Le difficoltà dell’azienda pesano sul futuro politico del suo ex Ceo Thierry Breton, commissario Ue al Mercato interno, che non disdegnerebbe di candidarsi alla presidenza della Commissione Ue. Ma che per il momento non ha fatto il grande passo anche perché i suoi trascorsi al vertice di Atos non lo aiutano.
Lo scriveva a novembre scorso il sito specializzato Politico.eu, ricordando lungo periodo fra il 2008 e il 2019 in cui Thierry Breton era rimasto al timone dell’azienda prima di assumere il suo attuale ruolo nella Commissione Europea.
Atos gioiello decaduto
E dire che una volta Atos era un gioiello del settore Tlc e Tech francese. Ma ora le cose sono molto cambiate anche a causa della pesante concorrenza dei big americani dell’IT.
In qualità di massimo funzionario dell’Ue responsabile degli affari industriali, Thierry Breton ha spesso tirato fuori il suo passato di amministratore delegato del settore tecnologico per dimostrare come sia particolarmente adatto per il lavoro.
Ma ora che Atos è sul punto di crollare e di essere fatta a pezzetti per poi essere svenduta, quel precedente del settore privato sta iniziando a sembrare più un boomerang che una risorsa per il francese, che non ha nascosto le sue ambizioni politiche.
Atos in predicato di essere spacchettata
Ricostruisce Politico.eu che Atos, gestita da Breton dal 2008 al 2019, un tempo era un gioiello nell’ecosistema tecnologico francese, cresciuta fino a diventare una multinazionale di servizi IT valutata circa 5 miliardi di euro. Ma negli ultimi anni l’azienda ha avuto problemi: la sua valutazione è crollata a circa 500 milioni di euro e alcune delle divisioni principali dell’azienda sono destinate ad essere vendute a Daniel Křetínský, un imprenditore ceco.
Le difficoltà dell’azienda sono diventate una patata bollente politica in Francia, dove i senatori conservatori del partito Les Républicains hanno avanzato l’idea di una commissione d’inchiesta per indagare sulle ragioni del fallimento dell’azienda. Nel frattempo, altri legislatori hanno affermato che Atos dovrebbe essere nazionalizzata, in parte a causa dei delicati interessi di sicurezza nazionale in gioco.
Le operazioni del supercomputer dell’azienda vengono utilizzate nelle simulazioni di test nucleari e nella deterrenza.
Breton attaccato in patria
Con i problemi di Atos che hanno fatto notizia in Francia, Breton ha respinto le insinuazioni secondo cui sarebbe lui il responsabile dei problemi dell’azienda. Breton ha espresso l’apertura a diventare il prossimo capo della Commissione europea. Anche se è rimasto nell’ombra sull’ipotesi di candidarsi a capolista del rassemblement macronista Renaissance (ex En Marche!) alle prossime elezioni del Parlamento europeo, la crescente presenza di Breton a Parigi lascia molti negli ambienti politici francesi intendere che stia effettivamente facendo una campagna per quello.
Pur rifiutandosi di commentare lo stato attuale dell’azienda, Breton è intervenuto nel programma di Le Grand Jury del 29 ottobre sulla situazione di Atos al momento della sua partenza: “Era il numero 1 europeo nella sicurezza informatica, nei supercomputer, nel cloud… e nessun debito”.
Eppure i suoi successori ad Atos attribuiscono la colpa della spirale dei problemi che ha vissuto a Breton.
Spina nel fianco
Atos resta comunque un problema per la sopravvivenza politica di Breton.
“Breton non è una buona idea. Con Atos, ci saranno molti proiettili che gli verranno sparati addosso”, ha detto un membro di spicco del parlamento francese per il partito di Macron.
Per Thierry Breton la sfida è duplice: essere capolista della lista Rinascimento (Reneissance) significa essere in una buona posizione per essere lo Spitzenkandidat Renew, cioè il candidato del partito e dei suoi alleati europei alla presidenza della Commissione.
Ma Reneissance deve anche scegliere un candidato capace di confrontarsi con il leader del Raggruppamento Nazionale Jordan Bardella, già in campagna elettorale e temuto in televisione.
Se Thierry Breton ha molto peso a Bruxelles, alcuni funzionari del partito mettono in dubbio la sua capacità di condurre una campagna elettorale e di attirare i cittadini comuni in patria. La sua prima e unica campagna elettorale risale alla fine degli anni Ottanta.
Detto questo, una cosa è certa: la scelta finale del capolista, prevista per marzo, spetterà a Macron – e nessuno può dire che le difficoltà di Atos peseranno sulla sua decisione.