L’indagine Ipsos: “Pirateria rimane spina nel fianco dell’industria culturale e dell’home entertainment”
I giovani e la pirateria audiovisiva. Da anni il fenomeno è sotto i riflettori e si susseguono le indagini per comprendere intensità, estensione e profondità del fenomeno. Oggi a Roma si è tenuto l’evento dal titolo “I giovani e l’audiovisivo. Una relazione inedita ed eclettica”, organizzata da Univideo, assieme a Ipsos, in collaborazione con la FAPAV – Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali.
Dopo il saluto iniziale di Pierluigi Barnasconi, Presidente di Univideo, ha preso la parola la Dott.ssa Paola Passarella, direttore generale “Biblioteche e diritto d’autore” del ministero della cultura, che ha ricordato il ruolo chiave dei fondi che derivano dal diritto di prestito anche per questa indagine.
“C’è uno sforzo collettivo tra tutti i soggetti in campo, tra chi lavora nell’audiovisivo, nella cultura e nella creatività, nel voler aiutare le Istituzioni nella costruzione di una cornice di senso per il settore nel percorso da seguire da qui ai prossimi anni”, ha detto Valentina Grippo, vicepresidente VII Commissione Cultura, Sicurezza e Istruzione della Camera dei Deputati.
A Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos, il compito di illustrare l’indagine, che è uno spinoff dello studio già effettuato e presentato lo scorso giugno con FAPAV.
Dai dati raccolti emerge uno scenario inedito sulla fruizione di prodotti audiovisivi da parte dei più giovani. Anzitutto è forte l’interesse verso i contenuti culturali e di intrattenimento, spesso incoraggiato anche dal passaparola, tra un consiglio dato di persona e una raccomandazione letta sui social. Si tende a fruire dei contenuti individualmente con modalità e device molto diversi tra loro. Risulta centrale per questa fascia di età la ricerca qualitativa del prodotto, a scapito della tipologia di fruizione, usufruendo a volte di servizi illegali. La ricerca infatti evidenzia come 2 ragazzi su 3 utilizzino copie/piattaforme pirata per guardare film e serie tv.
La pirateria rimane una spina nel fianco dell’industria culturale e dell’home entertainment: a primeggiare nell’ecosistema illecito è lo streaming video, sia attraverso IPTV pirata sia mediante siti internet che permettono il collegamento a cyberlocker. Seguono il download di copie non ufficiali e l’acquisto di Dvd/Blu-ray/4K Ultra HD non originali.
Pagnoncelli (Ipsos): “Giovani più interessati ai contenuti che alle modalità di fruizione”
Ne è risultato che “i giovani sono molto attivi sia sul fronte della legalità, sia su quello dell’illegalità, senza una chiara consapevolezza di quello che si sta facendo. Il 36% dei ragazzi, tra i 16 e i 25 anni, ha visto in streaming contenuti pirata tramite IPTV illegali, il 32% tramite siti pirata, il 24% tramite il classico download.
Al contrario, il 76% è andato al cinema, il 69% ha visto contenuti su piattaforme a pagamento, il 31% ha acquistato e scaricato copie legali di contenuti audiovisivi”.
I fruitori di IPTV illecite (almeno una volta), ha spiegato Pagnoncelli, sono il 36% dei giovani e il 15% ha effettuato almeno un abbonamento a queste piattaforme pirata.
Riguardo al modo di informarsi, secondo l’indagine “il 57% si informa sui contenuti pirata tramite amici e parenti, il 42% sui social, il 22% tramite app di messagistica, il 20% tramite motori di ricerca internet. Il 17% utilizza i social per piratare (download, P2P, streaming), il 12% le app di messagistica istantanea”.
Il 95% dei ragazzi ha la possibilità di fruire di contenuti audiovisivi a pagamento. Tre su quattro lo fanno accedendo ai contenuti a pagamento con credenziali di parenti e amici (il 43% lo fa spesso). Nel 62% dei casi fruiscono di questi contenuti da soli (il 26% in solitaria, il 36% anche con altri); in famiglia il 53%, con amici 38%.
“Modalità variegate, ma che sono orientate al consumo individuale, magari propenso alla condivisione di commenti via social. I mezzi più usati sono la tv connessa a internet, il computer portatile, lo smartphone. I ragazzi sono abituati al multitasking, cioè al fare altro mentre guardando i film, sia per chi guarda contenuti piratati, sia su piattaforme legali, c’è chi mangia e cucina, chi scrive messaggi, chi naviga, chi si posta sui mezzi”, ha affermato il Presidente Ipsos.
“I pirati usano di più le fonti per informarsi sui contenuti appena usciti, il 96% ne utilizza almeno una contro l’84% dei non pirati: 44% dei pirati, ad esempio, utilizza i motori di ricerca, contro il 34% dei non pirati. I motivi sul perché i giovani possono preferire lo streaming rispetto al cinema – ha aggiunto Pagnoncelli – sono sempre gli stessi: in questo modo è possibile guardare più titoli in breve tempo, anche per quelli verso cui c’è meno curiosità; non c’è vincolo di orario; c’è più scelta”.
I giovani italiani sembrano molto consapevoli che la pirateria è un reato, in particolare proprio tra chi consumi contenuti pirata. Le iniziative antipirateria su cui converge la maggioranza dei giovani consistono in istanze di maggiore accessibilità economica di contenuti legali e di minor costo per andare al cinema. I pirati sono poco consapevoli del danno recato e anche piuttosto disinteressati al tema, ha proseguito il Presidente Ipsos.
“Questa generazione adotta strategie inedite, eclettiche e anche multiformi al suo interno in base all’età, al genere ai comportamenti di fruizione. L’accesso ai contenuti è frutto di approcci molto personalizzati, anche perché in molti casi la fruizione avviene in modalità solitaria. Tuttavia, anche il passaparola e l’influenza tra pari gioca un ruolo chiave, soprattutto per le fruizioni illegali. Sulla pirateria c’è un atteggiamento superficiale, poco critico, per lo più giustificato con l’esigenza di giustificare i propri interessi. I pirati sfruttano al massimo l’offerta disponibile nei diversi punti dell’ecosistema digitale. La scuola potrebbe risultare un attore fondamentale per il contrasto alla pirateria e la promozione delle piattaforme legali di contenuti audiovisivi. Il processo formativo potrebbe scardinare la strategia dei pirati, aumentando la consapevolezza della gravità del reato e dell’importanza dell’industria dell’audiovisivo in termini di qualità delle produzioni, di investimenti, di posti di lavoro”, ha sottolineato nelle conclusioni Pagnoncelli.
La tavola rotonda con il ministero della Cultura, Anica e FAPAV
“È importante comunicare con i ragazzi attraverso le scuole, ma anche le stesse famiglie. Guardare film piratati significa commettere un reato. La comunicazione su tema è molto delicata. Si tratta spesso di fruitori molto piccoli di età, anche nove anni. Si dovrebbe comunicare con questi giovanisfruttando i loro stessi strumenti tecnologici”, ha dichiarato Manuela Cacciamani, imprenditrice digitale, Fondatrice di One More Pictures e Presidente dell’Unione Editori e Creatori Digitali di Anica.
“Va spiegato ai giovani quanto sia importante il rispetto del diritto d’autore. L’audiovisivo è una catena del valore molto lunga. In Italia si da lavoro a 250 mila persone con questa industria. Non si tratta solo di intrattenimento, ma di lavoro. Senza contare che oggi guardare un film pirata espone tutti a nuovi pericoli informatici. Serve un’azione di film aducation. È evidente che nel trasferimento delle attività educative la legalità occupa un posto centrale”, ha detto Bruno Zambardino, Direzione generale cinema e audiovisivo MiC.
A Federico Bagnoli Rossi, Presidente FAPAV, il compito di delineare lo Stato dell’arte del contrasto alla pirateria in Italia: “Di fatto, il nostro Paese è riuscito a mantenere un livello di attenzione sul tema della tutela del copyright, che è un unicum a livello mondiale.
Acgom ha chiuso un percorso di consultazione pubblica sui nuovi strumenti di contrasto alla pirateria e tutela del diritto d’autore, poi è arriva la nuova legge, entrata in vigore a luglio, che adesso è in fase di implementazione. Due i binari su cui si è lavorato: le prime al cinema e in tv, ma anche lo sport. Diversi Paesi europei vogliono sapere come funziona la nuova legge, perché la ritengono un modello efficace ed esportabile.
L’Italia ha molti strumenti di tutela oggi, senza dimenticare le forze dell’ordine. Dietro alla pirateria ci sono organizzazioni criminali, consapevoli che piratando si fa business. La pirateria è una vera e propria filiera criminale. La nuova legge consentirà di intervenire tempestivamente, via piattaforma M2M, entro i primi 30 minuti nel fermare ogni diretta straming illecita di eventi live, tra cui spettacoli ed eventi sportivi.
La legalità è tornata al centro.
Il network delle realtà che hanno collaborato alle campagne che abbiamo lanciato è ampio, si va da “Io faccio film” a “We Are Stories I”. E oggi mostriamo in anteprima “We Are Stories II”, con Nicola Conversa, regista e sceneggiatore, che ha presentato il video di Martina, consulente cinematografica LIS. Uno dei sei spot realizzati per raccontare le storie di giovani e studenti, quasi tutte al femminile, che sognano di diventare artisti e professionisti del settore audiovisivo e che nei mesi di lockdown, nonostante tutte le difficoltà del momento, hanno trovato nei loro sogni la spinta per continuare a sperare nel futuro”.
Bernasconi (Univideo): “Puntare su migliore coordinamento e conoscenza del digitale”
“Ci vuole più coordinamento nelle azioni di contrasto alla pirateria. In tutte le campagne dovremmo coordinarci meglio, perché un messaggio diventa più forte e pervasivo quando ripetuto. Abbiamo degli strumenti molto efficaci, ma che vengono mal utilizzati.
Ad esempio, l’App 18 o la Carta dello Studente non sono pubblicizzati per andare al cinema o acquistare contenuti online. se si trovasse un modo di comunicazione più coordinato la dove i giovani consumano contenuti audiovisivi e si arrivasse ad un messaggio univoco, sicuramente si otterrebbero risultati assolutamente positivi. La scuola è fondamentale in questo, ma bisognerebbe anche sensibilizzare il corpo insegnante su questi temi, a cominciare dalla digitalizzazione.
A parte alcuni istituti e singoli professori, si è indietro nella transizione digitale delle scuole. Si tratta di mezzi potentissimi che dobbiamo saper usare meglio e far usare meglio, soprattutto ai più giovani. Ci sono tanti ragazzi che utilizzano IPTV o piattaforme pirata, fanno finta di non conoscere le conseguenze di quello che fanno, ma ce ne sono altrettanti che invece danno un valore alla legalità, valore che spesso nasce in famiglia”, ha infine sottolineato Pierluigi Barnasconi, Presidente Univideo.
“Quest’indagine focalizzata sui giovani, mette in evidenza alcuni importanti elementi di riflessione rispetto al consumo dei prodotti audiovisivi da parte dei giovani italiani – ha proseguito Bernasconi – I dati mostrano come i 16-25enni hanno un forte interesse rispetto all’home entertainment, il contenuto è al centro per loro, meno la modalità di fruizione, sempre più spesso vissuta individualmente. Il problema vero riguarda l’accesso ai contenuti in maniera illecita, se 2 giovani su 3 guardano film e serie tv attraverso streaming o IPTV pirata, si determina uno scenario davvero poco sostenibile per l’industria audiovisiva. Per contro va notata anche la difficoltà per i giovani nel raggiungere le sale cinematografiche, a causa della loro distribuzione sul territorio e, non ultimo, il costo di accesso, ritenuto alto”.