Sono cadute ancora una volta nel vuoto le proteste dell’opposizione al via libera del Governo alla cessione della rete Tim al fondo americano KKR. Un’operazione che viene data ormai per fatta, anche se mancano ancora alcuni step non secondari fra cui l’ok antitrust della Commissione Ue. Ma il Governo tira dritto. Ne abbiamo parlato con Marco Pellegrini, deputato del M5S che all’indomani del via libera formale di Palazzo Chigi all’operazione ha mostrato il suo dissenso in Aula.
Key4biz. Nel suo intervento alla Camera ha chiamato a gran voce il ministro Giorgetti, per una dettagliata informativa sulla cessione della NetCo. Cosa c’è che non vi quadra nell’operazione?
Marco Pellegrini. Quella di mercoledì scorso è stata la quarta sollecitazione a Giorgetti (che segue il dossier) affinché venga a riferire in Parlamento, perché non quadrano tante cose. Innanzi tutto, non conosciamo i dettagli dell’operazione perché il Governo Meloni li ha volutamente tenuti segreti sin da agosto scorso, ignorando che si tratta di una infrastruttura – quella delle reti di telecomunicazioni primaria e secondaria – nevralgica per l’Italia, su cui passano i dati, la voce, il futuro, lo sviluppo economico e industriale, la transizione ecologica, digitale e tecnologica del Paese.
Key4biz. E questo cosa significa secondo voi?
Marco Pellegrini. Stanno trattando un tema cruciale di sviluppo e di sicurezza nazionale come se fosse una vendita di un’azienducola qualunque e non, come in effetti è, un asset assolutamente strategico da preservare come cosa preziosissima e da migliorare stimolando investimenti mirati. E’ un tema che interessa il Paese intero, non possono nascondersi o sperare che noi ci stancheremo di chiedere spiegazioni e approfondimenti.
Key4biz. L’operazione non è ancora conclusa, anche se tutti la danno ormai per fatta. C’è ancora in ballo il parere della Commissione Ue e in parallelo il ricorso di Vivendi. Cosa ne pensa?
Marco Pellegrini. In effetti l’operazione non è ancora conclusa, ci sono ancora margini affinché non si chiuda nei termini sinteticamente sin qui comunicati da Tim e Governo. C’è l’opposizione di Vivendi, maggior azionista di Tim, che giudica bassissimo il prezzo di vendita della rete primaria ma ci preoccupa l’apparente sostanziale acquiescenza di molti che, al massimo, si limitano a riportare le veline trionfalistiche e risibili del Governo.
Key4biz. Siete contrari a investimenti stranieri nella rete?
Marco Pellegrini. Voglio dirlo chiaramente, non siamo affatto contrari a investimenti stranieri, anzi, ben vengano! Ma i soggetti di cui parliamo hanno interessi antitetici a quelli dell’Italia, perché è del tutto evidente che il fondo speculativo KKR (fondo speculativo, appunto!) e il fondo sovrano di Abu Dhabi non hanno una prospettiva di sviluppo industriale per la rete di telecomunicazione italiana e, pertanto, non faranno investimenti con un orizzonte di lungo periodo ma si limiteranno a massimizzare il loro guadagno nel più breve lasso di tempo. In effetti qualunque fondo speculativo fa esattamente questo: compra un asset per poi rivenderlo nel breve periodo, avendo come unico obiettivo quello di guadagnarci il più possibile, infischiandosene di qualsiasi altra esigenza occupazionale, tecnologica, di sicurezza nazionale.
Key4biz. Nulla si sa di preciso delle “prescrizioni” richieste dal Governo al fondo KKR. Ma con quale autorità potrà fissare delle prescrizioni visto che la sua quota si potrà assestare ad un massimo del 20% a fronte del 65%-72% di KKR e del fondo di Abu Dhabi?
Marco Pellegrini. Il comunicato stampa di Palazzo Chigi del 17 gennaio racconta di “prescrizioni” che assicurerebbero, tra l’alto, la «competenza esclusiva su tutte le questioni incidenti sugli asset strategici, dal mantenimento in Italia delle attività di ricerca e manutenzione, e dal monitoraggio». Purtroppo la velina propagandistica del governo si limita a queste dichiarazioni non spiegando in che modo tali “prescrizioni” possano essere esercitate su KKR e Abu Dhabi, visto che queste ultime deterrebbero almeno il 65% della Netco (con la concreta possibilità di arrivare al 72% o oltre) e lo Stato, tramite il Tesoro, ne possiederebbe solo il 20%. Quale azionista di maggioranza sano di mente, con una maggioranza schiacciante peraltro, che di mestiere fa il fondo speculativo, si fa dettare la politica e la governance dal socio di minoranza? Noi dovremmo credere a questa favoletta?
Key4biz. Quindi?
Marco Pellegrini. Il rifiuto, finora, di riferire in Parlamento per illustrare i termini dell’operazione lascia intendere che ci sia la totale resa del Governo Meloni ai colossi finanziari e ai desideri di Washington. Altro che sovranismo! Altro che difesa degli interessi nazionali di cui si riempivano la bocca Meloni e soci. Il loro si sta dimostrando un ridicolo sovranismo straccione.
Key4biz. Nulla si sa nemmeno di preciso sui livelli occupazionali e sul futuro della ServCo.
Marco Pellegrini. I sindacati hanno lanciato l’allarme occupazionale. Questo è un altro aspetto che desta enorme preoccupazione. Che ne sarà della ServCo e dei suoi dipendenti visto che, per dirne una, non si potranno più sfruttare le sinergie derivanti dall’avere la proprietà della rete.
Key4biz. Cosa vuol dire?
Marco Pellegrini. Faccio un esempio semplicissimo. Per massimizzare il profitto e farlo velocemente, come DEVE fare un fondo speculativo, supponiamo che KKR aumenti i prezzi di utilizzo della rete di telecomunicazione, giustificandolo con qualche minimo investimento sulla rete; se ciò dovesse accadere, aumenterebbero i costi della ServCo che, per rimanere competitiva sul mercato, sarebbe costretta a diminuire il costo del personale, quindi licenziare. Non mi risulta che esista un solo fondo speculativo al mondo che abbia a cuore i livelli occupazionali, le prospettive di sviluppo tecnologico la sicurezza nazionale del Paese “ospitante”. Del resto, basta vedere cosa è accaduto a Magneti Marelli, una eccellenza italiana in campo mondiale, dopo la vendita a KKR.
Key4biz. Perché l’opinione pubblica dovrebbe essere più attenta alla cessione della rete TIM e soprattutto di Sparkle?
Marco Pellegrini. La decisione del governo Meloni di consentire la vendita di Sparkle è ancora più raccapricciante, se possibile. Parliamo della società che possiede i cavi sottomarini, la strategica rete che collega l’Italia al resto del mondo. Solo degli incapaci e/o degli irresponsabili potrebbero pensare di vendere una infrastruttura così importante, così nevralgica, al primo che passa. Tra l’altro, la prima offerta fatta da KKR per l’acquisto di Sparkle ammontava a 600 milioni.
Key4biz. Il prezzo è giusto?
Marco Pellegrini. E’ una bazzecola, rispetto al valore dell’azienda, un vero e proprio insulto alla logica economica. Ma, ripeto, nemmeno se l’offerta fosse congrua, il governo dovrebbe dare il placet per la vendita perché si metterebbe a repentaglio la sicurezza nazionale mentre, al contrario, si devono assicurare e proteggere le comunicazioni con il resto del mondo. Solo dei sovranisti da operetta come Meloni e alleati si comportano in questo modo, esponendo il Paese, l’ottava economia al mondo, a un rischio incredibile. Spero che l’opinione pubblica si interessi ancora di più alla questione e ne valuti al più presto i pericoli, esercitando il proprio potere di controllo sull’operato del Governo. Ma, devo sottolineare, che l’opinione pubblica non è aiutata da buona parte dell’informazione che si limita a diffondere i ridicoli comunicati propagandistici del governo, non facendo alcuna verifica o approfondimento.