Italia
Lodevole, per l’alto livello tecnico ed il respiro europeo, l’iniziativa promossa da Anec – Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici (una delle associazioni professionali-imprenditoriali del cinema facenti parte dell’Agis) “Incontro sul cinema digitale”, che ha avuto luogo il 26 e 27 marzo al cinema Savoy di Roma.
L’argomento del “cinema digitale” è stato anche oggetto di un convegno organizzato nell’ambito di Sat Expo
.
L’evento ha consentito ai numerosi addetti ai lavori intervenuti di conoscere in modo approfondito le diversificate soluzioni per l’installazione del “cinema digitale” nelle proprie sale, sia sotto il profilo tecnologico (produttori di apparati e server), sia dal punto di vista della fornitura di contenuti (cataloghi di film e i cosiddetti “contenuti alternativi o complementari, quali concerti live, opera lirica, partite di calcio, ecc.).
Nella intensa e ricca “due giorni” (presenti oltre 500 esercenti da tutta Italia), gli associati hanno avuto l’opportunità di comprendere gli effettivi costi legati al rinnovamento delle proprie cabine di regia ed i differenti modelli di business, che non potranno non tener conto della presenza di un terzo soggetto – accanto a distributori ed esercenti – ovvero il “fornitore/facilitatore”, e, in alcuni casi, anche aggregatore di servizi, per la proiezione di contenuti in digitale.
Si tratta di un mercato che sta passando dalla fase virtuale a quella reale, anche se le prospettive di business sono confuse e le previsioni contraddittorie.
Comunque, già alcune migliaia di sale, in tutta Europa sono attrezzate per la proiezione in digitale
Nel corso dei vari interventi, è emersa con chiarezza la preoccupazione che questa cruciale (per alcuni rivoluzionaria) fase di transizione – anche a causa della presenza di queste nuove figure di intermediari – possa determinare un innalzamento dei costi di noleggio a carico dell’esercente ed una paradossale complessificazione del tradizionale processo di commercializzazione dei film in sala.
Obiettivo principale dell’Anec è stato quello di fornire agli associati strumenti informativi in grado di poter orientare le decisioni di investimento, di intraprendere la scelta più idonea in base alle specifiche esigenze della propria struttura, di valutare le opzioni di partnership.
Entrando nel merito, due sono i punti fermi che vedono un consenso pressoché unanime a livello europeo e che sono stati ribaditi dal Presidente Paolo Protti, intervistato da “Key4biz”.
In primo luogo, che la fornitura della “chiave” di proiezione del film in digitale (ovvero lo strumento che consente la decodifica dei segnali critptati per ovvie esigenze di anti-pirateria) garantisca, nell’ambito delle strutture di esercizio, la piena autonomia gestionale da parte del’esercente nelle attività di programmazione nelle proprie sale. Il rischio ventilato, infatti, è che la possibilità di proiettare in altri schermi sia soggetta a vincoli da parte del distributore. A tal proposito, è stato anche coniato un efficace slogan, parafrasando il celeberrimo spot della Martini, “non key, no digital”…
In secondo luogo, che i costi della trasformazione delle cabine di proiezione dalla pellicola al digitale non debbano gravare solo sull’esercizio, ma prevedere necessariamente una compartecipazione degli altri anelli della filiera, che certamente beneficiano di questo processo di innovazione in misura anche maggiore, ovvero i produttori e distributori.
Questi ultimi, in particolare, godranno di elevati risparmi derivanti dall’abbattimento dei costi legati all’attuale processo ancora basato sulle tradizionali attività di stampa, duplicazione, spedizione, magazzino, macero, ecc.
Secondo Protti, “il vero snodo è rappresentato dalla posizione che assumeranno – oltre alle major – anche i produttori e distributori nostrani“. Su questo fronte, va registrato con favore l’intervento incoraggiante del rappresentante della 01 Distribution ovvero del braccio “theatrical” di Rai Cinema (Giuseppe Lo Nigro), il quale ha rassicurato la folta platea degli esercenti circa l’impegno a farsi carico di una parte dei costi (riconoscendo agli esercenti una quota del cosiddetto “Vpf – Virtual Print Fee”) e soprattutto a garantire massima libertà di programmazione all’interno delle sale.
Sul palco del Savoy, si sono alternate numerose presentazioni aziendali, alcune delle quali – a dire il vero – un po’ criptiche e avare di informazioni immediatamente intellegibili, soprattutto sui costi e sull’effettiva interoperabilità (termine molto inflazionato durante la kermesse) dei vari sistemi proposti. E’ anche vero che si trattava di presentazioni effettuate dalle varie aziende in presenza anche dei competitor e quindi è comprensibile una qual certa riservatezza.
Il valore aggiunto per i partecipanti è stata la possibilità di mettere a confronto i pacchetti e le soluzioni proposte da società italiane (Qubo, OpenSky, Digima e Microcinema) con quelle provenienti dal resto d’Europa (Arts Alliance Media, Xdc e D2 – Digital Darwin). Assente
Ne è emerso un quadro molto variegato, fatto di server multifunzionali, di codici e specifiche tecniche legate a standard internazionali (Dci, Jpeg 2000, ecc.) e di kit scalabili in funzione della tipologia di impianto, della risoluzione prescelta (1,3 k, 2 k) e di servizi richiesti…
La presentazione dell’italiana Microcinema è risultata senza dubbio tra le più chiare e convincenti. La società, nata nel 1997 all’interno del centro ricerche Rai di Torino (non è la prima volta che il broadcaster pubblico entra pioneristicamente all’interno di “new business”, per poi lasciarseli sfuggire al momento in cui il mercato è maturo per accoglierli…) si appoggia a solide strutture tecniche (Politecnico di Torino) e finanziarie (Intesa San Paolo, oltre ad imprenditori vari).
Nella sua fase iniziale Micrcoinema ha di fatto trasformato gradualmente una parte del parco-sale dell’Acec (le sale cattoliche della comunità per intenderci, gli ex “cinema parrocchiali”) in un interessante laboratorio di sperimentazione, utilizzando la tecnologia satellitare.
Il 20 aprile 2007 è stato inaugurato il circuito, oggi esteso anche ad altre strutture – circa 60 – grazie a 15 accordi con distributori nazionali (tra cui O1, Medusa, Mikado, Lucky Red) ed un catalogo di film ricco e diversificato (il server ospita un centinaio di film con meno di un anno di vita e si aggiorna periodicamente).
Il costo di un impianto con risoluzione 1.3 k è di circa 40mila euro (circa 90mila per il kit con risoluzione a 2k) incluso il “Vpf” (5mila euro), un bonus per Microcinema (3mila euro) e la possibilità di proiettare contenuti complementari come i concerti (5mila euro per 10 eventi). L’investimento – è bene ricordarlo – può essere abbattuto fino al 60 % grazie alla normativa a sostegno dell’esercizio, cui si aggiunge il credito di imposta varato nell’ultima Legge Finanziaria (questioni sulle quali Key4biz è già intervenuto).
Interessante anche il piano industriale 2008-2010 di un’altra impresa piemontese, Digima, che prevede investimenti per 10 milioni di euro e una copertura fino a 200 sale in tutta Italia.
In conclusione, restano numerosi i nodi da sciogliere e le criticità (non solo tecniche, ma anche di approccio culturale) da affrontare, in uno scenario ancora molto incerto circa i tempi e costi della transizione, nonostante la forte accelerazione del numero di nuove installazioni attive per l’Europa.
Un invito ad avere maggior coraggio è stato manifestato dal Presidente Protti al quale va dato atto di aver stimolato i propri associati (storicamente avanguardisti della tecnologia) ad avvicinarsi con minor diffidenza e scetticismo al nuovo scenario digitale, nella consapevolezza che il miglior modo per valutare è conoscere.
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