Riceviamo e volentieri pubblichiamo la precisazione del prof. Nicola Pasquino in risposta al nostro articolo di ieri 5G, alzare limiti di esposizione?” “No”. Le FAQ di Uncem-Anfov, pubblicato a seguito di questo comunicato stampa diffuso il 7 agosto ore 17:23 a Consiglio dei ministri in corso da parte dell’associazione dei Comuni montani UNCEM, con allegate FAQ redatte in collaborazione con ANFOV.
Egregio Direttore,
nell’articolo pubblicato l’8 agosto scorso dal titolo “5G, alzare limiti di esposizione?” “No”. Le FAQ di Uncem-Anfov” viene riportata una mia frase, estratta dalla guida pubblicata da Uncem e ANFoV nel 2020, nella quale affermo, in un contesto molto ampio, che “per il 5G non c’è bisogno di alzare i limiti di esposizione”. Quella affermazione viene utilizzata nell’articolo a supporto della recente decisione del Governo di stralciare dal decreto Omnibus la proposta di innalzamento dei limiti elettromagnetici.
È evidente che la frase, estrapolata dal contesto della Guida, sia stata fraintesa, per cui vorrei chiarire qui la mia posizione e dare la giusta interpretazione di quanto riportato, a beneficio dei Suoi lettori.
La Guida nasce da un’idea di Uncem e ANFoV nel dicembre del 2020, come strumento di informazione per sindaci e amministratori pubblici dei comuni di interesse Uncem, ovvero quelli dei territori rurali e montani. Comuni che nel 2020, ma purtroppo ancora oggi, erano in larga parte del tutto privi di segnale mobile, vittime di un digital divide non più tollerabile. A chi abita in quelle zone, allarmati delle innumerevoli fake news che giravano in periodo covid sulla pericolosità del 5G e in generale dei campi elettromagnetici, si decise di dare un’informazione corretta dal punto di vista scientifico e tecnico seppure presentata con la necessaria semplificazione richiesta da una guida per non addetti ai lavori.
Una delle decisioni che prendemmo fu quella di provare a scardinare l’idea secondo cui esistesse una relazione causa/effetto fra 5G e innalzamento dei limiti, cioè che l’innalzamento dei limiti fosse una misura strutturale alla nuova tecnologia: non volevamo che si pensasse che per attivare il 5G ci volessero limiti più alti, quasi che fosse un requisito tecnico essenziale. Ciò, ovviamente, non è, ma il solo dubbio che così potesse essere causava opposizione da parte di amministratori e cittadini che osteggiavano la possibilità di nuove installazioni perché timorosi di potenziali danni alla salute. Danni che, lo chiariamo subito a scanso di ulteriori equivoci, le Scienza esclude, finché sono rispettati i limiti suggeriti dall’Unione Europea tramite la Raccomandazione del 1999, più alti di circa 10 volte rispetto ai valori massimi imposti per legge in Italia (i ben noti 6 V/m) e ai quali è già applicato un fattore di cautela rispetto ai livelli che inducono un effetto dannoso.
L’equivalenza, dicevamo, non c’è per un motivo molto semplice: se un’area è priva di segnale o comunque scarsamente coperta (e tali sono, come già evidenziato, i territori Uncem), significa che il ben noto “spazio elettromagnetico” è del tutto libero e disponibile per la creazione di una infrastruttura cellulare più pervasiva.
E finché c’è spazio elettromagnetico a disposizione, non c’è bisogno di alzare i limiti, perché un operatore che voglia aggiungere il proprio segnale a quelli già esistenti in un’area scarsamente coperta potrà farlo senza particolari problemi.
Le Guida non era il luogo per discutere di quali scenari si potessero aprire in caso di saturazione dello spazio elettromagnetico. Per due motivi: in primis, appariva difficile immaginare che un’area rurale o montana (ricordiamo sempre che il focus della guida era su quelle zone) potesse vedere una densità di stazioni radio base tale da raggiungere il limite di esposizione; in secundis, non era nostro compito immaginare quelli strumenti la politica avrebbe potuto o dovuto utilizzare per risolvere il problema.
Discorso del tutto diverso vale nelle aree urbane, dove da qualche tempo è diventata stringente la necessità di porre rimedio alla impossibilità degli operatori telefonici di attivare 5G per assoluta mancanza di spazio elettromagnetico. Agli addetti ai lavori è ben noto che per circa 2/3 degli impianti attualmente esistenti è impossibile l’aggiornamento alla tecnologia 5G perché “la coperta è corta” e lo spazio elettromagnetico è già stato occupato in misura tale da non consentire l’attivazione di nuove tecnologie. Non c’è dubbio che per quelle aree, le città, l’innalzamento dei limiti di campo elettromagnetico sia l’unica strada percorribile per risolvere lo stallo ed evitare, tra l’altro, l’aggravio dei costi (circa 4 miliardi di euro all’anno) che gli operatori devono sostenere per cercare nuovi siti in cui vi sia ancora una seppur minima possibilità di aggiungere ulteriori contributi elettromagnetici, e per le nuove stazioni radio base che andranno installate. Tanto più se i limiti più alti sono comunque in linea con le indicazioni dell’Unione Europea, e quindi sicuri dal punto di vista di effetti sulla salute.
La mia posizione a favore dell’innalzamento dei limiti, peraltro, è nota da tempo, ed è stata espressa in pubblico l’ultima volta a fine maggio scorso a Napoli, in occasione di un convengo sul 5G organizzato da Rotary Distretto 2101, Università di Napoli Federico II e Ordine degli Ingegneri di Napoli.
La ringrazio dell’ospitalità.
Cordialmente
Nicola Pasquino, Professore Università di Napoli Federico II
La risposta del direttore responsabile di Key4biz
“Dalle FAQ abbiamo riportato il netto NO netto del prof. Pasquino, curatore delle medesime, alla presunta necessità di dover alzare i limiti elettromagnetici per fare il 5G in Italia.
Oggi il prof. Pasquino prende le distanze da quelle dichiarazioni, dicendo che sono estrapolate dal loro contesto. Vorremmo tranquillizzarlo e confermargli che non vi è stata alcuna estrapolazione strumentale. Non è il nostro mestiere. Il suo è un NO coerente con il testo in cui è inserito e che egli stesso ha curato. Prendiamo atto del suo cambiamento di opinione, più che legittimo, ma riscontriamo che tale precisazione non aiuta a fare chiarezza in un confronto, ormai scontro, impostato secondo criteri di schieramento fondamentalista e di guerra di religione.
Vogliamo tuttavia evidenziare, come egli stesso indica nella sua precisazione odierna: “…se un’area è priva di segnale o comunque scarsamente coperta (e tali sono, come già evidenziato, i territori Uncem), significa che il ben noto “spazio elettromagnetico” è del tutto libero e disponibile per la creazione di una infrastruttura cellulare più pervasiva”.
Quindi l’innalzamento dei limiti elettromagnetici, sempre secondo il prof. Pasquino, è superfluo nei Comuni montani. Facciamo presente che tali Comuni sono 4.201, su un totale di 8.101 Comuni italiani. Quindi, da quanto deduciamo, il 52% dei Comuni italiani non necessita di alzamento di soglia. Utile saperlo.
Proprio per queste ragioni, cercheremo di far luce su un tema così cruciale che non può semplicisticamente dividere il mondo in coloro che sono a favore dell’innalzamento dei limiti elettromagnetici e coloro che sono contrari. Le cose non sono mai come appaiono”. (Raffaele Barberio)