Relazione Agcom: il ruolo degli operatori virtuali nel mercato globale

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Riportiamo di seguito la parte della Relazione annuale Agcom nella quale si illustra il quadro europeo e mondiale del mercato MVNO.

Italia


Corrado Calabrò

Gli MVNO (Mobile Virtual Network Operator) sono apparsi per la prima volta in Europa nel 1998, con l’operatore britannico Virgin Mobile.

Essi detengono oramai una rilevante quota di mercato sia nel nostro continente che in America settentrionale, raggiungendo oltre 30 milioni di clienti, mentre stentano ancora a decollare in Asia. Il mercato statunitense è, in particolare, testimone da tempo del proliferare degli accordi di MVNO: nel 2007 tali operatori detenevano il 13% del totale delle linee mobili attivate.

 

I maggiori gestori virtuali – Tracfone (America Movil), Boost Mobile (Sprint), Virgin Mobile (Sprint) – si sono concentrati principalmente nel settore delle pre-pagate ed in particolari nicchie di mercato.

Non sempre, tuttavia, tali accordi presentano riscontri economici positivi: ad esempio, il gestore virtuale avviato da ESPN, controllata di Disney, si è rivelato un fallimento. Ciò è dovuto al fatto che tali aziende fanno spesso il loro ingresso in una fase di maturità del mercato, in cui il tasso di penetrazione è già assai elevato.

noltre, l’indisponibilità fisica di proprie infrastrutture fa sì che i principali, eventuali, fattori di successo degli MVNO siano da riscontrare in particolari segmentazioni della domanda (particolari profili di utenza), ovvero in innovazioni di tipo commerciale e distributivo.

 

Come già anticipato, anche in Europa Occidentale gli operatori virtuali hanno riscosso un certo successo. In particolare, i mercati più sviluppati sono quelli dell’Europa del Nord (Scandinavia, Germania, Belgio), dove gli MVNO hanno acquisito posizioni di rilievo, soprattutto grazie a strategie aggressive di prezzo che hanno spinto le tariffe finali verso il basso.

In Germania, ad esempio, i tre maggiori operatori virtuali (Debitel, MobilCom, Talkline) raggiungevano, a metà del 2007, il totale di 18 milioni di utenze, pari al 20% delle sottoscrizioni mobili totali.

 

In Spagna, nel settembre 2006 è stato siglato il primo accordo MVNO tra France Télécom Espana e The Phone House. Successivamente, nel 2007, hanno fatto il loro ingresso sul mercato nuovi gestori virtuali, tra i quali Carrefour, Lebara Movil ed Euskaltel.

 

In Francia, si deve notare che dei 13 MVNO operanti, nessuno è ancora in grado di controllare una significativa quota di mercato (complessivamente hanno raggiunto il 4% del mercato transalpino).

Le cause di tale difficoltà sono state in parte addebitate all’ostruzionismo praticato dagli operatori mobili infrastrutturati a concedere l’accesso alla propria rete. Il caso francese indica, ove ce ne fosse bisogno, la necessità di una continua ed attenta attività di monitoraggio da parte delle Autorità, a tutela della concorrenza, che precluda la possibilità dei gestori di rete di rendere sostanzialmente inefficaci i propri competitori virtuali.

 

La condivisione delle infrastrutture di rete

Da un’indagine condotta dalla International Telecommunication Union (ITU), si rileva una tendenza recente del mercato della telefonia mobile, particolarmente accentuata nei paesi in via di sviluppo, a percorrere la strada della condivisione delle infrastrutture di rete. Ciò al fine di incrementare la penetrazione dei servizi mobili, riducendo significativamente – al contempo – i costi fissi (il c.d. CAPEX – Capital Expenditures) connessi agli investimenti nella realizzazione delle infrastrutture, specialmente nelle aree rurali o in mercati marginali.

 

La condivisione delle infrastrutture mobili può altresì stimolare ed agevolare la migrazione delle reti mobili verso tecnologie trasmissive di nuova generazione. Tale tendenza introduce quindi il più generale tema di natura regolamentare e concorrenziale, riferibile ovviamente anche alle nuove reti fisse, della eventuale condivisione dei costi tra carrier per la realizzazione delle nuove infrastrutture in un ambiente di mercato in cui gli stessi operatori competono, a valle, nella fornitura dei servizi finali al pubblico.

 

Da un punto di vista tecnico, occorre osservare come vi siano essenzialmente due categorie di condivisione delle infrastrutture: quella passiva e quella attiva. La prima si riferisce alla condivisione di spazio fisico, per esempio centrali, siti e fabbricati. In questo caso, le reti dei gestori rimangono separate. Nella condivisione delle infrastrutture attive, vengono invece condivise le componenti attive della rete mobile, quali gli apparati di rete, di commutazione, le stazioni radio di base ed anche elementi del core network. Il termine condivisione delle componenti attive si intende fino a comprendere il roaming, che consente ad un operatore di usare la rete di un altro operatore laddove la propria infrastruttura non abbia un’adeguata copertura.

 

Molti paesi europei stanno promuovendo la condivisione della parte passiva delle infrastrutture da parte dei gestori mobili. Dato l’alto costo per ottenere il rilascio di una licenza 3G, molti operatori europei hanno delineato la possibilità di condividere anche le infrastrutture di servizi mobili 3G. Un esempio su tutti è l’accordo stipulato da Orange e Vodafone per la condivisione delle proprie infrastrutture di rete in Spagna e Regno Unito. Secondo Vodafone, l’accordo di condivisione presenterebbe i seguenti risparmi: nel Regno Unito ridurrà il capitale investito e i costi operativi del 30%; in Spagna, contribuirà a diminuire il numero di siti del 40%.

 

A fronte di tali acclarati benefici per gli operatori, il rischio paventato da alcuni è che tali accordi non si traducano in benefici per i consumatori, ed – anzi – contribuiscano a mitigare la pressione concorrenziale del mercato.

In altri casi, tuttavia, questi accordi permettono la fornitura al pubblico di servizi innovativi, altrimenti non profittevoli per gli operatori privati.

In Brasile, ad esempio, all’inizio di quest’anno le Autorità governative locali hanno concesso 44 licenze per la fornitura di servizi mobili 3G.

L’Autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni, ANATEL, ha imposto alcune misure per assicurare che anche le comunità con meno di 30.000 abitanti ricevano la copertura mobile a larga banda, suddividendo il numero complessivo di tali comunità equamente tra i quattro operatori muniti di licenza. A ciascun operatore è consentito di fare uso della rete degli altri gestori per provvedere al servizio in un’area che non sia quella di propria pertinenza. In questo modo, ANATEL si pone l’obiettivo dichiarato di raggiungere, entro il 2016, la copertura dell’intero paese dei servizi mobili broadband.

 

Analogamente, in India, l’Autorità nazionale ha raccomandato agli operatori mobili infrastrutturati di condividere le proprie infrastrutture, allo scopo di promuovere ed incrementare la disponibilità e l’accessibilità del servizio radiomobile. Il DoT (il Ministero delle telecomunicazioni indiano) auspica di incrementare la condivisione nelle aree urbane del 70% entro il 2010, anche grazie alla concessione di sussidi mirati che spingano in questa direzione. Nel contempo, l’USOF (Indian Universal Service Obligation Fund) ha previsto un analogo schema di concessione di sussidi per l’attivazione e la gestione di circa 8.000 torri in zone periferiche del paese. Questi sussidi saranno concessi a condizione che tali infrastrutture siano condivise da almeno tre operatori mobili.

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