Adiconsum: aumenta il canone Telecom, ma a chi tocca pagare?

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L’aumento del canone dovrebbe essere richiesto solo a coloro che dispongono della fibra ottica e della banda larga e non a quei clienti che da 30 anni hanno lo stesso doppino. Tuttavia la rete della telefonia fissa, ne siamo consapevoli, richiede rilevanti investimenti. Da anni denunciamo il disimpegno di Telecom in questo senso, i ritardi sulla manutenzione e le difficoltà o l’impossibilità ad avere nuove linee.

Investimenti che avrebbero dovuto fare gli azionisti, che, invece, hanno preferito distribuirsi i profitti ed elargire laute stock option all’Amministratore. Condividiamo l’esigenza di un progetto di investimenti. Il problema è: chi garantisce il consumatore che queste risorse andranno effettivamente a migliorare la rete e non a tappare l’ennesimo buco finanziario?

Non dimentichiamo che impianti e immobili non sono più di proprietà Telecom, ma sono in leasing.
Adiconsum chiede, quindi, all’Agcom di adottare rigorosi criteri, affinché queste risorse vadano in investimenti sulla rete. Ciò è possibile solo con una separazione trasparente di quest’ultima dalla gestione del servizio.

A Telecom diciamo, inoltre, che dall’aumento del canone devono essere esentate non solo le fasce deboli, ma che devono essere esclusi anche tutti quegli utenti il cui traffico telefonico è limitato a qualche decina di euro. Per Adiconsum la banda larga rappresenta il nuovo servizio universale e come tale deve essere garantito a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale.

Purtroppo la privatizzazione di Telecom rappresenta un esempio da manuale di come un processo di privatizzazione senza regole si traduca in un peggioramento della qualità del servizio per i consumatori e, a seguito dei mancati investimenti tecnologici, in un danno per l’intero Paese.
 

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