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Inflazione 2023: la Bce aumenterà ancora i tassi

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Il presidente della Bce, Christine Lagarde ha annunciato che i tassi aumenteranno. Ancora. Una doccia fredda sulla ripresa economica dell’Italia e dell’Europa dove la Germania è quella che ha già assaggiato il gusto amaro del Pil in calo.

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In Italia è al 6,4%, in Europa al 6,1%. La Lagarde la vuole portare al 2%

Il presidente della Bce, Christine Lagarde ha annunciato che i tassi aumenteranno. Ancora. Una doccia fredda sulla ripresa economica dell’Italia e dell’Europa dove la Germania è quella che ha già assaggiato il gusto amaro del Pil in calo. L’Italia, invece, sta aumentando il Pil a un ritmo superiore rispetto sia alla Germania che alla Francia e un ulteriore aumento del costo del denaro rappresenta una vera e propria doccia fredda. Ma perché questo nuovo aumento, annunciato per luglio? Servirà per abbassare l’inflazione nel 2023 che, a giugno, in Italia è stata rilevata dall’Istat al 6,4%?

I prezzi non scendono (e i salari non crescono)

Intanto bisogna dire che l’inflazione, che a maggio in Europa si è attestata al 6,1% ed è dovuta solo in parte alla crescita dei prezzi. Ovvero: i prezzi sono cresciuti ma non per un aumento della domanda ma per quella che potremmo definire “avidità” delle imprese che, dopo gli enormi utili del 2021 e, soprattutto, del 2022, hanno stabilizzato i prezzi ad un livello molto alto. Insomma: non abbassano i prezzi come ci si sarebbe aspettato dopo la fine dell’emergenza delle materie prime, salite vertiginosamente dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina.

A sostenere questa teoria è uno studio del Fondo Monetario Internazionale secondo il quale dall’inizio del 2022 i guadagni delle aziende hanno inciso per il 45% sull’aumento complessivo dei prezzi mentre i salari hanno inciso per il 25% e il costo delle importazioni di un altro 40% (la somma supera 100 poiché ad agire contro l’inflazione c’è stata la componente fiscale, in calo).

Perché l’inflazione è così alta in Europa e in Italia?

In pratica quello della Bce è un “invito” alle imprese ad abbassare i prezzi e ridurre, quindi, i profitti dato che questi profitti non si sono tradotti in un aumento dei salari che non sono andati di pari passo rispetto alla crescita dei prezzi. Solo che questa mossa, come ha denunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani (e quello delle Infrastrutture, Matteo Salvini) rischia di mettere un’ipoteca sulla crescita italiana, avviata verso un più 1,2% (nella peggiore delle ipotesi) nel 2023. Anche perché, sostiene il ministro di Forza Italia, la crescita dei prezzi è dovuta da motivi endogeni, cioè, ancora, appunto, il livello dei prezzi delle materie prime e contro di esso l’aumento dei tassi d’interesse può fare poco o niente.

Incurante dei rischi, la Lagarde ha spiegato, “il nostro lavoro non è ancora finito. Escludendo un mutamento sostanziale delle prospettive di inflazione nel 2023, continueremo a innalzare i tassi a luglio. L’impatto complessivo degli incrementi dei tassi decisi da luglio 2022, pari a 400 punti base, non si è ancora esplicato a pieno”. E poi ha aggiunto: “Attualmente la politica monetaria ha il solo scopo di riportare l’inflazione al 2%. Raggiungeremo l’obiettivo costi quel che costi”.

La Lagarde vuole il 2% “costi quel che costi”

L’inflazione, cioè l’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi è il frutto dell’aumento di un paniere, appunto, di beni e servizi presi in considerazione dall’Istat per stabilire di quanto aumenta il costo della vita in determinato momento e in un determinato territorio. E’ importante, quindi, considerare l’andamento dei macro settori nei quali questi beni e servizi sono inseriti. Ecco: il grafico sopra mostra l’andamento tra l’inflazione a maggio 2023 in Italia rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il 2022. Così si capisce che cosa è aumentato di più e che cosa di meno.

Ciò che è aumentato di più in quest’anno sono i carburanti, l’acqua e l’energia. In soli 12 mesi la crescita è stata addirittura del 15,5%. Un aumento decisamente spaventoso. Ma siccome il carburante non lo produciamo in Italia ma lo importiamo, probabilmente, come ha detto il ministro Tajani, l’aumento dei tassi non servirà a molto. Infatti sono proprio energia, carburanti (oltre all’acqua) ad avere la maggiore responsabilità nella crescita del costo della vita nei 12 mesi tra maggio 2023 e maggio 2022. Eppure… eppure l’inflazione scende: ad aprile 2023, infatti, l’Istat l’aveva rilevata a quota 8,2% e, afferma sempre l’istituto di statistica, sono stati proprio energia, acqua e carburanti ad essere scesi di più tra aprile 2023 e maggio 2023. Ma, evidentemente, non abbastanza.

Quanto costa mangiare e bere

Ma la “colpa” dell’inflazione al 7,6% a maggio 2023 non è da attribuire solo ai prodotti energetici. A crescere, e molto, sono anche i beni alimentari, in salita dell’11,9%. In questo 11,9% c’è la maggior parte dei beni che vengono chiamati “carrello della spesa”, cioè i beni che ogni famiglia italiana consuma quotidianamente ed è per questo che l’11,9% è particolarmente allarmante. Del 7,9% sono cresciute anche le spese per la casa e per la gastronomia, cioè bar e ristoranti. Da notare, quindi, che i prezzi del cibo che si compra al supermercato sono aumentati di più rispetto a quelli di una cena fuori casa. Sotto la media, del 7,6% (istogramma di colore viola nella nostra infografica) sono saliti i prezzi dei mobili per la casa, divertimenti e cultura e la spesa per i trasporti e la sanità. A crescere meno di tutti, come quasi sempre è successo, i servizi per le comunicazioni.

Gli effetti del rialzo dei tassi sulle imprese

La crescita dei tassi d’interesse non vuol dire solo un aumento della rata dei mutui a tasso variabile, ma anche enormi problemi per le aziende soprattutto per quelle meno solide. Mentre, infatti, quelle solide diminuiranno gli investimenti (da qui il rischio di crollo della crescita del Pil se non di vera e propria recessione) quelle fragili rischiano il fallimento. Il motivo? Le obbligazioni emesse da società meno solide hanno un rating (un voto di affidabilità assegnato da agenzie specializzate) molto basso e questo incide sui flussi di cassa perché il valore del rimborso delle obbligazioni con un rating basso si alza e le imprese potrebbero trovarsi in gradi difficoltà. Secondo S&P, una delle società che assegna proprio questi rating di affidabilità, prevede che il tasso di insolvenza delle imprese europee salirà fino al 3,6% entro marzo 2024 rispetto al 2,8% di marzo di quest’anno.

I dati si riferiscono a: giugno 2023

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