Giovani&Media: generazione che diffida della Tv e preferisce un mix di web, radio e giornali. Studio Corecom FVG

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Riportiamo di seguito l’analisi di Franco Del Campo, presidente del Corecom Friuli Venezia Giulia, su ‘Giovani&Media”, indagine sulla realtà giovanile, tra valori, famiglia, scuola, informazione. Si tratta di uno Studio continuativo sui ragazzi tra i 16 ed i 23 anni.

 

 

 

Presentazione

 

E’ importante ascoltare i segnali che vengono dall’universo dei giovani. E’ un universo che spesso appare misterioso ed “opaco” agli adulti, che fanno fatica a capire chi è giovane in questo momento, ad intuire che cosa vogliono e dove vanno, ad indovinare quel po’ di futuro che ancora appartiene a tutti noi.

Per ascoltarli e per imparare da loro, bisogna usare nuovi canali di comunicazione, entrare nella rete e chiedere direttamente ai giovani quello che fanno, sperano e vorrebbero fare, ma anche ciò di cui hanno paura.

Per questo il Comitato regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia (Corecom FVG) ha realizzato – con la collaborazione della società SWG – un’ampia ricerca, fortemente innovativa sul piano metodologico, su “giovani&media“.

Si tratta di un’indagine che vuole essere uno strumento conoscitivo e al tempo stesso un “servizio” per i cittadini, per genitori e mondo della scuola, ma anche per la politica e le istituzioni (e, perché no, il mercato che guarda con sempre maggiore interesse al target giovanile).

 

Il quadro che emerge dalla ricerca è di straordinario interesse. Può essere inteso come uno sguardo sul futuro che è già iniziato e che sta trasformando il nostro/loro modo di comunicare, con una televisione che lentamente (ma non troppo) sta perdendo la sua egemonia: è sempre più scadente e di parte, ma rimane un medium ancora potente e persuasivo. Forse per questo i nostri giovani sembrano diffidare della TV e ormai prediligono un mix di media, fatto di internet, radio e giornali (almeno per gli approfondimenti).

 

Attraverso i media, la ricerca ha anche cercato di cogliere aspetti più profondi della vita dei giovani: i loro valori, i rapporti con la famiglia, la scuola, il mondo del lavoro (più percepito che conosciuto), le aree del disagio, dal bullismo al consumo di alcool, fumo e sostanze stupefacenti

Guardare come comunicano i giovani significa capire (o indovinare) anche cosa pensano del loro/nostro futuro, cosa chiedono alla vita.

In estrema sintesi sembrano, nella loro grande maggioranza, assolutamente “normali”, lontani dalle immagini stereotipate che spesso i mass media ci rilanciano con ingordigia, interpretando l’incidente e la devianza come se fosse il paradigma della realtà giovanile. Chi è giovane in questo momento si affida ancora alla famiglia, e soprattutto alla madre; aspira a farsi una famiglia propria e ad avere un lavoro, ma è consapevole che sia l’una sia l’altro avranno nuove identità rispetto al passato, inevitabilmente più “flessibili”. Non rifiutano le regole, ma vogliono che siano spiegate e quindi devono essere condivise e non imposte. Gli insegnanti, quasi tutti un po’ invecchiati, sono più vicini che lontani, ma gli insegnati più giovani (piuttosto rari) sembrano più disponibili al dialogo. Il peggior difetto degli insegnanti è quello di non saper modificare il giudizio formulato su uno studente, specie quando tenta di migliorare. I giovani, oggi, sono al tempo stesso sicuri e spaventati, fiduciosi e diffidenti nei confronti della politica. Sono contraddittori? Forse. Ma è l’unico lusso che, per il momento, possono permettersi.

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Risultati dell’indagine

 

Gli insegnanti

 

Salta agli occhi che, per chi oggi è giovane e frequenta la scuola, i suoi insegnanti sono “mediatamente vecchi” (55%) e questo non è precisamente un giudizio positivo, visto che gli insegnanti più giovani dimostrano una maggiore capacità di ascolto (74%) nei confronti degli studenti. Ma non c’è quasi traccia di conflitto tra studenti e docenti delle superiori, visto che nella maggioranza dei casi (55%) vengono percepiti come vicini o molto vicini. Il maggiore difetto che viene imputato ai professori è quello di restare incatenati ai propri “pregiudizi” (81%) nel senso di non saper modificare il giudizio formulato su uno studente, anche quando si impegna per migliorare. L’adesione dei giovani nei confronti della meritocrazia è relativamente ambigua, infatti andrebbe premiato più l’impegno (76%) che il merito propriamente detto e misurato dai risultati (58%), mentre è tutt’altro che trascurabile la percentuale (53%) di chi ammette che a scuola un po’ di furbizia conviene (copiare, utilizzare bigliettini, ecc.).

 

I genitori

 

Il conflitto generazionale, la fuga e la negazione della famiglia di appartenenza, è un ricordo lontano (forse perché i genitori di oggi sono coloro che hanno già fatto queste scelte nel passato). Nei rapporti con i propri genitori prevalgono nettamente i giudizi positivi: l’affetto e la comprensione (34%), ma anche la stima e il rispetto (29%) e addirittura il dialogo e l’amicizia (17%). Raccolgono percentuali nettamente minoritarie le valutazioni più negative come il distacco e il disinteresse (6%), la severità e le regole (4%), o un clima di imposizione e timore (2%), ma non dimentichiamo che i reticenti, coloro che preferiscono non rispondere, non sono proprio una percentuale irrisoria (8%). I genitori come amici, quindi? Solo in parte. Nella maggioranza dei casi (56%) i genitori sono descritti come “autoritari”, anche se il termine va interpretato e inteso piuttosto come detentori di regole, visto che dà più sicurezza il genitore che sa farsi rispettare (79%). A dispetto di tutte le analisi apocalittiche, tra genitori e figli domina un clima di fiducia reciproca: i genitori si fidano dei figli nell’88% dei casi e i figlio addirittura nel 92% delle risposte date al questionario.

 

Le regole

 

Per quanto riguarda le regole i giovani preferiscono che siano “precise ma non rigide” (61%), ma soprattutto che vengano spiegate e motivate (59%). Senza saperlo, in questo, possono essere considerati lontani nipotini di Cesare Beccaria, che sosteneva, appunto, che le leggi dovrebbero essere poche, chiare  e facili da rispettare. Per i giovani, infatti, più le regole sono imposte dall’alto e sono severe, più si è portati a trasgredire (74%). Questo non vuol dire che si chieda un generico permissivismo, anche se per la maggioranza (51%) un eccesso di rigidità e troppe regole imposte dall’alto possono spingere ad infrangerle. Dall’altra parte, se si elencano i comportamenti concreti, gli spazi di libertà che i genitori lasciano ai propri figli sono abbastanza ampi e riguardano soprattutto le relazioni con gli amici, da mangiare e dormire fuori ad invitarli a casa propria. Su una cosa i genitori sono “intransigenti”: non sopportano che i loro figli arrivino tardi alla sera senza avvisare. Ma attenzione, la trasgressione e i comportamenti a rischio sono dietro all’angolo. Più avanti i giovani ammettono la possibilità di scivolare in comportamenti a rischio se trascinati o per compiacere il gruppo, specie quando si trasforma in “branco”.

 

Dialogo in famiglia

 

L’incomunicabilità, con l’immagine di famiglie ammutolite davanti alla televisione, forse è un luogo comune da rivedere. La maggioranza degli intervistati (57%) dichiara di parlare volentieri con i propri genitori, soprattutto di scuola (38%), ma anche di fatti di cronaca (36%) e di sport (34%), mentre diventa più riservato quando si tratta di parlare delle proprie questioni di cuore (solo il 14%). Con i genitori, in questa famiglia italiana inaspettata e descritta dall’indagine, si chiacchiera (43%) e si scherza (21%), anche se non manca tra i genitori chi tende soprattutto a lamentarsi (18%) e a rimproverare (9%) i propri figli. Il vero problema, eventualmente, è quello di avere dei genitori troppo invadenti ed assillanti (26%) o troppo protettivi (21%), mentre c’è anche chi si lamenta di non essere capito (20%) o di avere genitori troppo assenti (6%). E poi, quando c’è bisogno di confidarsi, a chi ci si rivolge? Soprattutto ad un amico/a (30%), come era scontato, ma forse è meno ovvio che subito il confidente privilegiato sia la mamma (27%), alla quale si vorrebbe poter parlare ancora di più (si aggiunge un altro 17%).

 

Mamma e papà

 

La rabbia, il rifiuto, la contestazione, sono ricordi lontani e ormai indistinti. La mamma e il papà oggi sono considerati dei “contenitori” preziosi nei quali riversare le proprie speranze e anche le proprie paure. I sentimenti prevalenti nei loro confronti sono la stima e l’affetto (entrambi al 41%), mentre sono ridotti ai minimi termini i sentimenti di fastidio (5%), rabbia (3%) o ribellione (3%). Questi “risentimenti” resistono in piccole nicchie, sulle quali però non si può chiudere gli occhi.

La mamma viene definita soprattutto come “una che c’è quando serve” (37%) e anche un’amica (23%), ma sul rovescio della medaglia ci sono giudizi più severi, perché è troppo ansiosa (22%) e “rompiballe” (8%) se non addirittura una “stupida” (2%).

Il padre, invece, è soprattutto uno sul quale si può contare (58%), un po’ meno amico (12%), ma può avere risvolti anche nettamente negativi (rompiballe, cretino, “senza palle”). Nel complesso, mamma e papà si sacrificano per la famiglia e vengono considerati “bravi”. I figli, poi, sembrano lo specchio dei loro genitori, perché in maggioranza ne condividono le opinioni sulla scuola, le amicizie, la famiglia e il lavoro, e solo un po’ meno sulla cultura, libri e musica. Non meraviglia, quindi, se la grande maggioranza dei casi i figli sono orgogliosi dei propri genitori (66%), ma non è irrilevante la percentuale di chi dichiara di vergognarsi di loro con i propri amici (17%) e di chi preferisce non rispondere (17%). Come conseguenza sono di più coloro che vorrebbero essere in futuro simili ai propri genitori (51%) rispetto a quanti vogliono essere diversi (31%).

Anche se il tempo dedicato al lavoro non è poco, si parla e si sta insieme soprattutto a tavola, a pranzo e a cena (90%), ma anche quando si guarda un film alla televisione (34%, nota bene: quando la somma delle risposte è superiore a 100% significa che erano consentite risposte multiple).

 

Gli amici/il gruppo

 

Oggi, come sempre, l’amicizia si sviluppa soprattutto all’interno di un gruppo, in cui ci si riconosce e si cercano “rassomiglianze” (69%). Il gruppo plasma, fa crescere perché dentro si parla molto (82%) e si gioca (24%), ma spinge anche all’omologazione e richiede una notevole disponibilità di tempo (la frequentazione va da ogni giorno a due o tre volte alla settimana  nel 66% dei casi). Ma i comportamenti diffusi nel gruppo sono di valenza diversa. Insieme, spesso o talvolta, si fuma, si beve birra ed alcolici, ci si fa di spinelli e si arriva anche a prendere pastiglie per lo sballo.

Il gruppo, però, può trasformarsi in “branco” e non sono pochi (37%) coloro che potrebbero essere trascinati a fare qualcosa che individualmente si giudica in modo negativo. Come si spiega questa forma estrema di conformismo? Alle volte (26%) proprio per evitare il rischio di essere emarginati o espulsi dal gruppo stesso.

 

Rischio bullismo

 

Il bullismo giovanile ha riempito in modo periodico e ricorrente le cronache di giornali e televisioni. Forse è più diffuso che nel passato (38%), ma una parte non irrilevante degli studenti intervistati (25%) ritiene che sia diffuso come nel passato o anche che sia “gonfiato” dai media (30%). Eppure è un fenomeno che viene percepito in modo esteso. Chi afferma di esser stato vittima di episodi di bullismo è una minoranza non irrilevante (18%), ma molti hanno assistito ad episodi di bullismo (48%) o hanno paura di esserne vittima (26%).

 

Quello che i giovani chiamano “bullismo” si compone di tanti piccoli e grandi episodi quotidiani che vanno dal sentirsi presi continuamente in giro (48%) al sentirsi offesi per il proprio aspetto fisico (44%) o insultati (38%) o dal fatto che vengono messe in giro storie sul proprio conto (34%). La possibilità di essere aggrediti fisicamente è più ridotta, ma non troppo (33%), come anche di ricevere minacce (32%), di subire danni e furti o di essere offesi per le proprie origini, religioni o provenienza geografica (12%). E’ chiaro che gli episodi di bullismo vengono in qualche modo “eccitati” dalla possibilità di apparire sui media o in rete su you tube, ma nella maggioranza dei casi il giudizio nei confronti di chi indulge in questi  comportamenti è prevalentemente negativo: sono immaturi e stupidi (56%) oppure non si rendono conto della gravità (42%) o lo fanno per sentirsi importanti (27%) o per diventare famosi (19%).

Infine, dentro il lato oscuro del gruppo che diventa “branco” c’è anche una striscia di comportamenti a rischio -forse più diffusi di quanto non venga ammesso- che prevede (abitualmente o spesso) il consumo di alcolici e super alcolici (22%), di bere birra o vino (31%), fare uso di droghe leggere (7%).

 

 

I media

 

La generazione del nuovo millennio è ormai del tutto “mediatizzata“, anche se si sente vittima dei media che danno troppo spesso (78%) un’immagine negativa dei giovani, anche se -ammettono- descrivono una parte del disagio giovanile (62%). Si vive, ci si muove e si comunica in un universo composto da internet, televisione, telefonini, radio e ancora giornali. In sostanza è sempre “connessa” a qualche medium, dentro una comunità che sarebbe ingenuo e solo per convenzione  chiamare “virtuale”, tanto è forte, vincolante e permanente. I blog, individuali o collettivi, sono molto diffusi, ma non sono ancora entrati nella maggioranza dei giovani internauti (48%). Comunque i blog vengono vissuti come uno spazio di libertà in cui ciascuno può dire la sua (29%), scambiare opinioni con altri (20%), ma anche mettersi in mostra (16%), sfogarsi (15%), diventare popolare (8%) o per sentirsi meno solo (5%). Dentro la rete, infine, è possibile fare dei brutti incontri (6%), anche se prevale una certa prudenza, visto che molti aspettano qualche tempo prima di approfondire la conoscenza (39%) e arrivano a fare domande trabocchetto per capire con chi stanno chattando (30%) ed evitano di dare indirizzi e numeri di telefono (20%).

 

 

Vecchia televisione addio

 

La televisione, specie quella generalista, ormai ha perso la sua posizione centrale ed egemone; internet trionfa e si dilata, ma anche permette di integrarsi con altri media, come telefonino, radio e addirittura libri e quotidiani. Insomma la famosa “convergenza” è già realtà nella testa e nelle mani che “smanettano” sulle tastiere di questa generazione del nuovo millennio. La televisione è il medium più scadente (46%), dedito soprattutto all’intrattenimento (59%), ma è di gran lunga il più condizionante (63%). Internet, invece, è il medium più indipendente (52%) ed utile (64%), mentre i giornali sono i media più validi sul piano informativo (37%). Ai “contatti” con internet, quasi quotidiani (6,3 alla settimana), segue ancora da vicino la televisione (5,5), poi l’ascolto della radio (3,1) e la lettura dei quotidiani (2,7).

 

 

I valori

 

Senza dubbio il modo di comunicare determina il modo di pensare e di agire, quando si passa dalla realtà (presunta) virtuale alla realtà della vita “reale”.

Ma qual’è la gerarchia dei valori che incardina la vita dei giovani? E’ una gerarchia assolutamente “banale” e saggia. Innanzi tutto la salute, seguita dalla libertà personale, l’amicizia, l’amore, a pari merito con la famiglia, davanti alla democrazia e la libertà, il lavoro, il divertimento. Nella parte bassa della scala dei “valori” c’è la carriera personale, lo studio, il benessere economico. In fondo alla lista (qualcuno si meraviglia?) c’è la politica.

Nella testa e nel futuro dei giovani c’è una visione relativamente libertaria del mondo in cui c’è spazio per il riconoscimento legale delle coppie conviventi (73%), l’eutanasia (67%), l’aborto (65%), il testamento biologico (56%) fino ad arrivare al riconoscimento legale delle coppie omosessuali (54%), ma assai meno al loro matrimonio (42%). I livelli più bassi di consenso raccolgono, invece, la legalizzazione delle droghe leggere (38%) e il riconoscimento agli immigrati degli stessi diritti (36% mentre lo scorso anno erano al 45%)). C’è anche una fetta che è favorevole alla pena di morte (32%), leggermente superiore a chi non è contrario all’adozione o affido di bambini alle coppie omosessuali (24%).

 

 

Lavoro e futuro

 

Quale può essere la percezione del lavoro e del futuro per i giovani? Probabilmente indistinta e lontana, eppure abbastanza precisa, perché il 60% pensa che non sarà affatto facile trovare un lavoro stabile e nel 78% dei casi si dichiara preoccupato del proprio futuro lavorativo. Sono consapevoli che troveranno molte più difficoltà dei loro genitori nel trovare un lavoro (83%), ma puntano ancora -in modo alquanto tradizionale- sugli studi che hanno fatto (41%) o solo sulle proprie forze (32%) e solo pochi sull’aiuto dei propri genitori (11%) o sulle amicizie (9%).

Sanno che bisogna abbandonare il “mito del posto fisso” (67%), che non mancano le opportunità (58%) ma che le garanzie e le sicurezze si sono ormai consumate (60%).

Hanno anche percepito che i mass media danno un’immagine negativa del mondo del lavoro (66%) e, comunque, negativa sulle opportunità di lavoro ai giovani (63%). Eppure al lavoro ideale chiedono più soddisfazioni (63%) che soldi (20%).

 

Sarebbe un peccato deluderli.

 

   

Rapporto Giovani&Media

del Corecom FVG

       

Allegato

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