Nuove tecnologie e posti di lavoro a rischio in Gran Bretagna e non solo
Entro i prossimi sei o sette anni in Gran Bretagna potrebbero essere a rischio molti posti di lavoro nel settore delle telecomunicazioni.
L’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale, che certamente sono parte del DNA delle telecomunicazioni, unitamente a problemi finanziari e di competitività sui mercati globali, potrebbero essere la causa scatenante il cambiamento, soprattutto nel Regno Unito, ma non solo.
Secondo analisti di IDC bisogna aspettarsi situazioni simili anche in altre parti del mondo entro la fine del decennio.
In un commento rilasciato da Dario Talmesio, direttore della ricerca di Omdia, “durante il 2022, mediamente, i 40 più grandi operatori delle telecomunicazioni al mondo hanno visto ridursi i propri ricavi del 5,8% su base annua, mentre contestualmente non sono riusciti a ridurre i costi operativi nella stessa misura, non andando oltre il 3,4%”.
“Questo, unitamente alla necessità di innovare, di proseguire sulla strada della transizione digitale e di impiegare rapidamente sistemi di automazione avanzati, intelligenze artificiali e nuove tecnologie, ha creato quel mix di malessere economico che sta alla base della pianificazione dei tagli alla forza lavoro che si avranno entro il 2030 in Gran Bretagna e in altre economie globali”, ha aggiunto Talmesio.
Non è un caso che in Europa si stia giocando una delicata partita tra operatori delle Tlc e le Big Tech sulla condivisione dei costi di rete. Le Telco europee vogliono che i giganti di internet contribuiscano alle spese dell’infrastruttura che usano da sempre per fare profitti.
In Italia, ad esempio, l’allarme sul dissesto delle Tlc è stato lanciato anche da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil in un documento condiviso: “Il settore delle Telecomunicazioni è arrivato ad un bivio drammatico, a rischio l’intero perimetro occupazionale”.
BT taglia posti di lavoro per far posto all’automazione e l’IA
Un processo di cambiamento, come detto, i cui costi potrebbero in parte essere scaricati sulla forza lavoro. Entro i prossimi tre anni Vodafone ha annunciato l’intenzione di tagliare 11 mila posti. In questi giorni anche BT ha fatto lo stesso, ma con numeri più grandi.
Entro la fine del decennio BT ha fatto sapere di dover fare a meno di 55 mila dipendenti su 130 mila attualmente in organico entro la fine del 2030. Alla base della decisione di tagliare il 42% della forza lavoro dell’azienda ci sono sia difficoltà economiche, sia la necessità di accelerare automazione e impiego dell’IA, con l’obiettivo di tagliare i costi e aumentare produttività ed efficienza.
Automazione e IA rimpiazzeranno oltre 10 mila posti di lavoro e altri 10 mila circa non serviranno più perché le reti 5G avranno bisogno di molta meno manodopera delle attuali reti di telecomunicazione, meno interventi e meno controlli, tutto o quasi sarà effettuato da remoto e comunque serviranno molti meno dipendenti ha spiegato lo stesso CEO di BT, Philip Jansen.
“Abbiamo 30 milioni di clienti e l’intelligenza artificiale e l’automazione sono tecnologie che ci consentiranno di servire al meglio l’utenza, in maniera più efficace, con maggiore qualità, ma tagliando anche i costi”, ha detto Jansen.
Il chatbot di BT Amy piace agli utenti britannici (e si perdono altri posti di lavoro)
BT è una delle società di Tlc che ha il maggior numero di brevetti sull’IA in Gran Bretagna e ha lanciato in rete un nuovo servizio clienti completamente automatizzato e virtualizzato chiamato Amy, una chatbot di nuova generazione che ha raccolto un buon livello di soddisfazione da parte degli utenti britannici.
Controllo, manutenzione, protezione della rete, ma anche pianificazione interventi, analisi e trattamento dei dati, tutte operazioni oggi ad alta intensità di personale impiegato che entro pochi anni sarà sostituito completamente dall’automazione e l’IA.
Obiettivo di BT entro il 2030 è risparmiare 3 miliardi di sterline in costi operativi e questo nonostante il raggiungimento di tutti gli obiettivi per il 2022, con ricavi e utili in crescita. Il problema è che sono aumentate anche le spese ed è cresciuto l’indebitamento complessivo, soprattutto per gli investimenti in 5G e fibra.
Sempre secondo Jensen, l’IA generativa in particolare, sul modello di ChatGPT per capirci, sarà un primo salto in avanti nel miglioramento dei conti in generale, della produttività e della qualità del servizio di assistenza ai clienti.
IA generativa e LLM
Come ha detto oggi Jonathan Berkow, Director of Data Science Equities, su financialounge.com, l’IA generative e I modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) possono rimpiazzare migliaia di impiegati competenti e ben formati nell’analisi ed il trattamento dei dati, ottenendo risultati straordinari rispetto anche solo a 10 anni fa.
Ryan Craig, imprenditore nel settore dell’apprendimento automatico e CEO di Achieve Partners, ha scritto chiaro e tondo: “Per i giovani neo diplomati e neo laureati trovare un primo impiego sarà sempre più difficile in futuro, perché l’IA in particolare occuperà sempre più posizioni di base di un azienda, i cosiddetti lavori entry-level, con il risultato che i datori di lavoro chiederanno sempre più competenze ed esperienza ai neo assunti umani”.
Tecnologie che non solamente creeranno il grave problema della disoccupazione tecnologica, di cui forse (incredibilmente) troppo poco si parla nello stesso mondo del lavoro, ma che all’interno delle organizzazioni consentiranno di raggiungere nuovi e più ambiziosi traguardi, perché aiuteranno a migliorare i conti e aumentare i guadagni.