Cultura

Tra ‘tax credit’ ed ‘intelligenza artificiale’: la Sottosegretaria Borgonzoni corregge la rotta del Governo?

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Annunciato un nuovo corso: “vogliamo fare in modo che vengano tutelati tutti i piccoli e le start-up”. Nei titoli di coda dei film andrà specificato se gli autori dell’opera si sono avvalsi di I.A.

Sia consentita una citazione ironica: forse… folgorata sulla via per Damasco, la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni?!

Basti osservare una sua dichiarazione di ieri: ha confermato l’esigenza di una “modifica del tax credit per ridisegnare uno strumento che è vecchio”. L’aggettivazione è proprio corretta: vecchio. E si potrebbe aggiungere: superato, mal funzionante, non adeguatamente valutato. Eccetera.

Quel che la senatrice leghista che gestisce la delega sul cinema (e l’audiovisivo e le industrie culturali e creative) ha dichiarato ieri, mercoledì 19 luglio 2023, in quel di Trieste in occasione dell’“Audio-Visual Producers Summit”, merita grande attenzione, sia in relazione alla riforma in gestazione dello strumento del “tax credit”, sia in relazione al tema ben più macroscopico dell’“intelligenza artificiale”.

In sintesi, Lucia Borgonzoni sembra aver recepito alcune delle critiche che le sono state manifestate nei giorni scorsi da una pluralità di associazioni di autori e creativi, dopo un primo incontro con i produttori (a porte chiuse) che ha promosso il 10 luglio scorso presso il Ministero, per discutere della riforma del tanto decantato (dai più) “tax credit”: ne abbiamo riferito in dettaglio sulle colonne di “Key4biz” nei giorni scorsi, e quindi rimandiamo ai nostri precedenti interventi…

Ciò premesso, in relazione al “tax credit”, la Senatrice Borgonzoni ha sostenuto: “la modifica del tax credit non diminuirà i fondi, proprio il contrario: li aumenterà, ma dovremo ridisegnare uno strumento che è già vecchio, perché il mondo del cinema è cultura ma anche è impresa, e, come l’impresa, è veloce”. L’obiettivo resta mettere il termine ‘qualità’ al centro… non è facile farlo, con uno strumento che è automatico, ma ci stiamo lavorando”.

“Tax credit” cinematografico e audiovisivo: ridurre gli “automatismi”, introdurre il parametro della “qualità”

In sostanza, sembra che si voglia ragionare su una riduzione degli automatismi che consentono di fatto l’utilizzazione indiscriminata dello strumento “tax credit”.

In relazione al tema dell’intelligenza artificiale, la Senatrice ha annunciato “nuovi strumenti per tutelare la creatività umana… Come sapete, sono intervenuta più volte sul tema dell’Ai, che è uno strumento potenzialmente importante, ma che va normato affinché non si trasformi in qualcosa di negativo”.

Tra gli strumenti in discussione anche l’idea di scrivere nei titoli di coda dei film se, quando e quanto è stata utilizzata un’Intelligenza Artificiale. Crediamo che semmai questa indicazione andrebbe imposta nei titoli di testa, dato che sono rarissimi gli spettatori che restano in sala a leggere i titoli a fine film, e peraltro in Italia ormai le emittenti televisive li tagliano quasi sempre (con buona pace dei diritti morali degli autori)…

Borgonzoni ha collegato i due temi: “sapete che aumenteremo il Tax Credit, ma per la creatività umana, per il lavoro umano e non per l’utilizzo di Ai”.

Altra questione nodale, ed anche su questo tema sembra vengano recepite le istanze manifestate nei giorni scorsi da alcune associazioni: “l’altro tema è quello sulla trasparenza dei numeri da parte delle piattaforme, lo strumento non è il Tax Credit, ma ci sarà una discussione al riguardo…”. Si attendono concrete notizie in argomento: è una questione assolutamente essenziale per la miglior ecologia del sistema culturale nazionale.

Premialità per le opere cinematografiche e audiovisive che non utilizzano l’Intelligenza Artificiale

Questi temi sono confermati da quel che Borgonzoni ha sostenuto con Andrea Biondi, in un articolo pubblicato sull’edizione odierna del quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore”: “con il nuovo regolamento sul tax credit che abbiamo presentato ai produttori nei giorni scorsi, per le loro osservazioni, abbiamo previsto premialità per chi nelle proprie opere internazionali utilizza registi o attori principali italiani. Ebbene, premialità potranno esserci anche per le produzioni internazionali che non faranno uso di intelligenza artificiale nello svolgimento del lavoro che potrebbe, evidentemente, essere svolto anche da persone… Riteniamo che chiunque sia destinatario di finanziamenti da parte del nostro Ministero debba scrivere con chiarezza cosa sia stato fatto con l’intelligenza artificiale in quella determinata produzione”.

Le novelle tesi della Sottosegretaria sono ben sintetizzate anche da queste dichiarazioni: “vogliamo fare in modo che vengano tutelati tutti i piccoli e le start-up che si presentano, perché bisogna dare possibilità, a chi vuole inserirsi in questo mondo, di provarci”.

Questa tesi evidenzia che finora il “tax credit” è stato uno strumento che ha agevolato soprattutto le imprese medio-grandi (peraltro sempre più in mano a capitali stranieri), e non i piccoli produttori, gli esordienti, i “new comers”, che non possono trarre particolare beneficio da una simile leva che agisce sul piano fiscale-tributario…

Bene.

Attendiamo la traduzione in bozza di “regolamento” di queste intenzioni.

La Sottosegretaria Borgonzoni: “non possiamo trovarci 800-900 titoli presentati ogni anno, di film o prodotti che non vedrà mai nessuno”

E come commentare, se non positivamente, quel che sostiene ora Borgonzoni (che sembra riprodurre tesi che andiamo sostenendo da molto tempo)?!

Dall’altra parte – ha sostenuto ieri a Trieste – non possiamo neanche trovarci 800-900 titoli presentati ogni anno, di film o prodotti che non vedrà mai nessuno, perché non sono studiati e non sono pensati neanche col concetto di essere poi portati su uno schermo o avere una fruizione successiva”.

Netta la presa di posizione, che condividiamo in toto: “film o prodotti che non vedrà mai nessuno”.

Quante volte lo abbiamo scritto queste colonne, nel silenzio dei più?!

Giusta analisi critica.

Da molto tempo, lo andiamo sostenendo (noi e pochissimi altri, tra i quali uno dei massimi esperti di diritto del cinema e dell’audiovisivo, qual è l’avvocato Michele Lo Foco), ma va rimarcato che lo stesso Sottosegretario, fino a poche settimane fa, sosteneva entusiasta che “il sistema” cinematografico e audiovisivo italiano, nel suo complesso, starebbe andando a gonfie vele…

E ricordiamo che Francesco Rutelli, Presidente dell’Anica, ha sostenuto anche recentemente che “il cinema italiano è sano”.

Forse non è esattamente così.

Siamo dell’idea che molte e diffuse e variegate siano le sue patologie.

Basti segnalare due dinamiche, esemplificativamente: nonostante la grancassa della campagnaCinema Revolution”, la quota di mercato dei film italiani in sala, in queste settimane estive, resta assolutamente modesta (anzi – diciamolo – penosa)…

Oggi “il Fatto Quotidiano” titola con un “Profondo rosso” un articolo di Federico Pontiggia, e si legge “in sala il pubblico non va neppure a vedere i blockbuster americani (…) campagne ministeriali dedicate a film italiani e film italiani che non si vedono e che nessuno vede…”.

E ancora: “la campagna “Cinema Revolution” del ministero ha calmierato il biglietto per i film nazionali e continentali a 3,50 euro, generosa offerta che non ha trovato domanda: negli ultimi due weekend in sala, un solo titolo tricolore in Top 10, “Le mie ragazze di carta” di Luca Lucivi (13-16 luglio) e il doc sulla Carrà “Raffa” (6-9 luglio) entrambi fanalini di coda, mentre ieri la decima e unica piazza tricolore spettava a un titolo battezzato il 22 dicembre 2022, “Le otto montagne”. Buono per lo stato dell’arte: neve al sole”.

Ciò basti, in termini di “salute” del cinema italiano… Segnaliamo peraltro che “Le otto montagne” (diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch) ha incassato in questi giorni 8.455 euro, a fronte di 1.308 spettatori, ma il suo “box office” complessivo è ben significativo, avendo raggiunto quasi 5,9 milioni di euro, essendo uscito in sala ormai sette mesi fa. Non entusiasmante, ieri mercoledì 19, l’incasso di un film italiano in esordio, “Cattiva coscienza”, di Davide Minnella, con un incasso di 25.188 euro…

E che dire dell’assurdità di arene cinematografiche estive gratuite sovvenzionate da molti Comuni, e finanche dallo stesso Ministero della Cultura?!

Il caso dei “ragazzi” romani del Cinema America è emblematico: lunedì scorso, il fondatore dell’intrapresa Valerio Capocci ha fatto diramare un comunicato stampa che sprizza orgoglio: “numeri da record per Il Cinema in Piazza 2023, nona edizione: dal 2 giugno al 16 luglio, ben 92 proiezioni, oltre 100.000 presenze”.

Tutto gratuito, ovvero – meglio – sovvenzionato dalla mano pubblica.

Siamo sicuri che iniziative di questo tipo contribuiscano a stimolare la fruizione di film nelle sale cinematografiche?!

Esiste una logica “di sistema” negli interventi dello Stato a favore del cinema e dell’audiovisivo?!

Qualcuno si vuole prendere la briga, alla Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero (la Dgca guida da Nicola Borrelli), di studiare realmente a fondo il funzionamento strutturale del sistema audiovisivo nazionale o si vuole continuare a “governare” il sistema… spannometricamente?!

E come commentare la totale assenza di interesse e sensibilità nei confronti del settore cinematografico, pressoché ignorato nelle 188 pagine della “Relazione annuale 2023” al Parlamento, presentata ieri dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni?! Per Agcom, nell’economia complessiva del sistema delle comunicazioni italiane, il cinema è ormai… inesistente, morto, fantasmico?! Eppure il 27 giugno la stessa Agcom è intervenuta con una opportuna segnalazione al Governo (resa pubblica il 7 luglio), in materia di “tax credit” e di sue degenerazioni (vedi “Key4biz” del 13 luglio 2023, “Politica culturale: molta carne al fuoco, ma anche molte nebbie”). Come mai il Presidente Giacomo Lasorella non l’ha nemmeno citata ieri?!

Il Governo acquisisce coscienza che “qualcosa” non funziona, nel grande meccanismo del “tax credit”

Che si sia finalmente acquisita coscienza – da parte del decisore istituzionale – di una qualche criticità nel meccanismo del “tax credit” è una gran bella notizia.

Che la rimodulazione dello strumento non sia un’iniziativa facile, tecnicamente agevole, è altrettanto vero: Lucia Borgonzoni precisa che si deve trattare di “una modifica che dovrà coinvolgere tutto il settore”.

Bene: ed allora le discussioni sulla riforma del “tax credit” siano a porte aperte e plurali, e magari si stimoli una consultazione pubblica, dando udienza ed ascolto a tutte le anime del settore. E non soltanto Anica ed Apa.

La Sottosegretaria rimarca che “non è semplice mettere la qualità in uno strumento ‘automatico’ e al contempo tutelare i film di qualità che sono riconosciuti ai festival”.

Tra le varie ipotesi di rimodulazione, la possibilità di accesso al “tax credit” potrebbe essere data dal “numero di produzioni da un 1,5 milioni di euro negli ultimi 5 anni… al contempo, se il film ha ricevuto un riconoscimento a un festival come Cannes o Venezia, si può accedere ugualmente… o se è stato preso ai ‘selettivi’, c’è stata già una commissione che ha selezionato il film o il documentario, per cui va bene…”.

Altri interventi sul fondo saranno finalizzati “ad aumentare il più possibile le spese che vengono fatte in Italia, perché ancora oggi un 20 % può essere fatto all’estero. Terremo solamente la distribuzione sull’estero, e le spese cercheremo in tutti i modi che siano territoriali. Faremo delle specifiche, perché non ci siano ‘rifatturazioni’ di fatture straniere fatte in Italia, che entrano nel nostro tax credit e nei nostri finanziamenti. E tutto questo lo facciamo perché vogliamo aumentare il fondo…”.

Tax credit: una riforma indispensabile anche per combatte le “operazioni fraudolente” ed i “budget fasulli”?

La Sottosegretaria non sostiene esattamente quel che i 100Autori (guidati da Francesca Comencini) hanno scritto nel loro documento del 13 luglio (co-firmato anche da Anac e Wgi): “come autori e autrici, riteniamo oggi di avere il diritto-dovere di intervenire nel dibattito sulla riforma del tax credit – non tanto per le distorsioni, gli utilizzi fraudolenti e gli eccessi di cui sappiamo solo per vox populiA noi interessa invece interrompere le operazioni fraudolente, i budget fasulli che sottraggono risorse a chi lavora con passione e cura” (vedi anche “Key4biz” di ieri l’altro martedì 18 luglio 2023, “Gli autori attaccano il Governo? Proteste contro la Sottosegretaria Borgonzoni, mentre il Ministro della Cultura Sangiuliano non si pronuncia”).

Tra le righe delle dichiarazioni di Borgonzoni sembra di poter comunque leggere una latente preoccupazione, anche se non usa espressioni come “operazioni fraudolente” e “budget fasulli”.

Insomma, qualcosa non va.

Il tema è delicato e sensibile, e sicuramente è ben attenzionato dallo stesso Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) si ha netta memoria delle sue dure prese di posizione, qualche mese fa, rispetto alle truffe in relazione al famigerato “bonus cultura”…

Che nel grande calderone del “tax credit” vi siano state e vi siano distorsioni e degenerazioni è appunto… “vox populi”, come sostengono i 100autori e molti altri, ma abbiamo ragione di ritenere che prima o poi anche la Guardia di Finanza saprà intervenire.

Restiamo convinti che il rischio “grande bolla” sia molto concreto…

Da segnalare però che nessuna parola pare abbia speso la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni in quel di Trieste rispetto al tema delicato – anch’esso intimamente correlato al “tax credit” – delle grandi imprese del settore sempre più in mano a multinazionali straniere…  

Conclusivamente, non si può che apprezzare questa improvvisa “correzione di rotta” annunciata dal Governo.

Finalmente, sembra prospettarsi una nuova stagione di “policy making”: anzitutto, si riduce l’intensità delle flebo di entusiasmo ad oltranza che hanno caratterizzato le politiche del settore.

È infatti indispensabile utilizzare gli strumenti della critica (ed anche dell’autocritica), con un’adeguata “cassetta degli attrezzi”, per consentire al settore di acquisire una ossigenazione che sia sana, e non drogata da un assistenzialismo pubblico privo di adeguate verifiche di efficienza e di efficacia.

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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