Terminazione, Vodafone critica il piano Ue: ‘A rimetterci saranno gli utenti’. Ma Bruxelles rispedisce al mittente le accuse

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Vodafone

Continua il braccio di ferro tra gli operatori telefonici e la Commissione europea. Botta e risposta dalle pagine del quotidiano britannico Financial Times tra Vodafone e il Commissario ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding.

 

Secondo la società telefonica, se la Ue dovesse portare a termine il piano di riduzione coatta delle tariffe di terminazione – sono previsti tagli fino al 70% – almeno 40 milioni di europei potrebbero rinunciare al cellulare per effetto dell’aumento dei prezzi finali, che andrebbero per forza di cose rivisti al rialzo per compensare i mancati introiti legati alla terminazione.

 

La terminazione è il servizio grazie al quale un operatore “consegna” la chiamata a un proprio cliente quando questa arriva dalla rete di un altro operatore, fisso o mobile che sia.

Le tariffe di terminazione sono dunque le tariffe all’ingrosso che gli operatori si praticano l’un l’altro per la connessione delle chiamate sulle rispettive reti e che, ovviamente, influenzano i prezzi finali dei sevizi.  

 

Dal momento che queste tariffe sono stabilite dalle autorità di regolazione nazionali, sussistono però nella Ue ancora forti disparità – da 0,02 euro al minuto di Cipro a 0,18 euro in Bulgaria – che la Commissione vorrebbe eliminare.

Le tariffe di terminazione mobile sono tra l’altro 9 volte più alte di quelle praticate nella telefonia fissa (0,0057 euro al minuto in media per una chiamata urbana).

 

Attualmente, sottolinea quindi la Commissione, gli operatori di rete fissa e i loro clienti sovvenzionano indirettamente per decine di miliardi di euro, gli operatori mobili, pagando tariffe sproporzionate quando dal telefono di casa chiamano un cellulare.

Simili squilibri finiscono per falsare la concorrenza sia tra gli operatori dei diversi Paesi Ue che tra gli operatori mobili e quelli fissi, ostacolando di fatto la realizzazione di un mercato unico europeo delle comunicazioni mobili favorevole alla concorrenza e ai consumatori.

Urge dunque un intervento regolamentare che garantisca una maggiore coerenza e una migliore coordinazione tra gli Stati membri per far scendere i costi delle chiamate da rete mobile di almeno il 70% rispetto ai livelli attuali.

 

Me se questi tagli dovessero concretizzarsi, sarebbe inevitabile – secondo Vodafone – un aumento dei prezzi dei servizi che andrebbe a ripercuotersi sugli utenti, in particolare sui meno abbienti, nonchè a intaccare la solidità di un settore, quello delle telecomunicazioni, che è il più importante componente del comparto ICT europeo, rappresentando il 40% del suo totale per un valore stimato in circa 300 miliardi di euro.

 

Tra le ipotesi – ventilata anche dal regolatore britannico Ofcom – potrebbe prendere corpo anche quella di far pagare gli utenti anche per le chiamate ricevute, come già avviene negli Usa.

 

Sulla base del modello americano, dunque, anche gli utenti europei potrebbero vedersi costretti a pagare non solo per le chiamate effettuate, ma anche per quelle ricevute, e non solo quando si trovano all’estero.

 

Immediata la risposta di Bruxelles alle critiche di Vodafone, giudicate “eccessivamente semplicistiche”.

 

Per Martin Selmayr – portavoce del commissario Reding – la Ue non potrebbe certo opporsi alla scelta di far pagare per le chiamate in entrata, che resta sempre di competenza del singolo operatore il quale, però, non potrà lamentarsi se gli utenti decideranno di passare alla concorrenza.

“Se i consumatori non gradiranno simili piani tariffari – ha spiegato Selmayr – ci sono diversi concorrenti sul mercato che saranno felici di attrarli con tariffe più vantaggiose”.

 

Si preannuncia, insomma, un nuovo autunno rovente per le tlc europee in vista dell’approvazione del pacchetto di riforme attualmente al vaglio del Parlamento europeo, chiamato in queste ore a esaminare tre proposte legislative intese a modificare il quadro normativo sulle comunicazioni elettroniche.

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