Il 9 dicembre 2023, dopo due anni di trattative e un negoziato finale tutt’altro che breve, il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europea hanno raggiunto un accordo (provvisorio) sull’AI Act, il regolamento dell’Unione sull’intelligenza artificiale. Una data storica, in quanto parliamo della prima proposta legislativa di questo tipo al mondo. Il regolamento copre numerosi ambiti di applicazione, incluso quello che riguarda l’intelligenza artificiale in sanità: oggi, infatti, l’IA sta entrando nel comparto in modo sempre più progressivo, con esiti positivi non solo nella creazione (o scoperta) di terapie innovative ma anche nella diagnosi mediante scansioni e immagini, nella pianificazione delle cure, nel monitoraggio dello stato di salute dei pazienti, solo per riportare alcuni esempi.
Acquisito il contesto, a un mese di distanza è opportuno tornare a domandarsi quali potranno essere le ricadute sul comparto sanitario dall’entrata in vigore dell’AI Act (che pone particolare enfasi sulla tutela dei dati personali e sulla protezione della privacy dei cittadini). Da parte loro, gli esperti di Health Technology Assessment (HTA) ritengono che il documento condiviso dalle istituzioni europee costituisce una novità di incredibile importanza ma anche una sfida (tutt’altro che semplice) da affrontare da qui ai prossimi anni.
L’impatto della tecnologia nel rapporto medico-paziente
Intelligenza artificiale in sanità: premesso che, nel settore, l’uso degli strumenti maggiormente innovativi è ancora molto circoscritto (a questo proposito è sufficiente leggere alcuni risultati della ricerca, svolta in collaborazione con Fiaso – Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentati ad ottobre, da cui emerge che circa 1 medico su 10 ha utilizzato Chatbot basati su AI per cercare informazioni e riferimenti scientifici rispetto a una specifica patologia, nonostante circa il 50% degli specialisti la ritenga un’applicazione allettante), è bene comprendere l’apporto che le nuove tecnologie possono fornire al medico.
Non sostituendo il ruolo del professionista sanitario, bensì permettendogli – solo per fare un esempio – di ridurre il tempo impiegato ad individuare e incrociare le informazioni utili a effettuare una diagnosi. Con quale vantaggio? Il tempo “guadagnato” potrebbe essere impiegato nel dialogo e nel rapporto il paziente.
IA in ambito sanitario, le implicazioni per i pazienti
Se è vero che i chatbot basati sull’intelligenza artificiale in sanità sono di supporto al personale nell’accesso a informazioni mediche aggiornate (consentendo, in particolare, di ricercare velocemente articoli scientifici e studi clinici, richiedere delucidazioni in merito a protocolli e linee guida, mettere a confronto differenzi opzioni terapeutiche), lo è altrettanto (e la ricerca dell’Osservatorio lo testimonia) che oltre la metà dei cittadini risulterebbe interessato a utilizzare chatbot basati su Generative AI (come ChatGPT) per cercare informazioni in tema salute.
Da parte loro, i medici esprimono apprensione circa il possibile utilizzo (non consono) degli strumenti innovativi di IA da parte dei cittadini/pazienti e dei suggerimenti sbagliati che potrebbero ottenere. Ragione per cui, i professionisti del settore ritengono che si debba ricorrere all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in sanità per il supporto sia delle decisioni da prendere sia delle attività svolte unicamente dal personale dedicato.