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Dopo la tragedia di Pylos, l’Ue cerca delle soluzioni sui soccorsi in mare
All’indomani della nuova tragedia del mare a Pylos, il copione sulla responsabilità dei soccorsi, che si ripete di naufragio in naufragio, torna a far discutere l’Europa. Questa volta è Atene a scaricare la responsabilità dell’intervento su Bruxelles che, in tutta risposta, va alla ricerca di un complicato assetto comune con le autorità competenti dei ventisette in un faccia a faccia convocato per oggi. La sola linea Ue per “scongiurare la perdita di altre vite” condivisa anche da Roma e gli altri Paesi del Mediterraneo è fin qui però tutta rivolta ai Paesi terzi come la Tunisia, la Libia e il Marocco: l’appello è a “fare di più insieme” a loro per combattere i trafficanti, contrastare le partenze irregolari e rafforzare i rimpatri. Davanti alle drammatiche immagini del naufragio nell’Egeo, Palazzo Berlyamont è tornato a ribadire che la responsabilità dei soccorsi è nelle mani dei singoli Governi. L’agenzia della guardia di frontiera e costiera Ue può solamente rilevare le imbarcazioni che si trovano in difficoltà e informare le autorità competenti, circostanza che, ha assicurato il portavoce della presidente Ursula von der Leyen Eric Mamer, si è verificata anche al largo di Pylos, quando la presenza del peschereccio salpato da Tobruk, in Libia, è stata acquisita da Frontex e trasmessa alle autorità greche.
Per le “eventuali indagini” sulle falle nell’offrire aiuto ai migranti ci sarà tempo, una volta che anche la drammatica stima delle vittime, si teme che siano fino a 600 di cui almeno 100 bambini, sarà completata. Il nodo delle responsabilità nei soccorsi in mare tuttavia non è mai stato risolto. Negli anni, i tentativi messi in campo anche con le operazioni Sophia e Triton, diventata poi Themis, non hanno portato a soluzioni. E anche oggi, ha rimarcato Bruxelles, la sfida politica è “agire all’origine” delle partenze, una linea condivisa anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che incontrando a Roma il premier maltese Robert Abela è tornata a mettere in chiaro come “senza un’adeguata difesa dei confini esterni dell’Ue” diventi “molto più difficile parlare di movimenti secondari”. E non è un caso che, dopo la dichiarazione congiunta di Cartagine tra l’Ue e la Tunisia, siglata con il presidente Kais Saied alla presenza di von der Leyen, Meloni e Rutte lo scorso fine settimana, il Commissario Ue per l’Allargamento Oliver Varhyely oggi vada in Tunisia; l’auspicio di Roma è che si riesca ad ottenere un memorandum d’intesa tra le due parti “rapidamente”, in tempo per il vertice Ue del 29 e 30 giugno.
Meloni vede il primo Ministro maltese e rilancia sul Piano Mattei
Giorgia Meloni ha ricevuto a Palazzo Chigi il primo ministro di Malta Robert Abela, confermando l’ottimo stato delle relazioni con uno degli Stati europei che ritiene “fondamentale” per il ruolo che può svolgere “nel nostro progetto strategico di hub energetico d’Europa”. Motivo per cui la premier dice apertamente che “è nostra intenzione rafforzare il dialogo bilaterale, a livello politico e tecnico su una serie di temi d’importanza fondamentale per il futuro delle nostre nazioni”, in particolare su migranti e soprattutto energia: “Si dialoga e si lavora insieme sul tema delle infrastrutture di connessione, che sono necessarie tra le nostre nazioni e nel rapporto, particolarmente, con il Nordafrica”, spiega. Anche perché Italia e Malta collaborano “da tempo nel settore energetico, grazie anche alla capacità delle aziende italiane e alle nostre interconnessioni, in particolare in chiave mediterranea, nel rapporto con l’UE”, dice Meloni, che ha un’idea ben precisa sulle prossime sfide: “La questione è soprattutto infrastrutturale, sulla quale una cooperazione più forte, un lavoro comune può sicuramente essere estremamente utile per tutti, per il futuro, per l’approvvigionamento europeo, la diversificazione e la sicurezza energetica”.
Dunque, “gas, idrogeno e energie rinnovabili sono tutte materie sulle quali lavoriamo insieme”. Sul tavolo, però, restano ancora delle questioni da risolvere: “Abbiamo convenuto sull’importanza della definizione dei confini marittimi e delle rispettive zone economiche esclusive. C’è, da parte di entrambi, la volontà di fare passi avanti”. Abela ascolta con interesse e conferma che “Il motivo per cui siamo qui è che vogliamo far ripartire tre temi prioritari: l’energia, la difesa e i nostri confini. Il nostro scopo ultimo è avere accordi di ampio respiro su questi settori”. Il suo pensiero è chiaro: “Credo fermamente che la cooperazione possa portare risultati tangibili per i nostri Paesi. Il Piano Mattei che il presidente Meloni ha recentemente lanciato è in linea con la nostra visione e può essere un esempio di collaborazione tra il Nordafrica e l’UE. L’interconnessione energetica con il Nord dell’Africa, soprattutto sfruttando l’energia solare ma, perché no, anche quella eolica, deve essere il nostro focus principale. A tale riguardo, noi auspichiamo ulteriore cooperazione con l’Italia”.
Il Governo approva la riforma giustizia, scontro con i giudici
Nel nome di Silvio Berlusconi il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl Nordio sulla giustizia. La maggioranza dà prova di compattezza, con la Lega che mette da parte le sue riserve sull’abolizione dell’abuso d’ufficio in vista di una riforma complessiva dei reati contro la Pa. Ma il pacchetto, che oltre all’abuso d’ufficio cancella anche l’appello del Pm contro le sentenze di assoluzione, impone una stretta alla stampa sulla pubblicazione delle intercettazioni e prevede più garanzie per gli indagati in materia di custodia cautelare, sembra destinato a dividere e a creare tensioni. I sindaci, sia pure con sfumature diverse, plaudono all’intervento sull’abuso d’ufficio, Carlo Calenda assicura il sostegno alla riforma, all’opposto M5S e Pd: “La riforma introdurrà nuovi spazi di impunità” tuona Giuseppe Conte, è un errore “cogliere la morte di Berlusconi per portare avanti riforme a spallate” avverte Elly Schlein, al cui partito si era rivolto poco prima il sindaco Giuseppe Sala per chiedergli di non scagliarsi contro l’intervento sull’abuso d’ufficio. E se l’Unione delle Camere penali apprezza sostanzialmente nel suo complesso la riforma, è subito scontro tra Nordio e i magistrati, con il Ministro che giudica “inammissibili” le loro critiche alle leggi e accusa le toghe di voler interferire nelle scelte di Governo e Parlamento. Il ddl, frutto di “sei mesi d’intenso lavoro”, rappresenta “il primo passo verso una riforma radicale in senso garantista”, un “tributo” per la battaglia di Berlusconi “per una giustizia più giusta”, dice Nordio.
Il Ministro rivendica e difende tutte le misure contenute nel pacchetto, soprattutto la scelta di cancellare l’abuso d’ufficio per le sue “conseguenze perniciose”: “la delegittimazione di molti personaggi politici che hanno visto compromessa anche la carriera politica, per indagini che si sono concluse nel nulla”. Il risultato è la paura della firma dei sindaci che a sua volta produce un “grande danno economico” per i cittadini. Cancellarlo non produrrà un vuoto di tutela, contro il malaffare “il nostro arsenale è il più agguerrito d’Europa”. Quanto alle intercettazioni, per ora s’interviene per garantire “la tutela della dignità e dell’onore” dei terzi estranei alle indagini; in un secondo momento, si procederà a “una riforma radicale di un sistema che ha raggiunto livelli di quasi imbarbarimento”, spiega il Ministro, assicurando che nel ddl non c’è “nessun bavaglio alla stampa”. L’attacco ai giudici Nordio lo fa dai microfoni di Sky: “Il magistrato non può criticare le leggi. Ascoltiamo tutti, ma il Governo propone e il Parlamento dispone. Questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze”. “È assurdo pensare che i magistrati vogliono interferire con un altro potere dello Stato. Cerchiamo un confronto con chi poi assumerà tutte le sue decisioni. Questa è la cifra di una democrazia matura”, replica il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia.
Fi si ricompatta. Tajani verso la reggenza del partito
“Forza Italia va avanti senza se e senza ma”: il capogruppo alla Camera Paolo Barelli non usa giri di parole, annuncia una conferenza stampa che si terrà nella giornata di oggi per anticipare “la calendarizzazione delle attività e della riorganizzazione”, rende bene l’idea di quali siano le consegne all’interno del partito, dare un segnale di compattezza, unità, continuità. Nel giorno in cui la giunta per le Elezioni del Senato prende atto della vacanza del seggio di Silvio Berlusconi, fissando entro il 29 ottobre le elezioni supplettive nel collegio uninominale 6 della Lombardia, il suo partito prova a compattarsi. L’ipotesi sembrerebbe quella di affidarne la reggenza ad Antonio Tajani, come presidente ad interim fino alla convocazione di un congresso. Non è il momento di diaspore e scissioni, ripetono tutti. Oggi, nella conferenza stampa nella sede del partito di piazza San Lorenzo in Lucina, si darà un segnale di compattezza: ci saranno il coordinatore nazionale Antonio Tajani, i capigruppo di Senato e Camera Licia Ronzulli e Paolo Barelli e il capo delegazione al Parlamento europeo Fulvio Martusciello. Lo stesso Tajani si collega con la riunione di presidenza del Ppe e riporta: “Abbiamo ricordato Silvio Berlusconi. La linea europeista e atlantista di FI non cambia. Continueremo ad essere protagonisti nel Ppe”.
Il messaggio è che Fi va avanti nel solco tracciato dal suo fondatore, continuerà a sostenere il Governo e a essere punto di riferimento per il Partito popolare in Europa. Non a caso, il presidente del Ppe Manfred Weber assicura “il pieno sostegno a Forza Italia e alla sua azione di governo all’interno dell’esecutivo di cui il movimento azzurro è asse portante”. Il segnale non deve essere sfuggito alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che auspicherebbe la sopravvivenza del partito berlusconiano almeno fino alle Europee, proprio per avere una sponda nella costruzione di un’eventuale alleanza tra conservatori e popolari nell’Ue, oltre che per mantenere l’equilibrio nel Governo. I figli del Cavaliere dovrebbero continuare a garantire il futuro di FI e restano al momento sopite le polemiche interne sul ruolo della compagna di Berlusconi Marta Fascina. Quanto all’ipotesi di un partito unico con FdI, per ora sembra lontana spiega il presidente del Senato Ignazio La Russa che chiosa: “Unire i partiti non è all’ordine del giorno” e “nella politica italiana le fusioni non sono mai andate bene”.
Musk è stato a Roma e ha incontrato Meloni e Tajani
Incontri istituzionali con il ministro degli Esteri e la premier Giorgia Meloni, ma anche un’intervista a Quarta Repubblica di Nicola Porro e una full immersion nella città di Roma. È stata una giornata intensa quella passata da Elon Musk a Roma, nella quale ha affrontato i temi che gli sono più cari, come quello dell’intelligenza artificiale, ma non ha mancato di fare una fugace visita alla città. Musk è arrivato direttamente dal Texas con un volo privato atterrato a Ciampino ed è ripartito in serata per Parigi, dove ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron. A Roma è stato accompagnato da Andrea Stroppa, l’informatico italiano che collabora con Twitter e che di fatto rappresenta il suo contatto in Italia tanto che, secondo alcuni, sarebbe colui che ha favorito l’investimento di Unipol in Twitter. In mattinata Musk ha fatto la prima visita a Palazzo Chigi dove ha incontrato il Ministro degli Esteri Antonio Tajani; insieme a lui, oltre a Stroppa c’era anche il giornalista Nicola Porro. Musk ha affrontato tanti temi: dalla cybersecurity, allo spazio, ma anche la questione dell’italiano Chico Forti detenuto in Florida.
Twitter è al centro dell’attenzione di Musk, che ha ripetuto ai suoi interlocutori che vuole che resti una piattaforma di free speech. Dopo l’incontro con Tajani e il veloce pranzo in un ristorante del centro di Roma, Musk ha voluto vedere la città dall’alto. Con Porro è salito sulla terrazza dell’Hotel Bernini Bristol dalla quale è possibile vedere i tetti della città. Ed è proprio sulla terrazza che ha rilasciato l’intervista che Porro trasmetterà metterà in onda lunedì sera. “Sono davvero preoccupato”, ha detto Musk parlando del tema dell’intelligenza artificiale e del fatto che non sia controllata da un’authority. Il proprietario di Twitter si è mosso per le vie del centro di Roma a bordo di una Tesla bianca con la quale è entrato a Palazzo Chigi dalla porta posteriore e che ha poi utilizzato, lui che è appassionato di Roma Antica, per fare un giro in libertà per la capitale, Colosseo compreso.