Motorola si difende: mai preso finanziamenti pubblici per il Centro Ricerche di Torino

di Alessandra Talarico |

Italia


Motorola Torino

Si è svolto ieri a Torino l’incontro tra il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e i vertici italiani della Motorola, l’amministratore delegato Massimo Gotti e il direttore del Centro Ricerche di Torino, Massimo Marcarini.

 

La società statunitense è al centro delle polemiche in seguito all’annuncio della dismissione delle attività del Centro Ricerche di Torino e del ridimensionamento delle sedi di Milano e Roma, operazioni che si tradurranno nel licenziamento di 400 persone.

Motorola si è difesa dall’accusa di aver ricevuto finanziamenti pubblici per 11 milioni di euro per il centro Ricerche torinese e ha fatto sapere di “non essere a conoscenza dei costi di ristrutturazione della sede della ex Cir”, dal momento che l’intervento “è stato avviato molto prima che l’azienda decidesse di ampliare le proprie operazioni a Torino” e dunque non è mai rientrato in alcun accordo.

“In ogni caso – spiega ancora la società – Motorola ha speso 3,6 milioni di euro per migliorare l’immobile, un bene che è e che resta del Comune”.

 

Dal 1999 ad oggi Motorola dice di aver sostenuto costi per il personale di Torino per circa 140 milioni di euro, oltre ad aver speso 20 milioni di euro in attrezzature per lo sviluppo della ricerca. A questi costi, spiega sempre la società, vanno aggiunti i compensi per le società di consulenza, i costi generali e di gestione. A conti fatti, insomma, “i vantaggi indiretti di cui Motorola ha beneficiato all’atto del proprio insediamento a Torino sono stati ampiamente ripagati dagli investimenti fatti nel corso di questi anni”.

 

La società ha inoltre ribadito di non aver mai beneficiato di alcun sostegno “da parte delle amministrazioni locali”, le quali, del resto,  “non potevano offrire vantaggi ad alcuna impresa senza alterare le normali regole della concorrenza”.

 

La decisione di dismettere le attività del Centro Ricerche di Torino è stata definita “doppiamente grave” dal vicesindaco di Torino e assessore al lavoro Tom Dealessandri “sia perchè riguarda molti lavoratori sia perché fino a pochi giorni fa si parlava addirittura di un progetto di ampliamento”.

Non vi era stata dunque alcuna avvisaglia dei progetti di dismissione della società statunitense, che – da quanto appreso – intenderebbe praticamente abbandonare l’Europa.

 

Nel corso dell’incontro di ieri al Comune di Torino, Gotti e il direttore generale del Centro Ricerche torinese si sono infine impegnati a far arrivare ai vertici di Motorola la richiesta di un confronto sul futuro della struttura, espressa in una lettera scritta da Chiamparino  e dal presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso.

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