Il quadro

Trasparenza a metà nel sistema culturale italiano

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Una duplice patologia: o troppi dati (confusi e manipolabili), oppure troppo pochi dati (per esempio nei risultati dei bandi delle pubbliche amministrazioni).

Ieri su queste colonne, abbiamo proposto una serena lettura critica dell’andamento della fruizione di film nelle sale cinematografiche, enfatizzando sia il dato positivo – ovvero l’incremento del consumo nel mese di luglio, soprattutto grazie al planetario “fenomeno Barbie” – sia il dato negativo – ovvero il rinnovato flop dei film italiani nei cinema –, domandando se non sia il caso di avviare un serio processo di analisi critica dell’attuale assetto dell’intervento dello Stato nel sistema cinematografico e audiovisivo (vedi “Key4biz” del 2 agosto 2023, “Il ‘box office’ italiano esplode con ‘Barbie’, ma il cinema ‘made in Italy’ crolla al 5 %”).

Si è trattato di un ragionamento basato su dati oggettivi, a partire dall’allarmante bassa, bassissima, quota di mercato del cinema “made in Italy”: siamo al 5 % (dicesi: cinque per cento!), un numero che dovrebbe stimolare riflessioni profonde.

Un qual certo stupore ci ha preso (ma in fondo… nemmeno tanto, dati i precedenti), allorquando in serata riceviamo dall’ufficio stampa della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni un comunicato nel quale rinnova quell’entusiasmo travolgente cui ci ha abituato: “l’estate prosegue alla grande. A luglio registrati risultati migliori del 2019. Numeri che addirittura ricordano quanto messo a segno nello stesso periodo del 2011, passato alla storia come il mese con il record di sempre. Avanti così, le sale cinematografiche tornino finalmente al centro della vita culturale e sociale dei nostri territori”.

E spende alcuni numeri: “stando ai dati Cinetel, il mese di luglio si è chiuso a quota 5,5 milioni di ingressi (nel 2011 le presenze erano state 5,8 milioni) con un incasso pari a 40 milioni di euro (42 milioni nel 2011). Rispetto al 2019 le presenze sono aumentate del 28 % e l’incasso del 45,9 %. Guardando invece al luglio 2022, registrati +127,5 % di presenze e +138 % di incasso”.

E conclude, nuovamente sorridente: “stiamo lavorando con il massimo impegno per recuperare quanto perso a causa della pandemia e fare ancora meglio per la ripartenza delle sale e per un sempre maggiore sviluppo del sistema cinematografico italiano. Risultati come questi ci incoraggiano a proseguire con ancora più fiducia ed entusiasmo”.

Ed interviene pure, ieri sera, il Presidente dell’associazione degli esercenti (Anec), Mario Lorini, anche lui evidentemente sotto effetto di una flebo di… “entusiasmite”, sprizzando contentezza da ogni poro ed arrivando a sostenere: “la rinnovata e convinta attenzione del pubblico è anche merito della campagna Cinema Revolution”. E qui ci fermiamo, perché il fallimento di questa iniziativa promozionale, almeno per quanto riguarda il cinema “made in Italy” è incontrovertibile.

Bicchiere mezzo pieno? Bicchiere mezzo vuoto? Bicchiere assente?

Poi, naturalmente, ognuno è libero di vedere il bicchiere “mezzo pieno”, anche se è “mezzo vuoto”, e finanche – semmai – addirittura se il “bicchiere”… proprio non c’è.

Che dire?! Si tratta senza dubbio di (alcuni) dati positivi, anche se, ancora una volta, ci si arrampica sugli specchi per vedere il “bicchiere” veramente “mezzo pieno”: il mese di luglio registra questi buoni numeri, ma va contestualizzato rispetto all’andamento da gennaio a luglio, e – se si alza lo sguardo – si osserverà come il dato sintetico non è esattamente positivo: si registra un -29 % di spettatori, nei 7 mesi che vanno da gennaio a luglio 2023, rispetto all’omologo periodo del 2019.

Questo è il dato vero: – 29 % (come abbiamo dimostrato su queste colonne), non quello effimero di un “entusiasmante” mese soltanto.

Non nascondiamoci dietro un dito: nel 2023 abbiamo quasi un terzo di spettatori cinematografici in meno rispetto all’anno pre-Covid 2019.

E perché la senatrice Lucia Borgonzoni chiude gli occhi, rispetto al drammatico livello (oggettivamente drammatico livello) della quota di mercato dei film italiani nei cinematografi? Il “problema” non la riguarda? La questione non l’appassiona?! Nascondiamo sotto il tavolo il “bicchiere mezzo vuoto”?!

E perché la senatrice Lucia Borgonzoni nulla manifesta rispetto alla assurda concorrenza che le arene cinematografiche “gratis” – sovvenzionate dallo Stato – determinano rispetto alla fruizione di cinema “theatrical”, anche nella “grandiosa” estate cinematografica italica del 2023?! Il problema non esiste?!

Questo è un tipico caso di distrazione e rimozione, e finanche di strumentalizzazione del dataset.

Pratiche non nuove, in un Paese che non ama il “fact-checking” e l’“evidence-based policy-making”

In Italia (e certamente non soltanto a proposito di cultura), i dati sono spesso proposti in modo confuso, e trattati con approssimazione da gran parte dei media.

Quanti sono i giornalisti (ed i politici) che consultano fonti affidabili – di verifica fattuale con metodologie accurate – come quelli che propone Openpolis o Pagella Politica?!

Pochi, pochissimi, e le elaborazioni di questi centri di ricerca raramente vengono rilanciati dagli organi di informazione.

Prevale superficialità ed approssimazione.

Se ne ha riprova, una volta ancora, con le numerologie recenti dell’ultima edizione del rapporto della Fondazione Symbola, “Io Sono Cultura”: numerologie utilizzate come (entusiasmanti?) fuochi d’artificio, nel caso in ispecie strumentalizzate per corroborare la tesi di un “sistema culturale” italico in grande crescita e magnifica evoluzione… Anche in questo caso, prevale una lettura a-critica dei dati ed una interpretazione invece sempre e comunque ottimista, come ci ha abituato ormai da anni la fondazione presieduta da Ermete Realacci (vedi “Key4biz” del 26 luglio 2023, “Fondazione Symbola e Impresa Cultura Italia: nuovi numeri (fantasiosi?) sulla struttura e l’economia del sistema culturale italiano”).

La “trasparenza a metà”, altra patologia del sistema culturale italiano. Invitalia pubblica le graduatorie dei bandi Pnrr per le imprese culturali e creative, senza indicare il titolo dei progetti

Un’altra patologia – non meno grave – caratterizza il sistema culturale italico: la limitata trasparenza con la quale le Pubbliche Amministrazioni trattano le pratiche burocratiche finalizzate alla concessione di contributi pubblici alla cultura, allo spettacolo, alle arti.

Chi cura questa rubrica IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale) “ilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz” può vantare decenni e decenni di esperienza, anche nell’analisi comparativa di queste pratiche: le criticità sono riscontrabili a diversi livelli, dalla impostazione degli “avvisi pubblici” (alias i “bandi”), che è spesso confusa – oltre ad essere scritta in un italiano burocratico insopportabile e preistorico – alla pubblicazione dei risultati, ovvero delle “graduatorie”.

Ancora oggi, nell’Italia “digitale” (?!) del 2023, si registrano pratiche… arcaiche: un esempio eclatante, quanto recente: abbiamo manifestato – anche su queste colonne – apprezzamento per i bandi Pnrr per le imprese culturali e creative, tanto cari alla succitata Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, che sono stati aperti – per la prima volta in Italia – a tutti i soggetti del sistema culturale, superando la vetusta distinzione discriminatoria tra “imprese” e… “non imprese” ovvero associazioni culturali ed enti del terzo settore (vedi “Key4biz” del 21 ottobre 2022, “Pubblicato il bando da 115 milioni del MIC per la digitalizzazione: aperto a imprese e no profit”). Grazie al Pnrr, vengono assegnate risorse consistenti: ben 155 milioni di euro, attraverso procedure che il Ministero della Cultura (Direzione Generale per la Creatività Contemporanea – DgCc) ha esternalizzato, affidandole ad Invitalia, con i bandi denominati “Tocc”, acronimo che sta per “Transizione Organismi Culturali e Creativi”…

Il 20 giugno 2023 vengono pubblicate da Invitalia le graduatorie dei soggetti ammessi alle agevolazioni previste da un avviso scaduto il 1° febbraio 2023 (bando “Tocc” cosiddetto “Tocc 1” – concentrato sulla transizione digitale – perché esiste un “Tocc 2” – concentrato sulla transizione ecologica, scaduto invece il 12 luglio scorso): la Sottosegretaria rivendica con orgoglio (giusto orgoglio, in questo caso) che sono stati ammessi 1.860 enti su quasi 3.000 partecipanti, e che verranno messe in moto molte energie per rafforzamenti strutturali dei soggetti proponenti, correlati a specifiche proposte progettuali. Sono state assegnate risorse per ben 115 milioni di euro, soltanto col bando “Tocc 1”.

Dettaglio: nelle graduatorie rese pubbliche da Invitalia, sono indicati: un “Numero di protocollo”, il nome del “Soggetto proponente”, l’“Ambito di intervento” (per esempio, “Musica” piuttosto che “Editoria, libri e letteratura”), la “Regione sede operativa proponente” (ma non viene indicata nemmeno la città), il “Punteggio”, ed infine l’“Agevolazione concessa” (fino ad un massimo di 75.000 euro per ogni singolo progetto).

Da segnalare che, nelle graduatoria, non viene nemmeno riportato il codice fiscale del soggetto…

Incredibile ma vero: non è indicato nemmeno… il titolo del progetto!

Non si pretende una sinossi in cinque righe della proposta progettuale, ma – di grazia! – almeno il nome dell’iniziativa!

Questa è la… “trasparenza a metà” (IsICult rivendica quasi il “copyright” sulla formula…) che tante volte abbiamo segnalato (denunciato) anche su queste libere colonne di “Key4biz”.

Rari i casi di “buone pratiche” di trasparenza, come per “Cips”, il progetto “Cinema e Immagini per la Scuola” co-promosso da Ministero dell’Istruzione e del Merito e Ministero della Cultura

Ed abbiamo invece ben apprezzato, allorquando una Pubblica Amministrazione si sforza di rendere le informazioni in modalità per così dire “open data”, incrementando il livello della trasparenza: esempio commendevole quel che è avvenuto con i bandi “Cinema e Immagini per la Scuola” (cosiddetti “Cips”) promossi d’intesa tra Ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim) e Ministero della Cultura (Mic)…

In questo caso, sul sito web dedicato ovvero sulla specifica piattaforma di “Cips” (https://cinemaperlascuola.istruzione.it/), sono pubblicati dei documenti nei quali, per ogni progetto vincitore, viene proposta una breve sintesi (il file è denominato “Sintesi progetti finanziati”).

Verrebbe da commentare, in un Paese normale: “ma è… il minimo!”.

Ed invece, nella nostra Italia, si tratta spesso de… “il massimo”.

Il caso di “Cips” di Mim-Mic è paradossalmente una… eccezione alla regola, dato che abbiamo ancora a che fare prevalentemente con Pubbliche Amministrazioni che dimostrano spesso una modesta vocazione alla trasparenza e… quasi quasi una “ritentività psicologica” impressionante.

La logica è sempre la stessa: meno si sa, e minori sono i rischi di critica.

E non mettiamo il… sale sulla ferita: quante sono in Italia le pubbliche amministrazioni che producono poi “valutazioni di impatto” delle proprie azioni?! Quante sono in Italia le pubbliche amministrazioni che elaborano un proprio “bilancio sociale”? Questo è purtroppo – ahinoi – un livello “fantascientifico” (fantapolitico), per il nostro Paese.

Meglio “dare i numeri”…

Numerologie fantasiose: molti dati, e confusi, oppure pochi dati, e criptici.

Ancora una volta, più nebbia c’è… e più il Manovratore può operare indisturbato…

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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