Clima sempre più teso fra Vivendi e Cda di Tim, in vista dell’assemblea del 20 aprile che dovrà discutere del piano remunerazioni (fortemente criticata dal socio francese, uscito da Cda a gennaio) e della nomina di tre membri del board, fra cui la sostituzione del Ceo del gruppo francese Arnaud De Puyfontaine, che si è dimesso lo scorso 16 gennaio. Vedremo come andrà a finire giovedì il voto.
Domande pre assembleari: Vivendi e azionisti in pressing
A evidenziare la tensione crescente le domande pre assembleari depositate dagli azionisti. Corpose quelle di Vivendi, che parte chiedendo lumi sui bonus ai manager e avanzando diverse domande specifiche in materia. Il Cda di Tim replica sostenendo che “Peraltro, si evidenzia che il Piano Industriale 2023-25, presentato al mercato il 15 febbraio 2023, risulta più ambizioso e sfidante rispetto al precedente Piano Industriale 2022-24, anch’esso approvato all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione”.
Vivendi insiste, chiedendo se il Board di Tim, e il Comitato per la Remunerazione, abbiano dedicato tempo e risorse sufficienti per definire le nuove proposte di retribuzione, giudicate incongrue. Il socio francese chiede inoltre se vi siano stati dei consulenti specializzati, chiamati a collaborare alla stesura della nuova policy di remunerazione. Che ha ottenuto peraltro il via libera all’unanimità dal Cda, con l’unica astensione dell’ad Pietro Labriola.
Domanda: quali competenze per entrare in Consiglio?
Inoltre, Vivendi ha chiesto quali sono le competenze di cui il Consiglio ritiene di aver bisogno alla luce dell’attuale indirizzo strategico del piano e la potenziale cessione di NetCo?
“Il Consiglio di Amministrazione, in occasione della cooptazione dei Consiglieri Giulio Gallazzi e Massimo Sarmi, ha esaminato le proposte formulate dal Comitato per le nomine e la remunerazione tenendo conto del Parere di orientamento, definito nel 2021 dal Consiglio di Amministrazione, sulla composizione qualiquantitativa ottimale, della skill matrix dei Consiglieri e delle risultanze della board evaluation 2021. Il Consiglio, non avendo ritenuto di sottoporre proprie candidature all’Assemblea per la sostituzione di A. de Puyfontaine, non ha formulato specifiche indicazioni”, la risposta del Cda.
Domani non si parlerà dei rilanci e delle offerte migliorative dei due pretendenti della rete Tim, ovvero Cdp-Macquarie da un lato e KKR dall’altro. Entrambi dovrebbero offrire di più e superare i 20 miliardi di euro, una cifra non sufficiente secondo i paletti fissati da Vivendi che ha richiesto un prezzo minimo di 31 miliardi di euro. Delle nuove offerte si parlerà ad un altro cda, convocato per il 4 maggio.
Ma Vivendi non ci sta
Nei giorni scorsi, è emersa la presenza di una lettera di Vivendi al Cda: la cessione di Netco va approvata dall’assemblea straordinaria. Scontro legale in vista, dal momento che invece il cda vorrebbe proseguire con i rilanci.
Nessun processo di vendita di Tim Brasil
Dalle domande pr eassembleari, emerge fra le risposte del Cda che al momento “Non vi è allo stato attuale nessun processo di vendita di TIM Brasil”.
Il Cda nega che vi siano progetti allo studio per il trasferimento della sede legale in Olanda e di quella fiscale in Uk.
Domanda: Sono previste riduzioni di personale, ristrutturazioni? delocalizzazioni?
“E’ intenzione di TIM gestire le politiche di rightsizing degli organici attraverso l’utilizzo degli strumenti normativi già impiegati con successo negli scorsi esercizi”, risponde il Cda.
Domanda: Sono previsti investimenti nel nuovo piano industriale?
“Il Piano Industriale per gli anni 2023-2025 approvato dal Consiglio di Amministrazione prevede in effetti, come valori cumulati sui 3 anni
• oltre 9 miliardi di euro investimenti a livello domestico e circa ulteriori 2,5 miliardi di euro in Brasile
• inoltre, nonostante uno scenario macro ancora avverso, nel triennio è prevista una accelerazione sia di Ricavi da servizi che di EBITDA, e più in particolare un tasso medio di crescita ponderata di tipo low-single digit per i ricavi da servizi e mid-single digit per l’EBITDA. Questo anche grazie ad un processo di trasformazione dell’azienda che ha già dato risultati positivi nel 2022. È inoltre in corso un confronto con il regolatore di settore (AgCom) sulle modalità Assemblea Azionisti ordinari TIM e sul livello di applicazione di possibili rimodulazioni tariffarie a livello wholesale e retail legate appunto all’importante ciclo inflattivo in corso, ma anche relativamente alla gestione di futuri impatti dell’inflazione”, risponde il Cda.
Domanda: Se non si concretizzasse la vendita della rete, è pensabile un aumento di capitale?
“Il Piano Industriale 2023-2025 del Gruppo TIM, approvato dal Consiglio di Amministrazione
• non ipotizza necessità di aumento di capitale nell’orizzonte considerato
• non prevede una TIM “venditrice di soli contenuti”, il core business dell’azienda rimane la fornitura di servizi e reti di telecomunicazione. Esistono alcuni business che si integrano più facilmente rispetto ad altri con questo core business, per asset e skill disponibili, per sinergia sulle capacità commerciali, o magari per opportunità di mercato – per esempio, il Cloud o appunto i Contenuti – ma, pur importanti, rimangono tuttavia business ancillari. Non c’è in vista nel Gruppo un cambiamento di orientamento in tal senso. Anche qualora si procedesse effettivamente con un delayering della Società separando la Rete Fissa e la parte orientata ai clienti Business (della quale si manterrebbe il controllo), la BU Consumer rimarrebbe una realtà infrastrutturata con la Rete Mobile ed un proprio Backbone IP, e la sua strategia non prevederebbe una evoluzione in una logica di venditrice di soli contenuti. L’ambito dei contenuti è comunque un’area sulla quale si sta lavorando per migliorarne la profittabilità intrinseca, anche rispetto a scelte effettuate in passato”, la risposta del Cda.
Domanda: Che tipo d’informazioni ci ha richiesto l’Antitrust europeo in materia di Rete? Se tale autorità bloccasse tutto cosa potrebbe accadere?
“TIM non ha ricevuto alcuna richiesta di informazioni da parte della Commissione europea in merito a potenziali operazioni di consolidamento riguardanti la Rete. Si precisa, d’altra parte, che la responsabilità della notifica alla Commissione europea e della gestione del relativo procedimento, è in capo al/ai soggetto/i che acquisisce/ono il controllo (nel caso delle offerte non vincolanti in corso di valutazione, CDPE/Macquarie o KKR). La notifica formale avviene solo quando la concentrazione proposta raggiunge uno stadio sufficientemente concreto. Se l’autorità competente non approvasse la concentrazione, l’implementazione della stessa non potrebbe aver luogo”, risponde il Cda.
Domanda: Esattamente che tipo di interessi ha Cassa Depositi e Prestiti nel Gruppo Tim?
“Il suo ruolo potrebbe spingere l’Antitrust a impedire operazioni in materia di Rete? Cassa Depositi e Prestiti detiene in TIM una partecipazione pari al 9,81% dell’Assemblea Azionisti ordinari TIM 20 aprile 2023 – Domande pre assembleari 108 capitale ordinario. Posto che la valutazione nel merito di eventuali operazioni in materia di Rete dipenderà dall’assetto dell’operazione stessa, non si ritiene che il ruolo attuale di Cassa Depositi e Prestiti in TIM (partecipazione di minoranza senza diritti di governance) possa creare un ostacolo ad operazioni in materia di Rete. Naturalmente nel caso di acquisizione di controllo di NetCo da parte di CDPE/Macquarie, la Commissione valuterà l’impatto del nuovo assetto (l’attuale partecipazione di minoranza sarebbe superata)”, risponde il Cda di Tim.