Lepida tra alluvione, solidarietà e capacità di operare in situazioni di emergenza
L’alluvione terribile che ha colpito l’Emilia Romagna è ancora negli occhi di chi ha visto in pochi minuti andar via tutto il lavoro di una vita, soprattutto di chi ha perso una persona cara. A distanza di una settimana l’acqua ancora ristagna in ampie porzioni di territorio romagnolo. Ancora un migliaio circa gli sfollati, con tanti problemi di sicurezza pubblica da affrontare (soprattutto legati alle innumerevoli frani e gli smottamenti, ma anche all’allerta sanitaria).
In tanti hanno dato una mano, anche da fuori, ma tutti in Romagna si sono rimboccati le maniche fin dalle prime ore. Lepida, società in-house della Regione Emilia Romagna, ha subito provveduto a mettere al riparo e ripristinare, se necessario, tutte le infrastrutture di comunicazione chiave per il territorio e non solo.
Il direttore generale Mazzini ricorda il grande lavoro svolto dai dipendenti per “reintegrare, ricollegare e proteggere”
In un articolo-lettera, il direttore generale di Lepida, Gianluca Mazzini, ringrazia direttamente tutti i dipendenti della società: “che non hanno smesso di lavorare per giorni. Per reintegrare. Per proteggere. Per informare. Per ricollegare”.
E Lepida è stata davvero di aiuto, non solamente per gli enti locali che dovevano rapidamente esser messi in condizione di operare, ma anche per le persone, che si sono ritrovate di colpo a dover correre ai piani alti delle case, se non sui tetti.
“Manca il numero unico per l’emergenza. Non c’è ancora. E in un giorno costruiamo un numero verde: 800 024662. Gestito assieme da URP di Regione e da Lepida”, ha ricordato Mazzini.
“Oltre 1.500 chiamate il primo giorno. Si danno informazioni. Su tutto. Con richieste che cambiano, di giorno in giorno. Infine la Protezione Civile – ha continuato il direttore generale di Lepida – che ci chiede di mantenere i rapporti con gli Operatori TLC. Per capire cosa è andato giù. Dove manca il servizio. Cosa serve. Ma anche per iniziare a quantificare danni e ricostruzione. Sono giorni che sembrano mesi, per tutti”.
In una situazione di emergenza assoluta come quella che sta vivendo la Romagna, la possibilità di comunicare tra tutti i soggetti in campo, con i cittadini, le associazioni e le imprese, è a dir poco vitale.
Come nel caso delle comunicazioni satellitari per la riconnessione in rete delle amministrazioni pubbliche locali, delle scuole, degli ospedali, delle comunità più piccole e isolate a causa dell’alluvione e delle imprese, compresi i gruppi di cittadini ancora sfollati.
Dai satelliti Starlink alla difesa dei data center e dei dati
Grazie all’accordo tra Unipol e la SpaceX di Elon Musk, sono arrivati “centinaia di link satellitari Starlink. Con velocità ragguardevoli, perché hanno apposta riconfigurato i satelliti. Più capacità per l’Emilia-Romagna ferita. Un tam tam con i Sindaci per capire dove portarli”.
E poi il grande lavoro di protezione delle infrastrutture strategiche, sia delle telecomunicazioni, sia dell’energia, dei data center e quindi dei dati. Mazzini lo ricorda con frasi asciutte, essenziali, che comunicano fatica, ansia e allo stesso tempo consapevolezza delle proprie competenze e capacità.
“L’acqua entra nei punti di presenza della fibra. Dove ci sono apparati. Energia elettrica e acqua. Tutto salta. Salta l’energia dei gestori. Saltano gli apparati. Una miriade di gruppi elettrogeni per rialimentare. Bassa stabilità, ma meglio di niente. E si salvano gli apparati più importanti. Di solito montati più in alto. Tanti bypass di tanti servizi. In continua riconfigurazione. Tante pompe per svuotare l’acqua. Tante corse. E poi acqua ancora”, ha sottolineato Mazzini.
“I nostri dati. Quando abbiamo costruito i Datacenter siamo stati attenti a trovare punti lontani dai pericoli. Ed ecco che un piccolo canale di irrigazione, il Canale Magni, diventa invece un pericolo inatteso per il Datacenter di Ravenna delle Bassette. Qui arriva di tutto. Cordoli di contenimento corti. Cordoli lunghi. Perimetro in doppia camicia da 800m. Sacchi di sabbia. E proteggiamo il Datacenter. Proteggiamo i dati. Tutti assieme. Ci sono i posti non ripristinabili. Ci vuole tempo”, ha spiegato il direttore generale di Lepida.