Visto di grande attualità il tema su 5G e limiti di emissioni, ripubblichiamo l’intervista, realizzata quasi 4 anni fa, a Nicola Blefari Melazzi, ora presidente del CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni), organizzatore della Conferenza internazionale 5G Italy.
Key4biz. Professore, più antenne ci sono e meno emissioni ci sono. E’ così? Come funziona tecnicamente con le antenne del 5G?
Nicola Blefari Melazzi. Sì è così, più antenne ci sono e minori sono le emissioni. E’ un concetto alla base della telefonia cellulare. Il punto è questo: il nome cellulare deriva da cella. Il territorio è diviso in tante celle, come le celle di un alveare. E’ un modo di suddividere un’area geografica in tante parti. Se immagino di coprire l’Italia con una sola cella, installo una sola antenna, ad esempio a Roma, che deve però fare arrivare il suo segnale fino in Sicilia e in Valle d’Aosta. Quindi, la potenza del segnale emesso da quest’unica antenna a Roma deve essere molto grande per poter arrivare così lontano. Al contrario, più antenne ci sono, più il segnale che ognuna di queste antenne deve emettere diminuisce, perché le celle sono più piccole e serve meno potenza per arrivare ai bordi di ognuna di queste celle e coprire tutto il territorio. Ogni antenna di ogni cella deve solo emettere il segnale necessario ad arrivare al bordo di quella cella, cercando di non farlo arrivare alle celle vicine, per non causare interferenze. Questo è il concetto di base del cellulare. Più antenne ci sono, più si può abbassare la potenza emessa da ogni antenna. Invece di avere una sola antenna che emette molto, abbiamo tante antenne, con ognuna di esse che emette di meno. La potenza è distribuita più uniformemente sul territorio. Per non farmi rimproverare dai colleghi devo però aggiungere che non si dovrebbe parlare solo di antenne ma anche di tutto ciò che sta dietro alle antenne in termini di apparecchiature, ma per semplificare possiamo parlare solo di siti di antenna, o meglio stazioni radio base, anche se 5G usa una diversa terminologia.
Key4biz. Quindi? Più celle ci sono meglio è?
Nicola Blefari Melazzi. Sì. L’idea di cellulare è esattamente questa. Facendo tante celle, non solo distribuisco più uniformemente il segnale e quindi diminuisco i suoi valori massimi, ma aumento quanto voglio la capacità della rete di trasportare informazioni. Se ad esempio immaginiamo che una cella sia capace di fornire una sola linea telefonica, se io metto una sola cella in Italia, cioè copro il nostro Paese con una sola cella, con una grande antenna che emette solo da Roma, l’intera rete italiana avrà la capacità di una sola linea telefonica. Se invece divido il territorio in mille celle, avrò mille linee telefoniche, se lo divido in un milione di celle avrò un milione di linee telefoniche. Quindi, più le celle sono piccole, più il livello del segnale diminuisce e più la capacità della rete aumenta. Basta immaginare ogni antenna come una lampadina, cosa che in effetti è, solo che noi non vediamo la radiazione dei sistemi cellulari mentre vediamo la luce delle lampadine. Se devo illuminare di notte tutta l’Italia posso mettere una sola enorme lampadinona a Roma, talmente potente che la sua luce arriva fino alla Valle D’Aosta e alla Sicilia, oppure posso mettere tante lampadine più piccole su tutto il territorio. E’ chiaro che l’intensità luminosa emessa dalla grande lampadina di Roma è molto più elevata delle tante lampadine messe in ogni lampione nelle nostre città. Inoltre, punto più importante, la capacità della rete di trasportare informazioni sarà molto maggiore se metto tante antenne ognuna capace di trasportare una certa quantità di bit piuttosto che una sola antenna che trasporta la stessa quantità di bit di ognuna delle tante antennine. Quindi, con più antenne otteniamo due risultati positivi: distribuiamo più uniformemente il campo sul territorio, limitando i suoi picchi, e aumentiamo la capacità di rete. Certo, mettere più antenne costa di più, ma anche avere 10 linee di metropolitana costa di più che averne una.
Key4biz. Quali sono i problemi del 5G per gli operatori?
Nicola Blefari Melazzi. I problemi per gli operatori, da questo punto di vista, sono almeno due. Il primo è rappresentato appunto dal costo delle antenne e relative apparecchiature. Questo è un investimento costoso, ma necessario se vogliamo una rete capace di fornire servizi ad alte prestazioni a numerosi utenti. C’è però anche un costo aggiuntivo, legato alla difficoltà di reperire siti su cui installare le antenne e alla complessità delle procedure di autorizzazione che gli operatori devono affrontare in ogni comune. Se potessimo eliminare o ridurre questi ultimi costi e queste difficoltà, rimarrebbe solo il primo punto, che però ripeto è un investimento necessario per dotarci di una infrastruttura importante ed i cui servizi sono in realtà desiderati da molti dei cittadini che allo stesso tempo, in alcuni casi, si oppongono all’installazione di nuovi siti.
Key4biz. Gli operatori sono consapevoli di tutto questo, credo. Ma allora perché chiedono di aumentare le soglie di emissione elettromagnetica?
Nicola Blefari Melazzi. Direi per quattro motivi: 1) se, ad esempio, e sempre molto estremizzando per rendere le cose più chiare, ho a disposizione un sito di antenna al centro di Cagliari e non mi fanno installare altre antenne e devo coprire tutta la Sardegna, ho bisogno di poter emettere un segnale con una soglia più alta, altrimenti non riesco a consentire ai turisti di accedere ad Internet da tutte le spiagge sarde, posto che questa sia una buona idea; 2) con una soglia più alta riesco a coprire una certa area geografica in minor tempo, ad esempio in un anno invece che in tre, dovendo installare meno antenne; 3) riesco ad avere una rete più flessibile e meno costosa, perché metto più antenne là dove ho bisogno di più capacità e ne metto di meno in aree meno densamente popolate, sempre molto semplificando; quindi avrò una intensità massima di campo più bassa in zone più popolate e viceversa; 4) è un punto un po’ più tecnico, ma se devo far convivere 5G con le generazioni precedenti ho bisogno di più “spazio” cioè di una soglia più alta per emettere sia il segnale di 5G che quello delle generazioni precedenti. Ce ne sarebbe un quinto, di motivo, ma è ancora più tecnico. Rimane vero in ogni caso che se devo aumentare la capacità di rete e quindi consentire che in Sardegna non pochi turisti ma tanti turisti possano parlare e inviare le immagini e i video delle loro vacanze, devo aumentare il numero di antenne, sempre al contempo diminuendo i livelli massimi del segnale.
Key4biz. Quindi i limiti di emissione secondo lei vanno innalzati?
Nicola Blefari Melazzi. Questa è una decisione politica che dipende da più fattori, uno dei quali è la pubblica opinione. Mettiamola così: da un punto di vista tecnico, della rete, avere una soglia più alta dà più flessibilità a chi deve installare la rete stessa. Però, se devo aumentare la capacità della rete di trasmettere informazioni prima o poi devo installare più antenne e quindi prima o poi dovrò abbassare i livelli di emissione. Più aumento la capacità della rete, più aumento i servizi, più aumento gli utenti, più antenne ci vorranno. Però io ho un timore: che la pubblica opinione, e quindi la politica, possa seguire il seguente processo logico: 1) si vuole installare la rete 5G; 2) per farlo dobbiamo alzare le soglie (il che non è necessariamente vero); 3) soglie più alte implicano più rischi per la salute (il che non è provato o almeno è discusso e comunque non è il mio campo); 4) non installiamo 5G (o gli rendiamo la vita difficile).
Key4biz. Quindi cosa bisognerebbe fare?
Nicola Blefari Melazzi. Al punto in cui siamo, si potrebbe seguire un diverso percorso logico: 1) lasciamo le soglie come stanno; 2) spieghiamo ai cittadini che, a parità di soglie, più antenne mettiamo, più bassi sono i segnali; 3) semplifichiamo i regolamenti comunali e anzi coinvolgiamo maggiormente i comuni nella scelta dei siti; 4) magari usiamo una parte dei proventi dell’asta 5G per cofinanziare nuovi siti di antenna, magari condivisi tra più operatori. Almeno, separiamo la scelta della soglia di emissione da effettuare in base a considerazioni mediche dalle scelte tecniche relative a 5G, per non mettere in relazione diretta le due cose. Le cose vanno dette ai cittadini e ai consumatori. Le comunità che prosperano sono quelle i cui componenti decidono in modo informato. Bisogna poi pensare a facilitare i permessi per i nuovi siti di antenna, come ho detto prima, il che si può ottenere solo coinvolgendo i cittadini e dicendo loro chiaramente come funziona una rete cellulare.
Key4biz. In molti piccoli comuni i sindaci non danno i permessi per le antenne 5G.
Nicola Blefari Melazzi. A parità di soglie questo non è giustificato. Allora in questi comuni i sindaci dovrebbero abolire tutti i cellulari. Non solo 5G ma anche 4G e tutto il resto, anche WiFi dentro al Comune e nell’ufficio del sindaco. Ultima considerazione: in questa discussione, spesso si dimentica che anche i telefonini emettono segnali, anche i telefonini hanno le loro piccole lampadine. Ma se abbiamo poche antenne sui palazzi non solo queste devono emettere un segnale più elevato, ma anche i telefonini devono emettere un segnale più elevato per far arrivare la loro luce fino a queste poche e remote antenne. Infatti, noi non usiamo il telefonino solo per ascoltare ma anche per parlare e quindi dobbiamo anche noi emettere un segnale. Se ho paura che il segnale emesso dalla rete cellulare danneggia la mia salute, allora per coerenza devo pensare che lo stesso faccia anche il segnale del mio cellulare e allora dovrei avvicinarmi il più possibile all’antenna che sta su un palazzo così che il mio telefonino possa emettere una luce più fioca; se sono in aperta campagna il mio telefonino deve urlare, per farsi sentire dalla antenna più vicina. Quindi, ancora una volta, più antenne ci sono, meno potenza dovranno emettere anche i telefonini, non solo le antenne sui palazzi, e per giunta durerà di più la batteria del mio telefono…
La spiegazione anche nella videointervista
Il tema è stato affrontato dal prof. Blefari Melazzi anche in questa videointervista di 3 anni. È possibile ascoltare questa intervista al prof. Nicola Blefari Melazzi anche in podcast cliccando qui