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Google ha da poco festeggiato i suoi primi 10 anni e ha deciso di festeggiare con diverse iniziative, tutte diverse tra loro ma ognuna destinata a lasciare traccia, come sempre nella breve ma intensa storia della premiata ditta Page & Brin.
Tra i diversi progetti lanciati in questi giorni, l’ultimo in ordine di tempo riguarda un accordo per fornire accesso a internet a 3 miliardi di persone in Africa e in altri mercati emergenti.
Insieme a Google, uniti in in questo ambizioso progetto – battezzato O3B Networks (‘Other 3 Billion’, ovvero le persone che in tutto il mondo non dispongono di un collegamento alla Rete) – il magnate della Tv via cavo John Malone e il gruppo bancario HSBC. La realizzazione del progetto – che prevede la realizzazione di 16 satelliti – sarà affidata alle tecnologie satellitari del gruppo franco-italiano Thales Alenia Space.
La seconda iniziativa servirà probabilmente ad appianare i tesi rapporti tra la società di Mountain View e le Autorità per la Privacy, in particolare quelle europee: si tratta infatti delle famigerate policy di conservazione degli indirizzi IP relativi alla navigazione degli utenti. Queste informazioni verranno rese anonime dopo 9 mesi dagli attuali 18, al fine di migliorare – dice la società – la tutela della privacy degli utenti.
La terza iniziativa riguarda invece la digitalizzazione dei quotidiani: decine e decine di giornali diventeranno consultabili online, con tanto di pagine originali a disposizione dei più curiosi.
L’iniziativa riguarda al momento soltanto i quotidiani statunitensi e canadesi e va a integrare il progetto lanciato nel 2006 insieme ai due più prestigiosi quotidiani Usa – il New York Times e il Washington Post – per indicizzare i vecchi numeri e renderli disponibili nell’archivio Google News.
200 anni di storia e costumi locali, fin qui affidati a miliardi di pagine scritte, diventeranno dunque consultabili online: i quotidiani potranno essere visionati esattamente come furono stampati, con tanto di fotografie, editoriali e pubblicità originali.
Uno dei partner dell’iniziativa, il Quebec Chronicle-Telegraph, è attualmente il più vecchio del nord America, pubblicato ininterrottamente per oltre 244 anni.
Riguardo invece le nuove policy sulla privacy, Google chiarisce innanzitutto di essere stato il primo motore di ricerca, nel maggio 2007, ad annunciare la volontà di rendere anonime le ricerche per migliorare la privacy degli utenti.
La decisione, a dire il vero, arrivò dopo le polemiche innescate dalla lettera inviata ai vertici del primo motore di ricerca del mondo dal gruppo di lavoro ‘Articolo 29’ (che riunisce i rappresentati degli organi nazionali Ue in materia di privacy) per sottolineare le preoccupazioni legate al fatto che Google memorizzasse queste informazioni per un periodo di tempo considerato troppo lungo e contrario alle leggi di molti paesi.
Timori che si erano fatti sentire anche oltreoceano, dove la Electronic Privacy Information Center (Epic) – insieme ad altre associazioni – aveva inviato una lettera alla FTC per chiedere maggiore tutela della privacy dei cittadini alla luce dell’accordo di acquisizione di Doubleclick, che avrebbe permesso a Google di monitorare e conservare i dati relativi alle ricerche effettuate e ai siti visitati, con conseguenze disastrose per la riservatezza di dati degli oltre 1,1 miliardi di utenti internet.
La decisione di rendere anonimi gli IP dopo nove mesi, ha spiegato Google, sebbene sia un bene per la privacy, è stata difficile, poiché i dati collezionati sono sempre stati “un ingrediente essenziale per l’innovazione”, per migliorare la qualità delle ricerche e la sicurezza, la lotta alle frodi e allo spam.
Nonostante la convinzione che un periodo di retention minore vada a discapito degli utenti più che a loro vantaggio, Google ha deciso di cedere alle pressioni delle Autorità, pur continuando a lavorare sul problema per trovare il giusto equilibrio tra protezione della privacy, lotta ai rischi e innovazione.
“La tecnologia sicuramente evolverà e lavoreremo sempre a nuovi metodi per migliorare la privacy degli utenti, trovare nuove soluzioni innovative e il giusto equilibrio tra i vantaggi legati a queste informazioni e la tutela della privacy”, ha spiegato Peter Fleischer, Global Privacy Counsel di Google sul suo blog ufficiale.