Unione Europea
La Commissione Ue ha lanciato una nuova consultazione pubblica nell’ambito del progetto di revisione delle regole sul finanziamento dell’audiovisivo pubblico, ponendo il problema della possibilità per i nuovi servizi pay di beneficiare degli aiuti di Stato.
Le osservazioni dovranno pervenire entro il 15 gennaio 2009. I principali elementi di confronto riguardano il margine di manovra accresciuto lasciato agli organismi pubblici di broadcasting per raccogliere le sfide nel nuovo mercato mediatico, gli elementi basilari che sottintende la definizione di servizio pubblico per i Paesi membri, come anche la sorveglianza delle attività di servizio pubblico a livello nazionale.
La Ue ritiene che il telespettatore possa pagare per avere alcuni servizi della Tv pubblica, tranne per quelli chiaramente commerciali come, per esempio, la partecipazione a giochi per i quali sono necessarie telefonate a sovraprezzo o la disponibilità di alcuni contenuti ‘esclusivi’ dietro pagamento di abbonamento oppure in modalità pay-per-view.
Diversamente, secondo Bruxelles, se il consumatore paga per coprire i costi di trasmissione, come accade per ricevere la Tv mobile, si può ancora parlare di servizio pubblico.
Sulla base delle osservazioni raccolte, la Commissione potrebbe adottare, entro giugno del prossimo anno, una comunicazione più moderna sulla trasmissione radiotelevisiva.
Il Commissario per la Concorrenza, Neelie Kroes, si è detta soddisfatta del progetto in atto, sottolineando che il desiderio è quello di “aiutare i broadcaster” davanti a un settore ormai profondamente mutato. In modo da ripensare a un “servizio pubblico moderno e di qualità, mantenendo eque condizioni trai differenti attori“.
Il riesame poggia sui principi fondamentali che si applicano al finanziamento del servizio pubblico come stabilito dal diritto comunitario e dal Protocollo di Amsterdam, in particolare per quanto riguarda la grande libertà lasciata ai Paesi membri nel definire la mission delle Tv pubbliche e il ruolo della Commissione che è quello di mantenere la giusta concorrenza tra le parti.
Adesso bisogna fare i conti con i mutamenti apportati dai new media e da una diversa fruizione dei contenuti televisivi.
Secondo la Ue, i Paesi membri dovranno avviare procedure trasparenti in base ai bisogni sociali, al valore che presentano i nuovi servizi per il pubblico e le ricadute sul mercato.
Il progetto suggerisce di accrescere il margine di manovra lasciato agli organismi pubblici di broadcasting per costituire dei fondi che serviranno alla mission del servizio pubblico e a resistere alle variazioni dei costi.
Contemporaneamente, le regole proposte necessiteranno di meccanismi di controllo rafforzati per evitare la supercompensazione e le sovvenzioni elevate alle attività commerciali, in linea con i principi stabiliti nel testo del 2001.
Questa consultazione fa seguito a una più ampia aperta a inizio d’anno. Allora Bruxelles aveva sottolineato la necessità di rivedere le regole europee alla luce della digitalizzazione in atto e della convergenza dei media.
L’iniziativa rientra nell’ambito di una campagna condotta dalla Kroes a sostegno degli aiuti pubblici di minor ammontare ma ben mirati.
Negli ultimi anni, il Commissario ha obbligato alcuni Paesi, tra i quali Francia, Germania e Spagna, a rivedere le modalità di finanziamento dell’audiovisivo pubblico.