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Dopo Fannie May e Freddie Mac (che ora sappiamo tutti cosa sono), sono saltate Lehman Brothers e Merril Linch, 50.000 licenziamenti. Ci si domanda se sarà il turno di AIG, uno dei maggiori gruppi assicurativi e se il gigante svizzero UBS è veramente salvo. Le borse sono in subbuglio.
Se vi state chiedendo come sia potuto accadere, ecco la (sorprendente) risposta.
Qualche anno fa i tassi d’interesse erano eccezionalmente bassi, e quindi le banche USA hanno visto ridursi il business:
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prestavano soldi ad un tasso più basso
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pagavano qualcosa per i depositi dei clienti
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ma il margine di intermediazione (A-B) scendeva.
Per recuperare redditività, le banche decisero di fare due cose:
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concedere prestiti più rischiosi per i quali potevano chiedere interessi più elevati
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compensare la riduzione del margine con un incremento del numero di operazioni.
Sul primo punto, pensarono di:
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offrire mutui anche a clienti “ninja” (no income, non job, no assets) – senza rendite, lavoro fisso e proprietà
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chiedere un tasso di interesse più alto, perché il rischio è maggiore
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approfittare del boom immobiliare e concedere mutui per un valore maggiore a quello della casa perché tanto, grazie al boom, la casa avrebbe presto acquistato un valore maggiore del mutuo.
Questi sono i mutui “subprime“, così chiamati perché hanno un maggior rischio di insolvenza rispetto ai “prime”.
Per alcuni anni tutto funzionò benissimo. I ninja pagavano le rate del mutuo con il quale – visto che avevano ricevuto più soldi del valore della casa – avevano cambiato la macchina, ristrutturato la casa, e fatto un bel viaggio.
Un primo problema fu che poiché le banche, per recuperare redditività, concedevano molti più mutui, ad un certo punto gli finirono i soldi.
La soluzione fu di fare ricorso a banche straniere. In pratica i soldi che questa mattina ho versato alla UBS questa sera si possono trovare in Illinois, in modo che io li presti ad un ninja.
Ovviamente il signore dell’Illinois non sa che i soldi gli arrivano dal mio paese, e io non so che il mio denaro, depositato in un istituto serio come l’UBS, è a rischio.
Le norme di Basilea dicono che il capitale della banca non può essere inferiore ad una certa percentuale dell’attivo. Se la Banca dell’Illinois domanda soldi ad altre banche e concede molti mutui, la percentuale scende e le norme di Basilea non sono più soddisfatte e quindi la banca non può più continuare a concedere mutui.
Ci si inventò la “titolarizzazione”: la Banca dell’Illinois “impacchetta” i mutui (prime e subprime) in pacchetti che si chiamano MBS (Mortgage Backed Securities, obbligazioni garantite da ipoteche).
In pratica se prima la banca aveva 1.000 ipoteche “sciolte” oggi ha 10 pacchetti da 100 ipoteche l’uno, in cui c’é di tutto, del buono (prime) e del cattivo (sub prime).
La Banca dell’Illinois vende rapidamente i 10 pacchetti, migliora il rapporto capitale/crediti, e così le norme di Basilea sono rispettate.
Ma compra questi pacchetti in modo tale che la Banca dell’Illinois “pulisca” il suo bilancio?
La Banca dell’Illinois crea alcune entità (dette conduit) che non sono società, ma trust, con le quali non ha l’obbligo di consolidare il bilancio.
Adesso abbiamo il Banco dell’Illinois, con il bilancio OK e
Ma come si finanziano i conduit? Dove trovano i soldi per comprare i pacchetti di ipoteche?
Tramite banche di investimento che vendono gli MBS a fondi, assicurazioni, finanziarie, altre banche….
Per poter essere venduti ai fondi, gli MBS devono essere “classificati” dalle agenzie di rating che stimano il rischio di insolvenza.
Vengono definiti “Investment grade” gli MBS che contengono ipoteche “prime”, quelle meno rischiose, “Mezzanine” quelle intermedie e “Equity” quelle subprime, ad alto rischio.
Le banche di investimento riuscivano facilmente a collocare gli MBS investment grade, i migliori, presso investitori istituzionali che si accontentavano di un rendimento basso.
Altri gestori di fondi più aggressivi volevano ottenere rendimenti più elevati anche perché spesso il bonus era legato alla redditività.
Problema: come vendere gli MBS cattivi a questi signori senza che si noti troppo che stanno prendendo rischi eccessivi? Risposta: ottenere un “re-rating”, una riqualificazione, degli MBS.
Il re-rating è una invenzione studiata per fare salire il rating degli MBS cattivi. Consiste nel strutturarli in tranche per probabilità di default, e con l’impegno di dare priorità al pagamento dei meno cattivi.
In pratica: compro un pacchetto di MBS, di cui i primi tre sono relativamente buoni, i secondi tre così così e i terzi tre veramente cattivi.
L’idea è che se nella tranche più cattiva non paga nessuno, ma incasso qualcosa della tranche così così e abbastanza dalla tranche relativamente buona, tutto andrà a pagare le ipoteche della tranche relativamente buona, che quindi viene automaticamente qualificata come “investment grade”. Magia finanziaria.
Gli MBS ordinati in tranche furono battezzati CDO (Collateralized Debt Obligations, Obbligazioni di Debito Collaterizzato). Poi crearono i CDS (Credit Default Swaps). In questo caso, l’acquirente si assumeva il rischio di default, ma aveva un interesse più alto.
Un terzo prodotto, Synthetic CDO, che non sono riuscito a capire, dava una redditività sorprendentemente alta. Non solo. I Synthetic CDO si potevano comprare con crediti bancari molto a buon mercato. Il differenziale fra i crediti bancari molto a buon mercato e gli alti rendimenti dei Syntetic CDO rendeva l’operazione straordinariamente redditizia.
A questo punto è bene ricordare che tutto era basato sull’assunto che i ninja avrebbero a pagare i loro mutui e che il mercato immobiliare USA sarebbe continuato a crescere.
All’inizio del 2007, il prezzo delle case cominciò a scendere e molti ninja si resero conto che stavano pagando il mutuo più di quello che valeva la casa, e smisero (o non poterono più) di pagare il mutuo.
Nessuno volle più comprare MBS, CDO, CDS, Synthetic CDO e quelli che li avevano, non riuscivano più a venderli. E saltò tutto il giocattolo.
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