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Cina: nel 2023 importazione di circuiti integrati in calo, c’è la morsa degli Usa

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Lo scorso anno la "fabbrica del mondo" ha importato 479,5 miliardi di unità per complessivi 349,4 miliardi di dollari. Con un calo del 10,8% in volume e del 15,4% in valore rispetto al 2022.

Importazione di circuiti integrati: nel 2023 la Cina (che prosegue ad acquistare chip Nvidia nonostante il ban statunitense) ha importato 479,5 miliardi di unità per complessivi 349,4 miliardi di dollari. Con quale esito? Un calo del 10,8% in volume e del 15,4% in valore rispetto al 2022.

Importazione di circuiti integrati a parte, e premesso il ruolo degli Stati Uniti che da tempo limitano l’uso di tecnologia occidentale nel Paese asiatico, quest’ultimo (nel 2022 ha elargito 1,75 miliardi di dollari in sussidi alle aziende nazionali produttrici di chip, tra cui 282,1 milioni di dollari per Smic, il suo più rilevante produttore) è ancora in testa nella ricerca globale dei semiconduttori.

La Cina acquista i chip Nvidia

Numeri “influenzati” anche dall’impegno del Paese asiatico per incrementare la produzione. Nonché per ridurre la dipendenza dall’importazione di circuiti integrati. Ciò nonostante, secondo la Reutersenti militari cinesi, istituti statali di ricerca sull’IA e università hanno acquistato nell’ultimo anno piccoli lotti di semiconduttori Nvidia. Parliamo di lotti “vietati dagli Stati Uniti per l’esportazione verso la Cina”. Secondo i documenti, fornitori poco noti accrescerebbero le capacità di calcolo di “dozzine di entità cinesi” con i chip Nvidia soggetti alle restrizioni statunitensi.

Tra questi ci sono A100 e H100, sulle cui esportazioni permane il divieto verso la Cina e Hong Kong. Ma anche A800 e H800, soluzioni sviluppate da Nvidia proprio per il mercato cinese (anch’esse vietate). Tutto ciò rimarca la difficoltà degli Stati Uniti nell’eliminare l’accesso della Cina ai chip avanzati per l’intelligenza artificiale. E ancora, la mancanza di alternative valide sviluppate dalle realtà locali, fermo restando che Huawei e le altre aziende cercano di colmare il divario.

Salto in avanti della capacità produttiva

Il tema dell’importazione dei chip integrati in Cina apre poi a una considerazione: il futuro è ora e non aspetta. Il Paese asiatico intende conquistarlo. Così, nonostante le innegabili difficoltà relative all’importazione di circuiti integrati, la capacità di produzione cinese di chip maturi aumenterà del 60% in tre anni (e raddoppierà in cinque anni). Ciò con una riduzione dei prezzi, come avviene dalla fine del 2023, che può impattare in modo significativo sul business delle fonderie e delle aziende produttrici di dispositivi integrati (parliamo in relazione a Europa, Stati Uniti, Giappone e Taiwan).

A conferma dell’impegno cinese c’è un report di JW Insights; secondo una ricerca condotta dagli analisti di Barclays la capacità produttiva di chip della Cina può raddoppiare entro il 2029. Bypassando così anche le più rosee aspettative. L’analisi di 48 produttori di chip con impianti di produzione in Cina allerta: il 60% della capacità aggiuntiva potrebbe essere operativa entro il 2027.

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