aderente all’Agis anch’essa totalmente silente su questi temi): possibile che questo segmento della “filiera”, che è forse il più colpito dalla crisi in atto, non si associ all’iniziativa del 5 aprile?!
In serata è giunta la reazione delle associazioni:
“Grazie, gentile Sottosegretario Lucia Borgonzoni, per questa risposta così rapida e costruttiva. Saremo molto lieti di avere lei – che negli anni è stata un costante e attento riferimento per la filiera e per gli Indipendenti – e la invitiamo il 5 aprile ad ascoltare ed interloquire con tutte le rappresentanze per poi portare i frutti di questo dialogo pubblico nelle sedi del confronto rappresentativo e istituzionale”.
Piace osservare che forse il “confronto” tra Ministero e “stakeholder” avverrà finalmente in pubblico, e non con inviti a porte chiuse, riservati di volta in volta ai cooptati discrezionalmente nelle tante riunioni convocate in passato al Ministero dalla stessa Sottosegretaria. Insomma, di… “tavoli” e “tavolate” ce ne sono state in passato, e non poche, ma ora serve un confronto aperto e plurale. E pubblico. È evidente che Lucia Borgonzoni non è più in grado di contenere l’effervescenza critica e le lamentazioni crescenti di buona parte degli operatori del settore…
Si prevedono dinamiche tempestose, nelle prossime settimane.
L’euforia cui ci avevano abituati sia il sempre sorridente Presidente dell’Anica sia la sempre entusiasta Sottosegretaria delegata – euforia ed entusiasmi che IsICult è stato tra i pochi (anzi pochissimi) a contestare radicalmente – è ormai destinata svanire come una bolla di sapone…
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“Chicca” finale (ulteriore anteprima): 2 nuovi dirigenti alla Direzione Cinema e Audiovisivo
IsICult è in grado di rivelare un’altra notizia in anteprima, ovvero che la Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, dopo anni ed anni di “interim” gestito dal Direttore Generale Nicola Borrelli, in relazione a due delle tre direzioni (ovvero “Servizi”, come vengono definiti burocraticamente) della Dgca, ha finalmente visto l’acquisizione di due giovani manager, vincitori di pubblico concorso (si tratta di 2 dei 13 nuovi dirigenti immessi nel Ministero, come da decreto firmato dal Ministro Gennaro Sangiuliano il 19 marzo 2024). Sono entrati in servizio ieri, a Santa Croce in Gerusalemme. I nuovi (giovani) dirigenti andranno a guidare il “Servizio 2” (Cinema e Audiovisivo) ed il Servizio 3 (Incentivi Fiscali Tax Credit), affiancando la dirigente che guida il “Servizio 1” (Organizzazione e funzionamento). Si tratta oggettivamente di una buona notizia, perché prospetta l’indispensabile rafforzamento della struttura tecnica della Direzione Cinema e Audiovisivo. Torneremo presto sulla notizia.
[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.