Italia
Crescono le polemiche all’indomani dell’elezione di Riccardo Villari alla presidenza della Commissione parlamentare di Vigilanza.
Eletto con eletto con 23 voti, due dell’opposizione, il neopresidente è stato travolto dalle critiche del centrosinistra che non ha condiviso questa operazione di forzatura da parte della maggioranza che si è da subito opposta al nome del candidato di Idv Leoluca Orlando.
“…Dovremo trovare insieme risposte fortissime. Quanto è successo ieri è una vergogna nazionale: il presidente del Consiglio e di Mediaset ha messo le mani sulla Vigilanza Rai. Una scelta autoritaria che l’Italia dei Valori combatterà in ogni sede, dentro e fuori del Parlamento”, è stato il commento del capogruppo dell’Idv alla Camera, Massimo Donadi.
Quanto all’ipotesi di dimissioni in blocco dei commissari di tutte le opposizioni, Donadi la ritiene “…una delle opzioni che stiamo considerando, perché per noi più che aver perso una poltrona è importante far capire agli italiani che il padrone di Mediaset ha spazzato via ogni regola e ha messo le mani sul servizio pubblico”.
Il parlamentare ritiene inoltre che Orlando non sia stato eletto per “il veto personale del premier Berlusconi contro il partito di Antonio Di Pietro”.
“…Per la prima volta una nomina in un settore delicatissimo, come la vigilanza sul servizio pubblico è stata vincolata al previo gradimento del premier in patente conflitto di interessi (…) Poi Berlusconi ha gettato la maschera due giorni fa, quando si è riunito con i capigruppo e ha detto: ora basta, i nomi li scelgo io. L’anomalia italiana stringe una morsa ogni giorno più stretta attorno alla democrazia”.
Il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha ribadito stamattina a Omnibus su La7 che le ragioni son altre: “…L’Idv era inadatta a ricoprire un ruolo di garanzia come la presidenza della Commissione di Vigilanza Rai”.
“…Il partito di Di Pietro – ha detto Romani – ha una posizione che avversa tutti i giorni il presidente del Consiglio. Pur di risolvere il problema, abbiamo chiesto all’Idv di proporre una rosa di nomi, ma l’unica risposta è stata la conferma dell’unico candidato e la continuazione della campagna personale contro il presidente del Consiglio”. Il sottosegretario ha anche ricordato che “…c’è stato un momento in cui è sembrato possibile che la presidenza venisse affidata a Orlando, ma il giorno dopo l’esponente dell’Idv ha rilasciato un’incredibile intervista in cui paragonava il governo italiano al sistema argentino”.
Ma per il capogruppo Idv alla Camera, la controversa intervista di Orlando al Corriere della Sera, “…è stata solo un pretesto, Orlando, che è professore di diritto costituzionale, ha usato a titolo di paragone il modello argentino caratterizzato da un parlamento debole e da un presidente del consiglio che è una figura forte e carismatica. La verità è che Berlusconi ha detto no all’Idv perché ha paura – ha concluso – di perdere il controllo sulle televisioni“.
A giudizio di Romani invece, “…l’insistenza dell’opposizione su un unico candidato ha fortemente limitato la possibilità di arrivare a una soluzione complessiva anche per il Cda Rai, che è scaduto da tempo. Di fronte alla difficile crisi nella quale ci troviamo, il servizio pubblico ha bisogno di una nuova governance in tempi molto rapidi, non perché vogliamo occupare la Rai, ma perché vogliamo garantirle stabilità. Si è persa un’occasione per aprire un ragionamento complessivo sul sistema”.
Giorgio Merlo (Pd), membro della Commissione di vigilanza, chiede le dimissioni di Villari che allude evidentemente alla possibilità che sia espulso dal partito.
“…E’ indubbio che l’elezione del presidente della Vigilanza Rai appartenga al genere del malcostume politico. Sia per chi l’ha fatto violando una antica prassi parlamentare, e cioè la destra, e sia per chi l’ha condiviso, e cioè il sen. Villari. Ora – ha aggiunto Merlo – credo che ci siano solo due soluzioni possibili. O Villari di dimette da presidente, come ha detto espressamente e ripetutamente il segretario nazionale Veltroni, perché le opposizioni avevano indicato all’unanimità un altro candidato, oppure il Pd è costretto ad adottare preovvedimenti nei confronti di Villari. Tutto si può dire o fare – conclude il parlamentare democratico – tranne che essere lontanamente sospettati, come Pd, di complicità politica con una brutta e volgare operazione orchestrata dalla destra”.
Dalla maggioranza, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, parla di “sconcertanti intimidazioni partitocratiche” nei confronti di Villari.
E ha spiegato: “Si è rispettata una prassi parlamentare che vede un esponente delle minoranze alla guida della Commissione parlamentare di Vigilanza (…) Peraltro, come rilevano alcuni commenti giornalistici attenti, la conclusione di ieri era stata da tempo annunciata”.
Per Gasparri, “…Chi cerca ‘mandanti’ fuori dal Parlamento sbaglia. Non ci sono ‘mandanti’ e non ci sono ‘congiure’. Abbiamo sempre detto cosa pensavamo pubblicamente e privatamente. Meraviglia, quindi – aggiunge – questo insorgere da parte di alcuni gruppi parlamentari che, evidentemente, ed anche sui muri di Roma ce ne siamo accorti, hanno deciso di appesantire il clima politico con aggressioni che si rivolgono ad esponenti della maggioranza, e ora perfino esponenti della stessa minoranza. Si rispetti una decisione avvenuta alla luce del sole in ambito parlamentare, con consensi trasversali, perché i numeri dimostrano che l’elezione di Villari è arrivata con un concorso ampio di forze”.
Ma secondo Felice Belisario di Idv, “…Villari deve dimettersi e lo deve fare in tempi rapidissimi, perché non rappresenta le opposizioni”.