“La concorrenza va bene, barare no”, questo è il primo commento di Elon Musk quando ha visto Threads, il nuovo social anti-Twitter lanciato da Meta in oltre 100 Paesi (manca l’Europa ecco i 2 motivi).
Perché Musk ha usato la parola “barare”? Ha dato mandato al suo avvocato di scrivere una lettera direttamente a Mark Zuckerberg, lo scoop è stato pubblicato dal sito ‘Semafor’, in cui Meta viene accusata di “appropriazione indebita sistematica, intenzionale e illegale dei segreti commerciali di Twitter e di altre proprietà intellettuali”. Secondo la tesi di Musk, Meta ha assunto ex ingegneri di Twitter per dar vita a Threads “in violazione della legge statale e federale, nonché degli obblighi in corso di quei dipendenti nei confronti di Twitter”.
La replica di Meta smorza subito la polemica. “Nessuno nel team di ingegneri di Threads è un ex dipendente di Twitter”, ha scritto, in risposta all’articolo di Semafor, Andy Stone il direttore delle comunicazioni di Meta. E l’ha scritto direttamente sul suo profilo su Threads.
Al di là degli umori e delle minacce di azioni legali di Elon Musk, è più interessante analizzare la nascita di un nuovo microblogging.
In un’epoca caratterizzata, principalmente, da social con video e foto virali c’è ancora una comunità di persone al mondo che ha voglia e interesse a condividere soprattutto testo, scrittura, frasi, idee? Contenuti a cui è poco incline la Generazione-Z…
La nascita di Threads dimostra che c’è ancora questa necessità, in particolare da parte di utenti più adulti.
Dopo aver lanciato Threads, che conta già 30 milioni di utenti, la nuova sfida di Meta è renderlo davvero uno “spazio pubblico aperto e amichevole per conversare”, come l’ha definito Mark Zuckerberg.
Come farà Meta a gestire:
le fake news ed hate speech?