L’Intelligence italiana è disciplinata da una legge del 2007 ed è divisa in due agenzie: Aisi (interno) e Aise(estero), coordinate dal Dis, diretto Elisabetta Belloni.
Per Alfredo Mantovano, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica “il problema non è ‘unificazione si o no’ in quanto la delega è unificata nella persona che vi parla”.
“Ma il problema è”, ha detto Mantovano, intervenuto al convegno “Cosa sta cambiando in Italia?” nell’ambito del Meeting di Rimini, “come far sì che l’attività dei servizi eviti di far riferimenti a criteri ‘interno-esterno’ che forse valevano ai tempi del Regno di Sardegna e oggi sono un pochino antiquati… occorre capire il senso della differenza tra servizi interni ed esterni: un hackeraggio che inizia a San Pietroburgo e che blocca la ASL di Rimini chi se ne occupa? Forse andrebbe trovato un criterio che renda tutto più ragionevole senza rischi totalitari o, peggio, autoritari”.
L’idea di Mantovano: “Rendere più incisivo controllo del Parlamento sui Servizi Segreti”
Così Mantovano ha lanciato anche la sua proposta di riforma dell’Intelligence italiana.
“Il miglior antidoto al potere dei servizi di informazione e sicurezza è un controllo penetrante da parte del Parlamento. Questo controllo c’è già, può essere reso più incisivo. Ma è nell’interlocuzione protetta e riservata tra Parlamento e governo la strada per far sì che non ci sia nessuna deriva neanche lontanamente anti-democratica”, ha affermato il Sottosegretario.
L’ultima legge, che ha disciplinato il settore dei servizi segreti, ha ricordato Mantovano, “risale al 2007, in 16 anni è cambiato il mondo. Due elementi di grossa novità sono l’incremento dell’attività dettato da realtà dell’intelligence finanziaria e la cyber che sono due elementi strettamente correlati”. Due anni fa, il governo Draghi ha istituito l’ACN, l’Autorità nazionale per la cybersicurezza, ma “tutto può essere migliorato”, ha aggiunto Mantovano, “e dal comparto viene fuori l’esigenza”, ha concluso, “di essere più efficiente, di evitare sovrapposizioni, di renderlo più funzionale rispetto alle esigenze della sicurezza nazionale, che sono sempre più sofisticate e varie”.