Era una fredda giornata invernale, il cielo grigio, come si fosse spogliato dei suoi colori più vividi e intensi.
L’aria sembrava essere densa e lenta, così lenta da respirarla a poco a poco, senza fretta.
Nella vallata regnava un silenzio avvolgente che scaldava l’anima.
Frank arrivò svolazzando felice e andò a posarsi su un ramo dell’albero del Cedro.
“Come è accogliente stare qui su questo ramo – pensò Frank – Ciao Cedro posso rimanere un po’ qui con te?”
Il Cedro sussultò tutto, felice di avere un nuovo compagno.
E da quel giorno cominciò una amicizia molto profonda tra i due.
Il pettirosso e l’albero sentivano di essersi conosciuti da sempre, era come se si fossero incontrati di nuovo dopo tanto tempo.
Le loro giornate trascorrevano serenamente, appagati di quello che c’era in quel momento: la bellezza, l’amicizia, la semplicità.
Frank era un pettirosso molto spontaneo e amava condividere la sua natura con tutti i suoi amici, ma la cosa che più gli piaceva era cantare.
Da quando era piccolo rimaneva affascinato dal canto degli altri pettirossi, sentiva una gioia intima sprigionarsi in tutto il suo essere.
E quando sentì che era giunto anche per lui il momento di mostrarsi, intonò le sue prime note. Non importava se il suo gorgheggio sarebbe piaciuto a qualcuno o no, lui cantava perché questa era la sua natura e non poteva farne a meno.
E un giorno, mentre era lì sul ramo del suo amico Cedro, iniziò il suo canto.
La sua voce così pura e melodica cominciò a riempire ogni spazio di quel luogo apparentemente sopito e avvolto dal freddo invernale.
Improvvisamente, quel grigiore del cielo sembrò pieno di vita e il freddo denso dell’aria iniziò a risvegliare ogni cellula del corpo.
Anche nel gelo dell’inverno c’era una nuova vita pronta a manifestarsi e Frank, con il suo canto, custodiva dentro di sé tutto questo.
“Sai Frank – disse l’amico Cedro – da quando sei venuto a stare qui con me, la vita di tutti noi sembra aver trovato un nuovo slancio. Prima del tuo arrivo io ero un albero come tanti altri, un po’ infreddolito dalle giornate invernali, che aspettava pazientemente l’arrivo della primavera”.
Il pettirosso, incuriosito dal tono profondo dell’amico Cedro, rimase immobile sul ramo ad ascoltare.
“Molti animali preferivano stare al riparo nei loro nidi e nelle loro tane, e gli abitanti della valle rimanevano spesso in casa – continuò il Cedro – Ma con la tua presenza vivace e colorata hai invitato tutti a riscoprire la bellezza e la perfezione intorno a noi”.
“Vedi amico mio – osservò Frank – con l’arrivo dell’inverno io ho lasciato il bosco e sono venuto qui a valle per trovare cibo più facilmente. Ma quando sono venuto a posarmi sul tuo ramo ho subito sentito che il nostro incontro era già stato stabilito in un tempo molto lontano e che qualcosa di nuovo e meraviglioso stava per nascere. La tua amicizia e la tua bellezza hanno liberato il canto che vi ho donato”.
Il Cedro si commosse nell’ascoltare quelle parole così vere.
Con il passare dei giorni, il canto del pettirosso richiamò gli abitanti della valle, tutti alla ricerca del pettirosso Frank.
Arrivarono anche musicisti e scrittori che si lasciarono ispirare da quelle note: furono scritte ballate musicali e versi poetici che rimasero famosi nei tempi a venire.
Tutti chiedevano a Frank da dove nascesse quella straordinaria melodia.
E lui, molto semplicemente, rispondeva che non nasceva, si trovava già dentro di lui, e lui ne era il suo custode e la sua casa.
“Ciascuno di noi è il tempio sacro della bellezza e dell’amore perché questo è tutto ciò che esiste – diceva sempre Frank – A volte appare come inverno, come freddo, altre volte come un fiore in primavera, altre volte ancora come il canto di un pettirosso”.
Frank era quella casa che ospitava i suoi stessi desideri e le sue fantasie più profonde, che avrebbero dato vita a un mondo di pura magia.
La casa di Frank, il pettirosso, era la magica casa di ciascuno di noi.
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