l'analisi

Nuovi bandi “Cips”: 22 milioni di euro per l’edizione 2023 dei progetti per stimolare cinema e audiovisivo nelle scuole

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Parte l’edizione n°80 del Festival di Venezia: il Governo conferma i bandi “Cinema e Immagini per la Scuola” (Cips), frutto della convergenza tra le leggi Franceschini-Renzi su cinema e audiovisivo e scuola.

La vera notizia, l’unica vera notizia che caratterizza l’edizione n° 80 del Festival di Venezia (ovvero della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica) è che il Governo, rispettando il dettato delle leggi Franceschini (la cosiddetta nuova “legge cinema e audiovisivo”) e Renzi (la cosiddetta “legge buona scuola”), rinnova l’impegno a promuovere la cultura cinematografica nelle scuole: è attesa per giovedì 31 agosto 2023 la conferenza stampa in occasione della quale la Sottosegretaria delegata alla Cultura, la senatrice leghista, Lucia Borgonzoni annuncerà le caratteristiche dei nuovi bandi per l’edizione 2023 delle iniziative “Cinema e Immagini per la Scuola”, da cui l’ormai noto acronimo “Cips”… Il lancio dei nuovi bandi “Cips” si terrà dalle ore 10 alle 11:30 presso l’“Italian Pavillion”, lo spazio gestito da Cinecittà al Festival di Venezia.

Per l’edizione 2023, ovvero l’edizione che si andrà a sviluppare nel corso dell’anno scolastico 2023-2024, si prevede un budget nell’ordine di circa 22 milioni di euro, grosso modo corrispondenti – come previsto dalla legge – al 3 % del Fondo per lo Sviluppo del Cinema e dell’Audiovisivo… Questa iniziativa merita essere sviluppata ulteriormente, e ci si augura che quel che ha annunciato a suo tempo la Sottosegretaria si possa finalmente concretizzare con un preciso intervento normativo: rendere obbligatori nei piani di studio di tutte le scuole italiane l’insegnamento di cinema e audiovisivo e digitale. Va peraltro segnalato che “Cips”, a differenza di molte altre iniziative della Pubblica Amministrazione italica, beneficia di un trattamento abbastanza trasparente nelle sue procedure di assegnazione delle risorse (ne abbiamo scritto qualche settimana fa su queste colonne: vedi “Key4biz” del 3 agosto 2023, “Trasparenza a metà nel sistema culturale italiano”).

Tra le tante iniziative – convegnistiche e festaiole – della kermesse al Lido di Venezia, questa attività di “Cips”, promossa dalla Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (Dgca Mic) guidata da Nicola Borrelli, emerge come concreta e operativa, e non si caratterizza per quella retorica autocelebrativa che connota gran parte degli incontri veneziani. In effetti, come definire altrimenti iniziative (del tipo “bolla di sapone”) quale la “celebrazione” di Gina Lollobrigida in una mostra fotografica curiosamente co-firmata dalla Sottosegretaria Borgonzoni e dalla Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, con tanto di… emissione di francobollo?!

E come definire altrimenti – tra i piccoli trionfi dell’effimero – i tanti premi e premietti previsti in calendario, paralleli a quelli ufficiali ed istituzionali della Mostra? Dal Premio “Pellicola D’Oro” al Premio “Soundtrack Stars”, dal Premio “Lizzani” al Premio “Imaie”, passando per il Premio “Leoncino d’Oro”, premiazioni a gogò che caratterizzano la giornata di venerdì 8 settembre?! E che dire, ancora, del “Filming Italy Best Movie Award” promosso dalla potente “pr” Tiziana Rocca e dal direttore dei mensili “Box Office” e “Best MoviesVito Sinopoli?! A cosa servono iniziative di questo tipo, se non a mettere in atto simpatiche… autocelebrazioni narcisistiche, con un effetto grancassa che non produce nulla di concreto?!

E che dire delle feste vere e proprie, da quella di Giorgio Armani (che propone una sua sfilata all’Arsenale) a quella del mensile “Ciak” (diretto da Flavio Natalia)?!

Effimero su effimero, una fiera delle vanità organizzata dalla “compagnia di giro” di sempre…

La Mostra (che inizia domani mercoledì 30 agosto per concludersi sabato 9 settembre, oggi c’è una “pre-inaugurazione”) è in verità un apparato imponente, una piccola “macchina culturale”, ricca di risorse significative, nell’ordine di 23 milioni di euro.

In una lunga e benevolente intervista al Presidente “uscente” (in quanto sinistrorso) della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, firmata da Cristina Battocletti, pubblicata oggi dal confindustriale “Il Sole 24 Ore”, vengono proposte alcune interessanti cifre-chiave: 82 film in cartellone; 13,5 milioni di sovvenzionamento da parte del Ministero della Cultura (stessa cifra del 2022) cui si affiancano contributi di altri pubblici; 22,5 milioni di euro i costi complessivi, di cui quelli diretti per l’organizzazione e l’ospitalità si aggirano attorno ai 16 milioni; i posti nelle sale sono 6.300 (di cui 600 rinnovati grazie alla riqualificazione quest’anno della Sala Perla); i biglietti venduti nel 2022 sono stati 60mila (il 6 per cento in più dell’ultimo anno pre-pandemico, il 2019, quando la cifra si attestava attorno a 56mila biglietti)… A livello di titoli: 82 i lungometraggi – come già segnalato – mentre i cortometraggi sono invece 14; i Paesi rappresentati 54… Ai selezionatori, guidati da Alberto Barbera, sono arrivate moltissime pellicole: ben 4.061 (!), di cui 2.100 lungometraggi (di cui 226 italiani), 1.961 cortometraggi (186 italiani). In concorso, alla fin fine, ci sono soltanto 6 film italiani: “Enea” di Pietro Castellitto, “Finalmente l’alba” di Saverio Costanzo, “Lubo” di Giorgio Diritti, “Io capitano” di Matteo Garrone, “Adagio” di Stefano Sollima ed il film di apertura ovvero “Comandante” di Edoardo De Angelis. Sarà interessante osservare il loro andamento sul mercato “theatrical” nei prossimi mesi…

Quest’anno, sulla Mostra aleggia lo sciopero dei 12mila autori e dei 16omila attori americani che da oltre tre mesi sono in agitazione e protestano per ridiscutere con le “major” (vecchie e nuove) la ripartizione equa dei proventi e l’integrazione sostenibile dei nuovi modelli produttivi e dell’Intelligenza Artificiale, ma il Presidente della Biennale Roberto Cicutto si dichiara ottimista: “malgrado l’assenza di molte produzioni americane, le vendite dei biglietti sono molto buone e questo dimostra che il pubblico viene non solo per le star, ma per vedere i film. Il cinema e l’arte in generale hanno ritrovato un grande pubblico e questo accade perché la qualità dell’offerta è alta, unita alla voglia di ritornare a partecipare”.

Or bene, anche in questo caso non ci sembra che l’ottimismo (di cui la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni è la massima interprete) possa essere condiviso: peraltro Cicutto non spende 1 parola una sulla crisi del consumo di cinema in sala, crisi particolarmente grave in Italia, e non segnala che la mostra di Venezia non possa essere considerata la cartina di tornasole dello stato di salute della cinematografia.

Il Festival è semplicemente una “macchina festivaliera” estetica ed autoreferenziale: quanti dei film presentati a Venezia l’anno scorso sono stati distribuiti nelle sale cinematografiche italiane?

E con quale esito, i pochi (pochissimi) i distribuiti in sala tra quelli sono stati presentati nella edizione n° 79 del Festival?!

Su questi numeri (che nessuno rivela o studia), si dovrebbe avviare un discorso critico sul senso stesso di kermesse come quella veneziana?

A cosa servono questi mega-festival?! Non sono più nemmeno occasioni efficaci di “marketing cinematografico”…

Al di fuori della “isola felice” del Festival di Venezia: nel 2023, gli spettatori cinematografici in Italia sono stati il 27 per cento in meno rispetto al 2019

Alziamo lo sguardo oltre l’“isola felice” (…) del Lido di Venezia.

Intanto, quel che prevedevamo si è purtroppo avverato: la tanto decantata campagna promozionale ministeriale “Cinema Revolution” (i cui dettagli tecnici non sono mai stati ben illustrati, permanendo una curiosa cappa di mistero sugli autori ed i creativi coinvolti e finanche sulla pianificazione mediale) non ha ottenuto i risultati auspicati.

Ha contribuito certamente ad una (lieve) ripresa del consumo “theatrical”, ma essa si è rivelata complessivamente modesta e comunque determinata anzitutto dal fenomeno “Barbie”. Certamente non provocata da una opinabile politica di “pricing”, che riteniamo possa essere risultata paradossalmente più dannosa che benefica. Anche perché il prezzo ridotto a 3,5 euro per i film italiani ed europei in sala è stato comunicato poco e male, ed i botteghini dei cinematografi ancora oggi registrano spettatori che vorrebbero vedere anche i “blockbuster” americani a quel prezzo… E ciò basti.

I dati di consuntivo del “box office” di agosto 2023 sono deprimenti: secondo Cinetel (la società di monitoraggio gestita dagli esercenti dell’Anec e dai produttori dell’Anica), dal 1° al 27 agosto 2023 si sono incassati in Italia 34,2 milioni di euro, che corrispondono sì ad un +120 % sull’anno 2022, ma soltanto ad un +4 % rispetto all’anno 2019 (pre-pandemia), e si noti che i biglietti venduti sono stati soltanto 4,7 milioni, ovvero +105 % sul 2022, ma -6 % rispetto all’anno 2019.

Questo è il dato reale su cui riflettere: agosto 2023 registra un – 6 % di spettatori rispetto al corrispondente periodo del 2019.

A livello cumulato – da gennaio ad agosto – lo scenario appare ancora più grave: dal 1° gennaio,si sono incassati 295,64 milioni di euro, corrispondenti a: +71 % sul 2022, +92 % sul 2020, -20 % sul 2019. I biglietti venduti nel 2023 sono stati 41,8 milioni, ovvero: +66 % sul 2022, +76 % sul 2020, e… -27 % sul 2019.

In sintesi, tra il 2023 ed il 2019, l’Italia ha perso il 27 % degli spettatori cinematografici.

La desertificazione del territorio cinematografico italiano avanza…

L’intervento di sostegno del Governo si è finora rivelato inefficace.

Sarà interessante verificare cosa emergerà venerdì 1° settembre (dalle 10:30 alle 12:30, sempre nell’Italian Pavillion) in occasione della presentazione della nuova indagine sugli spettatori cinematografici che il Ministero della Cultura, ovvero la Direzione Cinema e Audiovisivo, ha deciso di affidare una volta ancora a Swg ed Università Cattolica (l’ateneo milanese opera in regime di… quasi-monopolio al Mic Dgca, dato che da anni cura anche la semi-clandestina “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo). Dalla precedente ricerca sui consumatori di cinema, non sono emersi risultati granché utili a comprendere come il Ministero debba correggere il proprio intervento a sostegno del settore.

In attesa dei nuovi membri del Cda del Centro Sperimentale di Cinematografia e del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo

Intanto, parrebbe che il Governo abbia deciso di attendere la conclusione della Mostra di Venezia per annunciare l’eletta schiera di coloro che andranno a guidare il rinnovato Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc) e di coloro che andranno a comporre il massimo organo di consulenza del Ministero della Cultura, ovvero il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo (Csca)…

In effetti, anche se le polemiche sulla brutale “interruzione” del mandato quadriennale del Cda del Csc – ovvero i brutali artigli della destra culturale sul virginale corpo della sinistra culturale – sembrano essersi sopite (soltanto un articolo del quotidiano “la Repubblica”, su “il Venerdì” del 25 agosto scorso annunciava imprecisate azioni di protesta degli allievi insorti contro la decisione di “revocare” la Presidente Marta Donzelli – peraltro dimessasi “motu proprio” – a metà mandato…), parrebbe che il Ministro abbia deciso di prudentemente evitare che il Festival di Venezia possa amplificare le reazioni prevedibili rispetto al “nuovo corso” imminente…

Da queste colonne di “Key4biz”, abbiamo suggerito al Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) di mettere in atto una procedura innovativa, promuovendo un iter selettivo trasparente, ovvero un avviso pubblico, un invito alle autocandidature ed una analisi comparata dei curricula dei potenziali componenti sia del Centro Sperimentale di Cinematografia sia del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo… ma temiamo che una simile opzione sia troppo d’avanguardia anche per un governo di destra, che pure finora non sta innovando ancora granché, in termini di una politica culturale che sia di reale rottura rispetto al passato. Per ora, non ci sembra sia peraltro in atto quel che il già Sottosegretario (di sinistra) alle Comunicazioni Vincenzo Vita scriveva sul quotidiano “il Manifesto” il 23 agosto scorso (in un articolo dal cupo titolo “Ombre nere sulla libertà d’informazione”): “tutto questo è la traccia visibile di una vera e propria tendenza, come dimostrano il ricambio forzoso del vertice del Centro sperimentale di cinematografia attraverso un emendamento leghista al decreto Giubileo o le manovre attorno ai luoghi storici dell’industria culturale”.

Dove sarebbe la… novità, la “tendenza” nuova, rispetto alle pratiche del passato?!

A noi, sembra di poter osservare semplicemente degli avvicendamenti tipici (nel bene e nel male) della logica dello “spoil-system”, senza alcuna innovazione metodologica rispetto al passato.

Simpatie personali e schieramenti ideologici: prevale su tutto, ancora una volta, l’… “intuitu personae”. Prima di matrice sinistrorsa. Ora di matrice destrorsa.

Nulla di nuovo rispetto al passato.

Criteri forse meritocratici o comparazione forse tecnocratica? Assenti.

Trasparenza zero, discrezionalità totale.

Nihil sub sole novum. Purtroppo.

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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